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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: NESSUN MALE VIENE PER NUOCERE
Genere: Sentimentale, Romantico, Comico
Rating: Per Tutte le età
Autore: codina88 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 09/06/2014 22:47:36

una ragazza viene mollata dal suo ragazzo per un'altra... inizierà a escogitare mille modi per mandare a monte la loro storia
 
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- Capitolo 1° -

rieccomi dopo tanto tempo con una nuova storia... diversa dalle solite.. spero vi piaccia...






Avere a che fare con gli uomini è come entrare in una guerra dove sai già che hai perso ancora prima di iniziare a combattere.. Sono tutti uguali insopportabili e irrispettosi. Stare con un uomo è come non starci, oggi c’è domani chissà. Una storia con un uomo è come un lavoro, devi studiare tutto nel dettaglio per far andare tutto bene, anche se alla fine non sei sicura del successo. Un uomo ti cambia a suo piacere, oggi vai bene domani, nonostante sei sempre tu, non vai più bene e non si sa su che criterio basino questa decisione. Sappiate che un uomo se non è innamorato vi farà passare tutto quello che un giorno gli toccherà quando finalmente trova quella giusta. Oggi siete voi lo zerbino, ma un giorno lo diventerà pure lui. Quelli che ami non ti vogliono quelli che non vuoi ti assillano. Uff che amarezza. Sto in casa mentre mi fumo l’ennesima sigaretta affranta da una vita amorosa fallita. Il lavoro che mi snerva, e una bella giornata di sole passata in casa, da sola, in compagnia delle sigarette eterne amiche, e una tivu che non vuole proiettare niente di interessante. Sono sul divano stravaccata con una copertina, una gamba su l’altra giù. Una pezzente. Ecco come sono. Una drogata buttata chissà dove. Sul tavolino ho pure appoggiato la vodka, un’altra tra le mie amiche. Sigaretta e vodka. Sto attraversando un periodo abbastanza duro e tragico, da come potete vedere. Mi alzo e vado a prepararmi un caffè, giusto per avere anche un mio terzo amico con me. Ma la strada per la cucina è lunga e faticosa, così per non pensarci mi accendo una sigaretta, sperando poi di arrivare alla meta. Sono distrutta, psicologicamente a pezzi, un’altra storia finita, e mentre io sto qui a deprimere le mie amarezze lui è già fuori con un’altra o con gli amici a un bar o a giocare a calcetto. Sì perché quando finisce una storia è risaputo che la donna sta male, è questo il suo compito, di stare male anche per l’altro, perchè si sa che l’uomo, per spazzare via così per dire il dolore e la sofferenza ha tre scelte: trovarsi una ragazza con qui condividere i propri dolori e sofferenze, nel mentre in cui sono a letto, andare a ubriacarsi con gli amici per non pensare ( come se pensassero), oppure giocare a calcetto. Questo è il loro compito. Di sicuro non troverai mai un uomo che si rimpinzi di dolci fino alla nausea, che guarderà film strappalacrime con la scusa di piangere, che stia come me su un divano una domenica di pomeriggio a rovinarsi praticamente la giornata, l’unica di festa tra l’altro. Mi guardo allo specchio. Faccio pena. Ho gli occhi gonfi e intorno a me solo fazzoletti mozziconi di sigarette in un posacenere che non si vede ora mai più e una bottiglia vuota sul tavolo. Vodka ci ha lasciati. Mi squilla il telefono. Prontamente rispondo, magari è lui
“pronto??”
“piccola ciao”- mia madre. Come al solito hanno un tempismo spettacolare. Figuriamoci se poteva essere lui, ha già tre cose da fare è impegnato. Richiamare per farsi perdonare e tornare da me non è tra le sue priorità quindi non aspettiamocelo nemmeno.
“ciao mamma”- sibilo
“allora come va??”- ecco perché devono farti domande di cui sanno già la risposta???
“bene???”- rispondo come per dire “ma che domanda ovvia è.. certo che sto male”
“ah bene bene sono contenta”- non mi ha nemmeno ascoltato
“dimmi mamma, avrei da fare”- comprare un’altra bottiglia di un qualsiasi alcol che ci sia
“io e tuo padre ci chiedevamo se domani sera hai da fare. C’è il compleanno dello zio e ci tenevamo ci fossi pure tu”- perfetto serata in famiglia. Ci voleva proprio nella mia agenda, coi parenti simpatici che ti chiederanno perché non hai il moroso, come mai è finita con quello che avevo a cinque anni e come mai non ho intenzione di averne uno al più presto, che invecchio anche io e poi sarà troppo tardi e morirò zitella e acida e nessun uomo piangerà per me.
“va bene”- tanto sarò liberissima fino alla morte se vado avanti così. Non avrei altro da fare e mia madre i no non gli accetta. Finita la telefonata, mi appropinquo in cucina, e mentre preparo la moka guardo di sfuggita fuori dalla finestra. C’è proprio un bel sole, e il venticello fa dondolare leggermente gli alberi, ci sono bambini che giocano al parco mariti e mogli che si divertono. Ehi, cosa mi tocca vedere. Una donna brutta come la fame, la tipica donna degli anni cinquanta e a trentanni ne dimostra già cinquanta, con grembiule, le pantofole, e dei grandi nei sulla faccia, sposata pure lei. Una camola sposata e io che non sono proprio così almeno per il momento, single. Che amarezza. Chiudo la finestra così almeno non la vedo e finalmente accendo il gas per sto caffè che sembra che lo sto preparando da due anni. No no, così non può andare avanti. Sento il cellulare vibrare. No panico, tanto abbiamo appurato che lui non è di sicuro. Ma magari… mi fiondo sul cellulare, e… un messaggio… lo apro… la mia amica
“ti va di vederci???”- oggi??? Mah.. ci penso un attimo. Forse se non voglio diventare come quella là di fuori almeno una passeggiata me la posso permettere.
“ok per le tre”- guardo l’orologio, e sono esattamente le due, giusto il tempo per prepararsi. Entro nella mia camera e apro l’armadio. Come al solito non ho niente da mettere. Prendo le prime cose che mi sono arrivate alla mano, e cioè jins e maglietta i più semplici possibili, mi do una sciacquata al viso e mi trucco un attimo per evitare di spaventare la gente, una spruzzata di profumo e sono già in strada. Guardo il cielo, è proprio senza una nuvola ma non fa nemmeno troppo caldo, anzi si sta proprio bene. Meno male sono uscita dai cosa mi sarei persa, una bella passeggiata con la mia amica che anche se si stuferà di sentirmi parlare, non lo da mai a vedere. Se non ci fosse lei, io non saprei proprio che fare. Come al solito la domenica è praticamente deserta in strada, e c’è solo gente che passeggia o va in bicicletta, è tutto così tranquillo, quasi quasi mi sto rilassando un poco. Accendo la mia sigaretta, la inspiro ed espiro. Ah ora si che ci siamo. Arrivo sotto casa della mia amica che stranamente è già pronta.
“ciao!!! Ho provato a chiamarti cento volte ieri sera, ma nemmeno mi hai risposto, ero preoccupata”
Le do i tipici due bacini
“no era solo che non avevo voglia di parlare”
“questo l’ho notato, ma che è successo?”- non l’ho ancora messa al corrente
“mi ha lasciato”- si ferma impietrita.
“e me lo dici così?!!!”- obietta
“vuoi che te lo dica saltando su una gamba??”- sorrido mentre lei rimane ancora impietrita
“no, ma mi aspettavo mi avresti avvisato prima al posto che isolarti”- si è vero normalmente avrei fatto così, ma sta volta non è nulla normale. Anzi, tutto iniziò quel giorno, quel maledetto giorno in cui iniziammo ad uscire, quel maledetto giorno in cui io lo incontrai in quella maledetta fiera di quel maledetto paese
“ciao Franci quanto tempo”- lui era un mio conoscente di vecchia data che non vedevo da mesi e che il caso ha voluto farmelo incontrare dopo per capire che razza di stronzo è. Giusto così per avere una conferma diciamo
“ciao”- esclamo anche con abbastanza entusiasmo perché comunque non sapevo ancora come sarebbe andata a finire
“dai una sera usciamo ti passo a prendere io se ti va”
“ok dai volentieri mi farebbe piacere”- esclamai
“ facciamo sabato prossimo???”- mi domandò
“va bene ti aspetto per le nove e mezza sotto casa mia”- detto ciò siamo usciti e così per altri otto mesi. Bisogna capire che per una ragazza otto mesi sono uguali a un fidanzamento, per un uomo sono uguali a otto mesi di sesso sempre più meraviglioso perché conosci a fondo una persona. Ecco a proposito di questo fatto ci sono state incongruenze. Io pensavo di essere morosa ufficiale degna donna di vivere con lui sposarmi e avere figli, lui appena lo ha scoperto si è spaventato e si è arrabbiato perché non aveva dato il via a questa procedura di fidanzati, perché non c’è stato il suo permesso di pensare che eravamo morosi che io non potevo prendermi tutte queste libertà che ci stavamo solo conoscendo e nient’altro, e che non è pronto per legami e che ho rovinato tutto con questo pensiero. Mi ha lasciato proprio così. Da uccidere??? Si lo penso anche io
“ma senti questa. Proprio non me l’aspettavo”- borbotta la mia amica
“beh se ti consola nemmeno io”- confermo
“andiamo a bere qualcosa che ci tiriamo su il morale”- mi prende per un braccetto e mi porta al solito bar
“ciao Fred!”- salutiamo il barista
“ciao ragazze, prendete il solito??”- annuiamo e ci sediamo in un tavolo all’esterno in un giardinetto molto carino davanti a un laghetto artificiale. Questo è il nostro bar, piccolino, intimo, di paese. Ci abbiamo passato tante serate, tante avventure, ogni volta che non andavamo a scuola ci rifugiavamo qui, a studiare venivamo qui, a cantare qui, dato che la sera c’è il gioco canta tu, sempre qui. Ci siamo cresciute e ora mai siamo quasi le padrone praticamente. Ci accendiamo una sigaretta, tanto per cambiare, e rimaniamo un poco in silenzio a fissare i passanti, poi a un tratto la mia amica mi domanda:
“come ti senti?”
“Diciamo che per essere una che è stata mollata, che si è innamorata, che è stata trattata come la prima stronza che passava, una sconosciuta una cicca sputata, direi piuttosto male. Ma mi passerà”- per forza, anche perché non vedo alternativa
“sta sera se ti va ti porto a ballare così non ci pensi”- tenta
“no grazie sta sera sto a casa. Domani lavoro e non voglio fare tardi”
“da quando ti preoccupi dell’orario?”- si infatti è abbastanza strano dal momento che io sono sempre fuori da che sono al mondo e non sono mai rientrata in casa prima dell’alba.
“hai ragione, ma sono a pezzi. Ho bisogno di dormire e stare tranquilla.” Nel frattempo arrivano i nostri drink, che sorseggiamo in silenzio finchè
“non ci posso credere”- sgrano gli occhi e inizio a tossire perché mi è andata di traverso il drink
“cosa è successò?”
“noooooooooooooooooooo”- mi batto una mano sulla fronte e inizio
“scema scema scema dovevo aspettarmelo lui frequenta questo bar”
“nooooooooooooooo”- mi copia la mia amica quando lo vede. Ma il problema non è vederlo è il vederlo con quella
“non ci posso credere quello stronzo mi ha lasciato ed ora è con quella cozza della Margherita”-no non ci posso credere è un affronto. Li vedo entrare nel bar incuranti o ignari che io ci sono mano nella mano sorridenti, felici.
“vuoi andartene?”- domanda la mia amica già mezza in piedi
“no no voglio godermi la scena”- rispondo con gli occhi fissi su di loro e la cannuccia in bocca ora mai masticata fino alla nausea. Ecco come sta soffrendo come mi sta pensando. E io scema qui a rovinarmi il fegato in tutti i sensi per lui e i polmoni. No non va bene. Mi fa male stare lì ma non mi schiodo nemmeno se mi schiodassero. Non parlo ma ascolto
“ahahaha ma che tenero ieri sera. Ti ricordi?? O eri troppo ubriaco??”- sogghigna Margherita. Ah già non vi ho spiegato chi è Margherita. Margherita, che io ho soprannominato la vedova nera, è una ragazza del paese che ha il record mondiale per gli uomini che ha portato via alle ragazze. Lei è quella che mette zizzagne nella coppia per separarle e avere l’uomo tutto per sé chiunque esso sia. Non guarda in faccia nessuno lei agisce e basta. E tutti giuro tutti almeno una volta sono entrati nella sua trappola. Come se avesse chissà quale potere su di loro, e addirittura si innamorano e fanno pazzie per lei. C’è chi ha lasciato la moglie, chi le ha comprato casa, chi le compra i vestiti, e quando scarica uno, quest’ultimo è pronto a prendere a mazzate il prossimo. Diventano matti di lei e sto scemo del mio ex anche se non eravamo insieme lo reputo ex c’è cascato. Che amarezza. Guarda quasi quasi mi fa schifo. Per me, tutto quello che mi ha detto è partito da lei, lei che riesce sempre a far fare quello che vuole agli uomini. Li tengo sotto stretta osservazione. Non lascio nemmeno un attimo la traiettoria.
“ma allora?? Non dirmi che pensi ancora a quella sciacquetta. Hai fatto bene a mollarla”- sghignazza la vedova
“sì lo so ora ho te e poi non mi interessava nulla di lei”- commenta l’inetto. A questo punto io non ci vedo più mi alzo di scatto e parto
“aspetta”- urla la mia amica. Mi avvicino al tavolo col mio bicchiere e sbadatamente inciampo sul nulla e casualmente la mia bibita si rovescia sui capelli di lei che inizia a urlare
“oddio la mia permanente oddio ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhi miei capelli”-
“oh scusami cara veramente non ho visto. Dai vorrà dire che la parrucchiera te la pagherà il tuo nuovo cliente”- mi giro verso di lui e rovescio l’ultima parte del drink dritto dritto sui suoi pantaloni. Appoggio il bicchiere sul tavolo e dopo un
“Ciao Fred” e un suo
“la pagheraì” e un mio
“Si si come no”- mi appropinquo all’ uscita seguita dalla mia amica
“sei stata una grande, li hai stesi in un solo colpo”- commenta estasiata
“si beh ma ciò non toglie che è con quella, quel verme me l’ha portato via, ma sta volta ha sbagliato donna con cui prendersela, la cosa non finisce qui”
“che vuoi fare?”- mi domanda
“vedrai…”
“senti io devo andare chiamami se hai bisogno”
“va bene buona serata”- e dopo averla salutata ritorno sui miei passi. Sono le quattro e mezza, entro nella solita gelateria
“vorrei due chili di gelato”
“hai gente a cena??”- mi domanda la gelataia
“no è per me”- esclamo soddisfatta. Prendo tutti i gusti possibili e immaginabili, e in fretta e furia torno a casa. Entro. La mia casetta, finalmente. Non è grande, diciamo che è un bilocale, con una cucina non eccessivamente spaziosa, ma comoda, un piccolo salotto una cameretta e il bagno. L’ho presa già arredata, ma poco alla volta l’ho resa mia comprando piccoli oggetti di abbellimento, sì devo dire che non ha nessuna sembianza che aveva all’inizio, ora è proprio mia mia. Ho preso dei faretti da mettere in salotto e in camera con luci colorate che cambiano ogni poco, ho preso un paio di puff per il salottino, ho preso un bel po’ di mensole, un bello stereo, un computer nuovo, una scrivania, un giardino zen posto su un tavolino in vetro molto carino con sotto una fata, un sacco di candele profumate, tende stravaganti, poster sparsi in giro, foto mie e delle mie amiche ovunque, e per finire una foto ingrandita di me e lui. La prendo tra le mani mentre mi siedo sul divano e penso:
“in fondo non è colpa sua. È tutta colpa di quella che gli ha infilitto un incantesimo al quale nemmeno lui è resistito, ma ciò non toglie il fatto che lo odio da morire” lascio cadere la foto sul tavolo sottostante, mi prendo in mano la vaschetta, un cucchiaio, e intanto che mangio penso. Penso a un modo di vendicarmi. Lo so che non è bello, ma in questo caso è di estrema necessità. Ho subito un affronto, sono la parte lesa e ho il diritto estremo di avere giustizia. Vediamo che posso fare. Innanzitutto conosco un mio amico che di lavoro fa l’investigatore privato. Proviamo a chiamarlo
“ehi bellissima pensavo non esistessi più”- esclama nel prendere la chiamata
“macchè sei tu che vivi sempre nell’ombra”- ahahah che battuta sono troppo simpatica
“dimmi tutto dolcezza. Vuoi uscire con me??”- il solito burlone
“no”- la solita acida-“volevo chiederti un favore favorissimo”
“ti ascolto.”
“è di lavoro però”- mi affretto a dire
“peccato speravo ti servirva un passaggio da qualche parte o una serata in mia compagnia”
“se mi fai questo favore ti prometto che una sera andiamo a bere qualcosa!”- tanto è simpatico
“farò tutto quello che vuoi”- ok ora si che ci capiamo
“ti ricordi il tipo con qui uscivo?”- glielo avevo fatto conoscere
“ah sì. Si si ma perché parli al passato?”- chiede
“dimmelo tu visto che è il tuo lavoro”- lo affronto
“ahahah dai cosa ti serve”
“ah ma allora non sai niente ahaha no scherzo potresti dirmi non so se ha cambiato macchina, dove gira adesso e fargli qualche foto con la sua nuova fiamma???”
“farò il possibile”
“è urgente per favore”
“mi metto subito al lavoro principessa”- e dopo averlo ringraziato ritorno al mio gelato e a una sigaretta che ancora non avevo acceso. Ora sì che inizio a divertirmi. Guardo l’ora sono già le sette. Caspita come passa il tempo. Meglio che vada a farmi una doccia, così almeno mi rilasso un attimo e per due secondi non fumo, che forse è il caso. Apro il getto fantastico della mia fantastica doccia, e mi sa che ci sto dentro un eternità, dal fumo che ne esce, sembra un accampamento indiano. Prendo lo shampoo e mi massaggio la testa e inizio a cantare una canzone stonatissima inventata e altamente assurda. Squilla il telefono. Ma dai?? Che novità, sempre quando ci si sta lavando. Va beh se è urgente richiameranno, nel frattempo mi insapono per bene e dopo una rapido
ma intenso risciacquo mi avvolgo nel mio morbido accappatoio infilandomi la salvietta in testa raccogliendo così capelli troppo bagnati che mi inonderebbero ulteriormente la schiena. Vado in salotto dopo che mi sono messa le ciabatte e guardo il cellulare. Una chiamata persa. Mamma. L’ho detto io che non era niente di urgente. Gira che ti rigira sono già le otto. Cucinare? Nemmeno per sogno.
“ciao sono la Franci, potresti portarmi a casa una porzione di riso alla cantonese, tre involtini primavera e le nuvole di drago??? Sì.. per le nove.. grazie ciao”- il mio ristorante cinese delle emergenze risponde sempre. Sta sera va così, cena sul divano davanti a un dvd. Intanto che aspetto sarà il caso che mi vada a cambiare. Mi asciugo per bene e mi infilo una tuta morbida da casa, poi tolgo accuratamente l’asciugamano dai capelli e li strizzo un’attimo, per poi metterci della schiuma sui miei lunghi ricci in modo che rimangano tali, e non obrobri, e inizio a fonarli. Sono lunghissimi ci impiego sempre un sacco, di fatti non sempre li asciugo, ma oggi mi gira così. Mi guardo allo specchio. Eppure non sono così brutta, perché non riesco ad avere un uomo duraturo?? Come fanno a non innamorarsi di una bella personcina come me?? Che spreco tutto questo ben di dio abbandonato qua. Poi ripenso a Margherita. Sì certo non dico che è più bella di me, per carità, solo diciamo, sì insomma, come posso dire…. Forse è perché è una molto più disponibile di me?? Forse perché non è mai vestita?? Forse perché sembra a Barbie? Mah mi sono sempre chiesta cosa ci trovassero gli uomini in lei. Chi lo sa. Ma tanto non vorrei mai essere come lei. Per carità, che se lo tenga Stefano.. Stefano, poi che nome del cavolo. No no non ho perso niente, una persona che sputa sul piatto dove ha mangiato non è degna di esistere per me, quindi che rimanga con lei, tanto non durerà a lungo, e io sarò lì a ridere come una pazza isterica. Puauauauauauauau. Mi guardo ancora allo specchio, ho una faccia con un ghigno troppo soddisfatto, anche se non ho ancora ottenuto nulla, ma con calma, con calma. La vendetta va mangiata a piatto caldo. Mi suona il campanello.
Mi sa è quello del ristorante
“Ciao Franci era da un po’ che non ordinavi. Tutto a posto?? Sono 15 euro”
“si si tutto bene solo che un tempo non avevo bisogno di ordinare avevo un uomo che mi portava a cena”
“a mi spiace e ora??? Che è successo”
“che porta a cena un’altra e io me la faccio portare da te. Che giro ne? Ahahahahah”- sorride pure lui prendo la mia cena e inizio a mangiare avidamente, guardando la tele, finchè mi addormento.


La radiosveglia interrompe tutti i miei bellissimi sogni e mi invita senza che io lo voglia a svegliarmi. Mi stropiccio gli occhi e inarco la schiena sbadigliando come un bufalo appena uscito dal letargo, e finalmente mi convinco che è il caso di alzarsi. Mi guardo intorno. Che macello questa casa, un giorno mi deciderò a sistemarla, lo giuro. Mi metto addosso una vestaglia, le ciabatte, e mi dirigo in cucina. Preparo la colazione a base di caffè e cereali, un poco di spremuta e via a cambiarsi velocemente, saltare in macchina e via verso un’altra giornata noiosa. Arrivo a lavoro, io faccio l ‘impiegata per conto di un’azienda con a capo un maiale schifoso che se non avessi così bisogno di lavoro gli darei due papine. È un uomo sposato con tre figli a sessant’anni, ma ci prova con le ragazzine ed è veramente snervante. Io non ci do nemmeno la soddisfazione, proprio lo ignoro se non si tratta di lavoro, altre invece fanno le galline per entrare nelle sue grazie e avere qualche soldo in più. Per conto mio i suoi soldi glieli farei proprio mettere… sì sì… dove pensate voi. Entro in ufficio sono tutti secchi gnecchi, come tutti i lunedì che si rispettino. Una nuvola grigia incombe su di noi e guai se uno oggi si permette di uscire dalle righe. Viene sbranato subito. Ok è chiaro, oggi non si parla si lavora cercando il più possibile di non fare domande. Sono le otto. Devo arrivare a mezzo giorno. Vediamo se ce la possiamo fare. Ho anche parecchie cose da fare, passerà sicuramente. Mi squilla il cellulare.
“pronto??”
“ehi bellezza ho delle notizie per te”- è Marco, l’investigatore privato
“di già?? Ma allora sei bravissimo”- esclamo soddisfatta
“ha comprato una macchina nuova una peugeut ultimo modello. Costa 15000 euro, e la prima cosa che ha fatto è stato di fare un giro con Margherita, e sta sera devono andare al lago per le otto”
“mamma mia mi fai paura bravissimo”
“allora usciamo a bere qualcosa?”- sogghigno
“può essere ma devi darmi più informazioni”- detto questo ritorno al mio lavoro, anche se non ci sono con la testa. Poi mi squilla nuovamente il telefono.
“eh?”
“Piccola ma ciao volevo ricordarti che sta sera sei a cena da noi”- la solita mal fidente di mia madre
“si mamma ci sarò ma ora sto lavorando ci sentiamo dopo ok?”- senza farla obiettare stacco il telefono. Ora posso anche iniziare il mio dovere. La mattinata passa anche abbastanza tranquilla tra scartoffie varie e telefonate di clienti non troppo carini, ma fa tutto parte della routine. Mezzogiorno arriva in fretta, e torno a casa per un pranzo veloce e un rientro altrettanto affrettato. Oggi devo riuscire ad uscire puntuale alle cinque ho diverse cose da fare, tra cui una visitatina alla macchina del mio ex ih ih ih ih. Bene o male il pomeriggio passa, e finalmente esco da sto schifo di posto, dirigendomi subito in un negozio sportivo.
“devo comprare un sacco della palestra coi guantoni”- dico al commesso, che gentilmente me lo consegna, pago, e corro a per di fiato a casa.
È ora di rinnovare la casa. Trovo un angolino dove mettere il nuovo acquisto, prendo la foto gigante di me e lui tra le mani, taglio la mia parte e la butto, lascio la sua, gli deformo la faccia pitturandogli due corna e qualche baffo giusto per evidenziare il mio poco rispetto per lui e la appicco al sacco, poi prendo i guantoni, e lo provo subito.
“fai schifo”- e tiro un pugno
“Ti odio”- e avanti un altro
“ti distruggo”- e un calcio parte. Poi decido che è un buon esercizio e metto allo stereo il cd con canzoni tipo quelle del film di rocki balboa. Mi metto in tuta e inizio seriamente il mio allenamento. Oltre che a sfogarmi psicologicamente, è anche un esercizio fisico niente male. Tra calci e pugni non so nemmeno io cosa scegliere. Invenzioni di mosse, parole assurde urlate e pim pum vari dopo, mi accorgo che sono stremata. Insomma per una che non è abituata, già dieci minuti sono troppi. Ho anche io i miei limiti. Ma.. ehi quasi dimenticavo. Mi faccio una doccia rapida, giusto per non puzzare come una capra, e mi preparo. Indosso maglia nera col cappuccio, pantaloni neri e stretti, scarpe nere. Mi copro metà faccia con una sciarpina leggera nera ed esco di casa. Prendo la macchina e in pochi minuti sono nelle vicinanze di casa sua. Parcheggio un poco distante dalla abitazione e scendo. Mi inoltro per le vie verdeggianti delle villette che mi circondano, fino ad arrivare davanti al suo cancello. Ed ecco la macchina nuova. Bene bene è ora di collaudarla. Tiro fuori un coltellino svizzero che avevo in tasca, chi non se lo porta mai dietro, è utile per qualsiasi evenienza, e senza averne le intenzioni gli buco tutte e quattro le gomme, di soppiatto senza farmi notare, e con la chiave di casa gli rigo la macchina. Adoro questo orario nessuno è in giro e io posso agire indisturbata.oddio ma come parlo. Manco fossi una ladra. Fatto ciò sempre facendo attenzione ritorno sui miei passi fino ad arrivare alla macchina.
“sì sì ora portala pure a cena. Ma in bicicletta”- e dopo una sonora risata tra me e me torno a casa nella speranza che Marco mi aggiorni presto sul seguito.
mi preparo per la bellissima cena che mi prospetta, per modo di dire. Non ho voglia, ma il pensiero che almeno io cenerò e loro probabilmente no mi fa sentire meglio. Cosa mi metto sta sera? Quasi quasi vado in pigiama, tanto per dove devo andare, almeno sono pronta per la notte. Ma no dai, mettiamoci una gonnellina e una magliettina, sandali e via. Accendo la musica intanto che mi vesto e mi trucco, e senza farlo apposta sento la canzone preferita di Stefano. Ok passo davanti al sacco e gli do due pugni forti, cambiando poi canzone. Non iniziamo a farmi girare le scatole per favore, non è serata. Guardo l’orologio. È l’ora di andare mia mamma non ammette ritardi. Salgo in macchina e con una sigaretta e la radio a tutto volume arrivo a casa dei miei. Mentre parcheggio noto la moltitudine di macchine che sono già presenti. Mamma mia non mi ricordavo di avere tutti questi parenti. Quasi quasi mi dileguo. No dai, un respiro profondo e entriamo nella cerchia dei matti. Non faccio a tempo a bussare la porta, che si apre esce una mano che mi prende per la maglietta e mi tira dentro
“la mia bambina, la mia bellissima bambina. Guardate chi c’è??”- è mia mamma che mi strizza per bene, manco fossi una piccola bambola da strattonare, e detto ciò mi da in pasto agli altri della combriccola
“mamma mia Francesca come sei cresciuta”- beh non ho dieci anni da un bel po’
“cavolo cocca della zia come stai??? Non farti mai vedere ne?? E a uomini?”- ecco perché non mi faccio vedere
“zia ne ho troppi se no verrei volentieri da te”- rispondo mentre un altro mio zio mi ispeziona facendomi girare su me stessa
“ragazza mia se non ti muovi tutto sto ben di dio sparisce e nessuno ti vorrà più”- ecco iniziamo con la tortura cinese
“oh su su lasciate stare la mia bimba e iniziamo a mangiare”- per una volta mia madre mi ha salvato. Ci sediamo attorno questa tavolata magnifica che strabocca di cibo cibo cibo. Ho una fame che nemmeno immaginavo di avere. Deve essermi aperto lo stomaco nel vedere tutte quelle leccornie. Dagli antipasti di carne, pesce, a tre primi, due secondi un buffet di dolci. Si si mia mamma non si è certo risparmiata, e devo dire che è tutto succolente. Tra un boccone e l’altro si parla. Si passa dalla politica ai problemi eco sociali, alle iniziazioni del volontariato di mia zia, alla mostra canina, alla signora Lucia, argomento piuttosto discusso in casa, questa povera signora odiata così tanto e chiacchierata in famiglia è una vicina di casa piuttosto impicciona che ne combina di ogni. Con le sue stupidate che escono dalla bocca fa sempre litigare tutti, a una festa di paese ha fatto pagliacciate per il costo di uno zucchero filato, considerato troppo caro, e alla messa di mezzanotte di Natale si è lamentata davanti a tutti che la predica non era giusta. Beh è piuttosto insopportabile. La cena si è conclusa al dolce con argomento calcio. Iniziamo con le litigate per divergenze di opinioni. Ogni mio zio tiene a squadre diverse, quindi il caos più totale.
“bambini basta così andate a urlare in salotto e lasciate noi ragazze in pace grazie”- li fa accomodare mia mamma, così noi donne stiamo in cucina a chiacchierare tranquillamente, senza quella mandria di bufali inferociti.
“volete un caffè?”- domanda mia mamma
“si volentieri”- rispondiamo.
“Ascolta bella ma dimmi come mai non ha funzionato con Stefano? Sembravate così felici”- mi chiede mia zia posandomi le mani sulle ginocchia e fissandomi negli occhi con aria compassionevole. Diciamo che io non ho mai parlato a nessuno di Stefano, ma vivendo in un paese cosi piccolo, si sa la gente mormora.
“allora felici è una parola grossa, insieme non eravamo, quindi non vedo cosa doveva funzionare se non c’era niente.. Amici diciamo così.”- cerco di cavarmela
“ma sì Nunzia compagni di letto”- stringe mia mamma
“mamma!!!!! Ma che dici!”- insomma non per me
“non si dice così oggi giorno?”
“si va beh ma non così esplicitamente, comunque si zia è così la storia”
“bontà infinita alla tua età pensi ancora a queste cose? Dovresti mettere su famiglia ora mai. Sai io e tuo zio…”- no ti prego
“zia ecco il tuo caffè. Che bella serata quasi quasi esco a fumarmi una sigaretta”- esclamo evitando di risentire la storia già sentita mille volte.
“dovresti smetterla di fumare. Se fumi non trovi un uomo. Chi bacerebbe mai una che sa di posacenere”- sempre simpatica
“va bene zia questa è l’ultima”- detto questo esco, prendo in mano il cellulare e chiamo la mia amica
“quanto mi vuoi bene?”- le domando senza darle il tempo di rispondere
“tanto? Perché??”
“sono in preda a un istinto suicida. Che dici mi salvi o meno?”
“Sei dai tuoi parenti??”- è troppo avanti questa ragazza
“Esatto. Prelevami. Portami via ti prego. Non stai male?”
“no veramente sto bene e preferirei rimanere sana per un poco ma se vuoi ti passo a prendere e andiamo a bere qualcosa”- perfetto!
“ ti aspetto tra cinque minuti non resisto di più a dopo”- rientro in casa rilassata del fatto che sono salva. Vedo gli uomini che giocano a carte e le donne ancora in cucina che iniziano a fare la maglia e parlano parlano. Sgattaiolo in bagno per fare la pipì, e passo davanti alla mia camera. È ancora come l’ho lasciata, certo senza tre dita di polvere, il letto sfatto, un bordello di vestiti, devo dire che mia mamma la tiene come un gioiellino. Senza volerlo mi scappa un sorriso. Entro in bagno, e mi affaccio alla finestra. Ci sono tutte montagne intorno, è tutto così bello. Le stelle in cielo illuminano le stradine del paese, non c’è in giro un cane, le cicale si sentono forte anche se sono lontane, e un venticello leggero muove l’erba dei campi che ora mai è bella alta. Mi piace troppo vivere qui, in questo paese. Sembra sempre tutto così magico. Di notte poi è ancora più bello. Lo so sono una ragazza sognatrice, ma almeno i sogni mi rimangono e posso sognare ciò che mi piace senza che nessuno irrompa nemmeno quella stronza di Margherita. A proposito. Proviamo a chiamare marco
“ehi tesò hai novita per me?”
“veramente sì. Sai la macchina nuova che ha comprato?? Magicamente è stata danneggiata alle gomme e graffiata”
“Oh e come mai non mi hai chiamato?”
“Perché penso, anzi sono sicuro che sei stata te”
“Ehi non hai prove non puoi denunciarmi”
“Veramente scherzavo, ma tu ti sei tradita. Potrei ricattarti. Ahahahha ma no scherzavo non ho nessuna intenzione di denunciarti. Hai fatto bene. Ah ah ah ah “
“E ora?? Che hanno fatto??”
“Niente solo hanno dovuto prendere un taxi nonostante i capricci di lei che non voleva usare questi mezzi della plebe, e sono andati al ristorante. Sono qua di fuori che scatto foto, ma sinceramente non capisco come farà lui col suo stipendo a pagare la cena”
“Perché? Dove sono?”
“in un ristorante ultra mega costoso e ti assicuro che lei sta mangiando per venti”
“gli sta bene, spero che faccia un mutuo per quella balena.”
“Ah ah ah ah come sei cattiva. Ora scusami ma mi distrai. Sono in una bella posa, non posso farmeli scappare”
“che scemo ok tienimi aggiornata”- chiudo la telefonata e finalmente faccio pipì. Mi arriva un messaggio
“Sono qui fuori.”- è la mia amica. In tre secondi mi sistemo, recupero le mie cose, e con un saluto frettoloso e una scusa improvvisata esco dal mattatoio.
“grazie grazie grazie”- urlo pimbando in braccio alla mia amica.
“ prego. Ti capisco, pure io non resisto a queste cene di famiglia. Dove vuoi andare??”
“ovunque lontano da qui grazie.”- iniziamo a fare due passi nell’isolato, poi mi viene in mente un’idea. Prendo per mano la mia amica, e con un
“Seguimi”- la trascino via, senza darle spiegazioni. Poco dopo ci troviamo in un campo, mi tolgo i sandali e inizio a correre
“Vieni dai”
“ma sei matta??”- urla la mia amica
“No devo sfogarmi. Dai fallo pure tu. Come quando eravamo piccole ricordi??”- la convinco, e iniziamo a ridere correre fare le capriole buttarci nel fieno appena raccolto, e poi ci rotoliamo come due bambine che non sono mai state all’aria aperta.
“E dai sei già stanca?”- mi sfida
“assolutamente no”- detto questo ricomincio a correre e poi giochiamo alla cavallina e facciamo le ruote. Due cretine in mezzo alla natura.
“facciamo una gara”- propongo
“Ok ci sto. A chi arriva prima a quell’albero. 1, 2, 3”- e partiamo a perdi fiato cercando di metterci i bastoni fra le ruote a vicenda, finche inciampiamo nei nostri piedi, cadiamo, e ridiamo come pazze. Ridiamo talmente tanto che ci vengono giù le lacrime.
“non mi ricordavo il tempo di divertirmi così!”- sussurro. Poi sempre sdraiate sotto questo albero magnifico, ci accendiamo la sigaretta, e contempliamo le stelle.
“Sono proprio brillanti sta sera. Più del solito”- commenta
“già è vero. Ma dici che forse in questa notte così bella se esprimo un desiderio si avvera?”
“Non lo so, ma se sono così lucenti, magari sì”- sembriamo due bambine piccole che credono ancora nei sogni nelle fate nelle favole, che dopo una giornata di gioco si fermano a pensare. Peccato di anni ne abbiamo 26, ma comunque ci piace essere come siamo.
“bene allora lo esprimo”- chiudo gli occhi e penso.-“ok. Fatto. Ora tocca a te”- invito la mia amica a fare altrettanto
“ok…. Mm mm mm mm. Fatto”- ci guardiamo e iniziamo a ridere per la situazione strana in cui siamo.
“ è così rilassante stare qui. Sdraiate senza nessun rumore, senza nessun pensiero, solo il rumore del vento tra le foglie. Che bello quanto vorrei durasse a lungo”- sospiro
“Già. Ehi ma ti ricordi quella canzoncina che cantavamo quando eravamo piccole?”- ci penso su e.
“Sì!!! “- e iniziamo a cantarla a squarciagola, stonate come campane, irrompendo tutta questa tranquillità. Andiamo avanti per mezz’ora, fino a che le gole non iniziano a farci male, e la voce inizia a calare.
“che ore sono?”- chiedo
“Le undici. Meglio avviarsi”- propone. Annuisco, dato che è buio e due ragazze in un campo di notte e sole, non sono molto al sicuro. Nell’alzarci dobbiamo strattonarci i vestiti pieni di erba, ora mai sporchi di verde, persino nei capelli abbiamo infilato un po’ di fieno. Finito, Ci avviamo verso la strada, ci infiliamo i sandali, e dopo un abbraccio e un saluto le nostre strade si dividono, io alla mia macchina e lei alla sua.

Una luce proveniente dalla finestra, mi segna l’inizio di una nuova e estenuante giornata. Apro mezz’occhio e controllo l’orario. Sono un quarto alle sette. Che ansia. Mi stropiccio gli occhi e finalmente mi alzo. Colazione doccia veloce vestiti e via. Mi reco al solito ufficio col solito capo palloso, coi solito colleghi lunatici che però oggi devo ammettere che sono anche tranquilli, a parte uno che mi sa che si è bevuto il cervello
“Ehi dolcezza”- dice a me? Mi giro. Si si dice proprio a me. Mah.
“Dimmi”- meglio lasciare posto alla non chalance
“che ne dici se sta sera usciamo??”- mi domanda
“ a fare che??”- chiedo con aria innocente-“non ci vediamo abbastanza qui?”
“Si ma se usciamo magari ci divertiamo”- e mi schiaccia l’occhiolino. Guarda questo! Harry potter dei miei stivali (lo chiamo così perché è identico non che abbia qualcosa contro Harry potter, anche perché sembra più il nonno di Harry nonostante i suoi 30 anni portati male)
“no guarda mi diverto anche da sola veramente ti ringrazio ma non posso”
“Non ti ho nemmeno detto il giorno”
“Che giorno è?”
“Domani”
“Ecco vedi? Non posso ora scusami ma devo lavorare”- e continuo il mio da fare senza nemmeno guardarlo negli occhi. Questo qui si crede un latin lover, ma poverino ne esce sempre sconfitto. È uno di quegli uomini tipici che credono di piacere anche se non piacciono, ma per fare credere a se stessi che è vero il contrario, ci provano con tutte fino alla nausea, e alla fine non ammetteranno ancora che non sono quello che credono, ma si convincono che sono le donne che sono sbagliate e non capiscono niente. Sono le donne a perderci e non loro. Poveri. Quasi quasi mi fanno compassione. Ma a me non piace a prescindere quindi, stop. Mi squilla il telefono. È Marco:
“bellezza in bicicletta, ho delle novità”
“Wow bello sul cammello. Dimmi tutto”- si oggi ci salutiamo così
“a parte che ieri sera il tuo ex bello è stato prosciugato a dovere senza nemmeno avere un dopocena nonostante ha sborsato cifre esorbitanti, solo perché dovevano tornare in taxi, e lui, il cretino, per farsi perdonare ha deciso di portarla un week end ai tropici”
“A che personaggio. Con me non aveva nemmeno i soldi per un gelato a momenti”
“Povera non ti ha apprezzato. Comunque l’hotel è quello a 5 stelle e si chiama “magnificent””
“mh bene bene molto bene. Hai il numero?”
“Ehi sono un professionista. Ho tutto io. Ma che vuoi fare?”
“Non preoccuparti. Meglio che ne stai fuori bimbo”
“Ahah ah ahahah mi devo preoccupare???”
“No tranquillo non arriveranno mai a te. Ah ah ah dai dettami che poi devo lavorare”- scrivo il numero e lo ringrazio salutandolo. Ho il numero dell’hotel tra le mani e prontamente compongo il numero sperando che mi rispondano
“Buon giorno. Sono la ragazza di Stefano Merlo. Sì… ha chiamato in questi giorni. Stamattina? Si si è vero. Ecco. Volevo disdire la prenotazione perché mi sono ammalata, e non riesco a venire. Ci scusiamo per la perdita di tempo che vi abbiamo creato. La ringrazio. Si si vedrò di riprendermi. Grazie arrivederci.”- e dopo che ho posato la cornetta, un ghigno malefico si impossessa del mio viso. Finalmente è l’ora della pausa pranzo, e oggi sono a casa, perciò corro a casa, mi metto in tuta, accendo lo stereo, e mi alleno col sacco come è consono fare in questi giorni. Mi piace troppo questo sport. Almeno mi scarico. Ho deciso. Comprerò un cane. È un discorso che non c’entra con quello che stavo dicendo, ma è una buonissima idea. Almeno non sono sola in questa casa,e al mio ritorno ho un bellissimo cane azzurro che mi aspetta, dato che il principe azzurro mi sa che si è perso. Detto questo mi preparo per uscire alla ricerca del mio futuro cane. Sono appena le quattro e l’unico canile che abbiamo è aperto fino alle sei. Speriamo di trovarlo in fretta, ora che ho deciso, non ho proprio tempo da perdere.
“Buon giorno signorina, desidera?”- mi domanda il commesso
“Vorrei un cane di media altezza, carino coccoloso ce l’hai?”- certo come descrizione non è un gran che ma è come lo voglio io. Mi mostra una quindicina di cani
“Troppo piccolo. Troppo alto. Troppo grosso. Troppo magro”- finchè i miei occhi lo vedono.
“Eccolo è lui”- ci guardiamo ed è subito amore. È un cane appena nato, ma è troppo bello. Ha gli occhioni a cuoricino, tristi bisognoso d’amore, proprio come me.
“Vedrà crescerà, ma non troppo, proprio come vuole lei. È di razza pura. È stato abbandonato appena nato e lo hanno portato qui due turisti che per loro dispiacere non potevano tenerlo. Ha solo un mese di vita.”- quasi quasi mi metto a piangere. Come si può abbandonare un bellissimo cane così. Povero amore mio. Basta
“Lo compro. Quanto vuole?”
“600 euro vanno bene.”- ah però che affare. Si vede neppure lui può tenerlo. Che tristezza. Questo piccolino sembra che nessuno lo voglia amare.
“è fatta. È mio. Vendete per caso il necessario? Perché la mia è stata un’ idea precipitosa, e non ho nulla in casa né cibo né guinzaglio né cuccia, nulla di nulla.”- effettivamente non sono per niente organizzata
“certo signorina. Prego”- mi mostra una stanza con tutte le necessità che mi occorrono, e vi dico alla fine sono uscita spendendo 900 euro, ma ne è valsa la pena.
“andiamo piccolino. Piccolino. Ti devo dare un nome.”- dico mentre lo porto col guinzaglio a fare una passeggiata. Mentre sto pensando, a un tratto vedo che rotola in terra come un salame. Lo guardo
“ Birillo. Ti chiamerò Birillo”- vedo che si gira a guardarmi. Si si proprio così, è il suo si è pure girato. Teneramente lo prendo in braccio e me lo coccolo per bene. Si vede che ha bisogno di me. Quasi quasi vado a farlo vedere alla mia amica, dato che sono nei dintorni di casa sua.
Le suono il citofono
“Scendi che ti presento il mio moroso”
“Cosa??? Arrivo”- la vedo correre affannata, mi guarda, e si guarda intorno
“ti presento Birillo”- guarda in terra, e rimane per un attimo spaesata
“Beh? Cosa ti aspettavi? Non ti piace??”- continuo
“ è bellissimo. Ma che amore, ma quando lo hai comprato???”
“adesso. Non è adorabile???”- prontamente si abbassa e lo coccola, lo strapazza per bene, emozionata come una bambina che ha visto un cane la prima volta, più o meno come me. Lui, da perfetto rufiano, si lascia fare tutto, apprezzando con gesti affettuosi tutto ciò che gli si fa. Ma come si fa a non volere un musino del genere. Povero. Si ma ora basta
“Ehi mi rubi il moroso stop coccole grazie”- protesto a un certo punto fintamente offesa
“e tu come stai?”- mi chiede la mia amica rialzandosi da terra
“bene. Bene. No non è vero sto a pezzi, non ho ancora superato la cosa, ma ora io e Birillo saremo felici insieme. Ci amiamo, non vedi???”- e mentre lo dico mi avvicino il mio nuovo amico e la guardiamo con occhioni amorosi
“un cane non può sostituire un uomo”
“ hai ragione, è meglio di un uomo. Lui non tradisce. E ti fa compagnia quando sei triste e gioca con te. E ti sta vicino”
“ si lo so ma.. va beh sono felice tu abbia trovato la tua dolce metà”- sorride
“ tranquilla lo dimenticherò prima o poi. Ce la posso fare. Manderò giù questo boccone amaro ingoiandolo a costo di soffocare e dopo che gli avrò procurato lo stesso dolore sarò tranquilla”
“Ma non puoi dimenticare tutto e vivere nella pace eterna, o spettro vendicativo???”
“no non ci penso nemmeno. Deve capire che con me non si scherza, che non sono la prima stronza che passa, che ho anche io un cuore e che se questo mi viene lacerato non rimane in silenzio. E lui non può amare ed essere amato finchè la mia fame di vendetta non sarà soddisfatta”
“Capista. Mi fai paura. Ok fa come ti pare. Ora devo andare a finire i mestieri o mia madre mi uccide. Sta sera due passi??”- mi domanda
“ok a dopo. Per le nove. Ciao”- e me ne vado col mio nuovo amore verso casa. Passo davanti al bar di Fred, decido di entrare così gli presento Birillo
“ ciao Franci, ma chi è quel bel musetto con te”- mi corre incontro non appena mi vede
“Birillo. Birillo saluta Fred”- e subito, come se lo sapesse gli inizia a leccare la mano che lui gli ha posato davanti e inizia a scodinzolare. Mamma che intelligente è questo cane. È meraviglioso
“Come mai questa decisione?? È proprio bello. Ma guardalo. Dai gli offro da bere”- sparisce per un attimo e ritorna con una ciotola piena d’acqua, che finisce non appena la posa in terra. Aveva proprio sete
“così. Avevo voglia di un animale e ho scelto lui. O meglio ci siamo scelti”
“Per forza a non avere un uomo”- questa voce. Questa maledetta voce la riconoscerei tra mille. Mi giro lentamente. È lei. La vedova nera, e accompagnata dal suo fido compare Stefano, La guardo, poi guardo il mio animale
“Attacca!!!!”- ordino. Lui prontamente inizia a ringhiare.
“Vedi??? Le persone cattive le riconosce”- esclamo soddisfatta
“Sa solo ringhiare???”- commenta con aria da spavalda
“Beh e il tuo cane che sa fare??”- ribatto guardando il mio ex con aria di sfida che rimane muto senza dire una parola
“guarda non ti rispondo nemmeno. E tu insomma di qualcosa non rimanere impalato. Ma che uomo sei??”- lo incita
“Già che uomo sei??”- continuo. Lui lo vedi che è furente di rabbia, ma da quella bocca non esce nulla, tranne un
“Andiamocene qui non si può stare”- e se ne va seguito dalla cozza.
“bravo Birillo. Abbiamo vinto.”-e mi abbasso verso di lui che come se avesse capito mi salta in braccio scodinzolando contento
“Tieni biscottino te lo meriti”- apro la borsa e glielo appoggio sulla mano. Sembra piacergli dato che lo mangia in un secondo.
“Proprio bello il tuo cane. Complimenti bella scelta.”- esclama contento Fred. –“e comunque ti sei battuta bene con quella. Mamma mia speriamo non entri più io non capisco come lui abbia potuto..”- dopo di che si blocca imbarazzato
“Io e Birillo siamo una coppia invincibile li abbiamo battuti insieme vero Birillo??? Ora andiamo che devo fargli vedere casa. A presto Fred”- detto questo ce ne andiamo. Non ci voleva, mi è sempre tra i piedi. Ma perché questo paese deve essere proprio così piccolo? Uffa ma che ho fatto di male? Devo ucciderli?? No no dopo starebbero insieme anche dopo la morte e la cosa mi farebbe incavolare ancora di più. Che amarezza. Entriamo in casa e Birillo sembra già nel suo mondo. La ispeziona per bene mentre io gli preparo la cuccia, la cassetta per i suoi bisogni quando non ci sono le sue ciotole con acqua e cibo, e intanto che lui si ambienta mi butto sul divano. Accendo una sigaretta e nel frattempo la tele. Vediamo che cosa c’è oggi da vedere. Giro sui vari canali, finchè decido per i cartoni. Ma si, va bene cosi. Decido che è il caso di fare un po’ di mestieri nel frattempo, non vorrei mai che il mio cane possa impressionarsi dal disordine e rimanere sbigottito a vita. Lo guardo. Sembra che sia attratto da tutto, studia nel dettaglio, e a un tratto si mette nella sua cuccia e si rannicchia su sé stesso. Mi avvicino, e teneramente lo accarezzo. Sento che si lascia andare coi nervi, si rilassa e piano piano si addormenta. Stare qui a guardarlo per ore, ma meglio lasciarlo stare e andare avanti a fare quello che devo fare. Apro le finestre, e inizio coi mestieri, facendo il più delicatamente possibile, non vorrei svegliarlo povero. Ha bisogno di tranquillità. Mi squilla il telefono, tanto per parlare di tranquillità. Mi ci fiondo sopra e rispondo:
“ehi bella come stai??”- è Marco.
“Bene e tu? Hai novità??”
“ma vuoi stare tranquilla?? Non posso chiamarti per sapere come stai?? Sempre di lavoro dobbiamo parlare???”- si.. cioè no.. boh…
“Si scusami te tutto bene??”
“bene bene. Senti tu mi hai detto di fare delle foto ai due, ma a che scopo??”
“E allora vedi che hai news?? Fammi un favore. Non è che potresti prendere lui mentre si bacia con lei eliminare la ragazza sostituirla con un'altra cambiando logicamente sfondo e farla recapitare a lei???”- ti prego dimmi di sì’
“Mi hai preso per la cia???? Non so potrei provare, ma non ne sono sicuro di riuscirci”
“insomma io per cosa ti pago??”- obbietto
“perché mi paghi??”
“Metaforicamente. Eddai per favore fallo per me”-un attimo di silenzio e poi
“E va bene, ma solo perché sei te. Ma ti prego poi smettila ti fai solo del male perdi tempo e a che scopo?”
“Per me, lo faccio per me. E per dare lavoro a te, non sei contento??”
“Sarei più contento se tu la smettessi, ma comunque come vuoi”
“A proposito il week end per quando è prenotato?”- chiedo incuriosita
“per questa settimana. Ma che devo fare andare anche io a spiarli? O posso chiedere a un mio collega che lavora lì’???”
“è discreto? Affidabile??”
“Stiamo parlando di controllare non di rubare o uccidere, dai è bravo anche lui”- ci penso un attimo e poi
“va bene dai essia. Ma voglio sapere tutto quanto”
“affare fatto”
“Ti adoro!!!!”- saltello
“pure io un bacio”- che bello. Inizio a ballare e a canticchiare:
“ho vinto sta volta ho vinto ho vinto”

Dopo una rapida cena, e un altrettanto rapida doccia, prendo su Birillo e andiamo all’appuntamento con la mia amica. Ci incontriamo al parchetto vicino a casa, dove ci prendiamo un bel gelato
“sai oggi che è successo??”- le chiedo. Ovviamente non sa nulla, perciò le spiego del mio incontro con la seppia.
“Non ci posso credere. Ma che vuole? Non ha già fatto abbastanza???”
“a quanto pare no. Ma dovevi vedere Birillo. Se poteva sbranarla”
“e bravo lui”- e lo accarezza sulla testolina, mentre questo comincia a scodinzolare e a saltellare. Ho portato dietro con me una pallina, così mentre siamo sedute su una panchina lo faccio giocare
“ehi Franci guarda quanto è figo quello”- e mi indica un ragazzotto che passa dinnanzi a noi tutto tirato, altro capelli neri fisico scolpito, tatuato, con una sigaretta in bocca, mentre con la mano si sposta i capelli in un gesto come per dire sono figo lo so moritemi dietro tanto non mi avrete mai. E quindi arrangiati rimani nel tuo essere direi io, mentre la mia amica
“Lo voglio conoscere, lo voglio conoscere”
“Ma smettila non vedi che è un cretino??”- commento
“No a me piace troppo tanto”
“Va beh basta chiedere”- prendo la pallina e la lancio verso il ragazzo. Birillo subito si precipita, e il tizio prende in mano l’oggetto e inizia a giocare col mio cane. Niente ho già finito il mio divertimento. Devo dire che Birillo si vende per poco. Dopo circa pochi minuti li vediamo arrivare tutti e due nella nostra direzione
“Oddio sta arrivando. Sono bella?? Bellissima???”- si agita
“Si si stai una meraviglia.”
“Scusate è vostra questa??”- e mi mostra la pallina. Senza troppe feste la prendo tra le mani e inizio:
“Si è la mia lei è la mia amica voleva conoscerti gli piaci a te piace? Sì perché è un incanto io e il amico abbiamo da fare vi lasciamo soli ciao”- e senza nemmeno attendere risposta mi alzo e vado a fare due passi con Birillo. Non appena svolto l’angolo mi giro e li vedo seduti sulla panchina che chiacchierano, lui disinvolto, sicuro di sé e con stile tipo baywatch e lei timidina che parla spostandosi i capelli dietro all’orecchio e facendo fatica a guardarlo e a lasciarsi andare, finchè lui avvicina la sua mano alla sua accarezzandogliela rassicurandola.
“Bene abbiamo creato una coppia”- esclamo contenta. Il mio cane abbaia soddisfatto, e possiamo tornare sui nostri passi. C’è già scuro in cielo, e sono appena le dieci e mezza. Facciamo un giretto veloce giusto il tempo per farlo svagare un attimo, e poi rientriamo a casa. Per prima cosa lui si mette nella sua cuccia pronto per la nanna, mentre io dopo essermi messa il pigiama ritorno davanti alla tele con le patatine sigaretta e coca cola. Mi guardo un bel film prima di andare a dormire, è troppo presto per me.

Sento un qualcuno che mi lecca il viso. Mi alzo di scatto spaventata, e poi mi accorgo che è il mio pulcino tenerino.
“Ma che bel risveglio”- sorrido mentre lo prendo tra le braccia coccolandolo per bene. Rimaniamo nel letto ancora un poco, fino a che non decido che è ora di prepararsi.
“Stamattina devi stare da solo, fa il bravo se devi fare la pipì vai lì dentro, non si rompe la casa no se devi mangiare qui ci sono le ciotole. Io torno presto. Non abbaiare per niente mi raccomando”- mi guarda incuriosito, gli faccio una carezza sulla testolina, e poi parto.
Mi siedo alla scrivania, e apro un cassetto per prendere delle carti importanti che occorrono al capo. Nel scartabellare alla ricerca dei documenti, vedo una foto. La prendo tra le mani., non mi ricordavo di averla anche qui. Rappresenta me e l’imbecille durante la vacanza al mare che abbiamo fatto, mentre ci baciamo felici. Di colpo i ricordi mi riaffiorano, e capisco che anche se voglio fare la presuntuosa col mondo, non posso mentire a me stessa. Nonostante tutto sto male. E saperlo nelle mani di quella mi fa stare peggio. Insomma è passano dalle stelle alle stalle. Che ha lei in più di me. Niente. Cosa può darle lei che io non potevo dargli. Niente. E quindi? Non vedo risposte, solo l’amara consapevolezza che lui non è con me. Vorrei chiamarlo, ma non posso. Poi per dirgli cosa? Ti amo ti prego torna da me? No sarei patetica e gli dimostrerei che non ho dignità e rispetto per me stessa. Non posso. Ripongo la foto nel cassetto, prendo cio’ che devo e chiudo il tutto. Come devo chiudere questa storia, e come devo chiudere con lui. Non posso andare avanti così. Non riesco. Mi faccio del male da sola. Non posso. Ma io mi chiedo. Come può un uomo influenzare così la tua vita, stravolgere la tua quotidianità, e soprattutto incidere sul tuo umore? È assurdo, inspiegabile. Eppure quando sei innamorato, lo vedi sotto tutti quegli aspetti in cui vuoi vederlo, in cui pensi che sia, tutto è magico ed è bello, deve essere tuo a tutti i costi, perché provi qualcosa di indescrivibile, ma quando finisce tutto, sentimenti compresi, lo vedi come realmente è. Una persona normalissima come tante, e ti chiedi cosa ti ha spinto ad innamorarti di lui, cosa aveva di così magico, e di così diverso dagli altri, ma non trovi risposte. Per quanto tu le cerchi, non si trovano, perché i sentimenti non hanno spiegazioni, non hanno alibi, non hanno motivazione. E quindi perché ci fanno vedere la persona con cui stiamo in maniera quasi idilliaca?? Perché non si riesce ad avere sempre tutto sotto controllo? Se così fosse nessuno soffrirebbe, e invece ora mi ritrovo qui, distrutta dal dolore, legata a un ricordo che rimarrà tale. Mi ha fatto soffrire, eppure non riesco, non voglio dimenticarlo. Va beh meglio tornare a lavoro, se no sto qui a rimurginare senza concludere nulla, rimanendo così indietro con tutto. Se il mio cane potesse parlare, lo chiamerei per chiedergli se va tutto bene e se fa il bravo, peccato non posso. Si sentirà solo. E la casa sarà devastata. Me lo immagino.
“ehi ci sei?”- vengo tolta dai miei pensieri da un mio collega
“Si si perché???”
“Mi sembri strana oggi. Ti senti bene??”- certo che no
“Ovvio, come sempre.”- un sorriso e vado avanti. Meno male che il tempo scorre velocemente. Saluto tutti e corro a casa a per di fiato.
“Birillo!!!”- urlo mentre entro. Subito mi corre incontro con queste orecchiette che saltellano di qua e di là. Che bello un rientro così. Lo prendo in braccio, lo coccolo, e mi avvio dentro….. questo casino infernale. Lo guardo con aria di rimprovero.
“Birillo cosa mi hai combinato???”- uff niente oggi dovrò pulire. Per forza. Meno male lavoro solo al mattino, se no per mettere a posto ci impiegherei due anni. Innanzitutto do da mangiare al combina guai, e poi preparo per me. Una sigaretta per calmarmi e una serie di pugni alla faccia di quello. Mangio velocemente, e inizio a sistemare tutto questo macello, impiegandoci così due ore. Ha ribaltato il mondo. Tutto in terra, il cuscino devastato, impronte ovunque perché questo scemotto è entrato nelle piante, e via. Volevo fare pulizia?? Ecco la scusa. Pulizie di primavera. Quando finalmente ho finito, sono già le quattro, e deciso che è tutto a posto e sono stufa, prendo Birillo al guinzaglio e andiamo a fare un giro. C’è proprio una bella giornata, estiva, calda ma non eccessivamente. Andiamo verso al baretto, e ci accomodiamo fuori
“Franci dimmi tutto”- mi chiede Fred
“Una cocacola”
“E il signorino??”- chiede rivolgendosi al rufiano che inizia a leccargli la faccia
“due calci nel sedere”- rispondo
“No ma povero”
“Mi ha ribaltato casa”- ribatto
“Non puoi lasciare un cane piccolo da solo”
“E che faccio mi licenzio per stare con lui?”
“No non lamentarti, appena cresce la smette vedrai. Ti porto il tuo drink e l’acqua per lui.”-ringrazio e nel frattempo chiamo la mia amica
“ehi bella ci sei sta sera?”- speriamo di sì
“Sì che hai in mente??”
“Disco?? Ho voglia di ballare”
“Oh così mi piace perfetto. Ti passo a prendere per le undici e mezza a dopo”- che bello. Ho voglia di scatenarmi come una matta. Ne ho proprio bisogno. Che bello, non vedo l’ora che arrivi l’ora x. Arriva a un tratto Marco. Lo guardo si siede al tavolo con me, si alza gli occhiali da sole sulla testa
“Ciao. Fred per me il solito aperitivo grazie”
“Oh ma buon giorno. Non ti aspettavo. Avevamo un appuntamento??”- potrei anche dimenticarmelo in questi giorni non sono nemmeno al mondo mi sa
“No sono passato per caso. Ehi ma che bello è”
“Si chiama Birillo. Birillo saluta”- e inizia così a fargli le feste. Non capisco se è il cane che le fa o Marco, ma comunque si piacciono. Arrivano i drink, e li sorseggiamo mentre parliamo del più e del meno.
“Quindi? Sta sera che fai?”-chiede a un tratto
“Vado a ballare con la mia amica”
“Ah sono contento. Non pensare a quello, non ne vale la pena.veramente”
“Ma come faccio se me lo trovo davanti anche ora??”- sono sfortunata, ma veramente. Sta volta però stranamente è solo, e la cosa mi solleva un attimo. Si siede a un tavolo, e inizia a guardare verso di noi.
“Allora Marco quando è che usciamo ancora??? Non vedo l’ora”- sussurro, ma sempre cercando di farmi sentire, mentre gli accarezzo i capelli guardandolo negli occhi languidamente
“Amore guarda sono un poco impegnato, non lo so. Domani??”- perfetto ha capito tutto che maschio intelligente
“Mh così lontano? Conterò le ore che ci separano”- e mi avvicino a lato della sua bocca dandogli un bacio tenero tenero. Vedo che rimane di stucco e sinceramente un poco pure io. Non era proprio nei miei programmi.
“Ora vado che devo dare da mangiare al cane. Chiamami”- detto questo mi alzo a testa alta, passo vicino a Stefano, che è rimasto leggermente sbigottito, e vado per la mia strada fiera. Almeno mi ha visto con un altro, e si rende conto, almeno spero, che lui non è l’unico sulla faccia della terra. Torno a casa, e mi butto sul divano con una sigaretta, mentre Birillo si mette nella cuccia, dopo avere mangiato un po’ di crocchette. Deve arrivare sta sera. Deve solo arrivare sta sera, così non ci penso e magari mi diverto. Mi infilo sotto la doccia, e lascio scorrere l’acqua un bel po’ prima di iniziare a lavarmi. Devo rilassarmi, se no sono tutta un nervo. Intanto ho messo la radio a canna, così non penso perché canto a squarcia gola. Esco, mi asciugo, e inizio a prepararmi per la serata. Vediamo cosa ci propone l’armadio. Ma sì gonna corta, magliettina sexi, e sandaletti con la zeppa. Mi dedico parecchio tempo al trucco, non deve sgarrare. Matita nera per l’interno dell’occhio, sfumature di ombretto tra il nero e il bianco, eyeleiner, brillantini intorno agli occhi, e rossetto misto a lucidalabbra. Ora tocca ai capelli. I miei bellissimi ricci lunghi lunghi li raccolgo in una chioma tipo chignon, che li rende ancora più belli. Mi guardo allo specchio. Si si così sono bellissima. Vado a salutare il mio cagnolino, li preparo il bere e ulteriore mangiare, e mi avvio verso casa della mia amica. La trovo sotto casa che mi corre incontro.
“Eccoti.”- mi abbraccia-“finalmente la Franci che conosco. Dai andiamo all’avventura”- sale in macchina, e come prima cosa accende la radio e la mette a tutto volume, accendiamo le sigarette, e direi che siamo pronte per partire. Arriviamo dopo un quarto d’ora a destinazione, dato che non è molto lontana da noi.
“Perfetto ci siamo”- pronuncio mentre scendo dalla macchina sistemandomi la gonna. Pure la mia amica è vestita come me, e devo dire che se non fosse per il fisico leggermente più basso e i capelli non raccolti, ci scambierebbero.
“Andiamo!”- e mi prende sotto braccio. Ovviamente dobbiamo fare la coda, cosa snervante, ma una volta dentro chi ci ferma? Finalmente è il nostro turno, paghiamo, posiamo le borse nel guardaroba, e facciamo un giro di perlustrazione. C’è un sacco di gente, un casino bestiale. Gruppi di ragazzi di qua altri di là, ovunque, non si capisce niente, ma proprio niente. La musica inizia, ma dobbiamo aspettare un poco prima che la pista si riempie come vogliamo noi, e quando succede ci buttiamo e come due scatenate iniziamo a ballare. Ci sono canzoni anni 80-90, le nostre preferite, e non ci viene difficile ballarle. Oddio veramente sembriamo due drogate fattone ubriache, ma non ci importa. Noi saltiamo e ci buttiamo a destra e a manca, che ci importa vogliamo divertirci non fare le super fighe di turno. Tanto comunque cucchiamo lo stesso, anzi non sappiamo nemmeno dove andare, dal momento che siamo circondate da maschioni che vogliono a tutti i costi ballare con noi, ma a noi non importa. Solo io e lei punto. A meno che il ballerino non sia un figo che proprio non vogliamo farci scappare.
“Ma come è andata poi col tipo”- le urlo
“Bene domani ci vediamo”
“Allora è l’ultima sera che sei mia”
“No ma scherzi??? Non dirlo nemmeno per scherzo. E poi è solo un’uscita. chissà…”- già minimo si mettono insieme, ma lo spero per loro. Continuiamo imperterrite a saltare. La mia amica è presa bene sta sera, per conto mio mi guardo in giro. Pure lui frequenta questo posto, ma non lo vedo. Non so se vi succede mai, ma quando siete da qualche parte, e la gente vi sta addosso, non vi viene mai da sperare che ci sia il tuo lui che ti guarda da qualche parte pronto a intervenire per salvarvi e portarvi via?? Beh io ci spero sempre, come un tempo. Quel ragazzo mi dava una protezione a mille, e ora mi sento persa senza di lui, e vorrei appunto che piombasse qui, desse un pugno a questo pirla che è due ora che mi rompe le scatole, e mi portasse via, ma non succede. Non lo vedo, non c’è, e anche se ci fosse, salverebbe la sua bella, non certo me. Che amarezza.
“Su su su sorridi niente tristezza sta sera”- e mi tira le guance per trasformarle sorridenti. Già è vero, non posso rovinare questa serata, quindi via i pensieri e cerchiamo di dimenticare. Vediamo cosa ci offre la serata. Mi guardo intorno in cerca di qualche uomo carino e disponibile, possibilmente che mi noti, o in caso contrario farò in modo che lo faccia comunque. In lontananza scorgo un ragazzo che balla, e guarda verso di noi. Lo guardo con sguardi languidi, muovendomi in modo provocatorio. Faccio in modo che i nostri sguardi si incrocino, e poi faccio finta di nulla, poi ancora lo fisso negli occhi, poi cambio direzione, così per un bel po’, finchè lui si avvicina, mi fa ballare, e dopo tre secondi siamo già lì che ci baciamo. Non so che sia, non so come si chiama, non so nulla nemmeno l’età, ma che importa, almeno per un poco mi distoglie dai miei problemi, e poi devo dire che questo sconosciuto bacia anche bene. A un tratto apro gli occhi, gli sorrido, lo ringrazio, e me ne vado seguita dalla mia amica, lasciando il tizio impalato e piuttosto confuso. Ci confondiamo ancora nella folla, così non mi vede più e nemmeno potrebbe trovarmi, balliamo ancora per un’oretta, poi decidiamo di tornare a casa, data l’ora tardi, e il lavoro che domani ci aspetta
“Ehi però hai scelto quello più carino”- commenta la mia amica
“Se faccio una cosa la faccio bene”- sogghigno. Si ma ora a prescindere da quello che è successo il mio pensiero è ancora verso di lui. Inutile, qui non ci vuole un chiodo scaccia chiodo, qui ci vuole un chiodo scaccia martello. Torno a casa dopo averla accompagnata, e trovo il mio bellissimo Birillo addormentato. Mi cambio a piano in modo da non svegliarlo,e mi affretto ad andare a dormire.
Lui è qui con me, che mi tiene stretta tra le sue braccia dopo un’intensa notte d’amore. Siamo ancora sudati, ma non ci stacchiamo nemmeno lontanamente, siamo io e lui in questo letto.
“Ti amo”- sussurro quasi impaurita
“Ti amo anche io”- dice mentre mi da un lieve bacio sulla testa che è appoggiata sul suo petto. Lo stringo ancora più forte, mentre si apre la porta del bagno, ed esce lei. La vedova nera. Io mi alzo di scatto, lui le sorride, si alza e la segue
“Ma dove vai?”- domando
“Devo andare da lei. Grazie per la bella nottata. Sappi che era l’ultima”- detto questo la prende tra le braccia e scompaiono
Apro immediatamente gli occhi, tutta sudata e piena di lacrime, scese non so quando, e mi alzo di scatto. Un incubo. Un incubo ma che proprio irreale non è dato che la situazione è questa. Guardo la sveglia, sono le tre. La stanza è bollente, si suda da matti. Apro leggermente la finestra, e vado in salotto. Mi siedo sul divano dopo essermi versata un po’ d’acqua e mi accendo una sigaretta. No non posso andare avanti così.

Il mattino arriva in fretta e per fortuna mancano solo due giorni di lavoro. Sono stanca morta, sia per la serata, che per la nottata insonne. Praticamente mi sono svegliata sul divano, e quando apro gli occhi, vedo Birillo che mi guarda seduto proprio sotto di me. Gli scompiglio il pelo
“Buon giorno dolcezza”- esclamo. Gli riempio bene le ciotole, e mi preparo la colazione. Intanto che aspetto che sale il caffè, passo per il bagno, mi guardo allo specchio
“Un mostro. Sembro un mostro”- ho gli occhi gonfissimi i capelli arruffati e una faccia troppo stanca. Mi do una lavata veloce, bevo il mio caffè, e mi cambio. Devo fare le cose veloci perché devo portare il cane a fare i suoi bisogni prima di andare a lavoro. Mi metto in tuta da ginnastica, se no già non sono collegata al mondo stamattina, figuriamoci se lo porto fuori coi tacchi e poi magari mi fa correre. No non ce la farei. Di fatti non faccio tempo a mettergli il guinzaglio che dalla foga quasi mi fa fare un capitombolo. Lo strattono un attimo, e ci avviamo verso il parchetto vicino. Ovviamente a parte i soliti tre vecchieti non c’è nessuno dato che sono solo le sette. Mi squilla il cellulare. Che strano. Un messaggio. Lo apro e leggo:
“ ehi ciao come ti senti? È stata bellissima la serata ieri sera, tieniti pronta per altre un bacio”- che tesoro, la mia compagna di disavventure. Decido di risponderle che va tutto bene, non ho voglia di spiegare niente. Avrei solo voglia di dormire. Guardo l’orologio. Sette e un quarto. Porto Birillo a casa dato che nel frattempo ha fatto tutto corsa compresa, e mi preparo per andare in ufficio. Un’altra giornata non tanto leggera, speriamo passi in fretta. Mi siedo alla mia scrivania, e nonostante sono appena arrivata, mi sembra di essere qui da due anni. Ho mille cose da fare, e già il telefono squilla, e così per tutta la mattinata. Clienti su clienti fornitori su fornitori, appuntamenti da prendere altri da togliere, il capo che non c’è e se c’è è come se non ci fosse dato che devo comunque sbrigare tutto io, un caos più totale. Non ce la faccio ad andare avanti così. Devo staccare. Mi alzo dalla mia scrivania tutta piena di carte appunti foglietti che butterei dalla finestra volentieri, e mi avvio verso l’ufficio del capo. Busso
“Avanti”- un respiro profondo ed entro
“Salve. Scusi se la disturbo, so che è impegnato”- bel modo di iniziare
“Prego si accomodi”- e inizia a fissarmi le tette. Per una volta mi auguro che mia aiutino in questa richiesta
“Volevo chiedere un favore urgente. Non è che potrebbe darmi la giornata di domani, avrei delle commissioni da fare, se no rimango indietro con alcuni pagamenti, e gli uffici sono aperti al mattino e…”- il suo sguardo non si sposta nemmeno di un millimetro
“Si si va bene”- ma avrà capito? Facciamoci andare bene la risposta
“La ringrazio è stato gentilissimo”- detto questo mi alzo, ringrazio che abbia apprezzato la mia misera terza, e torno al mio ufficio. Domani ho deciso parto tre giorni, e me ne vado lontano da qua, così magari staccando torno rilassata e in forma. Mentalmente mi preparo le valige, in modo da essere si cura di avere tutto, e dopo qualche altra telefonata lavorativa, posso anche andarmene a casa. Saluto i colleghi, ringrazio ancora una volta il capo, non si sa mai, lui saluta le mie tette che non ho, e finalmente esco. Decido di andare prima a fare qualche spesa di mangiare, così domani sono a posto, e mi fermo pure a spiluccare qualcosa a un self service del centro commerciale. Allora vediamo, pasta, pane, sugo, affettati, necessario per la colazione, sigarette vodka, c’è tutto mi sembra. Ah sì dolci, tanti dolci, quelli ci vogliono sempre. Vado a mangiare, e c’è un bel po’ di gente seduta ai tavoli, fortunatamente trovo un piccolo posticino in un angolo, dove appoggio la mia spesa, e il vassoio che mi sono preparata precedentemente. Tutti che ridono, sembrano divertirsi, mangiano in tranquillità, donne coi bambini alcuni disperati, altri più calmi, con le loro bavaglie, seduti sui seggioloni mentre si abbuffano di lasagne. Che carini. Ci sono pure un sacco di ragazze uscite da scuola, altre da lavoro, che chiacchierano e chiacchierano, e si divertono, come me un tempo. Ma perché la sfortuna ha voluto che io incontrassi Stefano? Che noia. Addento una forchettata di pasta, mentre continuo a farmi gli affari degli altri. Non è bello mangiare da soli, ma a casa avrei dovuto pulire, qui no, quindi non mi importa niente. Appena ho finito, prendo baracca e burattini e mi avvio verso la mia umile dimora. Salgo in casa, metto a posto la spesa, prendo Birillo lo porto al parco, mi siedo su una panchina mentre lui corre, e mi fumo una sigaretta. Ah che pace, che bello, mi sembra di rinascere, sotto al sole io il cane la sigaretta che bello
“Ciao”- apro gli occhi e vedo che il sole si è oscurato improvvisamente. E questo chi è? Mi sistemo meglio sulla panca
“Ciao”- rispondo.”ci conosciamo?”- domando
“No ma vedi ti ho vista sola e annoiata, pure io sono solo e annoiato, quindi ho detto perché non annoiarci insieme?”- già perché?
“Piacere sono Francesca tu sei?”- e allungo la mano
“Matteo. Piacere mio”- e me la stringe.
“Come mai qui da sola?”-chiede
“La babysitter era di riposo e tu??”- si mette a ridere
“La mia è in malattia”- rido di rimando
“bene dai visto che abbiamo la libera uscita parlami di te”- tanto per fare due chiacchere. Inizia a parlare. Si chiama Matteo, ma questo lo sapevamo già, 29 anni, alto atletico, simpatico, carino, di bella presenza, abbronzato, di lavoro fa il meccanico.
“Single?”- domando
“Sono in trattative con la morosa. Diciamo non ce la stiamo passando bene”- e ti pareva mi capitasse uno senza donne libero come l’aria-“ e tu?”- continua
“no io diciamo che le trattative le ho chiuse, e ora ho deciso spontaneamente di rimanere sola”
“Praticamente ti ha mollato”- mi lascia di stucco. Screanzato come ti permetti non è che mi ha mollato, non eravamo insieme.
“allora il fatto è complicato, nel senso che… sì mi ha mollato”- e quindi?? Qualche problema?
“Mi spiace”- e mi sorride
“Beh ora devo andare io ho un mucchio di faccende. Magari ci si vede in giro”- mi affretto a dire, prendo Birillo, e inizio a fare le mie valige non appena entro a casa. Preparo l’abbigliamento essenziale per stare in montagna, ovvero due paio di jiins, tuta, maglioncini, intimo per due giorni, salvietta, salviettina, il beauty case, prendo tutto alla velocità della luce, come se stessi scappando da qualcosa, e avessi una fretta enorme, e in effetti è così, solo che devo aspettare le luci dell’alba, non mi fido ad andare ora, fa buio presto lassù, e devo avvisare i miei che vado nella loro casa, di modo che non salgano loro. Preparo pure uno zainetto per il cane, con dentro l’occorrente, e poi mi assicuro di prendere pure qualcosa da mangiare per me. La dieta non è nella mia lista in questi giorni, e tanto meno negli altri. Ok controllo di aver preso tutto, e tiro un sospiro di sollievo. Mi sembra di stare già meglio. Mi accendo una sigaretta, e mi siedo sul divano. Birillo gira per le stanze, anche lui si vede è agitato, non vede l’ora di partire. Siamo due anime in pena. Mi squilla il cellulare. È la mia amica
“ ciao stella, ma come stai? Volevo raccontarti del tipo. È andato tutto molto bene e sta sera usciamo ancora, mi porta a cena”- abbozzo un sorriso
“Sono super contenta per te. Vedi? Non eri convinta, e invece è andata anche bene, meno male. Ascolta io per due giorni non ci sono, non chiamarmi, mi farò sentire io. Non preoccuparti, è che voglio stare sola”
“Ma dove vai?”- mi domanda con un tono misto tra il curioso e il preoccupato
“in montagna. Lunedì ci sentiamo promesso”- e dopo aver terminato la chiamata con lei, avviso subito i miei della mia partenza, e non vi sto nemmeno a dire le parole di mia madre. Stai attenta, sei matta ad andare da sola, e bla bla bla. Tanto lo sa che non le do retta, che se mi fisso su una cosa è finita. Vado in cucina, e mi preparo la cena per me e Birillo. Crocchette per lui, e pasta per me. Non ho voglia di fare altro. Intanto che aspetto che bolla l’acqua, mi faccio una doccia veloce e mi metto in tuta. Suona il campanello. Mi avvio alla porta.
“Marco! Ma che ci fai qui”- che sorpresa
“Se aspetto che ti faccia vedere te…. Come stai? Ma non esci più?”- mi domanda accomodandosi sul divano
“No, certo che esco. Solo non troppo.”
“Non ti vedo più al bar, non ti vedo più ai soliti locali che frequenti”
“Diciamo che ora sono matura e consapevole che non posso fare sempre nottate”- sì come no bella scusa
“Ma smettila, non ci credi nemmeno te. Non devi rinchiuderti in casa per paura di vederlo. È storia passata, e poi se vuoi saperlo lui ha scoperto che non ha la prenotazione, aveva chiamato per confermare la cosa, e gli hanno detto tutto. Lui si è infuriato e ha preteso di avere una stanza comunque, ma loro hann risposto che non è colpa loro, che come facevano a sapere che era uno scherzo eccetera, e ora non hanno più posto. Lui quasi quasi gli fa causa, ma poi ha deciso di chiamare altri hotel. Ovviamente tutti occupati, ha trovato uno a tre stelle, ha prenotato, ma quando lo ha detto a quella ha dovuto disdire, lei non va in così poche stelle, e quindi stanno a casa finchè lui non trova di meglio”- caspita. Che storia. Ma come mai lui accetta di essere trattato così da lei?? Se lo avessi fatto io mi avrebbe già mollato da tempo. Come mai lei riesce ad ottenere tutto? Sempre le persone che non meritano si trovano tutto su un piatto d’argento. Non capisco, proprio non me ne capacito. Solo con me aveva un’orgoglio e una dignità. Con lei ha perso entrambe le qualità, ed è proprio un cane. Non mi piace come è diventato. Una volta aveva un carattere molto forte, ora è debolissimo. Non dico che non se lo meriti, per carità, ma quasi quasi mi fa pena. Lui è lì che si fa in quattro per lei e lei non apprezza niente. Mah. Che strana la vita. È tutta una catena. Io voglio lui, lui vuole lei, lei gli altri… mah. Avrà una fine prima o poi?
“Ehi ci sei?”- mi domanda Marco
“Eh? Si si ci sono”- ma non ne sono molto convinta.
“Che ne dici se andiamo via un poco? Questo week end, ti fa male stare qui”- propone
“si infatti io mi sono attrezzata, domani parto, ma con Birillo. Scusami, ma ho bisogno di stare sola senza pensieri. Grazie comunque. Senti io stavo per mangiare, ti fermi anche tu? Due piatti di spaghetti??”- annuisce, e apparecchiamo la tavola. Che carino, si è preoccupato ed è venuto da me. Come Stefano una volta. Che tristezza. Basta basta basta pensarci. È un chiodo fisso. Non va bene. Mi accendo una sigaretta, intanto che aspetto che la pasta viene pronta.
“Hai sete?”- gli domando-“Non ti ho offerto proprio niente”
“Sì grazie, ma faccio io stai pure lì non preoccuparti”- è abituato a venire a casa mia, siamo amici da molto tempo, e quindi non ha problemi e non si offende a servirsi da solo. È come un fratello per me. Ultimamente ci siamo visti molto molto meno, per via di Stefano, le sue gelosie, e la mia voglia di stare con lui il più possibile, ed è un errore primordiale. Quelli come lui hanno un piano congeniato. Staccarti per quanto riescono dai tuoi amici, senza rinunciare a loro, così che alla fine quando ti piantano sei anche da sola, a piangere da sola, a soffrire da sola, e loro non perdono niente e hanno sempre gente intorno che aspetta con impazienza che si liberano per tornare a fare quelle serate che facevano un tempo. Ma diciamo che Stefano, per quanto credeva, non è riuscito totalmente a farmi chiudere i ponti, di nascosto li vedevo, e li sentivo, quindi, a differenza di quello che crede, non sono sola.
“Sei stata convincente anche per me quella volta al bar”- mi ricorda. Rido di gusto
“beh anche tu sei un ottimo attore, hai capito al volo”
“Già, sei perfida, non sai più cosa fare per far capire che lo odi, quanto è palese che lo ami ancora”
“Basta Marco, non ricordarmelo. Ti prego. Perché mi conosci così bene??”- sospiro.
“è facile, basta guardarti negli occhi. Si legge tutto”
“Sì sì che ansia. Va, facciamo sta pasta, se no va a finire che non mangiamo più”- mi alzo, vado in cucina, e dopo poco siamo a tavola, con un bicchiere di vino a testa, che mangiamo con gusto, e parliamo, e ridiamo. Mi ci voleva una serata in compagnia. Poi, sul tardi, mi saluta e se ne va, giusto l’ora per andare a dormire, e aspettare con ansia l’indomani.

Mi alzo ancora prima del suono della sveglia, sono troppo agitata. Apro le finestre per ventilare un attimo l’ambiente, faccio due mestieri veloci, mi cambio, e dopo una rapida colazione, prendo baracca e burattini e parto. Finalmente. Faccio un respiro profondo, accendo la radio della macchina, sigaretta, faccio accomodare Birillo nella sua cuccia, e prendiamo la tangenziale a tutta velocità. Ho voglia di arrivare là, mi sento proprio in forma, felice, ogni via di fuga fa sempre bene, poi è da un bel po’ che non mi faccio una vacanza, o comunque un week end lontano, e ogni tanto ci vuole staccare da tutto. Prima cosa spengo il cellulare, poi alzo il volume della radio, dove ho messo canzoni rocchettare a manetta, questo mi aiuta con l’acceleratore, più sono potenti, più accellero. Il viaggio non è lungo, in un oretta e mezza sei arrivato, di fatti dopo poco inizio a intravedere le montagne. Un sospiro di sollievo si impadronisce di me, come se fosse la mia medicina, il mio aulin personale. Accellero ancora un po’, e finalmente salgo su quella salita odiosa che per farla bisogna essere bravi come schumaker, ma che alla fine, con calma e vari spegnimenti di macchina, riesco ad arrivare alla meta. Apro in fretta e furia la portiera per scendere velocemente e assaporare quell’aria che tanto mi mancava, vedere quelle montagne che tanto amo, e sapere che non c’è nessuno che mi disturba, solo io io io e il mio cane. Ah già, mi ero dimenticata per un attimo di lui. Lo tiro fuori dalla macchina, lo lascio sull’erba, e dopo un attimo di smarrimento, inizia a correre all’impazzata. Siamo in una buona zona, su un’altura, un bel giardino privato enorme, un panorama spettacolare, da cui si vedono tutti i paesini ai nostri piedi, abbiamo il bosco alle nostre spalle, e una piccola stradina che conduce alla casa vicino. Apro la porta, e vedo che niente è cambiato. Prendo le valige e le sistemo al secondo piano, nella mia cameretta, dove poggio pure la cuccia di Birillo vicino all’entrata della camera. Apro tutte le finestre per togliere l’odore di chiuso, e inizio a sistemare il letto, accomodo i vestiti nell’armardio, e metto le cibarie nella credenza al piano di sotto in cucina. Dopo che tutto è sistemato, mi accomodo in giardino sul dondolo, mi accendo una sigaretta, e mentre lancio il bastoncino al cane, ammiro il paesaggio, non voglio lasciare nulla di inguardato, voglio memorizzare tutto, e assaporare il massimo di questa aria, che è frizzantina, ma non eccessivamente fredda. Già mi sembra di essere rinata un poco, almeno per ora lui non è stato ancora nei miei pensieri. È sempre stato così. Quando avevo voglia di staccare anche da ragazzina, mi rifugiavo qui, per starmene in pace, lontano dalla città, dal caos, e dalle persone. Se sto male vengo qui, e se fosse per me non tornerei più, ma ci sono priorità che non si possono lasciare purtroppo. Un brivido mi fa tornare in me, e decido di entrare in casa ed accendere la stufetta, dato che dentro si gela. Accendo la tv e mi metto sul divano con una copertina e la mia imperterrita amica sigaretta. Birillo intanto è fuori che gioca, mentre io faccio passare i vari canali. Un abbiocco si impossessa di me, decido che è meglio sdraiarsi e dormire un attimo, per recuperare le forze. Ora lui sarà al mare con lei, che nervoso, e io qui, che mi sento sola. Ma come gira il mondo? Perché loro felici e io no??? Questa è la mia ultima domanda prima di addormentarmi del tutto.



continua.....
 
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