1 - Capitolo 1° -
Ho fatto del mio meglio, anche se è venuta un po’…così, con meno casini del solito. Mi auguro che sia abbastanza decente. Si svolge oltre un anno prima dei fatti che coinvolgono Corinne al momento :) buona lettura…spero.
«tlhIngan Hol Dajatlh’a?»
Domanda che alle persone normali avrebbe potuto apparire del tutto incomprensibile, ma che alle orecchie della donna di ventisette anni -compiuti il diciassette settembre, ossia due giorni prima- risultò naturale come se le fosse stata posta nell’inglese natio.
«HISlaH» una breve pausa «serve qualcosa?»
“è il tipo di prima. Se vuole cercare di convincermi a cedergli l’ultima action figure di Spock, casca male!» pensò, sapendo di avergliela praticamente “soffiata” giusto un quarto d’ora prima, comprandola prima di lui «promemoria per me: prima ed ultima volta che partecipo ad una convention di trekkies”.
In casi normali Corinne non era tipo da interessarsi alle persone in generale, indi tantomeno da soffermarsi a studiarne eventuali particolarità fisiche, ma doveva ammettere che il ragazzetto che le stava davanti e le sorrideva sornione era decisamente…inconsueto. Un albino dagli occhi di diverso colore -uno azzurro ed uno marrone- con una cuffia nera di Pac Man in testa e dei pantaloni dalla strana fantasia a smiles arancio su sfondo indaco.
Tuttavia, per inconsueto che sia, un seccatore è sempre un seccatore.
«arlogh Qoylu’pu’? Non ho l’orologio».
“e non avresti potuto chiedere che ora è a qualcun altro? Chiunque altro? Era necessario che venissi a cercare proprio me?” pensò Corinne, decidendo comunque di attenersi alle convenzioni sociali regolanti le relazioni interpersonali con degli sconosciuti. «sono le ore sedici, diciassette minuti e…diciotto secondi. Per curioso che potrà sembrarti, non sto scherzando».
«i numeri in fila sono una cosa tanto carina! Beh, grazie».
«prego».
Pensò che fosse finita lì ma, appena iniziò a voltarsi per andarsene, il tizio la interpellò di nuovo. «sei qui da sola?»
“sì, e gradirei restarci” pensò la donna, che iniziava a sentirsi piuttosto seccata. Prima e ultima volta che partecipava ad una convention, oh sì, lo aveva pensato in precedenza e ne era sempre più convinta. «sì».
«anche io sono qui da solo. Nessuno della mia famiglia o dei miei amici è un trekkie» aggiunse, incurante della freddezza negli occhi della donna, oltre che della sua completa impassibilità «Zachary Connors, Zeke per gli amici, da Washington!» si presentò, tendendole la mano.
“e tu dovevi proprio decidere di viaggiare da Washington ad Harrisburg per venire ad una convention di Star Trek neppure troppo importante? Non avevi niente di meglio da fare?”
«Corinne Meadows» si presentò lei a sua volta, senza entusiasmo alcuno. Al di là di tutto, era ancora convinta che lui volesse appropriarsi di quell’ action figure! «dall’altra parte della città».
«sei fortunata allora, non hai dovuto fare mille chilometri in auto per arrivare qui. Vero che avrei anche potuto farli con l’aereo invece che con l’auto, ma sai, mio fratello me l’ha regalata due giorni fa, e allora…»
«i chilometri sono milledieci».
Contrariamente rispetto a ciò che accadeva di solito nei momenti in cui correggeva le persone, il sorriso dell’albino si allargò leggermente. «a dire il vero sono milleundici. Non sono stato preciso perché mi sembrava superfluo, ma posso sempre adeguarmi» commentò, mentre smanettava pigramente col cellulare «lo sai perché sono venuto qui?»
«sono venuta a conoscenza del tuo nome neppure un minuto fa, dunque è difficile che io possa sapere perché sei venuto qui, a parte l’ovvia conclusione che tu sia un amante di Star Trek. Trovo la tua domanda…illogica».
Una risposta che, pur non facendogli cambiare minimamente espressione, riuscì quasi a sorprenderlo piacevolmente, per il semplice fatto che era molto simile a quella che avrebbe dato lui ad una domanda analoga. Allora non aveva sbagliato ad avvicinare quella donna, forse aveva trovato con chi passare il resto del pomeriggio!
«e io trovo la tua contestazione coerente» replicò Zachary «si può dire che io sia qui per festeggiare posticipatamente il mio compleanno, che è stato due giorni fa!...come te, del resto» un momento, come sapeva che anche lei era nata il diciassette settembre?! «almeno stando al tuo LinkedIn. L’ho guardato poco fa».
No, quello non era un seccatore comune: era un seccatore di livello Alfa, appena uno scalino più sotto al livello Omega con cui Corinne classificava praticamente tutti i suoi parenti, eccetto la sua nonna materna, e solo perché quest’ultima le somigliava molto. «non si può dire che agendo così tu mi stia aiutando a prenderti in simpatia, sinceramente».
«non sembravi propensa alle chiacchiere, indi ho dovuto rimediare in qualche modo. Comunque sia, se si crea un profilo pubblico su internet è perché gli altri possano vederlo, giusto? E io sono andato a vederlo, appunto! In parte posso comprendere il tuo fastidio, ma se ci rifletti ti accorgerai che è piuttosto illogico…»
“la sola cosa illogica è che io me ne stia qui a perdere tempo con te. Se avessi voluto vedere una persona suonata avrei chiamato la moglie di mio zio”. «può essere. Arrivederci».
Peccato che, dopo tre passi, ecco una serpe strisciarle davanti. Era il problema degli eventi che si tenevano all’aperto, nei parchi: l’eventuale presenza di animali indesiderati! Tra l’altro a lei i serpenti non piacevano molto, per quanto logicamente si rendesse conto che essendo più piccoli avevano più paura loro di lei, di quanta lei potesse averne di loro; per cui decise di procedere oltre e non dare importanza a-
ZAC. Un coltello andò ad infilzarsi dritto nella testa del povero serpente.
«caccia ai serpenti anche in trasferta! Che bello!!!»
Sembrava che Corinne non potesse evitare di avere a che fare con completi svitati di qualunque genere e, se non erano i parenti, era gente incontrata casualmente. C’era da chiedersi se avesse una specie di “magnete” attira malati di mente, perché in caso contrario la faccenda restava inspiegabile!
In ogni caso decise di ignorare bellamente quanto aveva appena visto, cercando di allontanarsi il più possibile da quel tipo…
«ehi, qual è il tuo rapporto con gli animali che strisciano?»
…e fallendo miseramente, perché Zachary “Zeke Per Gli Amici” Connors l’aveva già raggiunta.
«adesso io dovrei-»
«specifico: serpenti, vermi, bisce, lombrichi, bruchi di vario genere».
«interrompere una persona mentre sta parlando va contro le convenzioni sociali».
«in casi di emergenza serpenti il rispetto per le convenzioni sociali viene meno» e a lui, di quelle, non importava granché in generale «comunque sia, anche evitare di rispondere ad una domanda semplice e per niente invasiva non è molto carino!»
“se credessi nella reincarnazione, inizierei a pensare che in una vita precedente io debba essere stata una -o un- criminale. Forse un’assassina. Forse Jack lo Squartatore. In caso contrario non mi spiego perché certa gente debba capitare tutta a me”. «il mio rapporto con tutte le creature che hai elencato è neutro. Soddisfatto?»
«vorresti venire a caccia di serpenti con me nel parco?»
«no».
«perché?»
C’era da chiedersi se quello dell’albino fosse davvero un sorriso o, piuttosto, una paralisi facciale. Non c’era essere umano che potesse sorridere davvero tutto quel tempo, a meno che non fosse…ah, già, giusto: era pazzo!
«perché la trovo un’iniziativa priva di senso».
Il ragazzo assunse un’aria pensierosa. «non lo fai perché temi che possa costringerti ad un accoppiamento forzato non a scopo riproduttivo?»
«addio» fu la sola risposta di Corinne, che si allontanò. “mai più convention. Mai. Più. No, non dirmelo, mi sta inseguendo davvero?...”
« aspetta, fammi finire! Io non sono interessato né ad accoppiarmi né a riprodurmi, quel che volevo dirti era che non avresti motivo di temere una cosa del genere».
“è una fortuna che non sia interessato a riprodursi, perché uno Zachary Connors è già troppo!”. «buono a sapersi. Adesso però gradirei che la mia permanenza a questa convention continuasse in modo pacifico, per cui…»
«io sono un tipo pacifico. Eccetto che con i serpenti. E con i teppisti che hanno tatuaggi serpentini. E con i teppisti che mi danno addosso. Mi danno addosso spesso».
“non mi stupisce”. «e tu accoltellali come hai fatto con quel serpente, no?» disse la donna, con un “lievissimo” accenno di sarcasmo.
«infatti lo faccio, ma di solito preferisco dargli fuoco».
C’era da sperare che scherzasse, perché in caso contrario c’era da chiedersi perché non fosse rinchiuso da qualche parte, tipo una cella di cui era stata buttata via la chiave. «mh. Interessante» ribatté lei, con lo stesso tono di prima.
«oh, finalmente ho trovato un argomento che ti piaccia!» c’era o ci faceva?...c’era, c’era, purtroppo! «vuoi vedere con cosa do loro fuoco?» tirò fuori quello che all’apparenza sembrava un normalissimo pacchetto di Daygum alla menta, che aprì, mostrandole…delle gomme, appunto «ecco qui».
«dov’è il tuo responsabile? Probabilmente sarà preoccupato per te, ti starà cercando e, poiché lavorare in una clinica psichiatrica non è di per sé un lavoro facile, sarebbe gentile da parte tua facilitarglielo».
«sembrano innocue, vero? E invece no: guarda, ti faccio vedere…»
«lo stai facendo apposta. Dillo».
«prego?»
«hai intenzione di stare qui a seccarmi con simili assurdità fino a quando non ti avrò ceduto quella benedetta action figure. Ammettilo. Cerchi di ottenere quello che vuoi per sfinimento».
«sì, in effetti quell’ action figure era tanto carina, però io volevo solo trovare qualcuno con cui fare amicizia».
“o lo uccido o mi suicido”. «prova con qualcun altro, io detesto le persone».
«e allora perché sei ad una convention con tante persone?»
«perché non avrei mai pensato che l’unica volta in cui partecipo ad una cosa del genere avrei incontrato un tizio che è convinto che le sue Daygum esplodano, ecco perché».
«guarda che le mie gomme esplodono sul serio. Sono una sorta di microcariche incendiarie di mia invenzione».
«sicuramente, perché magari oltre che un cacciatore di serpenti lanciatore di coltelli sei anche un inventore e genio».
Zachary le fece un applauso, entusiasta. «esatto! Bravissima! Oh, ci sono dei cassonetti» il suo sorriso si allargò «ora guarda».
«non voglio essere coinvolta in qualunque cosa tu-»
Troppo tardi. L’albino lanciò due di quelle gomme contro i cassonetti, i quali incredibilmente esplosero davvero!!!
Assurdo. Assurdo. Non era possibile, non poteva essere successo davvero. Doveva essersi assopita, e quello doveva essere un incubo. Ah, già: erano otto anni che di quelli non ne aveva più, visto che quell’uomo con i capelli neri che veniva a trovarla di notte se n’era andato dopo che lei l’aveva preso a male parole.
Quindi quel che stava vedendo era reale.
Diversi topi spaventati col pelo infuocato si misero a correre in tutte le direzioni, causando ovviamente urla e panico da parte della gente che se li ritrovava improvvisamente tra i piedi, che iniziò a correre a spintonarsi finendo per buttare giù tutto l’allestimento; ecco come rovinare una convention in meno di dieci secondi, trasformandola in una bolgia infernale straripante caos!
«visto? Te l’avevo detto che esplodono» commentò l’albino, perfettamente tranquillo.
Corinne si voltò a guardarlo. «tu sei completamente pazzo».
«dicono che il confine tra genio e follia sia molto labile» ribatté Zeke, afferrandole il polso e trascinandola via correndo «direi di andarcene prima che la folla ci investa!»
«senti, tu-io non ci voglio venire, con te! » e soprattutto la disturbava moltissimo quell’invasione del suo spazio vitale, da stimarsi in minimo ottanta centimetri di distanza.
Peccato che quel ragazzino fosse più forte di quanto sembrava, tanto che non riuscì a sfuggire dalla sua presa, e finì con l’essere costretta a correre con lui. Se non altro quel pazzo furioso sembrava sapere dove andare a ripararsi, nemmeno avesse precedentemente studiato il territorio!
«siamo abbastanza lontani dalla folla, consiglio di aspettare che la maggior parte della gente se ne vada per poi raggiungere il parcheggio, ci sono meno probabilità di finire coinvolti in un incidente da guida in stato di panico…»
«che tu hai scatenato» gli ricordò freddamente la donna. “fa’ che nessuno abbia notato le dinamiche dell’incidente, o per colpa di questo idiota potrei finire in galera!”
«non mi credevi, in qualche modo dovevo pur fare».
Ma perché non gli cadeva un ramo di un albero addosso? O un piccolo meteorite? O un satellite artificiale, magari? Perché non aveva iniziato a fare karate, mentre studiava per la laurea? Perché non lo aveva fatto una volta finiti gli studi?! Almeno avrebbe potuto stendere il matto di turno ed andarsene via. Invece no! Quel che aveva fatto era stato studio, lavoro e troppa red velvet cake! «avresti potuto lasciar perdere e cercare qualcun altro che ti desse retta, sarebbe stato meglio, considerando i danni che hai fatto».
«ne è valsa la pena, adesso siamo amici, no?»
«no! »
«ti ho salvata dalla folla, mi sembra un gesto da amico».
“perché a me?!” pensò la donna “no, sul serio, non capisco cosa io abbia fatto di tanto male per meritarmi d’incontrare un essere del genere!” «appena il caos diminuirà un po’ io prenderò la mia automobile, tu prenderai la tua, ce ne andremo ognuno per la sua strada e dimenticheremo che questo incontro sia mai avvenuto».
«quindi niente merenda da Starbucks?»
“ma che domanda è?!” «assolutamente no».
«niente cena da Mc Donald’s?»
“e insiste?!” «non amo i Mc Donald’s. E non vedo perché dovrei andare a cena con un ragazzino fuori di testa».
«avere un quoziente d’intelligenza pari a centosettantasette non significa essere fuori di testa».
“centosettantasette. Wow. Chi se ne importa”. «nel tuo caso si direbbe di sì, invece».
Forse Zachary avrebbe dovuto prendersela, ma invece si divertiva come un matto. Aveva ucciso un serpente, aveva fatto esplodere un cassonetto, aveva trovato qualcuno a cui rompere le scatole -non era che non se ne rendesse conto, lo capiva eccome, solo che lo faceva di proposito per divertimento!- cosa poteva volere di più? «mentre aspettiamo ti va di chiacchierare un po’?»
«no, affatto».
Risposta che venne completamente ignorata dal suo interlocutore. «hai studiato a Yale. Sempre visto su LinkedIn».
“proverei a tramortirlo con una pietra, se non temessi che mi faccia fare la fine del serpente o dei cassonetti!” «…già».
«sei tu che sei brava a vincere borse di studio o sono i tuoi che sono ricchi?»
«non sono tenuta a rispondere».
«io invece sono andato all’Università di Washington».
“e chi se ne importa”. «vorrai dire che “ci stai andando”».
«no no, ho preso il Bachelor’s Degree a diciannove anni, ormai sono fuori. Lavoro part-time nella panetteria di famiglia».
“se si è inserito nell’attività di famiglia allora il signor super genio precocemente laureato ha fatto almeno una cosa intelligente. Ad averla avuta io, un’attività…” «ah».
«tutto qui? Solo “ah”?»
« “eh, ih, oh, uh” ».
“capirà l’antifona adesso?”
«è una battuta tanto carina! Me la segno, così un giorno magari la uso anch’io» no, pareva di no. Promemoria di Corinne: le zecche albine sono una razza particolarmente resistente ai tentativi di togliersele di dosso! «tu invece lavori come assistente dentista e scrivi racconti horror per qualche giornale locale. Non è male, ma non ti è mai venuto in mente di cercare di fare esclusivamente quello per cui hai studiato?»
«ovvio, ma non tutti hanno i mezzi come certe persone che pagano ad una ghost writer fresca di laurea una cifra assurda quanto esorbitante per un’autobiografia».
Zachary si mise a giocherellare con un coltello spuntato da chissà dove. Inquietante. «è un’offerta che hai rifiutato? Non mi sembra molto logico».
«ovvio che non l’ho rifiutata, non sono una stupida. Ammetto che inizialmente ho pensato fosse uno scherzo, ma pare che Howard Lancaster abbia una certa disponibilità economica, indi ho comprato l’appartamento dove vivo grazie a lui».
Zeke le applaudì. «brava! Hai fatto bene!» non sapeva se sentirsi o meno presa in giro. Forse sarebbe stato meglio rimanere nel caos ancora vivo -con tanto di sirene assordanti di polizia e vigili del fuoco, dato che i topi avevano “sparso” il fuoco in ogni dove- piuttosto che con quello lì. «lo sai, mio fratello lavora per Mr. Lancaster! Difatti mi ha comprato l’auto che ti dicevo, dopo te la faccio vedere, così giudichi da sola e-»
«direi di farlo adesso, c’è ancora caos ma ormai se ne saranno andati in diversi. Così potrò andarmene anche io…finalmente» aggiunse, cercando una via defilata per incamminarsi verso il parcheggio ed accorgendosi solo a quel punto di un particolare cui prima non aveva fatto caso: se Zachary aveva un cellulare col quale spiare il suo profilo di LinkedIn, avrebbe potuto tranquillamente guardare lì che ora fosse. Era stata sciocca a non averci pensato prima, le aveva chiesto una cosa e lei aveva semplicemente risposto senza pensarci, se non l’avesse fatto avrebbe evitato un sacco di grane…o forse lui avrebbe cercato qualche altra scusa per avvicinarla.
Sì, era molto probabile.
«Coriiiinne!»
«no! Qualunque cosa tu voglia, la risposta è no!»
«niente, ti ho solo inviato il mio numero di cellulare via sms!»
La donna si voltò lentamente verso di lui. «e come ti saresti preso il mio numero, di grazia?...no, aspetta che indovino: sei anche un hacker».
«e tu una ragazza tanto carina ed intuitiva!»
Se non fosse stato qualcosa di completamente inutile da fare, si sarebbe messa ad urlare. Oh, ed avrebbe anche tentato di strangolarlo. Non era un seccatore di livello Alfa, si era sbagliata, era un Omega…più!!! Fece per rispondergli qualcosa, ma poi decise semplicemente di voltarsi nuovamente e tirare dritto per la propria strada, quasi di corsa. Sarebbe tornata a casa ed avrebbe cercato di dimenticare quella schifosa giornata, sperando sempre di non finire in galera per colpa di quel tizio, e lei e Zachary Connors non si sarebbero visti più. Mai più! Ed avrebbe cercato di far sì che le scarsissime telefonate e visite dei parenti si riducessero ulteriormente. Basta psicotici nella sua vita. Basta! Non voleva saperne più niente!!!
Per sua fortuna -o per semplice volontà di Zachary- riuscì ad arrivare all’auto senza altre interruzioni od essere trattenuta; salì in macchina, mise in moto e, evitati per un soffio un paio di tamponamenti da automobilisti spaventati, riuscì a raggiungere la strada per casa senza problemi.
«mai più. Alle convention…mai più!» ripeté per l’ennesima volta…
:: dieci minuti dopo ::
Cercava di darsi un contegno, ma era dura.
Non era possibile.
Non. Era. Possibile.
Doveva trovare il modo di cambiare quella maledetta automobile, prima o poi, perché non era la prima volta che per un motivo o per un altro la lasciava a piedi, ed iniziava a stufarsi. Peccato che né il lavoro da assistente dentista né l'altro rendessero granché, e trovasse che i soldi che aveva sul conto fossero più utili in caso di qualche eventuale emergenza medica -aveva una mezza ipocondria, purtroppo- piuttosto che per l’auto.
Prese il cellulare dalla borsa per chiamare un taxi -notando che l’sms di quel pazzoide albino c’era per davvero- mentre il carro attrezzi si preparava a portare via la macchina. Chissà quanto le sarebbe venuto a costare il viaggio. Minimo una ventina di dollari, quello era sicuro…
Sentì un clacson, ed un’auto sportiva di grossa cilindrata, nera, con uno strano disegno rosso sul cofano ad incorniciare una “Z” svoltò nella sua direzione, fermandosi di fianco a lei. Il finestrino fumé dal lato del guidatore si abbassò.
«ri-ciao!»
Che fare? Strapparsi i capelli? Mettersi a prendere a calci lo sportello? Cercare di cavargli gli occhi così, tanto per gradire?
«vai via».
Zachary Connors. Di nuovo!
«se serve un passaggio ti porto a casa io. Però devi dirmi dove abiti, potevo guardarci prima, ma mi sembrava completamente inutile, per cui…»
«no grazie, chiamo un taxi».
«i taxi costano. Io invece ti darei un passaggio senza chiederti del denaro in cambio» disse «o di accoppiarti con me!» aggiunse, come “rassicurazione”.
«togliti di torno e basta…peggio di così non potrebbe andare…»
Appena finito di parlare, sentì una goccia di pioggia caderle sul naso.
Poi due.
Dieci.
E giù il diluvio!
“ho capito, sono in Frankenstein Junior”.
«sicura di non volere un passaggio? Rischi una polmonite».
Tra l’effetto ipocondria ed una sorta di rassegnazione al fatto che quella fosse una giornata sfortunata, la donna salì in auto con lui e, dopo avergli detto dove abitava così che lui potesse inserirlo nel gps del cellulare, non disse più una parola che fosse una.
«dai, se ci rifletti è stata una giornata divertente, no?»
«…»
«diversa dalle solite. O almeno credo, in effetti non ho idea di come siano le tue “giornate tipo”».
«…»
«come sono le tue giornate tipo?»
«cosa vuoi per smettere di parlare?»
Niente affatto seccato dalla domanda, l’albino ci pensò sopra pochi secondi. «se mi dai quell’action figure di Spock tanto carina giuro che me ne starò zitto zitto per tutto il viaggio!»
Oh sì, gliel’avrebbe data volentieri. Sui denti!!!
Ed il brutto era che avrebbe pure dovuto accontentarlo davvero, perché non se poteva più di sentirlo blaterare, indi la tirò fuori dalla borsa e l’appoggiò sul cruscotto. «e ora taci».
Quantomeno Zachary mantenne la parola, e non disse più nulla per tutto il viaggio. Ovviamente Corinne ignorò bellamente il suo “ciao!” quando, una volta arrivata a destinazione, finalmente lui si tolse di torno.
Però salvò il suo numero nella rubrica…così che, se in futuro l’avesse chiamata, sapendo chi era lei non avrebbe risposto!
Zeke Connors non era il pazzo peggiore che avrebbe incontrato nel corso della sua vita futura, ma al momento ovviamente non aveva idea del fatto che sarebbe quasi arrivata a rimpiangerlo…!…gi |
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no comunque questa triste conoscenza (ma anche il conoscere Howard Lancaster di persona pure se meno) avrebbe potuto anche tornarle utile con Pitch, se avesse avuto idea del fatto che Zeke gli ha dato fuoco a cinque anni!!! :D