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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Film, Telefilm, Teatro
Dalla Serie: Supernatural
Titolo Fanfic: ENEMY FRIEND
Genere: Comico, Drammatico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: pandistelle galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/04/2014 14:02:16

In fin dei conti, non è poi così male avere un nemico-amico su cui poter contare.
 
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ENEMY FRIEND
- Capitolo 1° -

Osservo con aria assorta la macedonia già pronta che ho davanti.
Giocherello distrattamente con un pezzo di mela pungolandolo con la forchetta.
Con la mano sinistra reggo la testa.
Alla mia destra una tazza di caffè ormai freddo.
A sinistra il mio cellulare.

Non ho fame.
Ho lo stomaco chiuso.
Per quanto io mi sforzi non riesco a mandare già niente.
Tanto meno un po' di frutta o un sorso di caffè.

Distolgo lo sguardo dal piatto.
Guardo il mio cellulare nella speranza di vedere il display illuminare all'improvviso.
Sono due giorni ormai, che non ho più nessuna notizia di mio padre, di Adrian e sua madre Kalissa.
Da quando li ho informati dei leviatani e della loro fuga attraverso le fogne non ho saputo più niente.
Spero solo che stiano bene e abbiamo trovato un posto sicuro in cui nascondersi.

Riporto l' attenzione sulla mia colazione.
Con la forchetta inizio a scartare distrattamente i pezzetti di kiwi presenti nella macedonia.
Sono le sei e trenta del mattino.
Me ne sto qui seduta nella cucina di Bobby, in pigiama e insieme a Dean.
A quanto pare nemmeno lui è riuscito a chiudere occhio questa notte.

Ellen non c'è.
Quando mi sono svegliata è uscita da casa di Bobby in tutta fretta.
Mi ha detto che sarebbe andata da alcuni cacciatori per raccogliere informazioni sui leviatani.
Dean avrebbe voluto accompagnarla, lei però ha rifiutato.
Il suo posto era qui, Sam aveva bisogno di lui e non poteva lasciarlo da solo.
Così gli aveva detto prima di andare via.

Sam.
Lui sta ancora dormendo al piano di sopra.
A dire il vero non so cosa sia meglio.
Vederlo dormire per dodici ore consecutive.
Oppure guardarlo caricare e scaricare la sua pistola, in un angolo della casa in costante tensione fisica ed emotiva.

Da quando Castiel gli ha incasinato la testa, Sam non è più lo stesso.
Ovunque vada Lucifero lo tormenta sottoforma di allucinazione.
Fa molta fatica a distingue cosa è reale e cosa no.
Ma quel che è peggio, è che non so che cosa fare per poterlo aiutare.
Ho letto libri.
Fatto ricerche su internet.
Niente che parli di allucinazioni da muro post-inferno.
Sono disperata.
Anche se esternamente cerco di non far trapelare nulla di ciò che sento.

- Hey Wilson! Hai mai pensato di scoprire chi fossero i tuoi veri genitori?

La voce di Dean, squarcia il silenzio della cucina.
Io distolgo lo sguardo dal mio piatto di macedonia e lo osservo inarcando un sopraciglio.
Come mai questa domanda?

Dean mi guarda in attesa di una risposta.
Nel frattempo, prende una bottiglie di whisky dalla credenza, toglie il tappo e poi si riempie il bicchiere.
Io lo lascio fare.
Non da ascolto a suo fratello, figurarsi a me.

Credo che l' unica persona a cui Dean dia un briciolo di retta sia proprio Ellen.
Raramente infatti, l'ho visto bere super alcolici quando c'è lei nei paraggi.
Forse perché non vuole farla preoccupare.

- No, Winchester. Perché io ho già una famiglia. Margaret e Arthur Wilson, loro sono mia madre e mio padre.

Sorrido.
Pronuncio quella frase, con orgoglio.
Forse, perché non avrei mai potuto desiderare genitori migliori.

Sono stata abbandonata davanti alla porta della stanza di un motel, subito dopo la mia nascita.
Mio padre mi ha trovato, avvolta in una coperta.
Lui avrebbe voluto portarmi alla polizia o in un orfanotrofio.
Mia madre, lo ha convinto a non farlo.

Così, hanno deciso di tenermi con loro.
I miei genitori erano cacciatori di demoni.
Ma questo non gli ha impedito di amarmi più della loro stessa vita.

- E quell'affare che porti al collo? Non mi vorrai farmi credere, che non ti sei mai chiesta come mai lo hai sempre avuto con te. Simboli come quelli non si hanno così per caso.

Sospiro.
Lentamente, appoggio la forchetta sul tavolo, accanto al piatto di macedonia.
Poi abbasso entrambe le mani, afferro il pendente che ho al collo dal giorno in cui i miei genitori mi hanno trovata.
Un ciondolo d' argento, raffigurante una trappola del diavolo attaccato ad una cordicella marrone.

Lo osservo, rigirandomelo assorta tra le dita.
Dean ha ragione. Odio ammetterlo, ma è così.
Certi simboli, non sono casuali.
Solamente noi cacciatori, streghe, angeli e demoni ne conosciamo il significato.

Mia madre e mio padre, non hanno mai saputo darmi una risposta.
So soltanto che ho questo ciondolo al collo fin dal giorno in cui sono nata.
A dire il vero, non gli ho mai attribuito grande significato.
Però lo porto sempre con me.
Non me ne separo mai, neppure per dormire o fare la doccia.

- Perchè a quanto pare, era destino che io diventassi una cacciatrice di demoni. A proposito Winchester, da quando ti interessa così tanto la storia della mia vita?

Lascio ricadere il ciondolo sul mi petto.
Afferro di nuovo la forchetta con la mano sinistra, e ricomincio a tormentare la mia macedonia.
Vorrei che Dean la smettesse di farmi tutte queste domande.
Però è anche vero, che questa è la prima volta che parliamo in maniera civile.
Niente frecciatine o punzecchiate.
Quindi, tanto vale approfittarne.
Anche se in questo momento la mia mente è da tutt'altra parte.

Sono preoccupata per Sam.
Vorrei aiutarlo, trovare un modo per liberarlo dalle allucinazioni che lo perseguitano.
Tutte le volte che siamo da soli vedo il terrore aleggiare nei suoi occhi.
Lui cerca di rassicurarmi, dicendo che sta bene e che non devo preoccuparmi.
Ma mente.
Non solo a noi ma anche e soprattutto a se stesso.

- Perché entrambi siamo preoccupati per Sam, e fino a quando non rimetteremo insieme i pezzi del suo cervello dovremmo smetterla di fare gli stronzi e collaborare. Pensi di farcela Wilson?

Apro la bocca per replicare, ma non ne esce alcun suono.
La forchetta mi scivola di mano e cade sul tavolo, con un tintinnio metallico.
Dean mi ha appena proposto una tregua.
Mettere da parte la nostra "eterna rivalità" per il bene di Sam.
A lui farebbe piacere, ne sono sicura.

Sospiro.

Io e Dean non siamo mai andati molto d' accordo.
Non facciamo altro che punzecchiarci a vicenda ogni giorno.
Abbiamo due caratteri molto simili.
Non ci facciamo mettere i piedi in testa dal primo che passa.
O forse, Dean non ha mai accettato il fatto che la "piccola Wilson" potesse tenergli testa sempre e comunque.
Anche nella caccia.

Ora però la situazione è diversa.
Sam sta male e noi dobbiamo fare qualcosa per aiutarlo.
Entrambi vogliamo bene a Sam anche se in modo diverso.
Non poter fare niente mi fa sentire così inutile.
Impotente.

Anche se non lo dice apertamente, Dean sta soffrendo molto.
Castiel gli ha prima voltato le spalle e poi è morto.
Infine Sam che è sull'orlo della follia in preda alle allucinazioni.
Non deve essere facile per lui.
Ma piuttosto che confidarsi con me preferirebbe morire tra le più atroci sofferenze.

Lo so bene.
Perchè abbiamo lo stesso carattere.
Io e Dean non siamo abituati ad esternare i nostri sentimenti e le nostre paure.
Farlo significherebbe apparire deboli e quindi preferiamo risolvere i nostri problemi da soli.

- Si Winchester, credo di si. Io vado a farmi la doccia, se hai bisogno di me, sai dove trovarmi.

Mi alzo dalla tavola, scostando indietro la sedia con un leggero stridio.
Prendo il cellulare e me lo infilo nella tasca sinistra del pigiama.
Esco dalla cucina senza dire nient'altro, lasciando Dean da solo a finire il suo whisky.
Ad ogni mio passo sento il freddo del parquet sotto i piedi nudi.

Forse, avrei dovuto essere più educata o magari dire qualcosa di carino.
Purtroppo però io non sono tipo da smancerie.
Ho detto a Dean, che sono disposta a sotterrare temporaneamente l' ascia di guerra.
Questo è quanto.
Non ci occorrono strette di mano o abbracci per mettere in chiaro la questione.

Salgo le scale, che portano alle camere da letto.
Mentre lo faccio mi rendo conto che sto sorridendo.
In fin dei conti, non è poi così male avere un nemico-amico su cui poter contare.



 
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