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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: OCCHI CHE NON VEDONO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Yaoi
Autore: joji87 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 25/08/2003 21:30:34

fanfic yaoi. leggetela e commentate!^^!
 
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- Capitolo 1° -

Ogni mattina mi svegliavo tra le braccia di Kazushi, ma ormai è tutto diverso…
Dopo quel giorno è cambiata ogni cosa…

* Occhi che non vedono *
Sono passati circa quattro mesi da quel giorno…
Era sera. Stavo rincasando. Avevo deciso di comprare qualcosa di buono per una cenetta romantica con Kazushi. Mentre camminavo, vidi un bambino con la sua mamma. Lei gli stava abbottonando il cappottino. Mi venne in mente un ricordo della mia infanzia con mia madre…che ormai non c’èra più…
Un sorriso un po’ malinconico apparve sulle mie labbra …
Il rumore di un’auto in corsa attirò la mia attenzione. La macchia stava arrivando a gran velocità, sembrava fuori controllo. I miei occhi ritornarono alla madre e al figlio, stavano attraversando. Se la macchina non si sarebbe fermata gli avrebbe presi in pieno. Non pensai neanche un secondo di più.
Spinsi i due lontano, ma non feci in tempo a togliermi dalla traiettoria dell’auto. L’urto fu così forte che mi spinse nell’altra carreggiata dove sopraggiungeva un’altra auto. Presi il vetro in pieno per poi essere spinto lontano. Ricordo ancora il dolore dei vetri che mi si conficcavano nel petto e sul viso.
Mi risvegliai una settimana dopo. Ero all’ospedale, nel reparto rianimazione. A quanto mi disse il dottore avevo qualche costola rotta e…delle cicatrici…
Terribili e orrende cicatrici sul petto…sulle gambe…su metà del mio volto…
Un mostro…ero diventato…un mostro…
All’inizio non capivo, o meglio, non avevo ancora visto ciò che diventato…
Poi il giorno che mi tolsero le fasciature, vidi negli occhi della mia matrigna l’orrore e il disprezzo mentre in quelli di mio padre la pietà…
Guardandomi allo specchio compresi…compresi che la mia vita sarebbe irrimediabilmente cambiata…che se Kazushi, l’unica persona che aveva un senso per me, sarebbe entrato da quella porta…io…avrei visto nei suoi occhi…
Il disgusto…l’orrore…la pietà…no…non l’avrei permesso…
Rifiutai ogni su visita e appena dimesso lasciai il Giappone, la mia casa, la vita…
Andai in Canada. Da l’unica persona che poteva capirmi, mio zio Rei. Lui da ragazzo era un pilota molto bravo. Però, durante una corsa ha accelerato troppo e questo gli è costato la gamba. Ora porta una protesi. Non è molto agile nei movimenti, ma nel posto dove vive questo non è importante. Ha un piccolo ranch. E’ un posto molto grazioso, immerso nella natura. Lui ci vive con il suo compagno e amico Jason e con il suo cane Pix.
Gli serve sempre una mano in più, quindi quando mi sono presentato in quelle condizioni non mi ha rifiutato il suo aiuto, anzi mi ha dato una casetta tutta per me. Si trova dalla parte opposta del fiume, vicino alla sua, è un po’ trascurata, ma saprò rimetterla in sesto.
Poche sere fa mentre eravamo in veranda, solo io e lui, ci siamo messi a parlare.
<<Quando sei arrivato qui, in queste condizioni, ho preferito aspettare per chiederti qualcosa, ma adesso mi sembra il momento adatto per parlare…>>.
<<Rei (non lo chiamo zio, perché odia essere chiamato così. Sostiene che lo fa sentire vecchio) non c’è nulla in proposito da dire: ho avuto un incidente e mi sono ridotto così. Ho deciso di venire da te perché pensavo che tu potessi capirmi e accettarmi…>>.
<<E l’ho fatto, ma non è questo che volevo sapere: perché sei fuggito? E non dirmi che non è stata una fuga!>>.
<<Perché…perché non mi avrebbero mai accettato…>>.
<<Chi? I tuoi amici? I tuoi genitori?>>.
<<Tutti…>>.
<<E per caso tra questi tutti c’è un certo Kazushi Hasegawa?>>.
<<Cosa?! Kazushi?! Ma come fai a conoscerlo?!>>.
<<Ha telefonato un paio di giorni fa>>. Mi dice Jason arrivando sulla veranda insieme ad Hachi.
<<Davvero?! E cosa gli avete detto?>>.
<<La verità>>. Mi dice Rei.
<<Beh…lui mi ha chiesto se tu eri qui e io ho risposto di sì…>>.
<<COSA?!>>.
<<Tu non mi avevi detto niente sul fatto che non volevi essere trovato!>>.
<<Questo è vero, ma forse speravo che tu l’avessi capito?!>>.
<<Non so leggerti nella mente!!>>.
<<Ehi voi due calmatevi- dice Jason intervenendo- tanto questo ragazzo sarà qui tra pochi giorni…>>.
<<Spero che tu stia scherzando?!?!?! Kazushi non può vedermi in queste condizioni. Non lo sopporterei, perché …>>.
<<Lo ami?>>.
<<Si…>>.
<<E’ questo il vero motivo della tua fuga. La paura di un suo rifiuto>>. Mi dice Rei più serio che mai.
<<…>>.
E’ la verità, ma non riesco ad ammetterlo a me stesso, figuriamoci agli altri. Mi alzo e mi allontano dirigendomi verso la mia casa.
<<Dove hai intenzione di andare?>>. Mi urla contro Rei.
Mi fermo:<<Jason, posso usare la tua casa in riva ala lago per qualche giorno?>>.<<Certamente>>. Mi fa lui. Proseguo.
<<Fuggire non ti porterà a niente. Hai capito?>>. Mi grida Rei.
Sento le sue parole, ma non intendo tornare indietro. Prendo qualche vestito e vado alla vecchia casa di Jason, che si trova dietro la montagna, hai piedi del lago.
Passano pochi giorni, ma di Kazushi neanche l’ombra. Forse è meglio così, almeno non avrebbe fatto un viaggio a vuoto. Jason viene ogni giorno a trovarmi. Mi porta da mangiare e si ferma a parlare con me.
<<Rei, è preoccupato per te. Non vuole che tu faccia i suoi stessi errori>>.


<<Cioè?>>.
<<Vedi quando lui è arrivato qui era distrutto, a pezzi. Voleva isolarsi dal mondo per colpa della sua gamba, ma poi la mia cocciutaggine e il mio amore l’hanno aiutato a superare quel brutto momento>>.
<<Quindi la tua morale è che dovrei appoggiarmi all’amore di Kazushi e superare le mie paure?>>.
<<Esattamente>>.
<<MA al contrario di Rei, il mio corpo è sfigurato. Non vedi?! Sono un mostro. Come posso pretendere che lui mi ami anche così…>>.
<<Se lui ti ama veramente i suoi occhi non vedranno mai quelle cicatrici…>>.
Le sue parole continuano a rimbombarmi in testa. Anche adesso che è notte. Sono sul pontile. La luna risplende sul lago. L’ambiente che mi circonda è così calmo.
<<Hisashi!!>>.
Il mio nome gridato dalla sua bocca. Quella di Kazushi.
Mi volto ,dalla parte non sfregiata, e lo vedo correre giù dal sentiero per raggiungermi. Sono bloccato. Le mie gambe non si muovono.
Sta per raggiungermi.
<<FERMO!! Non avvicinarti!!>>.
<<Perché? Perché non vuoi vedermi? Perché te ne sei andato così?>>.
<<Non devi vedermi. Io non sono più lo stesso…>>.
<<E’ per colpa dell’incidente vero?! Non m’interessa niente delle cicatrici. Io sono qui per te. Per quello che sei ora e che sempre sarai. La persona che amo. Indistintamente dalla forma o dal corpo che hai. Ti amerò sempre, il resto non ha importanza…>>.
<<Menti…e poi non mi hai visto…non sai come sono ora…>>.
<<Allora mostramelo. Mettimi alla prova>>.
<<Io…>>.
<<Vuoi negarmi perfino questo?>>.
E’ serio e deciso. Ho paura, ma voglio tentare…
<<Avanti avvicinati. Ti faccio vedere il mostro che vuoi tanto toccare>>.
Lui viene verso di me. Mi guarda attraverso la luce della luna. Vede le mie lunghe cicatrici sul volto: quella che mi solca la palpebra fino all’occhio e altre due che partono dalla guancia ad arrivare fino al collo. Attendo con impazienza il suo giudizio, mentre le sue mani le accarezzano. <<Allora?>>.
<<Io non vedo brutte cicatrici, ma solo medaglie al valore…mi dispiace solo che tu abbia dovuto soffrire tutto questo da solo…>>.
<<Veramente non ti importa?>>
<<Guardami negli occhi>>.
E’ vero non leggo pietà ne incertezza in essi.
Gli sorrido e poi lo bacio.
<<I miei occhi vedono solo te, Hisashi, e non le tue cicatrici>>.

* FINE *

 
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