EL ALMAS, UN DIAMANTE ALLO STATO GREZZO - Capitolo 1° -
Capitolo 1 – El Almas, un diamante allo stato grezzo Questa è la storia di Jafar. Uno dei personaggi più famosi per la sua nomina e cattiva condotta. Più di chiunque altro ha pagato a caro prezzo la sua sete di vendetta, potere e successo. Più di tutti però ha dovuto celare il suo cuore, dapprima puro e poi lentamente e inesorabilmente corrotto e annerito dalla pece.
Questa storia, non verrà mai raccontata. Tuttavia questi sono i fatti. Nudi e crudi senza filtri e senza che niente sia stato inventato.
Ci troviamo a El Almas. In arabo vuol dire “il diamante”. Diamante come il suo aspetto sontuoso. Palazzi bianchi in stile arabo decorati di pietre blu e d'oro sorgono maestosi in mezzo alle case più umili in un clima pressoché normale. Ci sono mercanti che vengono ogni genere di prodotti. Tutto normale, direte voi. Invece no. Nel bel pacco regalo infiocchettato a regola d'arte si nasconde il marcio. La parte povera della città. Gente che campava con piccoli furti o con lavori poco lusinghieri. Il padre di Jafar era un soldato. Aveva servito con rispetto e devozione il sultano di el Almas. Morì in guerra lasciando la moglie e un pargoletto di neanche quattro anni. I ricordi di lui erano molto sbiaditi. Nonostante i servigi al sultano e nonostante un risarcimento piuttosto cospicuo, le spese erano più delle entrate. Zaira faceva molta fatica. Essendo vedova non era nemmeno un buon partito. Ben presto Jafar si mise a fare il ladruncolo. Vuoi per aiutare la madre, vuoi per la rabbia repressa, vuoi perché si era invischiato con delle cattive compagnie. Era sempre in quel luogo in cui la madre si era categoricamente raccomandata di non andare. Le guardie del sultano lo arrestavano e lo portavano a casa, rimproverando persino la madre. Zaira era stufa. Ormai la proverbiale goccia aveva fatto traboccare il vaso. All'ennesimo arresto, quando le guardie se ne andarono, chiuse la porta e fece un discorsetto al figlio. - Jafar? Jafar era con la testa china. Si vergognava. - Ditemi, madre. - Jafar, figlio mio… ti rendi conto di quello fai?- il suo tono di voce era fermo, severo e inflessibile. Cercava di non fare trasparire la rabbia, la tristezza e il rammarico che provava. Aveva pure gli occhi lucidi ma non voleva piangere. - Madre! Io volevo solo dare una ma…- disse Jafar con tono deciso. - Fa silenzio!- Zaira alzò la voce. Sì ricompose, fece un respiro profondo e dopo aver preso fiato, continuò - Jafar, sei sempre stato un bambino buono, nonostante tutto. A scuola andavi piuttosto bene. Ora sono più le volte che vai a bighellonare. È per questo che devo prendere una decisione drastica. Jafar aveva l'occhio lucido. Aveva paura che la sua adorata madre lo cacciasse di casa. - Madre, mi dispiace…- il suo tono di voce era sommesso. - Figlio mio, so che c’è comunque qualcosa di buono in te… hai quasi tredici anni. Non ti caccerò di casa, ma qui non potrai stare. Ti manderò da Fareed. È un professore molto facoltoso. Tu lo conosci di vista. È un amico di tuo padre e cerca un assistente. Tu lavorerai per lui e studierai. Ti aiuterà a rigare dritto e a farti una strada dignitosa. Jafar aveva fatto vergognare sua madre di lui fin troppo. Fino a quel momento non ci aveva minimamente pensato alle conseguenze. Ma non aveva idea che sua madre piangeva di nascosto quando dormiva. E se la sentiva, voleva cavarsi il rimorso e fare comunque il ragazzaccio, anche se non era nella sua indole. Da un lato era sollevato, da un altro aveva paura di lasciare sua madre. In cuore suo però sapeva che doveva risanare il buon nome della famiglia. La madre aveva già scritto una lettera (aveva studiato in una scuola femminile) da mandare a Fareed. La aveva già affidata al portalettere. Appena ricevuta risposta Jafar avrebbe cominciato una nuova vita. Doveva andare ad Agraba. Era a pochi giorni di cammino, ma il clima del deserto non era molto favorevole. Inoltre, c'era il rischio di trovare i predoni. La lettera di risposta arrivò. Jafar fece semine bagagli e partì. Sua madre li diede qualche risparmio. Arrivò una carovana.
L'avventura aveva inizio.
//Continua…
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