1. - Capitolo 1° -
“Benvenuta in Inghilterra, signorina”. Dovrei correggere l’hostess, precisando che sono di Londra, ma quando scendo dall’aereo e prendo un bel respiro, mi sembra di sentire l’odore della mia terra per la prima volta, un misto di erba fresca e tè. Sarà la nostalgia a farmi sentire così, dopo essere stata per un anno lontana da casa, ma sento che il benvenuta è appropriato. “Finalmente a casa!”, esclama Ruth, la mia collega più grande. Ha cinquant’anni ed è un po’ come una mamma per tutti noi. Elle, la nostra capa e regista, all’inizio l’ha fatta entrare nella compagnia solo perché è sua zia, ma poi si è ricreduta sulle sue doti di attrice e le ha dato la parte della balia di Giulietta Capuleti, ovvero il mio personaggio. Per quattro mesi, ho sospirato, pianto, finto di essere morta e poi mi sono uccisa davanti a tante persone, anche italiane, spagnole, tedesche e francesi. La mia parte preferita dell’opera è quella del balcone, è il momento in cui recito con più pathos, anche dopo averlo fatto per la cinquantesima volta. È stata un’esperienza faticosa ma entusiasmante, un sogno che è diventato realtà. La fatica è più piacevole quando viene da qualcosa che ti piace. Mando un messaggio su Whatsapp a Carol e a Valerie per informarle sul mio ritorno in patria. La prima mi risponde dopo due minuti, la seconda non va neanche online. Quando i miei colleghi ed io usciamo dall’aeroporto e raggiungiamo la fermata della metro che ci porterà a Londra, Elle batte forte le mani per attirare l’attenzione sul gruppo. - Miei cari, è stato un tour faticoso e avrei tanto voluto farlo durare di più, ma un’altra compagnia attende il mio arrivo in America. Comunque, non temete, non mi dimenticherò di voi, anche perché ho già un’idea per il prossimo spettacolo che faremo. Per ora fatevi una bella e meritata vacanza e poi ci rimetteremo a lavoro!- esclama con orgoglio. - È bello tornare a casa dopo essersi goduti i risultati dei propri sforzi. Sei d’accordo con me, Rose?- mi chiede Oscar, il mio collega che ha fatto Romeo, mentre prendiamo posto nella metro. - Perfettamente.- gli rispondo senza guardarlo in faccia. Quando l’ho conosciuto ai provini per entrare a far parte della compagnia, sembrava un bravo ragazzo, ma poi, quando abbiamo avuto il nostro primo ingaggio ed Elle gli ha dato il ruolo di Romeo, ha iniziato a fare l’esibizionista e a farle quasi da assistente. Probabilmente sono stati anche a letto insieme, ma anche se fosse, non m’importerebbe. La cosa che mi dava più fastidio era la corte che Oscar mi faceva al di fuori del teatro, con la scusa di voler entrare meglio nelle nostre parti. Spero che non lo faccia anche adesso che abbiamo smesso di essere Romeo e Giulietta. - Sai, adesso che non siamo più Romeo e Giulietta, una sera potremmo provare a uscire insieme come… Oscar e Rose. - Sì… magari una sera… ti chiamerò io.- gli dico guardandolo con la coda dell’occhio. È una bugia, non gli ho mai chiesto il numero. Scendo a Westminster con Orlando, il mio collega che ha fatto Mercuzio, e prendo l’autobus per Camden Town, dove vivo con mia cugina Carol. Per mia fortuna, la coinquilina di Carol se n’è tornata a casa sua a York subito dopo aver preso la laurea in economia, così mi sono potuta prendere la sua camera. Mando un altro messaggio a Carol per dirle che sono quasi arrivata. Quando scendo dall’autobus, inizia a piovere, ma l’ombrello è in fondo alla mia valigia, è una pessima idea tirarlo fuori, perciò sopporto la pioggia per tre isolati. Le luci di casa sono spente. Non può essere saltata la corrente, tutte le altre case sono illuminate. Tiro fuori dalla tasca della giacca la mia copia delle chiavi. L’acqua sulle mani mi complica il lavoro di aprire la porta. Ci riesco solo al terzo tentativo e cerco l’interruttore della luce nel buio. “SORPRESA!”. I miei cugini Carol e Regan, zio Alfred, Valerie e Harry mi sorridono e mi fanno un applauso. Chiudo la porta, lascio la valigia a terra e accolgo l’abbraccio di Carol, nonostante sia bagnata come un pulcino. “Non me lo aspettavo!”, commento, commossa. Regan si avvicina a me. Non lo vedo da due anni, da quando l’ho incontrato per strada mentre passeggiava con sua madre Paulette. Lei mi guardò con disprezzo e lui con imbarazzo, poi se ne andarono senza voltarsi, ma fu come aver incontrato due perfetti estranei. “Bentornata, Rose. Ho guardato il tuo spettacolo su YouTube. Sei brava”, mi dice mio cugino stringendomi la mano. Io lo ringrazio con un piccolo sorriso. Mentre abbraccio zio Alfred, noto un tavolino con dei bicchieri pieni di spumante e una torta bianca alle loro spalle. “Sono così felice di rivedervi tutti! Grazie per la sorpresa”. Abbraccio Valerie e Harry, poi lui tira fuori il cellulare dalla giacca e digita un numero. Il mio cellulare vibra. È un messaggio di Bradley. C’è anche una foto di lui davanti alla Piazza Rossa.
Bentornata a casa, Giulietta! Ti voglio tanto bene. Un bacio da Mosca, Bradley
“Grazie a tutti, ma non vi sembra di esagerare un po’?”, chiedo mentre mi tolgo la giacca fradicia. “Hai ragione. Effettivamente, questa piccola festa non è solo per te, Rose, ma anche… per noi”, rivela Harry e prende Valerie per mano. “Come tutti sapete, Valerie ed io ci conosciamo da più di dieci anni, siamo stati amici e poi… il destino ci ha fatto scoprire un sentimento più forte che ci ha tenuti uniti per tutto questo tempo, con i suoi alti e bassi. Ci abbiamo pensato a lungo e ora siamo pronti per affrontare la più grande avventura della nostra vita”. Valerie alza la mano destra e mostra un bellissimo anello con una pietra azzurra. “Ci sposiamo! Abbiamo fissato la data: il prossimo quattordici luglio!”, annuncia con gioia. Ho un tuffo al cuore. È una notizia bellissima. Sorrido e abbraccio di nuovo i miei amici. “Sono felicissima per voi!”, esclamo ignorando le lacrime sulle mie guance. “Congratulazioni!”, dice zio Alfred e si avvicina per stringere la mano a Harry. “Oh, che bello!”, commenta Carol entusiasta, mentre Regan fa le sue congratulazioni a Valerie e Harry senza guardarli in faccia, è più interessato a guardare il suo cellulare. “Direi che a questo punto possiamo dare inizio ai brindisi!”, suggerisce zio Alfred. “A mia nipote Rose, che è tornata a casa dopo una grande esperienza che le ha dato tanto di cui essere fiera. Sono sicuro che continuerà a farlo anche in futuro. E ai novelli sposi Valerie e Harry!”. Alziamo i nostri bicchieri di spumante e li svuotiamo tutto d’un fiato dopo che Harry ha fatto un selfie di gruppo da condividere subito su Instagram e Facebook. “Mi faccio una doccia veloce e vi raggiungo. Cominciate pure a tagliare la torta”, dico e vado in camera mia con la valigia. “Non fare tardi, sennò la mangio tutta io!”, esclama zio Alfred. Appena chiudo la porta, mi butto sul letto e affondo la faccia nel cuscino. Sono a pezzi per il viaggio e felice per Valerie e Harry, ma sento dentro di me un grande bisogno di piangere. Qualcuno bussa piano. “Rose? Posso entrare?”, chiede Valerie. “Certo!”. Sollevo il capo. Il cuscino è tutto bagnato e anche Valerie lo nota. “Va tutto bene?”. “Sì, Val. Sono solo stanca. È stato un viaggio lungo, ma sono davvero felice per te e Harry”, dico mentre apro la valigia e inizio a svuotarla. “Spero che ti renda ancora più felice sapere che ti voglio come prima damigella! Ho già in mente il vestito adatto per te!”, esclama Valerie emozionata. “Sarebbe un onore essere la tua damigella. E a proposito di vestiti, come va il tuo negozio?”. Due anni fa, Valerie ha aperto insieme a sua cugina un negozio di costumi per ogni occasione, persino per i cosplay, proprio qui a Camden. Quando l’ho mostrato a Elle, ero riuscita a convincerla a rivolgersi a Valerie per alcuni costumi di scena per Romeo e Giulietta. In questo modo, la mia amica ha potuto guadagnare un bel gruzzoletto. “Grazie a te e a Elle, Marian ed io abbiamo una clientela più vasta. Non sai quanto vi siamo grate!”. Adoro vedere Valerie così felice. “Harry si occuperà del menù e della torta?”. “Di quello ce ne occuperemo insieme. Terremo il ricevimento nel suo ristorante. Sarà come sposarsi in Inghilterra e mangiare e divertirsi in Italia”. Mentre mi trovavo in Spagna per il tour di Romeo e Giulietta, Harry è diventato chef di un ristorante italiano, il Rossa, Bianca e Verde. L’ho saputo su Facebook, quando Valerie aveva condiviso un articolo intitolato Harry Bell, il miglior cuoco britannico a cucinare italiano. Da quel momento, Harry ha iniziato a condividere tutti i giorni foto di piatti preparati personalmente da lui. “Rose, che cos’è questo?”. Valerie tira fuori dalla mia valigia i Sonetti, l’ultimo regalo che abbia ricevuto da… Victor. “Ce li hai ancora…”, mormora la mia amica. Apre i Sonetti e sfiora la scritta sulla prima pagina: Ti amo. L’inchiostro si è un po’ sbiadito. “Quel libro è il mio portafortuna e tu lo sai. Non ce l’avrei fatta a sopportare tutta la gavetta prima di trovare Elle”, dico in mia difesa. Dopo aver studiato in una piccola scuola di teatro per tre anni che mi ero pagata con i soldi che avevo guadagnato facendo la commessa in una libreria, avevo provato a fare un provino alla RADA. Portai il Sonetto 18, ma non mi presero. Riprovai per altri due anni con altri sonetti, ma ricevetti lo stesso risultato: brava e carina, ma non abbastanza da stare su un palco. Ero sul punto di chiudere con il teatro e abbandonare per sempre il mio sogno, quando ricevetti una telefonata da Elle. Mi disse che mi aveva sentita durante il mio ultimo provino alla RADA e che l’ero piaciuta tanto. M’invitò a provare alcune scene nella sede della sua compagnia teatrale, che, per mia fortuna, si trovava proprio a Camden Town. Recitai di nuovo il Sonetto 18 e anche una scena tra Viola e Orsino da La dodicesima notte insieme a Orlando. Il giorno dopo, Elle mi chiamò e mi offrì un posto nella compagnia. “Quelli della RADA erano degli idioti presuntuosi che sicuramente si mangeranno le mani quando leggeranno di te sui giornali, ma io so perché tieni questi Sonetti con te, Rose”, mi dice Valerie. I Sonetti mi fanno pensare a Victor, il mio primo e unico amore. Sono passati quasi dieci anni dall’ultima volta che l’ho visto, quando era finito in ospedale dopo essere stato investito da una macchina mentre salvava un bambino. Sua madre, Mrs. Hamilton, mi aveva fatto chiaramente capire che dovevo stargli lontano per non dargli altre speranze per una vita normale. D’allora, Victor ed io ci eravamo scambiati tanti messaggi e ci eravamo anche sentiti molte volte al telefono, fino a quando gli avevano permesso di uscire dall’ospedale e, senza dare retta a sua madre, si era trasferito da sua sorella, Sandra Seek, la mia ex-insegnante di letteratura, e suo cognato Carl, in modo da poter frequentare una vera scuola e potermi vedere tutti i giorni. I primi tempi erano stati difficili, a volte Victor cadeva di nuovo nella paura di farsi vedere dagli altri e Mrs Seek mi faceva venire a pranzo da loro dopo le lezioni per incoraggiarlo ad andare avanti. Avevamo festeggiato i diplomi alla locanda dove ci eravamo conosciuti con un buffet organizzato personalmente da Mrs Hamilton, in segno di scuse per la sua forte apprensione. Con Victor ho passato gli anni migliori della mia vita: ci eravamo iscritti alla stessa università per studiare insieme letteratura inglese e lui aveva persino trovato un lavoro per mettere da parte i soldi per andare a vivere in un posto tutto nostro dopo la laurea, persino mentre io studiavo teatro e cercavo di entrare alla RADA, voleva dimostrare di essere in grado di essere un vero uomo in grado di dare una vita da favola alla sua donna, anche se io ero già felice perché stavo con lui. Poi arrivò la telefonata di Elle, io ero spaventata e Victor mi aveva incoraggiata ad avverare il mio sogno, come avevo fatto io con lui. “Mi chiedo ancora come abbia fatto a resistere così a lungo”, ammetto in lacrime e Valerie mi abbraccia. “Perché Victor ti aveva dato tutta la forza che ti serviva per portare avanti il tuo sogno”. Apro i Sonetti e fisso la lettera che mi aveva scritto Victor prima che andassi in scena con Romeo e Giulietta per la prima volta.
Cara Rose, sono così fiero di te. Ricordati che ogni volta che sarai in scena, io sarò vicino a te. Tu sei nata per essere una grande artista, sai di essere brava, non dimentichi mai una battuta e sai trasmettere ogni tipo di emozione fino ad entrare nel cuore delle persone, a partire da me. Non dimenticarlo mai, amore mio.
Il tuo Victor
Non riesco più a tenere il foglio in mano, mi scivola a terra insieme a Sonetti e abbraccio la mia amica. “Valerie… mi manca tantissimo”.
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strega12
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