BATTUTA DI CACCIA - Capitolo 1° -
Un incendio. Ecco cosa c'era stato, un enorme, grande incendio nella foresta di Fangorn, nei pressi di Isengard.
Un cavallo bianco avanzava al galoppo, mentre il suo cavaliere stringeva nella mano sinistra una busta che recava il sigillo di Isengard.
Alla fine, il cavaliere giunse a Brea, e si diresse risolutamente al "Puledro impennato", la vecchia locanda di Radice Cactaceo, il quale proprio in quel momento si era affacciato alla finestra.
- Oh, per bacco! Abbiamo visite! - l'oste uscì dalla locanda e andò incontro al cavaliere, fradicio di pioggia.
- Buon giorno, illustre signore! - salutò allegramente Radice, studiando il nuovo venuto. Era sicuramente un Elfo Silvano, dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri come il cielo. Sul bel volto era dipinto lo sfinimento.
- Buon giorno. O meglio, sarebbe buono se non fosse accaduto un fatto molto grave. Ma ora non è il momento di parlarne. Il mio cavallo è sfinito, ha bisogno di essere rifocillato. é da tre giorni che cavalchiamo senza sosta. - la limpida voce dell'Elfo aveva incantato il locandiere, che rimase lì per lì trasognato, ma poi si scosse e si accinse a condurre in casa l'ospite.
- Ferd, porta nella stalla questo cavallo, e trattalo con il massimo riguardo! è di un ospite importante - gridò rivolto al garzone, un allegro hobbit dai ricci capelli rossi, quindi si rivolse al nuovo venuto - Dunque, entrate, signor...? -
- Gilnar -
- Signor Gilnar, dico bene? Abbiamo delle comode stanze al secondo piano... o preferite al primo? -
- fa lo stesso - rispose Gilnar soprappensiero
- D'accordo, facciamo al primo, allora. Scusate se vi faccio tante domande, ma non abbiamo ricevuto visite dagli Elfi dalla fine della Terza Era... la vostra gente è così rara, ormai... -
- Già - rispose Gilnar con una nota di tristezza nella voce.
Entrati nella locanda, un bell'edificio dagli interni rivestiti in legno di salice, Radice Cactaceo fece portare il fardello di Gilnar nella sua stanza, mentre l'ospite si lavava nel bagno attinente la camera.
Quando Gilnar, pulito e profumato, scese al piano terra, Radice gli preparò un tavolo in un salotto appartato.
- Cosa desiderate, Messer Elfo? Posso portarvi un pasticcio di cereali che è la fine del mondo. Ma se preferite... -
- Il pasticcio va benissimo - interruppe Gilnar - e se vedete entrare un uomo alto, Dagli occhi e capelli scuri e con una lunga cicatrice sulla mano destra, portatelo qui, perchè devo consegnargli una missiva molto importante -.
Radice annuì, poi se ne andò, lasciando il suo ospite solo nel salotto.
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