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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: DragonBall Z
CrossOver: Naruto,DetectiveConan,KingdomHearts e vari
Titolo Fanfic: FOLDS OF FATE
Genere: Sentimentale, Romantico, Horror, Giallo, Azione, Avventura, Drammatico, Fantascienza, Fantasy, Soprannaturale, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Spoiler, CrossOver, OOC, AU, What if? (E se...)
Autore: sk-95 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 22/07/2014 21:48:07

Il Cavaliere del Destino. Sono in pochi a conoscere la sua storia, che parte dall’inizio dei tempi e non è mai finita...
 
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- Capitolo 1° -

I

Il Cavaliere del Destino. Sono in pochi a conoscere la sua storia che parte dall’inizio dei tempi e che non avrà conclusione fino al giorno in cui il male cesserà di nuocere nel cuore di ogni essere vivente.
Tutto in principio era una cosa sola, oscura, immobile e stabile, fino a quando Galdor, l’unica entità esistente in quell’universo, decise di creare un pianeta al quale donare la vita. E così fece. Chiamò quel pianeta Helios e lo fece abitare da tutte le creature dell’universo, che vissero in pace e armonia.
Capendo di non poter controllare da solo tutto il suo creato, generò due altre entità, Celebrian e Fingolfin, con lo scopo di scegliere l’erede che avrebbe dovuto governare il pianeta Helios.
Fingolfin era il più forte fra i due, ma dentro il suo cuore si celava l’oscurità ed era crudele e spietato con il suo popolo, mentre Celebrian era molto più debole del fratello, ma governava molto più saggiamente di lui. La scelta di Galdor non poté che ricadere sulla buona e pura Celebrian, e Fingolfin mostrò la sua ira, minacciando la distruzione di tutto l’Universo, e fra le tre entità ci fu un lungo combattimento.
Fingolfin fu sconfitto, ma non venne eliminato; Galdor e Celebrian mostrarono pietà per lui e gli permisero di vivere. Così finì la prima Battaglia delle Entità, dopo la quale Galdor concesse a Celebrian di governare Helios.
Celebrian fu una grande regina, amata dal popolo e da Galdor in persona. Fra le creature, però, iniziò a diffondersi il male, a causa dell’azione del malvagio Fingolfin che infondeva l’oscurità nei loro cuori. Per fronteggiare il problema, Celebrian scelse cinque esseri viventi di grande forza e coraggio e dall’animo puro, che potessero darle una mano nella sua umile opera. Così nacquero quelli che gli annali definirono i Wises, che mantennero la pace assieme alla loro padrona.
Ma la pace non durò per sempre. Fingolfin, infatti, attaccò Celebrian e i cinque Wises, e li eliminò assumendo il comando di Helios e vendicandosi di coloro che lo avevano deriso e screditato. Dopo aver fatto una vera e propria strage di nemici, prese una decisione terribilmente violenta: distruggere tutto ciò che era stato creato e far ripiombare l’universo nella sua oscurità.
Quando Galdor, ormai vecchio, ricevette la notizia, ebbe uno shock; mai si sarebbe immaginato che chi aveva amato come un figlio potesse eliminare la sua stessa sorella, ed era consapevole che Fingolfin era anche diventato più forte di lui. Sarebbe finito tutto se non fosse stato per Lorindir, il figlio di due dei cinque Wises, che propose a Galdor di trasferire i suoi poteri all’interno del corpo del ragazzo, più forte e resistente di quello della divinità.
Nacque Knight of Fate, il Cavaliere del Destino, il dio che si è incarnato nel corpo della sua creazione, che sconfisse il malvagio Fingolfin senza alcuna difficoltà; quest’ultimo però, poco prima di sparire, lanciò una maledizione nei confronti del cavaliere; l’entità del malvagio si sarebbe incarnata nel corpo di un altro mortale se Knight non avesse rinunciato ai suoi poteri nell’unico modo possibile, ossia morendo. Con la morte di Knight of Fate terminò la seconda Battaglia delle Entità. Ma la morte di tutte le divinità causò la distruzione del pianeta Helios; i suoi frammenti divennero altri piccoli pianeti, che vennero spazzate in tutte le direzioni dello spazio, formando in seguito quattro nuove galassie oltre a quella d’origine.
In seguito, altri esseri decisero di prendere in mano la situazione, trascendendo dai loro corpi e non invecchiando più. Questi erano i Kaioshin, che crearono il Paradiso e gli Inferi con lo scopo di giudicare la vita dei mortali e i loro peccati. L’idea ebbe successo, e i Kaioshin vennero considerati alla stregua di Dei.
Passarono così milioni e milioni di anni, nei quali i Kaioshin riuscirono a mantenere la pace nelle galassie, ma mai più si sentì parlare di Knight of Fate, né dei cinque Wises, né delle potenti entità, che sparirono dalla mente della maggior parte degli abitanti di tutto l’Universo.



Il sole cominciò a sorgere sulla linea d’orizzonte. Sembrava una giornata qualsiasi quella che stava per cominciare a Sabiton, un piccolo paesino dell’isola di Yurioku. Non era così per un ragazzo di quindici anni, che assieme alla sua famiglia stava lasciando la sua città natale per trasferirsi a Daburin, nella regione di Majutsu-Shi.
Questo ragazzo si chiamava Simon Kog, ed era il figlio del lottatore di arti marziali Lorin Kog. Quella mattina stava sistemando tutte le sue cose all’interno di una grossa valigia. Forse vi aspettate che questo ragazzo fosse triste, o perché stava per lasciare la città dove era nato, o perché stava per perdere i contatti con tutti i suoi amici …
Ma non era così. In realtà si sentiva sollevato …
Lui non aveva mai avuto amici, e poi era meglio non parlare degli abitanti di quella città, così arroganti e privi di rispetto: per lui vivere a Sabiton era stato un vero e proprio incubo!
Sin da piccolo era stato evitato da tutti a causa di un suo grosso difetto; era dotato, infatti, di una forza fisica a dir poco sovrumana, che da bambino non riusciva a controllare. Dopo un bruttissimo incidente alle materne, non gli fu permesso di andare a scuola, e questo causò non pochi problemi alla sua famiglia, soprattutto al padre.
Sei mesi prima, infatti, egli decise di chiudere il suo Dojo. Non disse mai ai suoi figli il motivo del suo fallimento ma Simon era consapevole che la colpa fosse sua; nonostante il padre facesse di tutto per non farlo sentire responsabile, il quindicenne sapeva che un lottatore famoso come Lorin non poteva perdere il lavoro così su due piedi.
Per fortuna il lavoro lo ritrovò subito; una settimana dopo la chiusura del Dojo, un suo vecchio amico gli offrì un posto in un famoso Dojo a Daburin, e Lorin accettò subito. In quei sei mesi i coniugi Kog si misero a cercare una casa, e quando la trovarono, non persero tempo e prepararono il trasloco. Quello era l’ultimo giorno che la famiglia Kog avrebbe passato a Sabiton.
Simon non ci mise molto; prese la valigia e lasciò la sua camera. Non se la sentì di dare un ultimo sguardo alla stanza: brutti ricordi sarebbero riaffiorati nella sua mente. E lui li avrebbe abbandonati lì in quella casa.
Ormai lo aspettava una nuova vita.
Simon si diresse verso l’ingresso, e vi trovò la sua famiglia al gran completo: suo padre Lorin, intento a caricare le loro valigie all’interno della loro macchina; sua madre, Sirith, amante della natura, che stava parlando con i nuovi proprietari della casa; infine le due sorelle, Nori e Vefuniel, che stavano discutendo fra loro dentro la macchina, e fu qui dove Simon decise di andare, ascoltando ciò che si dicevano.
<<Non è giusto! Mi sono fatta molti amici a scuola; non voglio andarmene …>>.
Vefuniel cercava in ogni modo di convincerla a partire. Sapeva di dover portare pazienza con Nori, che aveva ancora otto anni; quella era davvero una strana situazione, e a dirla tutta neanche a lei entusiasmava l’idea di dover lasciare la città dove aveva vissuto per diciotto anni.
<<Nori, adesso calmati>> disse Simon entrando in macchina. Solo al vederlo, Nori si calmò subito e disse affranta <<Scusa Simon, non volevo fare il broncio …>>.
<<Tranquilla. Scuse accettate>>
Nori, sentendo questo, gli sorrise contenta, e cambiò subito discorso <<Chissà com’è la nostra nuova casa… papà e mamma hanno detto che è enorme!>>.
Vefuniel accennò un sorriso; dopotutto essere una bambina di otto anni portava anche qualche punto a favore per Nori, che ora era china a immaginarsi la nuova camera con estasi.
<<Grazie Simon>> bisbigliò Vefuniel a Simon che, con un sorriso, ricambiò il gesto con un pollice in su.
<<Tu come ti senti a lasciare Sabiton?>>
La domanda della sorella maggiore colse alla sprovvista Simon, che la guardò sorpreso.
<<A dir la verità…>> gli rispose con sincerità <<…mi sento bene, perché so che prenderò al volo quest’opportunità; vivremo bene a Daburin>>.
“Lo spero tanto per te, Simon…” pensava Vefuniel, ricordando tutto ciò che aveva passato il fratello. “Spero con tutto il cuore che sia come dici tu”.


Il viaggio per arrivare a Daburin durò una settimana, ma alla fine la famiglia Kog arrivò a destinazione.
<<Siamo arrivati!>> esclamò eccitata Nori.
<<Era ora…>> fu quello che riuscirono a dire, o meglio mormorare, Simon e Vefuniel. I due avevano un aspetto a dir poco provato, e dopo tre giorni di traghetto con il mare mosso e altri quattro passati in macchina, erano felici di poter finalmente muovere qualche passo.
Ci misero un altro quarto d’ora per raggiungere la loro nuova casa, una splendida villetta gialla, con tetto a spiovente e un’ampia vetrata dalla quale si poteva osservare un elegante soggiorno.
<<Davvero questa è casa nostra?>>
<<Certo. Ti piace?>> domandò Lorin alla figlia Nori, che lo guardò con entusiasmo.
<<Quanto vi è costato?>> chiese sospettoso Simon al padre.
<<Era del mio amico Amrod; non la usava molto spesso e così...>>
<<Andiamo dentro adesso, che mangiamo>> propose Sirith ai figli <<Così questo pomeriggio potrete visitare il quartiere>>.
L’offerta fu accettata da tutti. Il pranzo era il momento preferito dei Kog, nel quale potevano stare insieme come una vera famiglia. E quello fu davvero uno dei pranzi più allegri e spensierati...
Appena finito di mangiare, decisero tutti di visitare la città. I genitori decisero assieme a Nori di rimanere a casa per aggiustare tutte le cose; Vefuniel, che non aspettava altro se non un pomeriggio senza avere nessuno fra i piedi, si diresse verso il centro per fare shopping; invece Simon andò a cercare un luogo d’incontro per ragazzi della sua età. Non molto lontano dalla villetta gialla c’era un campo parrocchiale e si sedette sull’unica panchina presente nel parco.
Dopo qualche minuto di attesa stava per andarsene, quando vide arrivare due ragazzi all’incirca della sua età: uno era un ragazzo biondo dal fisico mingherlino, mentre l’altra era una ragazza di colore con la coda di cavallo. Li vide farsi delle battute, e qualcuna di queste arrivò all’orecchio di Simon, che trattenne un sorriso. Era tutto diverso. I ragazzi di Sabiton non avrebbero mai fatto quelle battute divertenti. Non in sua presenza. Quelle poche volte che era uscito da casa, o lo evitavano come la peste, o lo prendevano in giro, o gli tiravano contro qualsiasi oggetto avessero avuto in mano, leggero o duro, liscio o contundente. Quei due non potevano sapere quello che era successo a lui dodici anni prima.
Tutt’un tratto, però, la ragazza con la coda di cavallo si era voltata nella sua direzione, e gli occhi di Simon si spostarono velocemente alla sua sinistra; se avessero capito che li stava spiando, con tutta probabilità si sarebbero allontanati. Simon sentì di essere studiato a fondo dalla ragazza, che incuriosita fece una domanda al suo amico indicandolo. Questi si girò verso l’amica e scosse il capo in segno di negazione.
Il Kog continuò a far finta di nulla, poi dall’incrocio più vicino uscì una ragazza con i capelli ramati, probabilmente una loro amica, che li stava raggiungendo di corsa.
“Ma cosa...”
Simon si accorse subito che qualcosa non andava. Quella ragazza era disperata e stava piangendo...
Poi li vide; una banda di bulli muscolosi la stava inseguendo, cercando di prenderla in ogni modo…
<<AIUTATEMI VI PREGO!>>
Questo urlò la ragazza, prima di inciampare in una buca e finire nelle grinfie di quei ragazzi. Alla sua destra, Simon sentì le urla spaventate dell’altra ragazza e del biondo.
<<HINODE! HINODE!>>
I bulli, però, non tennero conto dei due ragazzi, e non si erano accorti della presenza di Simon. Continuarono invece a lottare con quella ragazza per qualche altro secondo, riuscendo a immobilizzarla con una presa così vigorosa da costringere la sventurata a strillare per il dolore.
<<Ma guarda...>> esclamò con un ghigno uno di loro alla ragazza, ormai immobilizzata. <<Ho paura che la tua fuga sia finita qui, mocciosetta!>>
Quello, intuì Simon, doveva essere il capo dei bulli. Alto un metro e novanta, indossava una felpa con cappuccio e portava al collo una catena d’oro, con alcune parole incise sopra. Era meno muscoloso rispetto ai suoi compari, che comunque sembravano essere molto intimiditi da lui. Simon si voltò di nuovo in direzione dei due ragazzi, domandandosi perché non fossero ancora intervenuti, e notò che erano rimasti paralizzati dal terrore. Chissà che aveva fatto quel tipo, per essere tanto temuto...
Purtroppo Simon riuscì a intuirlo, quando vide il bullo avvicinare la mano verso la ragazza, che con le lacrime agli occhi provò a cacciare un ultimo e disperato urlo di aiuto.



Adesso una domanda sorge spontanea: ma chi era quella ragazza? E perché era inseguita da quei ragazzi?
Lei era una ragazza di quindici anni, Hinode, e si stava dirigendo verso il campo parrocchiale di quella città, dove avrebbe incontrato i suoi migliori amici, Yuda e Tania. Aveva fissato appuntamento con loro per quel pomeriggio, perciò dopo pranzo era già uscita da casa, tutta contenta. Ormai la scuola era finita, e aveva un’intera estate da passare assieme a loro, e niente e nessuno poteva rovinarle il suo umore...
Almeno così sperava che sarebbe andata. E invece era andato tutto storto!
A metà strada, infatti, aveva incrociato Dragon e la sua banda, un gruppo di teppisti di qualche anno più grande, che cominciarono a fare gli sbruffoni con lei.
<<Ehi, piccola, ti va di stare un po’ con me?>> disse uno di loro facendole l’occhiolino e mimando un gesto a dir poco osceno. La ragazza si voltò dall’altra parte, schifata dalle avances del bullo, e continuò a camminare imperterrita nella sua direzione. Ma aveva fatto il grosso errore di dirgli un’ultima cosa...
<<Non mi andrebbe di stare vicino a voi neanche se mi costringessero>>
E si accorse troppo tardi di aver parlato troppo. Dragon, sentendosi insultato, reagì di conseguenza, raggiungendola e afferrandola per una spalla.
<<Allora non ci siamo capiti>> affermò minaccioso il ragazzo a Hinode, che rimase paralizzata lì dov’era <<Tu ora ci segui e farai tutto quello che ti diremo o sarò costretto a obbligarti con la forza!>>.
Hinode capì di essere finita in una situazione pericolosa: aveva già visto molte ragazze della sua età conciate male per i capricci di Dragon, che non si era mai preoccupato delle leggi contro le violenze di ogni tipo; bastava vedere come alcune di loro erano andate ad arricchire le tasche degli psichiatri più esperti e costosi di Daburin.
Ma lei era diversa! Non gli avrebbe permesso di metterle le mani sopra senza opporre resistenza.
<<FALLO ALLORA!>> gli urlò, prima di fuggire a perdifiato, sperando che non la inseguissero…
Dragon, però, non perse tempo e cominciò a correrle dietro assieme ai suoi scagnozzi, che cominciarono a insultarla nelle maniere più viscide e vergognose. All’inizio Hinode riuscì a distanziare i suoi inseguitori di una decina di metri, ma purtroppo la banda di Dragon aveva molto più fiato di lei, e quella distanza cominciò mano mano a diminuire, mandando la ragazza nel panico. La ragazza continuò a correre a perdifiato, e nella mente aveva solo un posto dove poteva fuggire... la parrocchia. Dragon aveva paura di quel luogo, non sapeva per quale motivo. Mancava solo un incrocio, pensava, ce l’aveva quasi fatta...
Sì! Era arrivata! Davanti a lei c’era la parrocchia!
Appena svoltata vide i suoi amici, che ancora non si erano accorti di lei. Ma non erano soli: c’era anche un ragazzo che non aveva mai visto prima, seduto sulla panchina di fronte alla chiesa. Quello rimase sorpreso quando vide da chi era inseguita, e Hinode, sentendosi ormai raggiunta dalla banda di Dragon, urlò disperata con le lacrime che le rigavano il riso...
<<AIUTATEMI VI PREGO!>>.
Ma la cattiva sorte volle che la ragazza beccasse con il piede una buca della strada e vi ci inciampasse sopra; in pochi attimi, tutti i suoi inseguitori la raggiunsero e la bloccarono in una morsa così stretta che rischiarono di frantumarle qualche osso... forse glielo avevano davvero rotto, qualche osso, perché strillò per il troppo dolore.
<<Ma guarda...>> esclamò con un ghigno diabolico Dragon alla ragazza, ormai immobilizzata <<Ho paura che la tua fuga sia finita qui, mocciosetta!>>
Hinode era sconvolta, perché sapeva cosa le stava per farle Dragon, e cercò di liberarsi inutilmente dalla presa dei suoi scagnozzi, e pensava disperata...
“Non voglio... non te lo perm...”
Ma appena vide la mano di Dragon avvicinarsi, sentì svanire ogni speranza, e urlò con tutte le forze. Ormai le intenzioni di Dragon erano chiare... sarebbe diventata pazza come tutte le altre ragazze...
Ma fu a quel punto che qualcuno intervenne in suo aiuto, strappandola dalla morsa dei malvagi. Vide partire qualche pugno, e anche qualche gemito di sofferenza; poi qualcuno la prese delicatamente in braccio e la portò vicino alla panchina.
<<Ma cosa... >> Hinode rimase sorpresa quando capì di non essere più in trappola, e cercò con lo sguardo il suo salvatore.
Era il ragazzo misterioso che aveva intravisto in precedenza. Si era lanciato in direzione dei bulli, e li aveva stesi a calci e pugni. Solo Dragon era rimasto impassibile, ma Hinode sapeva che in realtà stava trattenendo a stenti la rabbia. Lo sconosciuto si diresse verso la panchina dove prima era seduto, e dopo averci appoggiato dolcemente Hinode, le sussurrò all’orecchio...
<<Non muoverti da qui!>>.
E poi cominciò ad avvicinarsi minacciosamente alla banda di Dragon…
<<SEI PAZZO? FERMATI... O DRAGON TI FARA’ A PEZZI!>>
Ma lui continuò ad avvicinarsi, fino a ritrovarsi a faccia a faccia con il ragazzo più pericoloso di Daburin.
<<E tu chi saresti, bastardo? Riportamela da me, o ti riduco in polvere!>>.
Simon strinse i pugni dalla rabbia, sentendo le parole di quel verme, chi si credeva di essere?
<<Prova ad avvicinarti a lei... e giurò che sarò il tuo incubo per il resto dei tuoi giorni!>>.
Lo disse con un tono di voce che fece rabbrividire tutti gli scagnozzi di Dragon, e anche Hinode sentì un brivido partire lungo la schiena: chi era questo ragazzo?
Dragon lo osservò sbigottito per qualche secondo … ma poi cominciò a ridere a crepapelle. Questo qui da dove era uscito! Non solo aveva preso a pugni i suoi compagni... ora voleva anche fare il paladino della giustizia e salvare l’onore della ragazzina!
<<Questa è davvero bella, te lo concedo; vorresti batterti da solo contro noi cinque?>>.
I suoi compagni si alzarono con grande fatica. Nei loro occhi, Hinode poté scorgere il terrore e la fifa che avevano in quel momento. Lei non poteva saperlo... ma avevano provato sulla propria pelle la forza di quel ragazzo. Ed era spaventosa! All’inizio uno, poi tutti e quattro cominciarono a indietreggiare con le gambe tremanti, e fuggirono a perdifiato verso l’incrocio prima preso. La ragazza vide il bullo che le aveva fatto l’avance inciampare, cadere a terra e strisciare via dall’avversario, e quella fu una delle soddisfazioni più grandi della sua vita.
Ma non era ancora finita. Erano rimasti solo il suo salvatore e Dragon a sfidarsi, e quest’ultimo non si era accorto della fuga dei suoi scagnozzi. Ma quando avrebbe visto che era rimasto solo... allora la sua rabbia sarebbe esplosa, avrebbe mostrato le sue capacità come miglior guerriero di Lotta di Daburin, e lo sconosciuto le avrebbe prese così tante da finire all’altro mondo. E lei sarebbe rimasta di nuovo sola contro il bullo...
Sarebbe dovuta scappare adesso, ora che Dragon era impegnato nello scontro, ma non se la sentiva di lasciare solo lo sconosciuto. Sarebbero usciti sconfitti insieme, pensava Hinode, era giusto così.
La scena, che seguì, però la terrorizzò ancora di più...
<<In realtà... >> continuò Simon, sentendosi quasi dispiaciuto da quello che stava per riferire al suo avversario <<... t’informo che i tuoi amici, se così li posso chiamare, se ne sono scappati appena hai cominciato a ridere>>.
<<Non prendermi per il... DOVE CAZZO SONO FINITI?>> urlò furibondo Dragon quando vide che aveva detto la verità. Il bullo non poté far altro che costatare la loro fuga, orripilato.
<<Quanto sei veloce a scappare, stronzo?>> sibilò Dragon, voltandosi verso lo sconosciuto.
Ora sì che era incavolato nero! Quel ragazzo l’aveva preso per il culo e non poteva perdonarlo!
<<Non ho alcuna intenzione di scappare. Ti meriti una bella lezione per aver osato fare il gradasso con una povera ragazza innocente, e ti assicuro... >> disse Simon, sorridendo diabolicamente <<… che farò molto in fretta!>>.
<<FIGLIO DI... ORA TI AMMAZZO!>>
Hinode, sentendo quelle parole, chiuse gli occhi, e strinse le mani a mo’ di preghiera.
“Ti prego Dio... se esisti, fa che Dragon perda!”
Si udì il suono inconfondibile di nocche contro la carne, e qualcuno cadde a terra. Riaprì di nuovo gli occhi tremanti... E rimase sorpresa nel vedere il ragazzo in piedi e Dragon a terra in preda al dolore per il pugno preso in pieno ventre!
<<Im... poss... >> esclamò Hinode scioccata. Dragon, il più forte lottatore di Daburin, il criminale più temuto della città, era stato battuto!
Simon, con sguardo omicida, si avvicinò a Dragon, prendendolo per il cappuccio della felpa. Ecco cosa succedeva a chi faceva sempre il gradasso con lui. E quello sarebbe un bullo... a Sabiton era abituato anche a cose peggiori! Questo non era niente a ciò che aveva fatto passare a quelli che avevano insultato lui e la sua famiglia!
<<Tutti i pugni che hai preso oggi non sono niente. Fai ancora lo scemo con me o qualcun altro e giuro che ti strappo gli arti a mani nude, sono stato chiaro?>>
Doveva ringraziarlo. Oggi non aveva intenzione di infierire su di lui.
<<Il mio nome è Simon Kog. Ricordatelo bene... semmai avessi intenzione di morire>>
E gli lasciò andare il cappuccio. A Dragon non rimase altro che liberarsi dalla stretta dell’avversario e fuggire a gambe levate, sperando di non finire nelle sue grinfie. Ma quest’affronto se lo era legato al dito.
“Me la pagherai, Simon Kog. GIURO CHE QUESTA ME LA PAGHERAI CARA!”


Hinode non poteva credere ai suoi occhi. Era salva! Salva per miracolo…
E tutto questo era grazie a quel ragazzo mai visto prima.
<<Hinode!>> <<Hinode!>>
La ragazza, sentendo quelle voci, riconobbe i suoi amici Yuda e Tania, che dopo aver visto tutta la scena erano corsi da lei, preoccupati.
<<Hinode, stai bene?>>
<<Dragon ti ha fatto male?! Stavi strillando come una pazza!>>
Accidenti. Avevano visto tutto. Ed erano agitatissimi...
<<Tranquilli, tutto a posto>> rispose Hinode ai due ragazzi <<Ma promettetemi che non direte nulla ai miei su quanto è accaduto!>>
<<Cosa?! E perché...>> provò a parlargli contrariata Tania, ma l’amica le tappò la bocca con la mano e disse...
<<Se lo vengono a sapere mi chiuderanno a casa per il resto dell’estate. E poi sai quali gesti insensati potrebbero compiere... allora sì che Dragon s’incazzerà sul serio!>>
In quel momento, Simon si avvicinò ai tre ragazzi, e domandò preoccupato a Hinode...
<<Stai bene?>>
<<T-tranquillo... s-sto bene!>> balbettò la ragazza dai capelli ramati. La domanda del ragazzo l’aveva colta di sorpresa, soprattutto quando vide i suoi occhi preoccupati, e così Hinode aveva distolto il suo sguardo da lui ed era diventata rossa per l’imbarazzo. Non si aspettava di essere tanto considerata da quel ragazzo tanto educato e coraggioso...
“Potresti almeno ringraziarlo...” pensò la ragazza sempre imbarazzata.
<<Avete detto che quel ragazzo si chiama Dragon, vero?>> domandò curioso Simon a Yuda <<Potreste spiegarmi chi è?>>
<<Tu non conosci Dragon?>> domandò sorpreso Yuda.
<<No>> ammise Simon <<Mi sono trasferito solo da qualche ora; io vengo da Sabiton, sull’isola di Yurioku>>.
<<Ecco perché non ti ho mai visto!>> affermò Tania, giustificandosi con Yuda <<Neanche tu l’avevi mai visto, lo hai detto qualche minuto prima...>>
Simon capì subito a quale momento si stava riferendo la ragazza scura con la coda di cavallo; stava parlando di quando lui li stava spiando e lei si era accorta della sua presenza.
<<Allora stai molto attento>> lo raccomandò Yuda <<Perché Dragon e la sua banda sono il terrore di questa città>>.
<<La polizia non lo arresta mai>> aggiunse Tania <<Perché è molto bravo nelle arti marziali, ed è il guerriero più forte della città>>.
<<Non potete continuare a farvi mettere i piedi in testa da un individuo del genere>> disse deciso Simon ai tre ragazzi, che lo osservarono attoniti.
<<Non hai paura di lui?>>
<<Perché dovrei? Se crede di potermi comandare, quello si sbaglia! Deve solo provarci... >> affermò deciso Simon, stingendo pericolosamente le sue nocche.
<<Non fare di nuovo l’eroe!>> lo minacciò Hinode <<La prossima volta potresti non essere fortunato...>>
<<Lo stesso vale per te>> la rimbeccò con una strigliata Simon <<Vuoi rischiare di farti molestare di nuovo da lui?>>.
Lei guardò sconvolta il ragazzo, e abbassò il capo, scura in volto: aveva ragione, non poteva rischiare un’altra volta...
<<Cosa ci consigli di fare...>> lo supplicò la ragazza <<Dragon è molto più forte di quanto immagini...>>
<<Questa non è una buona scusa!>> la rimproverò Simon <<Se Dragon è davvero tanto forte, allora dovete diventare più forti di lui!>>
I tre ragazzi abbassarono tetri il capo. Facile per lui! Alto, muscoloso, capace di battere Dragon la prima volta che lo vedeva...
<<Perché non v’iscrivete a una scuola di arti marziali? Così potrete imparare a difendervi>> propose il ragazzo. Poi osservò la confusione delle ragazze, che valutarono attentamente la sua proposta. Fare arti marziali?
<<In effetti... >>
<<E’ un’ottima idea!>> esclamò Tania felice. Simon aveva ragione, solo combattendo sarebbero diventati più forti di Dragon. E quale modo migliore, se non facendo arti marziali!
<<Mio padre è un lottatore di arti marziali>> disse loro Simon <<E lavorerà per conto del dojo di Amrod Arashi>>
<<Lo conosciamo!>> affermò Hinode <<Si trova a due passi da qua! Possiamo andarci già domani, se volete>>
Yuda e Tania fecero un cenno d’assenso. Da quel momento avrebbero fatto arti marziali! I tre si misero a parlare a bassa voce, e Simon capì che il suo compito lì era terminato.
Il ragazzo cominciò ad allontanarsi, non senza un po’ di amarezza nel suo cuore. Quest’esperienza non era servita ad altro che a constatare la sua diversità nei confronti dei ragazzi della sua età.
<<Ehi! Aspetta un attimo!>>
Il cuore del ragazzo cominciò a sobbalzare...
<<Perché non t’iscrivi anche tu?>>chiese Yuda a Simon, che li osservò completamente spiazzato... prima di rispondere con entusiasmo:
<<Certo, perché no?>>
<<Se non hai altro da fare, allora vieni con noi! Così ti facciamo vedere la città!>> gli propose il biondo, tendendogli la mano <<E poi ti presentiamo tutti i nostri amici. Deve essere difficile trasferirsi in una città diversa, dove non conosci nessuno>>
<<A proposito>> esclamò Hinode con curiosità <<Non ci hai detto qual è il tuo nome>>
<<Io sono Tania>> si presentò la ragazza con la coda di cavallo <<Mentre loro sono Yuda e Hinode>>
Se Simon non avesse visto i ragazzi dire quelle parole, probabilmente non ci avrebbe mai creduto. Eppure era accaduto davvero; al mondo c’era qualcuno che lo voleva come amico!
<<Simon Kog>> disse il ragazzo con un sorriso, stringendo la mano a Yuda <<Piacere di conoscervi!>>

 
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