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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: KURO NO SHŌRAI - FUTURO NERO
Genere: Horror, Giallo, Soprannaturale
Rating: Per Tutte le età
Autore: reymysteriofan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 01/12/2016 12:57:19

Un velo nero ricopre Bernard separandolo dalla realtà di tutti gli altri. Questo velol nero, cosa gli significa?
 
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PADRE
- Capitolo 1° -

Tra storia e dialogo c'è il doppio spazio con lo scopo di rendere la lettura più leggera piuttosto che lasciarvi un muro di testo intero.
Detto questo, buona lettura!


Maryland, uno stato degli Stati Uniti Americano in cui un ragazzo di 17 anni chiamato Bernard Lopez sta frequentando il suo ultimo anno del liceo, Aveva i capelli pettinati nonostante qualche ciocca usciva sempre dal proprio posto, occhi azzurri e dei voti che si avvicinavano all'eccellenza. Spesso veniva evitato o deriso dai propri compagni giusto per quest'ultimo motivo legandolo al fatto che la sua famiglia era molto ricca a causa del padre che aveva un'attività in Giappone mentre sua madre in America, guadagnavo così tanto da potersi permettere il lusso.

Bernard: Cosa centra la mia famiglia? Non è certo colpa loro se prendo bei voti!

Alunno 1: Ah no? Ma a chi vuoi darla a bere? Lo sappiamo bene che la tua famiglia è talmente ricca da poter corrompere gli insegnanti.

Bernard: È vero, la mia famiglia è molto ricca, ma che senso avrebbe mandarmi a scuola se sono destinato a non imparare nulla?

Bernard era spesso preso di mira dai bulli oltre a essere odiato da molti studenti del liceo, il fatto che fosse una persona calma e a tratti timida non aiutava la sua posizione, tuttavia non sopportava di essere discriminato per via della situazione economica della propria famiglia,questo lo portava a un carattere leggermente combattivo, oltretutto detestava dover chiarire i malintesi perché erano sempre gli stessi e nessuno voleva sentire ragioni, gli insegnanti, sua madre e sua sorella erano le uniche persone che non lo aggredivano appena lo vedevano.

Alunno 2: Come spieghi il fatto che i tuoi voti sono così alti?

Bernard: Ho semplicemente studiato Non mi sembra di aver fatto molto! Sapete una cosa? Io penso che voi siate solo invidiosi dei miei risultati!

Dopo quelle parole ricevette un pugno in pancia, era abbastanza forte da farlo cadere in ginocchio.

Alunno 1: Abbassa la cresta! Sei ricco, è vero, ma questo non ti da il permesso di trattarci come rifiuti!

Bernard: Ma quali... Rifiuti? Ho solo... Espresso... I miei pensieri...

Bernard cadde a terra a causa di un calcio dato dall'altro alunno.

Alunno 2: Non abbiamo mai sopportato la tua aria da damerino, se non possiamo eguagliarti in fatto di studio ci prenderemo almeno la soddisfazione di conciarti per le feste.

Prima di poter essere colpito ancora vennero fermati da una voce femminile, si trattava di Tanya, la sorella gemella di Bernard.

Alunno: Questa non ci voleva!

Tanya era conosciuta dai bulli per essere molto combattiva se qualcuno se la prendeva con Bernard oltre a essere molto protettiva nei suoi confronti.

Alunno 2: Bah, al diavolo! Io me la squaglio.

Alunno 1: Stai attento inetto! Non ci sarà sempre tua sorella a proteggerti!
I due bulli scapparono, Tanya si avvicinò e lo aiutò ad alzarsi.

Tanya: Non riesco a capire Bernard! Perché non chiami gli insegnanti quando vieni aggredito? Siamo in un corridoio ma gli spettatori la pensano come loro, non muoveranno un dito per aiutarti.

Tanya assomigliava parecchio a suo fratello, i capelli, gli occhi e la tonalità della pelle era la stessa con la differenza che la sorella aveva i capelli più lunghi.
Anche di carattere erano uguali, ma sua sorella diventava aggressiva più che combattiva.

Bernard: Perché già dicono che nostra madre corrompe gli insegnati col denaro... Pensa a cosa potrebbero dirmi se chiamassi gli insegnanti... E poi ci sono abituato, sono tre anni che vengo trattato così.

Tanya, però, non era sicura di ciò che diceva pensando all'occhio nero che gli avevano procurato recentemente.

Bernard: Comunque era l'ultima batosta che potevo prendere oggi dato che le lezioni sono finite... Meglio tornare a casa.

Tornati a casa vennero accolti da Laura, la loro madre.

Laura: Buongiorno tesori, com'è andata oggi?

Bernard: Beh... Come al solito...

Laura: Quindi sei stato picchiato di nuovo? Dovresti parlare4 col preside di questa storia.

Bernard: Non è necessario, sono abituato ormai...

Tanya: Non essere testardo Bernard! È una cosa seria, sai?

Laura: Tua sorella ha ragione... Vedi di chiarirti domani, perché poi non avrai altre opportunità.

Bernard: Che vuoi dire mamma?

Laura: Purtroppo vostro padre non sta molto bene in questi ultimi giorni, per questo una volta che avrete finito la giornata di domani prenderemo il primo volo per il Giappone.

Tanya: Papà sta male ancora? Ma perché? Cos'ha?

Laura: Nemmeno i migliori medici riescono a capirlo, resteremmo un po' con lui per dargli man forte.

Bernard e Tanya erano nati in Giappone nonostante i loro nomi Americani, questo perché, col poco tempo libero, il padre non poteva stare con loro, quindi vennero affidati alla madre originaria dell'America.

Laura: Vostro padre... Il lavoro lo porta in ogni angolo del mondo, io l'ho conosciuto durante uno dei suoi viaggi in America... Mi sorprende come non si fosse ammalato prima...

< - Il giorno dopo - >

Alunno 1: Ehi! Inetto!

Bernard: Lasciatemi in pace, dovete trovare un altro da prendere di mira d'ora in poi, mi spiace tanto per voi ma oggi me ne torno in Giappone.

Alunno 2: Ehi! Come ti permetti di andartene così?

Alunno 1: Già! Ti faremo restare qui a costo di piantarti nel pavimento a suon di pugni!

Ma dietro di loro il preside attirò la loro attenzione.

Alunno 2: Ma... Da dove salta fuori?

Bernard: Volevo lasciare l'America intatto, per cui ho chiesto aiuto, potete chiamarmi come volete, tanto, da quando la giornata finirà in poi, non sentirò più le vostre voci.

Bernard lasciò la scuola con la sola soddisfazione di aver dato ai bulli la lezione che meritavano.

Tanya: Ben fatto fratellino! Avevi solo paura dei loro nuovi insulti allora.

Bernard: Si, ma... Non sopportavo quando mi chiamavano inetto... Quello, per me, era l'offesa più pesante... Non passava un giorno che non mi chiavano così...

Tanya: Non eri abituato?

Bernard: Si, ma... Non lo sopportavo comunque...

Tornati a casa le valige erano già state fatte, la madre li stava aspettando seduta su una poltrona.

Laura: Bentornati tesorini! Le valigie le ho già fatte io, siete pronti?

Tanya: Noi siamo pronti,ma come facciamo con la scuola?

Laura: Vi iscriverò a una scuola a Yokohama dove vostro padre ha la villa.

Arrivati all'aeroporto aspettarono l'arrivo dell'aereo mentre Bernard gettò un ultimo sguardo al paese che stava lasciando.

Bernard: “Chi può dirlo? Magari, un giorno, tornerò qui? Meglio non pensarci! Ho frequentato una scuola che preferisco dimenticare!”

Laura: Coraggio! Andiamo!

Decollarono, passarono la notte in volo dato che il Giappone era lontano dall'America anche in aereo, Bernard fece un sogno, durò qualche secondo, per cui, al suo risveglio, non riusciva a ricordare nulla, ma era sicuro di aver sognato qualcosa.

Tanya: Bernard? Tutto bene?

Bernard: Tutto bene... Era solo un sogno...

Tanya: Dev'essere stato orribile, sei pallido... Di cosa si trattava?

Bernard: Io... Non lo so... Mi ricordo solo il nero... Un paesaggio nero...

Tanya: Potrebbe essere dovuto alla nostalgia di casa? È la prima volta che cambiamo casa nonostante non siano neanche iniziate le vacanze...

Durante le vacanze estive la madre li portava sempre in qualche spiaggia Americana, li ci passavano una o due settimane.

Tanya: Comunque, guarda! Siamo arrivati! Sotto di noi c'è il Giappone!

Bernard guardò fuori dal finestrino dell'aereo, sotto di lui vedeva la terra oltre le nuvole, quell'immensa terra era il Giappone, stato dove, fra non molto, sarebbero atterrati.

Scesi dall'aereo si trovarono subito nella città di Yokohama.

Laura: Ma dov'è Genjo? Dovrebbe essere qui...

Tanya: Genjo? E chi sarebbe?

Laura: L'autista di vostro padre... Sembra un tipo un po' anziano, ma se la cava bene al volante.

???: Scusatemi! Sono in ritardo.

A chiamarli fu un uomo vestito di mezza età con uno smoking, grandi baffi bianchi, pelato e con un paio di occhiali da vista, lui era Genjo.

Genjo: Vi prego di salire, vi porterò alla villa di Hachiro.

Genjo li portò fuori dall'aeroporto dove trovarono una limousine nera, salirono sopra e, in un quarto d'ora arrivarono ai pressi della villa.

Tanya: Come mai Genjo parla Americano? Non siamo in Giappone?

Laura: Si, ma, essendo sposato con me, vostro padre ha preteso di imparare la lingua Inglese, anche ai suoi sudditi è stata importa questa regola, per cui hanno tutti studiato per parlare Americano.

Aprite le porte della villa videro la stanza più spaziosa che avessero mai visto.

Tanya: Incredibile! E appartiene a nostro padre?

Genjo: Se permettete, ci porto da Hachiro, vostro marito signora.

Laura: Certamente Genjo.

Salirono delle scale per trovarsi in un lungo corridoio, lì, trovarono altre persone, due uomini, uno era molto vecchio, una donna e una ragazza sui 17 anni.

Donna: Buongiorno! Voi siete la famiglia del signor Hachiro deduco.

Laura: Esatto! E voi i soci in affari di mio marito, giusto?

La donna era giovane, aveva i capelli corti, castani, e nonostante il suo sguardo tagliente aveva un carattere ragionevole, mentre l'uomo era serio, ben vestito, coi capelli cortissimi e neri, l'uomo anziano era impassibile e i suoi occhiali nascondevano i suoi occhi a causa del riflesso delle luci del corridoio. L'unica persona che sembrava avere un minimo di personalità era la ragazza che sorrise appena i suoi occhi incrociarono quelli di Bernard.

Laura: Ragazzi... Vi spiace stare fuori dalla stanza? Non è uno spettacolo per voi...

Tanya: Ma... È nostro padre...

Genjo: Fidati, è meglio che tu non lo veda.

Ragazza: Tranquilli! Ci penso io a farvi compagnia! Mi chiamo Namiko Shimizu! Molto piacere.

Namiko si avvicinò a Bernard e gli porse la mano, egli la strinse.

Bernard: Io... Mi chiamo Bernard...

L'anziano cominciò a parlare, aveva detto qualcosa che Bernard non riusciva a capire.

Bernard: Non... Non credo di ave capito...

Namiko: Lui è mio nonno, non preoccuparti, lui parla solo il Giapponese...

Namiko era una graziosa ragazza, aveva i capelli castani legati in modo da formare una coda e vestiva un abito rosso e rosa con una gonna larga.

Il nonno di Namiko si avvicino e parlò al ragazzo.

Bernard: Mi spiace, ma io... Non capisco una parola di quello che dice?

Namiko aveva tradotto per suo nonno le parole del nonno, dopodiché scappò in lacrime.

Bernard: Ehi! Ma... Che ho detto?

Namiko: Purtroppo mio nonno si offende con poco, non preoccuparti, fa sempre così.

Bernard: Invece mi preoccupo eccome! Se è andato via piangendo è colpa mia!

Namiko: Sono stata io, però, a tradurre ciò che hai detto, se non l'avessi fatto sarebbe ancora qui.

Bernard: Sarà come dici tu, ma, come hai detto anche tu sono le mie parole! Per cui andrò io a cercarlo!

Detto questo fece una corsa lunga tutto il corridoio, il suo istinto gli consigliò di controllare fuori dalla porta d'ingresso, nel giardino.

Bernard: Spero vivamente sia in giardino! Se esploro la villa con questa fretta finirò per perdermi!

Così scese le scale, appena aprì la porta il paesaggio si fece nero e cominciò a piovere, vedeva tutto in bianco e nero senza sfumature di grigio, un solo tipo di bianco e un solo tipo di nero. Poco distante da lui vide Namiko e Tanya, si avvicinò.

Bernard: Cosa succede?

Tanya si voltò e sorrise con un'espressione triste, mentre Namiko si girò con aria arrabbiata.

Tanya: Bernard... Anche tu qui?

Bernard: Avete visto il nonno di Namiko?

Namiko si voltò guardando Bernard di traverso.

Namiko: Cerchi mio nonno? L'uomo che dicevi che avresti cercato? È proprio là!

Namiko indicò un cespuglio, Bernard ricordò che il nonno di Namiko era basso, ma non quanto un cespuglio, si avvicinò e lo vide, era accasciato a terra senza vita.

Namiko: Tu dicevi che l'avresti trovato? L'hai ucciso!

Bernard: Cosa? Come ti viene in mente?

Namiko: Devo dare retta a te? Sei solo un inetto!

Quell'ultima parola rimbombò nella testa di Bernard, la parola “inetto” l'unica parola che gli provocava tutta quella tristezza e rabbia, entrò in una sorta di trance che terminò solo quando sua sorella lo sveglio.

Tanya: Ehi! Fratello! Svegliati!

Bernard si riprese dal trance, la pioggia, però, era sparita, i colori erano tornati e sua sorella era solare come sempre.

Tanya: Tutto bene Bernard?

Bernard: Il nonno di Namiko! Che fine ha fatto?

Namiko: L'hai perduto? Non mi sorprende in una villa così grande.

Namiko non sembrava arrabbiata, ma sorrideva come quando l'avevano incontrata la prima volta.

Namiko: Non temere, è stato ritrovato dal maggiordomo della tua famiglia.

Bernard: E... Come sta?

Namiko:Calma! Sta bene e ha smesso di piangere... L'aveva presa male perché non hai capito il suo saluto...
 
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