ANNIENTARSI A VICENDA
- Capitolo 1° -
Riepilogo
Il dolore dell'anima e il dolore fisico. Entrambi sono reali ma uno non è compreso.
Nagato è malato nell'anima, ma le sue ferite non sanguinano e sono invisibili. Itachi è malato nel corpo.
La gente vuole vedere il sangue, per loro solo questo è il vero dolore.
Una coppia che ha finito per distruggersi invece di capirsi.
Coppia: Itachi/Nagato
Per due giorni Nagato non si era alzato dal letto, rassegnato ad essere ormai caduto dalla vetta conquistata con tanta fatica. Si godeva le coccole di Itachi, il moro era ancora convinto che Nagato fosse ancora in preda ai terribili postumi della sbronza presa la notte di Capodanno.
No, la verità era che era rimasto trasparente rimase, come sempre accadeva quando c'era anche Sasuke. Invisibile, come il suo dolore.
"Ho uno spettacolo domani, vuoi venire a vedermi dal vivo?"
Itachi, il terzo giorno che Nagato non si alzava, si era seduto sul bordo del letto per fargli questa domanda, gli accarezzava i capelli sperando che si riprendesse. Era ormai chiaro che le esagerazioni di Capodanno non c'entravano niente, da quella sera Nagato non aveva nemmeno più toccato cibo.
Nagato non aveva risposto al saluto di Itachi, non lo aveva guardato nemmeno mentre andava al lavoro. Più tardi, però, Nagato non aveva potuto fare a meno fare di accendere la televisione per guardare Itachi dallo schermo.
Itachi era un trapezista. Un acrobata così bravo che lo chiamavano la televisione, ma non aveva mai parlato con nessuno. Per tutelare la sua privacy e quella di Sasuke non aveva mai rivelato il suo nome, tutti lo credevano una creatura fantastica.
Itachi si librava con grazia e leggerezza, senza emettere suoni. Gli occhi viola di Nagato, cerchiati da profonde occhiaie, lo seguivano sullo schermo. Itachi sembrava fatto di vento e luce. Il pubblico non diceva una parola, ogni volta Nagato era sicuro che tutti smettessero di respirare. Nessuno conosceva il nome di quell'angelo, non aveva mai voluto dirlo. I bambini erano convinti che non fosse un essere umano, ma una creatura che scompariva una volta finito di volare. Nessuno ha un viso e dei capelli così sulla Terra, non è possibile che una persona raggiunga un tale livello di elasticità. Eppure, a quanto pare, anche gli angeli soffrono.
"Perché ha gli occhi così tristi?" aveva chiesto una bambina stringendo la mano della mamma.
"Cosa ha sulla faccia?" un altro bambino al papà.
"Gli occhi un po' infossati, figliolo, probabilmente è stanco. Anche se non sembra, è un lavoro che richiede impegno."
“Sul suo pianeta dormono come noi?”
Una mano era scivolata da colui che avrebbe dovuto afferrarlo.
Questa volta il pubblico era stato costretto a riprendere fiato per urlare, l'angelo era svenuto tra le mani del suo aiutante. L'uomo aveva fatto di tutto per afferralo ma l'irreale creatura era finita nella rete di sicurezza come una bambola rotta.
“Finalmente ho capito. È un burattino, devono avergli tagliato i fili” la bambina di prima guardava la mamma che si copriva la bocca con le mani.
Nagato aveva sbattuto le palpebre all'interruzione della trasmissione.
Due persone che conoscevano bene il dolore, invece di capirsi, erano finite per distruggersi a vicenda. La persona depressa diventa egoista, il suo dolore è già troppo e non riesce a farsi carico di quello altrui.
Itachi è malato di cuore, il suo dolore è compreso da tutti.
Nagato è malato nell'anima, il suo dolore rimane trasparente.
Forse Itachi è morto, ma Nagato lo invidia.
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