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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto Shippuden
Titolo Fanfic: SIATE NINJA
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: omega91 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 12/11/2014 20:38:27 (ultimo inserimento: 21/12/14)

Chissà se c’era davvero una particolare definizione che lui dava al termine "ninja" o se era solo una sua impressione?
 
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- Capitolo 1° -

"Dannato moccioso! Poco ma sicuro che questa è l'ultima volta che mi freghi così!"
"Eh eh eh!"
A parer di Naruto, Boruto stava cominciando a diventare troppo sveglio nel fare le sue belle bravate. Se poi lui, il Settimo Hokage, finiva per farsi mettere nel sacco dal figlio di sei anni, beh... questo era tutto dire!
"La mamma voleva invitare Sakura-chan e Sarada-chan a cena da noi. Adesso faremo tardi per colpa della tua monellata!"
La suddetta ennesima monellata di Boruto consisteva in quella che da qualche tempo era diventato solito fare una settimana sì e l'altra pure: imbrattare con le sue decorazioni personali i volti di pietra degli Hokage. Come ogni volta, dal Primo fino al Sesto li decorava con parole ed epiteti non proprio appartenenti al linguaggio della sua età, mentre su quello del padre aveva verniciato anche delle sopracciglia femminili tutte sghembe e contornato le labbra di pietra con quello che sembrava un pesante rossetto.
Informato anche stavolta da Udon e Moegi, Naruto era intervenuto e aveva pizzicato il figlio a opera già completata... ma anche Boruto aveva pizzicato la confezione mezza vuota di ramen preconfezionato che suo padre stava mangiando giusto un momento prima e che non aveva pensato di mettere da parte prima di usare la Dislocazione Istantanea. Ciò che il ragazzetto sapeva era che già qualche volta sua madre lo aveva esortato a non eccedere con gli spuntini fuori pasto, soprattutto con qualcosa di pesante come il ramen... e sapeva anche che suo padre preferiva che lei non fosse informata di essere caduto di nuovo in tentazione.
Questo era bastato a mettere subito in chiaro le cose: per avere il suo silenzio, Naruto sarebbe dovuto restare almeno a pulire con lui. Ed era esattamente quello che adesso padre e figlio erano intenti a fare, dopo che Naruto aveva fatto modo di procurarsi un ponteggio sospeso da appendere alle rocce, perlomeno per mettere Boruto in una posizione più sicura anziché legato con una semplice fune attorno alla vita.
"E poi, quante volte ti avrò detto di non appenderti dalla rupe in quel modo? Lo sai che è pericoloso!"
"Queste altezze sono una bazzecola per un vero ninja! Potrei fare questo e altro!"
"Stupido!" uno scappellotto punitivo in testa non mancò di certo "Fare il ninja non vuol dire appendersi nel vuoto come un idiota!"
Boruto tenne il broncio fintanto che durò il dolorino alla testa, osservò il padre intento a togliere via la pittura rossa della statua, pensando a ciò che gli aveva appena detto; quello e diverse altre cose che aveva udito da lui in altre occasioni e che riguardavano sempre i ninja.

"Boruto: dato il mio compito attuale, tutte le persone del villaggio sono la mia famiglia, perciò a volte non potrò fare da padre solo a te. So che per te non è facile, ma devi imparare a tenere duro. Perché anche tu sei un ninja."

Questa era più recente, gliel'aveva detta il mese scorso. Più di una volta suo padre gli aveva fatto intuire che per lui essere ninja si trattava di qualcosa di più che maneggiare armi e scagliare qualche tecnica qua e là.
Chissà se c’era davvero una particolare definizione che lui dava al termine "ninja" o se era solo una sua impressione?
"Papà."
"Mh?"
"Raccontami La Leggenda dei Ninja Coraggiosi."
Non fu una richiesta tanto inaspettata per Naruto. Nelle prime volte non ci aveva fatto caso, ma quando parlava o accennava a Boruto qualcosa sull'essere ninja, il figlio finiva sempre per chiedere di raccontargli quella storia, il lavoro letterario più mediocre di Jiraya e, allo stesso tempo, la sua opera più grande e indicativa.
"E va bene. Allora..."
Di tempo da dover passare lì in cima non ne sarebbe certo mancato.

"Nonno, ti piace?"
Tutta allegra, Himawari mostrò la coroncina realizzata intrecciando le corolle di fiori bianchi dai petali meravigliosamente voluminosi. Hiashi sorrise mentre prese fra le mani il lavoretto della nipotina e lo osservò. Benché fosse evidente la sua mano da bambina innocentemente inesperta, aveva imparato bene ad applicare gli insegnamenti della madre in tale pratica.
"Grazie, Himawari, è veramente molto bella. Sei una bambina molto dolce."
La bambina sorrise tutta contenta mentre ricevette i complimenti del nonno e la sua carezza sulla testa, poi tornò a sedersi sulle gambe di mamma Hinata.
"È una bambina sorprendentemente educata e gentile come te. Al contrario del fratello più grande, devo dire."
Hinata ridacchiò "E già, Boruto è... un po' problematico, a dire il vero."
Questo aveva avuto modo di vederlo anche Hiashi quando Hinata e la sua famiglia venivano a fargli visita di tanto in tanto a villa Hyuga. In una di quelle occasioni, davanti a nonno Hiashi, zia Hanabi e qualcun altro del clan, Boruto aveva preso possesso del mantello che il capofamiglia indossava durante le riunioni del clan e aveva gridato rivolgendosi a tutti "Obbeditemi, sono il capo del clan Uzumaki!"
Se qualcuno l'aveva presa a ridere o di stare al gioco, qualcuno come Naruto aveva pensato bene di farlo scendere dal piedistallo e costringerlo a chiedere scusa per il comportamento irrispettoso.
"Gli andrebbe fatta una bella lavata di capo, di tanto in tanto."
"Oh, quelle non mancano, il più delle volte ci pensa Naruto-kun a rimproverarlo. Però, quando ricordo che da piccolo lui era tale e quale... eh eh, non posso fare a meno di trovarlo divertente mentre sgrida suo figlio che fa le stesse cose."
Valeva anche per Hiashi, se ricordava con nostalgia quando anche i muri esterni di villa Hyuga non venivano risparmiati dalle imbrattature di quel discolo che era Naruto alla stessa età di Boruto.
"Ma fondamentalmente è un bravo bambino, come sua sorella." Hinata accarezzò la figlia "Vorrebbe solo che suo padre gli dedicasse più attenzioni. Questo perché lo vede come una figura da cui poter imparare tante cose."
"Naruto Uzumaki occupa una posizione fin troppo importante in questa società. Eppure, pur sapendolo, immagino che non debba essere facile essere il figlio o la moglie di un Hokage che sta cercando di creare una nuova epoca."
"A volte non lo è per niente, no. Tutti quanti vorremmo passare tanto di quel tempo insieme, senza sapere quando avremo mai un'occasione così. E quando cammino per strada con Boruto o Himawari, la gente ci osserva e parla come se nutrisse aspettative impossibili su di noi, a volte mi sembra di essere sulle bocche di tutto il villaggio. Però siamo sempre una famiglia. Soprattutto, siamo una famiglia di ninja e insegniamo sempre ai nostri figli a tenere duro."
C'erano delle volte in cui la mancanza di Naruto in casa si faceva davvero sentire, in particolar modo quando il lavoro lo teneva in ufficio anche la notte. In più, dalla maggior parte della gente, la loro famiglia, essendo quella dell'Hokage, era vista come l'idilliaco nucleo familiare modello... ma in realtà erano meno perfetti di quanto quelle persone potessero sapere. Come chiunque altro, per quanto si amassero profondamente, anche loro avevano discussioni, screzi, incomprensioni, sfoghi e scuse da farsi l'un l'altro. Momenti passeggeri e occasionali e che comunque non intaccavano la stabilità della loro famiglia... però c'erano e potevano essercene.
Anche su Boruto e Himawari, innocentemente ignari di ciò, c'era un'abbondante dose di chiacchiericci e opinioni dei popolani, Hinata se n'era resa conto quando una volta si era recata all'Accademia Ninja per incontrare i maestri di Boruto. In quell'occasione aveva avuto modo di parlare con le altre mamme dei propri giovani figli accademici.
"Sono certa che per il figlio dell'Hokage sarà abbastanza semplice terminare brillantemente l'Accademia."
"E poi tu, mia cara, sei sua madre e provieni da una famiglia di abili ninja, non è così? Grazie a voi diventerà di sicuro un ninja forte ed esemplare come il padre."
"Ah, quanto piacerebbe anche a me poter avere almeno un bravo chunin a casa che dia lezioni private alla mia Seiko-chan, ma con quello che guadagno come me lo posso permettere?"
Se da una parte a Hinata aveva fatto piacere ricevere quei complimenti per suo figlio dagli altri genitori, d'altra parte si era demoralizzata al sapere che persino Boruto era oggetto di aspettative e opinioni troppo grandi per un bambino della sua età, essendo il primogenito dell'Hokage. E anche Himawari presto sarebbe stata vista allo stesso modo, non appena avesse iniziato l'Accademia. Avevano solo cinque e sei anni e dovevano già essere discussi e osservati da tutti quanti.
"Questa è la strada che hai scelto, figlia mia." disse Hiashi "L'avete scelta insieme quando vi siete sposati."
"E non cambiamo mai idea, né ce ne pentiremo: è il nostro modo di essere ninja."
"Sarò anche io un ninja, mamma?"
Himawari si era alienata nei suoi distratti pensieri da bambina durante la conversazione, doveva aver ascoltato solo le ultime parole che avevano catturato la sua attenzione. Hinata le sorrise, rassicurante.
"Sarai il ninja più forte e più gentile che c'è, te lo garantisco."
La sola prospettiva parve esaltarla "Vuoi dire forte come papà e gentile come te?"
"Eh eh eh... sì, proprio così."
"Diventerò un ninja forte come il mio papà e gentile come la mia mamma!"
Queste parole ebbero molto più che l'effetto di fermare il tempo, per Hiashi e Hinata: lo fecero scorrere all'indietro, fino agli anni in cui una piccola bambina dalla carnagione chiara, i capelli di un blu intenso e le graziose guancie rosse pronunciava una promessa identica in tutto e per tutto.
Hinata volle evitare che Himawari confondesse la sua commozione per tristezza e asciugò via in fretta le lacrime dal viso, prima che la vedesse. Naruto doveva assolutamente sentire anche lui quelle parole.
Il capo degli Hyuga fu convinto di non poter provare più orgoglio di così per la donna, madre e kunoichi grandiosa che Hinata era diventata dai tempi di quella vecchia promessa.
"Himawari, voglio farti vedere una cosa."
Con qualche fatica dovuta all'età, si alzò e andò nelle stanze. Tornò qualche minuto dopo tenendo in mano un fagotto ripiegato più volte su se stesso che copriva qualcosa al suo interno. Lo depose nelle mani della nipote e vide questa che lo apriva e guardava con curiosità il contenuto: una tenuta nera da kunoichi, molto leggera e provvista di sottostante maglia a rete. Anche se piccola, era visibilmente parecchio grande per essere indossata da Himawari, ma di certo le sarebbe calzata a pennello fra qualche anno. Vedendola, Hinata la riconobbe all'istante.
"Padre, ma questa è... l'hai conservata per tutto questo tempo?"
L'uomo le sorrise affermativamente, poi si rivolse alla nipote "Questa divisa la indossava da piccola tua madre quando si allenava nel dojo di casa. La potrai mettere anche tu, fra qualche anno, quando sarai cresciuta un po' di più e sarai entrata nell'Accademia. Sono sicuro che così potrai essere un ninja come lei, esattamente come desideri."
"Dici davvero? Mamma, la posso provare subito?"
"Guarda che per te è ancora troppo grande."
"Per favooore!"
"Ti ho detto che..."
"Lascia che la provi. Su, Himawari, facci vedere come ti sta."
Fin troppo contenta, la bambina cercò di infilarsi dentro quella divisa, facendosi aiutare dalla madre. Come previsto, era ancora troppo presto per lei per indossarla: tutte le pieghe le ballavano addosso, le dita delle mani sporgevano appena dalle maniche, sebbene queste fossero accorciate circa fino al gomito, e le gambe corte fino ai polpacci le si accumulavano ai piedi.
Più che una shinobi forte e gentile, la piccola Himawari doveva sentirsi solamente molto buffa. Arrossì vistosamente quando si accorse di star suscitando qualche risata al nonno e alla mamma.
Sinceramente commossa, Hinata abbracciò il padre.
"Grazie, padre... grazie davvero. Ti voglio bene."
L'uomo rispose a quell'affetto familiare tenendola fra le braccia, facendole sapere quanto anch'egli le volesse bene.
Per un attimo, Hiashi Hyuga aveva avuto di nuovo tra le braccia la sua bambina.
 
Continua nel capitolo:


 
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