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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Holly e Benji (Captain Tsubasa)
Titolo Fanfic: L`ULTIMO VOLO DELL`ANGELO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: earendil galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 22/09/2003 21:25:30

l`ho scritta xké questo è un momento di depressione, ma se vorrete leggerla ne sarò naturalmente contenta... baci earendil
 
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- Capitolo 1° -

PREMESSA
Ho deciso di scrivere questa fic, che è una one-piece, in mancanza dell'ispirazione per completare il settimo capitolo di "Eternal Darkness"... ho voluto scriverla soprattutto in memoria dei miei due nonni che sono mancati entrambi quest'anno. Ero molto affezionata a loro, e la sola cosa che rimpiango è di non aver mai parlato abbastanza con tutti e due quando erano ancora qui... naturalmente questa storia non è autobiografica, ma ho pensato di scrivere una fiction così, perché rispecchia molto lo stato d'animo in cui mi trovo adesso. Se avrete la voglia e la pazienza di leggerla ne sarò sicuramente contenta...
Ringrazio davvero tutte le persone che finora mi hanno sostenuto in tutte le mie storie...

Per nonno Alfredo e nonno Vittorio... spero che almeno lassù siate felici... vi porterò sempre con me... ora che siete angeli so che veglierete su di noi... vi voglio bene...



PERSONAGGI PRINCIPALI

TOM BECKER, 24 anni
KATHLEEN JONSON, 19 anni



L'ULTIMO VOLO DELL'ANGELO


"Per l'anima dell'uomo succede come per la pioggia: viene dal cielo e al cielo ritorna..."
Goethe


Sono riuscito a convincere Morfeo di farmi restare qui ancora per un po'... giusto il tempo per raccontarvi la mia storia.
Una storia triste, ma anche allegra, piena di rabbia e frustrazione, ma anche d'affetto e amore... la storia di un tempo in cui credevo che niente, o meglio nessuno, avrebbe potuto turbare la felicità e la malinconia della mia vita adolescenziale.


Tutto cominciò in un caldo mattino di maggio, quando ancora andavo a scuola con i miei amici e compagni di calcio, quando mi piaceva girare per il mondo con mio padre e quando, finalmente, fiorivano gli alberi di ciliegio (non so di preciso quando fioriscano questi alberi in Giappone... tenetela buona!!).
Come ogni mattina mi recai a scuola... a metà strada incontrai Patty, che camminava assorta nei suoi pensieri. Ancora non riuscivo a comprendere come Holly non si accorgesse di lei... aveva diciannove anni ed era una splendida ragazza; il fisico alto e snello con le forme giuste, i capelli castani lunghi fino alle spalle, gli occhi color cioccolata e le labbra, non troppo pronunciate, avevano sempre un sorriso per tutti... quello che mi lasciava sempre senza parole era la sua bontà, Patty si prodigava sempre per aiutare gli altri... e tutti noi eravamo fieri di lei... mi avvicinai piano per non spaventarla...

"Buongiorno, manager..." gli dissi scherzosamente per prenderla in giro. Lei si voltò guardandomi con un'espressione corrucciata... certo era ben felice di essere la prima manager della New Team, ma non le piaceva molto quando noi ragazzi la chiamavamo così... diceva sempre che lei non era "la manager", ma semplicemente... Patty... solo Patty. "Buongiorno anche a lei, grande campione" mi rispose indispettita facendo la finta offesa. Mi lanciò un'altra occhiata e scoppiamo a ridere insieme... la nostra era una profonda amicizia, ci aiutavamo in ogni momento ed era bello sapere di avere sempre qualcuno accanto che ti capiva e sosteneva come mai nessun altro avrebbe potuto fare. Continuammo a chiacchierare del più e del meno per tutto il tragitto fin quando arrivammo a scuola... notai Holly che parlava con Bruce e Paul, probabilmente del nuovo campionato scolastico di calcio che avrebbe avuto luogo il mese prossimo, e osservai gli sguardi ammirati di molti ragazzi alla vista della nostra manager... eh sì, Patty riscuoteva molto successo nel nostro istituto, nessuno poteva negare che fosse una vera bellezza, ed io continuavo a chiedermi se davvero Holly la considerava solo la sua amica, e manager, o se faceva finta di non vederla come ragazza e donna...
Ci dirigemmo tutti e cinque all'interno della scuola per cominciare le lezioni, quando d'un tratto sentii due ragazze che parlavano di una nuova allieva... "Ho sentito dire che è originaria dell'America del nord!!!", "Già... io invece ho saputo che probabilmente la manderanno in 5 H... accidenti, deve essere fortunata!!!", "Puoi ben dirlo!!! Quella è la classe in cui stanno Holly, Tom e Paul!!!"... le due ragazze si allontanarono continuando a spettegolare sulla nuova arrivata. E così quel giorno avrei avuto una nuova compagna... <Chissà che tipo è?> mi ritrovai a pensare mentre percorrevo il corridoio per arrivare alla mia aula.

Com'era comprensibile immaginare il professore entrò 20 minuti dopo l'inizio delle lezioni; doveva seguire le formalità d'ingresso della nuova alunna... quando arrivò in classe seguito dalla ragazza, dovetti trattenere il fiato e credo che più o meno la mia espressione in quel momento era simile alla faccia di un pesce lesso. L'unica parola che mi venne in mente quando la vidi fu fata... sembrava una creatura fantastica come quelle che popolano le favole... aveva un fisico semplicemente perfetto, snello e slanciato e le sue forme erano davvero ben proporzionate, i capelli nero corvino con i riflessi blu erano lunghi fino alle spalle e incorniciavano quel viso acqua e sapone che esprimeva dolcezza e voglia di vivere, gli occhi erano meravigliosi... con quel colore particolare sul verde blu che mi facevano ricordare il mare ogni volta che li guardavo...
"Ragazzi, questa è la vostra nuova compagna di classe.", "Piacere di fare la vostra conoscenza... io mi chiamo Kathleen Jonson." disse timidamente, forse per paura di non essere accettata da noi. "Si è appena trasferita qui in Giappone dall'America con la sua famiglia; sono sicuro che saprete farla sentire a suo agio... puoi andare a sederti laggiù Kathleen... vicino a Patty c'è un posto libero" le disse il professore indicando la mia amica. Kathleen si avvicinò lentamente e prese posto nel banco accanto a quello di Patty. "Ciao Kathleen, io sono Patty... benvenuta in Giappone". La nuova arrivata tese la mano per stringere quella della ragazza giapponese... si dimostrava sempre aperta e disponibile con tutti, ma del resto era tipico di Patty. La lezione cominciò senza altre interruzioni e io non riuscii a parlare con Kathleen fino all'intervallo... ci eravamo avvicinati quasi tutti per fare la sua conoscenza: Holly, Paul, Bruce, Evelyn ed io. Mentre stringeva le mani dei miei amici mi parve spaesata, o quanto meno imbarazzata, come se si sentisse un pesce fuor d'acqua... effettivamente lei era la sola ragazza americana e quindi straniera della nostra scuola, ed era comprensibile che si sentisse un'estranea ai nostri occhi. Quando toccò a me stringerle la mano, cercai di essere simpatico e disponibile per farla sentire come fosse a casa... "Io sono Tom Becker, piacere di fare la tua conoscenza" le dissi sorridendole e guardandola per la prima volta in quegli occhi profondi e meravigliosi. Lei ricambiò il sorriso e la stretta di mano: "Il piacere è mio, Tom. Io sono Kathleen Jonson" mi rispose timidamente, ma forse più rilassata di quando era arrivata.

La mattinata a scuola finì abbastanza in fretta per tutti, lasciandoci il pomeriggio libero per gli allenamenti e lo studio. Quando cominciammo l'allenamento alle quattro e mezzo, notai Patty insieme ad Evelyn che riordinavano il capanno degli attrezzi e spostavano ceste piene di palloni; non c'era che dire... il loro lavoro di manager della squadra lo facevano davvero bene. Ad un tratto mi accorsi però che c'era una terza persona con loro, ma non riuscivo a capire bene chi fosse dato che il capanno degli attrezzi era abbastanza distante dal campo da calcio, e sapevo che quelle due erano Patty ed Evelyn perchè avevano la divisa... non diedi molta importanza al fatto e tornai ad allenarmi con gli altri supponendo che quella ragazza doveva probabilmente essere una loro amica.
La partita d'allenamento stava proseguendo molto bene; Holly era sempre più in forma ogni giorno che passava e anche tutti gli altri ragazzi erano migliorati parecchio negli ultimi tempi, dimostrando di essere degni di far parte della nostra squadra... poi, come al solito, Bruce che in quel momento stava in difesa, decise di colpire la palla imprimendole tutta la forza possibile. Peccato che non avesse calcolato bene la distanza e la traiettoria, altrimenti sarebbe stato un passaggio davvero perfetto... sta di fatto che la palla si diresse a tutta velocità verso il capanno degli attrezzi dove le ragazze stavano mettendo in ordine... "Attenta!!!! Spostati da lì!!!!" urlai con tutto il fiato che avevo in gola in direzione della ragazza che non riuscivo ancora a riconoscere. Purtroppo la mia voce doveva esser stata coperta da un rumore, o forse non gridai abbastanza, perché la palla arrivò dritta sulla nuca della povera ragazza che però fortunatamente era girata di spalle, altrimenti il tiro di Bruce le avrebbe distrutto il naso.

Mi precipitai accanto a lei, preoccupato che forse si era fatta male. La mia sorpresa fu nel notare, quando la voltai verso di me, che quella ragazza era Kathleen... "Kathleen... stai... stai bene?" chiesi in ansia per quel brutto colpo. Lei mi guardò e mi sorrise lievemente. Ricordo di aver provato come una forte fitta al petto quando i suoi occhi si posarono sui miei come a volermi rassicurare... "Sì Tom... sto bene... anche se sono curiosa di sapere chi è stato a tirare quel bolide!" mi rispose tenendosi una mano sulla testa per il colpo ricevuto. "È stato Bruce..." le dissi facendomi sfuggire una risatina. "Bé, qualcuno dovrebbe insegnargli come si gioca a calcio... e soprattutto che la palla va tirata nella porta avversaria, non addosso alle nuove compagne di classe" disse divertita da quel piccolo incidente. Subito cominciammo a ridere come due pazzi e lei sembrava felice... anch'io lo ero. La aiutai ad alzarsi e dopo aver recuperato il pallone tornai dagli altri per finire l'allenamento.
Quella sera ero l'ultimo e avviandomi verso il cancello per uscire da scuola e tornare a casa sentii qualcuno che mi chiamava... "Tom, aspettami!!". Mi voltai per guardare il mio interlocutore, anche se dalla voce avevo già capito di chi si trattava... "Kathleen, cosa ci fai tu ancora qui?" le chiesi sorpreso di vederla ancora a scuola a quell'ora. "Il professore di psicologia mi ha trattenuta... sai, le solite burocrazie da sbrigare quando ti trasferisci in un'altra scuola" disse lei con il sorriso sulle labbra. "Già, so perfettamente cosa significa!!" le risposi annuendo. Del resto con il lavoro di mio padre sapevo bene cosa volesse dire cambiare scuola una volta ogni sei mesi e capivo come si sentiva in quel momento... mi guardò incuriosita dalla risposta che le avevo dato; "Come sarebbe a dire che sai perfettamente cosa significa?"... "Vedi, il fatto è che mio padre è un pittore e dato che molto spesso gli manca l'ispirazione viaggiamo per il mondo alla ricerca del paesaggio giusto da ritrarre. Quindi so bene cosa voglia dire cambiare scuola e amici..." le risposi cercando di essere il più tranquillo possibile. In realtà avevo sofferto molto per la separazione dei miei genitori, e anche se ero felice di stare con mio padre, i nostri continui spostamenti erano molto difficili da affrontare per me... ogni volta dovevo dire addio a qualcuno ed era questa la cosa che mi rattristava più di tutte. Kathleen sembrò comprendere perfettamente quello che le stavo dicendo, mi guardò annuendo e prese ad osservarmi come se mi volesse studiare da cima a fondo. La riaccompagnai a casa e lei mi ringraziò dandomi un lieve bacio sulla guancia... in quel momento provai una sensazione strana, anzi stranissima, come se quel gesto fosse stata la cosa più bella che mi era mai capitata fino ad allora. Aspettai che si fosse richiusa la porta alle spalle, poi mi incamminai verso casa.


Era già trascorso un mese da quando Kathleen era arrivata nella nostra scuola e ormai tutti ci eravamo abituati alla sua presenza... era diventata molto amica di Patty ed Evelyn e le aiutava spesso nel loro lavoro di manager. Si confidavano tutto, i loro amori segreti, le avventure e le amicizie che fino a quel momento avevano caratterizzato la loro vita... anch'io diventai molto amico di Kathleen; ogni giorno dopo gli allenamenti ci recavamo in biblioteca per studiare e ci aiutavamo a vicenda sulle materie che non erano il nostro forte: io le davo una mano a ripassare chimica e matematica, lei mi rispiegava psicologia e biologia... era una bella amicizia, e di lì a poco capii di essermene innamorato.
Accadde un sabato sera... eravamo usciti con Holly, Patty, Evelyn e Bruce; in realtà l'idea era stata di Kathleen che aveva saputo dalle sue due amiche i loro amori per i due calciatori della New Team, e sperava con quell'uscita "a coppie" di farli svegliare e accorgersi così delle nostre manager. Il suo piano aveva funzionato alla perfezione perché il mattino dopo sia Patty che Evelyn avevano un sorriso radioso sulle labbra e quindi io e lei ne deducemmo che finalmente quei due poltroni erano rinsaviti... la cosa più bella che ricordo di quella sera però fu quando l'accompagnai a casa. Arrivati davanti al suo cancello ci fermammo sotto la luce di un lampione e rimanemmo lì in silenzio a contemplare il firmamento... poi, come se ognuno dei due stesse leggendo i pensieri dell'altro, ci voltammo a guardarci per un lungo istante che a me parve non finire mai. La presi delicatamente per un polso attirandola a me e quando fummo abbastanza vicini le nostre labbra s'incontrarono in un bacio dolcissimo che ricordo perfino adesso... quando i nostri visi si allontanarono lei mi guardò con quei suoi occhi meravigliosi e mi sorrise, mi diede un altro piccolo bacio a fior di labbra e oltrepassando il cancello entrò in casa con un'espressione felice sul volto.


Io e Kathleen stavamo insieme già da due mesi e mezzo ormai, io la ricoprivo di attenzioni e lei non perdeva occasione per dimostrarmi che mi amava...
Una sera uscimmo a cena da soli... la portai in un ristorante della zona, piccolo ma molto accogliente, un posto piacevole. Rimanemmo lì a chiacchierare per quasi due ore mentre ci gustavamo la cena a base di pesce... quando arrivò il momento di andarcene mi parve triste, forse non voleva ancora tornare a casa. Le proposi allora di andare a casa di mio padre, ricordandomi che quella sera sarebbe tornato tardi per via di una mostra a cui gli era stato chiesto di partecipare. Arrivati a casa ci sedemmo sul divano e le offrii una tazza di caffè... era bello stare lì a parlare con lei degli amici, della scuola, della famiglia, insomma della nostra vita. Poi, senza che nessuno dei due dicesse più niente, iniziammo a baciarci amorevolmente... la mia tazza di caffè cadde sul pavimento, ma fortunatamente era già vuota. La sollevai tra le braccia e la portai in camera mia dove l'adagiai sul letto e ripresi a baciarla con più passione di prima.
Ricordo tutto di quella nostra prima volta... ricordo il calore della sua pelle morbida sotto le mie dita, ricordo il tocco delicato delle sue mani piccole e ben curate mentre mi accarezzavano il volto, ricordo i battiti dei nostri cuori e il rumore dei nostri respiri che viaggiavano all'unisono... fu una serata fantastica, la più bella di tutta la mia vita.
Ero felice, felice come non lo ero mai stato, e speravo ardentemente di non svegliarmi mai più da quel sogno stupendo... ma i sogni, purtroppo si sa, hanno un inizio e anche una fine... il mio sogno era destinato ad infrangersi per sempre.
Un giorno a metà settembre, mentre passeggiavo per il viale dei ciliegi che ormai stavano cominciando ad appassire, vidi Kathleen che parlava con uno strano ragazzo che fino ad allora non avevo mai visto. Mi parve arrabbiata e forse anche spaventata, ma riuscì a liquidarlo in fretta tirandogli uno schiaffo e allontanandosi da lui il più velocemente possibile. Non le chiesi mai chi fosse quel ragazzo che tanto l'aveva fatta arrabbiare e adesso me ne pento, perché se l'avessi saputo avrei potuto fare qualcosa per impedirgli di fare quello che ha fatto...
Il 28 settembre io e Kathleen avevamo un appuntamento davanti al bar che eravamo soliti frequentare e lei era in ritardo, quando d'un tratto notai una macchina sfrecciare a tutta velocità sulla strada di fronte al bar... riuscii a vedere che al posto del passeggero davanti era seduta una ragazza dai lineamenti familiari: già, avete capito bene, quella era Kathleen. Seguii la macchina con lo sguardo e inorridii... nel senso opposto arrivava un camion e il conducente della macchina su cui era seduta la mia Kathleen cambiò improvvisamente carreggiata aumentando la velocità e finendo frantumata sotto il tir. Sentivo le mie ginocchia che stavano per cedere da un momento all'altro, ma non potevo arrendermi proprio allora; cominciai a correre disperatamente verso il luogo dell'incidente e la chiamai urlando a squarciagola, ma non ricevetti alcuna risposta. Le ambulanze arrivarono nel giro di pochissimi minuti... i paramedici fecero spostare in fretta gli uomini accorsi per dare una mano e cominciarono ad estrarre i corpi dalla macchina e dal tir. Anche adesso, a 24 anni, riesco ancora ad impallidire ripensando al corpo senza vita di Kathleen che veniva estratto dalle lamiere della macchina accartocciata... non riuscivo a sentire più nulla, solo il dolore, non riuscivo a vedere più niente, solo il buio.

In seguito appresi dalla famiglia di Kathleen che quel ragazzo era il suo precedente fidanzato che evidentemente non era mai riuscito ad accettare il fatto che lei l'avesse lasciato e quindi aveva deciso di vendicarsi in quel modo crudele e meschino...
Per gli anni che seguirono la mia vita fu un vero inferno, non riuscivo ad andare avanti senza di lei... era la mia vita, la persona che amavo, amo e amerò per l'eternità senza sosta. Quel bastardo me l'ha portata via... la mia piccola, dolce Kathleen non c'è più... dal giorno dell'incidente niente è stato più come prima... neanche il gioco del calcio che per me era una vera passione...
È strano sapete... in quei pochi mesi che siamo stati insieme non ho neanche mai pensato di farle una foto... non ho assolutamente niente di lei... vive solo nei miei ricordi...
Kathleen era il mio bellissimo angelo dalle ali argentate ed entrando nella mia vita, aveva potuto volare un'ultima volta...

Strano, state piangendo.
Non me lo sarei aspettato.
Vi ho commosso.
E ora sto piangendo anch'io.
Bé, prima che ve ne andiate vi voglio dire una cosa:
se avete una persona che amate, tenetevela stretta, perché potreste perderla
senza accorgervene.
Un ultimo pensiero, prima di aspettare che Morfeo mi avvolga nel suo eterno abbraccio
portandomi finalmente dove risiedono gli angeli.
Ti amo Kathleen, non dimenticarlo mai.
Il Paradiso mi attende e so che lì ci sei tu ad aspettarmi.

THE END


Spero che vi sia piaciuta e che almeno un po' vi abbia fatto commuovere... come vi avevo detto non è autobiografica, ma la dedico ai due nonni più buoni e bravi che io abbia mai potuto desiderare... mi mancate tantissimo... non immaginate neanche quanto... vi voglio bene... Earendil
Baci a tutti




 
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