EDUCAZIONE FISICA - Capitolo 1° -
Appena la sveglia suonò, Chicco spalancò gli occhi, scese dal letto con un sorriso e fece un forte bruito di gioia. - Buongiorno, bosco!- esclamò allegro e andò in cucina a fare colazione. - Ben svegliato, caro.- lo salutò sua moglie Irene. Subito dopo, arrivarono i loro figli più grandi, Teddy ed Elisa. La mamma aveva preparato la loro colazione preferita, una tazza di latte, una mela e un panino al miele senza crosta. - Che cosa farete oggi dopo la scuola?- chiese Irene mentre allattava la piccola Ester. - Oggi è il giorno della corda.- disse Teddy dopo aver bevuto un lungo sorso di latte. - Mi raccomando, non andare troppo in alto. Il materasso non è soffice a sufficienza per attutire le tue cadute.- lo raccomandò Chicco. - Sì, ma ultimamente sono caduto poche volte. Sto migliorando.- ribatté Teddy, infastidito. - Lo so, orsacchiotto mio, ma se vuoi mostrare il tuo talento in giro per il mondo, devi avere tutte le ossa intere. E anche il pelo ben pettinato.- disse la mamma mentre cercava di lisciargli il pelo con i suoi artigli, aumentando il suo disagio e facendolo uscire di casa di pessimo umore. Quel giorno, Teddy aveva due ore di educazione fisica, la materia che lo metteva di più in imbarazzo a causa delle sue goffe abilità motorie, a differenza di suo padre che, per essere un grosso orso bruno, era un ottimo acrobata. In questo modo, Teddy portava un grande peso sulle spalle. Dopo due ore di letteratura e storia, il maestro di educazione fisica, il signor Atelidi, venne a prendere gli allievi per portarli all’aria aperta. - Bene, cucciolotti, oggi è una splendida giornata, perciò faremo una corsa fino al fiume dei salmoni e poi torneremo indietro! Il fiume dei salmoni era poco lontano dalla scuola, ma era piuttosto difficile da raggiungere, perché il sentiero era pieno di sassi sporgenti. Arrivati a destinazione, il signor Atelidi mise i suoi allievi in fila indiana. - Al mio tre… si parte!- disse stringendo nella zampa il suo cronometro. - Uno… due… tre! Tutti iniziarono a correre, ma dopo soltanto quattro chilometri, Teddy, il signor Atelidi e il leprotto Sergio erano gli unici ad andare veloce. - Oggi ti batterò, cocco di papà!- esclamò Sergio senza togliere gli occhi dal sentiero, ma Teddy lo ignorò, finendo per superarlo. Era la prima volta che gli capitava. Quando lui e il signor Atelidi sfiorarono l’acqua con gli artigli, ne bevvero un sorso mentre aspettavano il resto della classe. - Sergio, dove sei finito?- esclamò l’insegnante. Sergio arrivò camminando, invece di saltellare. Aveva la zampa posteriore sinistra ferita. - Ti sei fatto male?- gli chiese Teddy, ma Sergio gli lanciò un’occhiataccia. - Non gongolare! Ricordati che io sono una lepre e quando sarò grande, diventerò il più veloce di tutti e tu diventerai un orso grasso e peloso che se ne andrà in giro a non fare niente come tutti gli altri papà orsi! Come avrebbe dovuto fare anche il tuo!- esclamò, poi scoppiò a ridere per l’insulto rivolto al padre di Teddy. - Mi chiedo come faccia la tua mamma a sopportare una vita a crescere tre figli insieme ad un marito! Inoltre, lei è un’orsa bianca e lui è un bruno! - Che cosa intendi dire con questo?- chiese Teddy cercando di trattenere la sua rabbia. - Che è dovuto andare fino al Polo Sud per trovare un’orsa e costringerla a vivere insieme a lui nei boschi invece che tra gli iceberg! Niente di più patetico!- continuò Sergio con le zampe incrociate. A quel punto, Teddy perse la pazienza e afferrò le orecchie del leprotto. - Mia madre viene dal Polo Nord, lepre ignorante! Il signor Atelidi cercò di separare i due cuccioli, ma erano entrambi troppo forti e aggressivi, così soffiò forte nel fischietto e i due si separarono per coprirsi le orecchie. - Teddy, chiedi subito scusa a Sergio! - Solo dopo che lo avrà chiesto a me! - Allora farò chiamare tua madre! E anche tuo padre! La minaccia non spaventò Teddy, al contrario, lo fece arrabbiare a tal punto da sbraitare, facendo eco in tutto il bosco.
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