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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: °*°*DRAGONS` HEIRESS` DESTINY°*°*°
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: skyanakynmarvi galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 28/05/2002 19:21:38 (ultimo inserimento: 13/08/02)

ho deciso di cimentarmi nella stesura di un`altra ff:ancora una volta ci ho messo di mezzo i draghi ^_^` spero che vi piaccia =>°*°*by sky°*°*<=
 
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GIARDINO. H 11.30.
- Capitolo 1° -

Percorrevo la scalinata che conduceva all'ampio vestibolo: un tempo era stato teatro di molte feste e lauti banchetti, ma adesso, non rimaneva che l'alone oscuro di ciò che un tempo era vissuto tra quelle decorose mura di marmo. La mia ampia gonna frusciava ad ogni mio passo: che strano incomodo il mio. Intorno, solo i bagliori lunari che filtravano dalle ampie finestre, riuscivano ad illuminarmi il percorso. Non volli alzare gli occhi, li tenni bassi perché in quel momento sentivo che, sebbene stranamente, anche la luce fioca mi avrebbe creato disagio. Dopotutto, ero sempre stata abituata a vivere in freddi solchi di terra o umide caverne, l'oscurità non mi intimoriva di certo, anzi, col tempo era diventata una gelida e silenziosa amica: niente e nessuno all'infuori di essa sapeva ascoltarmi così bene. Niente...niente....a parte lui, certo.....il mio creatore, il mio padre Drago.
Avanzai lenta nell'oscurità, poi il mio sguardo fu si posò involontariamente su quegli strani dipinti raffiguranti dame e signori della Belle Epoque: i loro occhi parevano fissarmi da una posizione di casta sicuramente più in alto della mia; le loro espressioni altere, le loro figure ornate d'oro e di abiti pagati fior fior di quattrini...Niente m'indignava più di ciò: odiavo tanto la nobiltà indiscussa, e odiavo la presunzione di voler farla valere su ogni altra cosa o essere vivente.
Da piccola a lungo i miei genitori avevano cercato di indirizzarmi a una scuola di portamento, speranzosi di poter farmi diventare come tutte le altre dame che si aggiravano per i quartieri aristocratici: per me loro non erano che comune gentaglia. Loro disprezzavano gli umili ed i puri di spirito, ma io, li concepivo come la feccia della società. Sì, lo erano veramente.......lo sono stati ormai........lo furono per molto, finchè.......finchè non accadde la tragedia, la rivoluzione: non saprei se considerare quel disastro una cosa positiva o negativa, ma, infondo, è proprio grazie a quello che sono diventata quella che sono......
Adesso, gli unici rumori che percepivo erano quelli provocati dai miei passi lenti e cauti. Trovai la porta proprio di fronte a me, dunque, accedei in quello che un tempo avrebbe dovuto essere il giardino di corte. Ne rimaneva ben poco di tutti quei titani verdastri che un tempo lo riempivano, adesso non vi erano che siepi spuntate e steli recisi. Non so perché, ma tutto ciò mi appagava incredibilmente...il veder distrutto quel maledetto palazzo...mi creava un sommo piacere che mi soddisfaceva l'anima.
"Giardino.11.30" poche e concise parole, quasi codificate, stavano scritte su quel pezzo di carta stropicciata che tenevo stretto in una mano. Mentre, riflettevo sul possibile motivo di quell'improvvisa e sconosciuta adunanza, mi facevo strada, un pò incerta, attraverso i pochi alberi superstiti alla rovina.
L'ora era esatta, ed anche il posto era tale.
Mi sedetti su di una fredda panchina logorata dal tempo, attendendo il mio sconosciuto mittente. Adesso la Luna m'illuminava il viso con le sue dita di cielo e sfiorava i miei capelli ormai sciolti, lasciati senza cura cadenti sulle spalle.
Se qualcuno si fosse trovato a passare di lì -cosa molto improbabile la perifericità del luogo- si sarebbe sicuramente sorpreso nel vedere una fanciulla seduta tranquillamente in un posto talmente soppresso e macabro. La situazione paradossale in cui mi trovavo non mi toccava minimamente, dopotutto, avevo imparato ad allontanare la paura gettandomi in ciò che di più terribile poteva spaventarmi, affrontandolo senza pietà né ripensamenti.
Ormai.....ormai ero cambiata, ero maturata. Qualche vecchio amico mi verrebbe a dire che non sono più l'Avorea che conosceva........infondo, non potrei fare a meno di dargli ragione. E' la verità, non sono più quella di un tempo.
Sicuramente, se i miei "genitori" avessero saputo cosa e chi sarei diventata, avrebbero patito molte delusioni e sofferenze, ma infondo, non me ne sarebbe importato più di tanto: non ci si può curare di chi si finge essere il tuo creatore. Però poi io scoprii la verità e..........
<FRUSH....> un rumore sinistro mi destò da quei riverberi: il mio chiamante era forse giunto?
"Chi và là!?" la mia voce risuonò acuta in quel surreale silenzio. La mia domanda mancò di risposta: lo sconosciuto aveva voglia di fare il misterioso allora. Tutto ciò non poteva che stimolarmi e intrigarmi ancora di più. Dunque, lui voleva giocare.........e io avrei giocato.

 
Continua nel capitolo:


 
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