PROLOGO
- Capitolo 1° -
<Sakuragi, tu sai cos’è un “Dunk”? Fare un “Dunk” vuol dire essere una stella del basket! Significa schiacciare la palla dentro il canestro, in modo da eccitare il pubblico. E quando la paura dell’avversario fa concentrare tutta l’energia in un canestro, quello si chiama “Slam Dunk”!>
<Hanamichi, prendi il rimbalzo!>
<Certo! Io sono il “Re dei rimbalzi”>, ma detto questo si ritrovò con il cuscino fra le mani, stretto davanti al petto, come faceva quando proteggeva il pallone dopo aver preso il rimbalzo. Dopo aver controllato l’orologio si accorse che era ora di prepararsi per andare a lavoro. Si alzò e, dopo essersi vestito scese le scale dirigendosi in cucina per la colazione. Entrato in cucina si avvicinò a sua moglie e le diede un bacio dicendo: <Buon Giorno Amore!>
<Buon Giorno, la colazione è pronta.>, disse restituendo il bacio.
Mentre Hanamichi faceva colazione chiese: <Cara, secondo te cosa posso regalare al ragazzo per il suo compleanno?>
<Beh, caro, non so. Comunque non spendere molto, ma il necessario.>, rispose lei con un’aria di raccomandazione accompagnata da un’intonazione ironica.
<Cara, ah ah ah! Ricorda che il figlio di un genio. Avrà un regalo degno di lui.> quell’aria superba aveva accompagnato da sempre la vita di Hanamichi e quel giorno più che mai, sembrava essere molto accentuata. Finito di far colazione, Hanamichi si avviò alla porta. Una volta arrivato lì si infilò le scarpe e disse: <Buona giornata cara. Ci vediamo a pranzo.>
<Buon giorno, caro. Mi raccomando non rispondere al capo, almeno oggi.>
<Ci proverò, ma io quello non lo sopporto, lo sopporto quasi meno di…>, ma a quel punto si interruppe. Aprì la porta uscì di casa. Mentre si accingeva a raggiungere il posto di lavoro cominciò a pensare… pensava al passato. Pensava ai tempi del liceo, alla sua armata Sakuragi, alle cinquanta ragazze da cui era stato scaricato, alle risse, ma soprattutto pensava al club di basket. Pensava a quello che sarebbe potuto essere ora: una stella del basket. Altro che operaio…
Ad un certò punto si fermò di colpo e voltandosi si accorse che era vicino ad un negozio di articoli sportivi, ed in vetrina c’era, un pallone da basket. Appena lo vide un brivido lo percosse per tutta la schiena. A quel punto sentì il desiderio irrefrenabile di entrare nel negozio, e così fece.
<Buon giorno!>
<Buon giorno, in cosa posso esserle utile?>, chiese molto gentilmente il negoziante.
<Passando di qui, ho visto un pallone da basket in vetrina, lo voglio comprare.>
<Benissimo, ora glielo prendo.> Appena il negoziante gli tese il pallone, Hanamichi provò un certo senso di spostamento.
<Fanno duecento franchi.> Hanamichi pagò ed uscì dal negozio ed andò al lavoro.
<Sakuragi, anche oggi in ritardo!>, sbraitò il capo. <Io non ne posso più di questa storia! Tu sei in irresponsabile, un inetto! Non sai fare nulla che non sia fare a botte! Sei un’idiota!>, queste parole risuonarono nella testa di Hanamichi: “Sei un idiota! Sei un idiota! Sei un idiota! Sei un idiota! Sei un idiota!”. Sin dai tempi del liceo, quando veniva chiamato “idiota” la rabbia cominciava ad impadronirsi di lui. Ma stavolta la rabbia derivava da un ricordo di Hanamichi. “Idiota” era il modo in cui Rukawa lo insultava sempre. Perciò si avvicino al capo lo prese per il colletto lo sollevò e gli disse:
<Io non sono un idiota!>, a quel punto caricò il destro ma quando stava per sferrare il pugno, un’immagine gli balenò davanti agli occhi. Era la faccia di Haruko, ma era una faccia triste… Haruko era sempre stata triste tutte le volte che lui dava in escandescenza. A quel punto lo posò per terra ed andò con la coda fra le gambe alla sua macchina filatrice.
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