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Categoria: Film, Telefilm, Teatro
Dalla Serie: Supernatural
Titolo Fanfic: FOR BETTER OR FOR WORSE, WE WILL FIGHT
Genere: Sentimentale, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: pandistelle galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 24/12/2013 11:46:58

"Amavo Dean. Non mi importava se in quel momento, lui era un vampiro. I miei sentimenti per lui, non erano cambiati."
 
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FOR BETTER OR FOR WORSE, WE WILL FIGHT
- Capitolo 1° -

Lavo tre peperoni verdi sotto l'acqua corrente.
Un lungo brivido freddo mi attraversa la schiena, quando l'acqua gelida bagna le mie mani.
Finito di lavare le verdure, chiudo il rubinetto e mi sposto sul tagliere per affettarle.
Pulisco uno dopo l'altro i peperoni.
Rimuovo il gambo, li apro e poi con l'aiuto del coltello li privo di tutti i semi.
Inizio ad affettarli.

La pentola che ho messo sul fuoco un paio di minuti fa, inizia a sfrigolare.
Smetto di tagliare i peperoni i raggiungo la cucina, per accertarmi che tutto stia procedendo nel migliore dei modi.
La cipolla e l'aglio hanno cambiato colore.
Perfetto!

Infilo la mano dentro una busta di plastica, posta vicino al lavandino.
Ne tiro fuori una lattina, che contiene del preparato per chili.
Carne.
Fagioli neri.
Pomodoro.
Tiro via la linguetta che tiene chiusa la lattina, e veloce raggiungo nuovamente la cucina.
Verso tutto il contenuto nella pentola, mescolando il tutto con il cucchiaio.

Sto cucinando del chili con carne.
Una ricetta segreta, tramandata da generazioni dalla famiglia McGinnis.
Secondo mia nonna, è in grado di far resuscitare perfino i morti.
Ovviamente è una balla.
Però è un piatto molto ricco e sostanzioso, perfetto se si vuole recuperare le forze.

Vista la situazione, direi che è l'ideale.

Sono le due e mezza della notte.
Non sono riuscita a procurarmi tutti gli ingredienti freschi.
Vicino al motel in cui io, Dean, Sam e Selvaggia alloggiamo c'è un mini-market aperto anche di notte.
Le verdure le ho trovate tutte, e anche le spezie.
Ma la carne ed i fagioli no.
Quindi ho dovuto ripiegare su una lattina di chili già pronto.

Torno ad affettare i peperoni.
Dalla camera da letto, sento Dean che continua a fare zapping con il telecomando.
Un film horror.
Un dibattito politico tra liberali e repubblicani.
Un noiosissimo documentario sulla vita degli animali nella savana.
Un telegiornale della notte.

Sorrido.
Nonostante tutto quello che ha dovuto passare in questi tre giorni, Dean non vuole cedere.
Dovrebbe riposare, almeno un paio d'ore.
Invece niente.
Lui si ostina a dire che sta bene, che è in piena forma.
Io però, voglio che recuperi a pieno le sue forze.

A volte Dean è così maledettamente testardo.
Ma lo amo, anche per questo.
I miei sentimenti per lui non sono cambiati, in questi tre anni.
Neanche quando, tre giorni fa io e Dean ci siamo ritrovati l'uno di fronte all'altra.
Dean era stato trasformato in un vampiro, ed io avrei dovuto ucciderlo.

Tutto è cominciato tre giorni, prima quando io e Selvaggia abbiamo concluso una caccia.
Adrian un'amico della mia "socia" ci aveva chiesto aiuto, per risolvere un caso.
A Chicago (Illinois) diverse persone, tra cui otto uomini erano scomparsi.
In apparenza le vittime, non avevano niente in comune.

Ma nel nostro lavoro, niente è mai come sembra.
E' la regola.
Se un cacciatore di demoni chiede aiuto, significa che il caso è davvero bello grosso.

Tutte le persone scomparse, erano state viste per l'ultima volta nella biblioteca della città.
Io, Selvaggia e Adrian ci siamo finti degli addetti alle pulizie, per poter rimanere sul posto una volta scesa la sera.
Quando tutti se n'erano andati, abbiamo iniziato ad indagare.

Su un paio di scaffali, abbiamo trovato dell'ectoplasma.
Un fantasma.
Ed a giudicare dal modo in cui agiva, era anche piuttosto incazzato.
Chissà da quanto tempo, era rimasto intrappolato in quella biblioteca.
Mesi.
Anni.
Se non addirittura secoli.

Il giorno seguente alla scoperta, io e Selvaggia avevamo fatto delle ricerche.
Adrian invece, fingendosi un detective era andato in giro per la città a fare qualche domanda.
Mentre aspettavamo il suo ritorno, io e Selvaggia avevamo scoperto delle cose assai interessanti.
La biblioteca era stato costruita intorno al Seicento per volere, di una ricca famiglia del posto.
Il patriarca di questa facoltosa famiglia, aveva un figlia poco più che sedicenne.
A pochi giorni dall'inaugurazione della biblioteca, la ragazza era stata trovata morta impiccata.
Si era suicidata, il motivo di tale gesto però, rimaneva ignoto.
Il corpo, non era mai stato trovato.

La notte successiva, tutti e tre siamo ritornati alla biblioteca.
Eravamo armati, pronti ad affrontare il fantasma.
Dovevamo trovare le ossa, cospargerle di sale e dargli fuoco.
In questo modo, il suo spirito avrebbe finalmente trovato la pace.

Non è stato facile.
Una volta dentro, siamo stati attaccati dal fantasma.
Ci ha lanciato contro dei libri e per poco Selvaggia non veniva schiacciata da un enorme lampadario di cristallo.
Non siamo certi rimasti fermi con le mani in mano a subire gli attacchi di quella creatura furiosa.
Ci siamo difesi, fino a quando è stato possibile.

Ogni volta che avvertivamo la presenza dello spirito le sparavamo addosso dei proiettili di sale per rallentarla.
Nel mentre, guardavamo in ogni angolo, nella speranza di trovare il corpo della povera fanciulla.
Tutto inutile.
Alla fine tutti e tre, siamo stati bloccati contro una parete da un grosso tavolo.

Poi il fantasma è apparso.
Era una ragazzina, vestita con un elegante abito tutto pizzi e crinoline come voleva la moda del tempo.
Non appena ha visto Adrian, ha iniziato ad accanirsi su di lui.
Voleva ucciderlo, infilzandolo con una grossa spada appesa ad un parete poco distante.
Selvaggia però, ha impedito che il suo migliore amico facesse una brutta fine.
Ha intuito che il fantasma di quella poveretta, odiava gli uomini.

Prima che uccidesse Adrian, siamo riuscite a farla parlare.
La poverina si chiamava Sofie, e pochi giorni prima dell'inaugurazione di quella biblioteca, era stata stuprata da quattro uomini, tutti amici di suo padre.
Proprio li, dove tutti noi ci trovavamo.

Sofie non aveva retto allo shock e così, si era tolta la vita impiccandosi.
Per questo motivo, odiava tutti gli uomini.
A detta sua, erano tutti dei bastardi senza un briciolo di cuore.
Quei quattro uomini, l'avevano vista nascere e crescere. Si fidava di loro. Li reputava persone d'onore.
Invece, si erano dimostrati delle bestie senza un briciolo di pietà, nei confronti di una ragazzina.
L'odio per il genere maschile, l'aveva divorata per tutti questi secoli, facendola diventare uno spirito vendicativo.

Per fortuna, sia io che Selvaggia siamo riuscite a convincere Sofie a lasciare andare Adrian.
Io le ho spiegato, che potevo capire la sua rabbia, ma che non tutti gli uomini sono dei schifosi depravati.
Selvaggia invece, ha raccontato a Sofie di come Adrian si fosse sempre preso cura di lei quando erano piccoli.
Di tutte le volte che l'aveva aiutata, difesa e protetta.
Adrian non era una persona cattiva, non meritava di morire.

Nonostante fosse uno spirito vendicativo, un po' della "vecchia" Sofie era rimasta aggrappata al suo fantasma.
Ha lasciato andare Adrian, ed anche noi.
Poi ci ha indicato il luogo, in cui quei bastardi avevano nascosto il corpo, quando avevano scoperto che si era uccisa.
Fuori dalla biblioteca, c'era una grossa quercia che era stata piantata per volere del padre di Sofie.
Adrian si è procurato una pala ed ha iniziato a scavare nel terreno.
Selvaggia dava il cambio al suo amico, quando lui era troppo stanco.
Io nel frattempo, ero andata a procurarmi tutto l'occorrente per dare a Sofie la pace che meritava.

C'è voluta quasi un'ora di tempo, per riportare alla luce il corpo di Sofie.
La cassa con le sue ossa, era stata seppellita in profondità.
Mentre Adrian sollevava il coperchio, scoprendone i resti, io spiegavo a Sofie come avremmo agito.
Lei non scomparve e neppure si impaurì.
Anzi mi sorrise, dicendomi che era felice di poter lasciare finalmente questo mondo.
Era stanca di fare del male, ed ora come ora, desiderava soltanto trovare la giusta pace.

Io, Selvaggia e Adrian abbiamo cosparso le ossa con il sale.
Poi abbiamo acceso un fiammifero a testa ed abbiamo bruciato i resti della povera Sofie.
Abbiamo visto la sua piccola figura dissolversi lentamente, e forse salire verso il cielo.
Finalmente, il suo povero spirito tormentavo aveva trovato la pace.
Una volta concluso il "rituale", abbiamo rimesso a posto la terra in modo tale, da non lasciare tracce.

Il caso era chiuso.

Io e Selvaggia abbiamo salutato Adrian, e poi siamo ritornate al motel in cui alloggiavamo.
Ero esausta.
Tutto ciò che volevo, era farmi una bella doccia calda ed infilarmi sotto le coperte e dormire un paio d'ore.

Prima di andare via, Adrian mi aveva confidato di essere preoccupato per Selvaggia.
Da quando Sam era tornato dall'inferno, la sua amica non sembrava essere più la stessa.
In effetti, Adrian non aveva tutti i torti.

Selvaggia era strana.
Lo era da quando, un paio di giorni prima, Dean le aveva chiesto di seguire Sam.
A Dean non era sfuggito la "stranezza" di suo fratello, da quando era stato tirato fuori dalla gabbia infernale.
Così, aveva chiesto a Selvaggia di pedinarlo.

Lei, lo aveva fatto.
Era tornata al motel in cui alloggiavamo, che era passata da poco la mezzanotte.
Dean le aveva chiesto, se aveva scoperto qualcosa di "strano" sul conto di Sam.
Selvaggia, era apparsa come l'immagine stessa della tranquillità.
Aveva sorriso a Dean, dicendogli che Sam era a posto, che non doveva preoccuparsi.
Poi era andata nella sua stanza, dicendo che aveva bisogno di un paio d'ore di sonno.

Adrian aveva provato a chiedere a Selvaggia, se ci fosse qualche problema.
Lei però, aveva detto che era tutto a posto e che non doveva preoccuparsi.
Tipico di Selvaggia, chiudersi a riccio quando qualcuno, le chiede di confidarsi.
Nonostante io e lei, ci conosciamo da diverso tempo ormai, Selvaggia è ancora piuttosto restia a parlare con me dei suoi sentimenti.
E' il suo carattere, ed io non posso certo obbligarla a confidarsi con me, se lei non lo desidera.
Anzi, otterrei l'effetto contrario.

In apparenza il suo rapporto con Sam, sembrava lo stesso.
Parlavano e spesso collaboravano insieme, quando si trattava di raccogliere informazioni.
Dormivano anche nella stessa camera, proprio come ai vecchi tempi.
Tutto come prima, che Sam finisse nella gabbia infernale.
Almeno, in apparenza.

C'era qualcosa che non andava nel loro rapporto.
Però, non sapevo ancora bene cosa.
Avevo confidato a Dean i miei dubbi, ed anche lui se n'era accorto.
Ma abbiamo deciso di starne fuori, almeno fino a quando la situazione non fosse degenerata.

Una volta tornati al Motel in cui alloggiavamo, Selvaggia aveva preparato una tazza di tè per entrambe.
C'eravamo sedute sul divano, e li, avevo provato a farla parlare.
Selvaggia, in un primo momento aveva cercato di minimizzare, dicendo che mi sbagliavo e che le cose, tra lei e Sam andavano alla grande.
Dal suo sguardo triste e addolorato, si capiva quanto la realtà fosse ben diversa.

Selvaggia stava per confidarsi.
Aveva iniziato col dirmi, che le cose tra lei e Sam erano cambiate, dal giorno in cui lo aveva seguito su ordine di Dean.
Però, entrambe siamo state interrotte dal suono dei nostri rispettivi cellulari.
Selvaggia aveva ricevuto un SMS.
Io stavo ricevendo un chiamata da Dean.

Quando ho visto il nome di Dean comparire sul display del mio cellulare, non ho esitato un solo istante.
Ho risposto.
Dean mi aveva pregato di raggiungerlo, nel motel in cui alloggiava.
Voleva vedermi subito, era importante.
Dovevo portare con me il mio machete.

Selvaggia invece, aveva ricevuto un SMS da Sam.
Le diceva di incontrarsi da qualche parte, insieme a Samuel Campbell suo nonno materno.
C'era un problema.

Io e Selvaggia ci siamo divise.
Abbiamo raccolto tutte le nostre cose, abbiamo lasciato il motel e siamo salite a bordo delle nostre rispettive auto, per raggiungere Dean e Sam nei luoghi stabiliti.
Mentre guidavo, avevo il cuore in gola per l'agitazione.
Dal modo in cui Dean mi aveva parlato durante la telefonata, sembra essere successo qualcosa di grave.
Era ferito?
Oppure, la cosa riguardava Sam?

- Ecco fatto! Ora devo solo aggiungere le spezie, e lasciare cuocere per un paio di minuti. - Parlo da sola, mormorando a me stessa quelle poche ma semplici parole. Nel farlo, mi pulisco le mani umide su uno strofinaccio asciutto, posto vicino al lavandino -

Finisco di tagliuzzare i peperoni verdi e li lascio, alcuni istanti sul tagliere.
Mi avvicino al fornello, dove c'è la pentola con dentro il chili che sta sobollendo.
Tuffo il cucchiaio dentro la mistura, e ci soffio sopra per raffreddarla un poco.
La assaggio.
Squisita!

Con le mani a coppa, prendo i peperoni dal tagliere e li getto nella pentola.
Aggiungo sale e pepe.
Infine la miscela di spezie segrete, che servono a rendere speciale il chili della famiglia McGinnis.
Cumimino.
Tabasco.
Una foglia di menta.
Del curry dolce.

Una volta aggiunte tutte quante le spezie, copro la pentola del chili con il coperchio.
Dallo scaffale dei piatti, tiro fuori una sola ciotola più o meno grande e due cucchiai.
Poi comincio a spezzettare il pane al mais, che sono riuscita a trovare nel piccolo market, nelle vicinanze del motel.
Un chili senza il pane al mais, a mio avviso è qualcosa che rasenta il sacrilegio.

Sono arrivata al motel, dove Dean e Sam alloggiavano.
Ho parcheggiato la mia auto nelle vicinanze e dal bagagliaio, ho tirato fuori il mio machete.
Se dovevo portarlo con me, probabilmente c'era da cacciare qualche vampiro.
Ecco il motivo, per cui Dean mi aveva contattato.

Arrivata davanti alla porta della stanza, ho bussato un paio di volte.
Nessuna risposta.
Forse, Dean era sotto la doccia e non mi aveva sentito.
Sono entrata.

Una volta chiusa la porta, Dean è uscito fuori dalla cucina.
Non mi c'è voluto molto per capire, che c'era qualcosa che non andava in lui.
Del resto, sono una cacciatrice di demoni.
Le "stranezze" sono il mio pane quotidiano.

Ho chiesto a Dean, se c'era qualche problema.
Mi sono avvicinata di qualche passo, ma subito lui mi ha ordinato di stargli lontana.
Io mi sono fermata, vedendolo così agitato a tratti nervoso.
Dean ha iniziato a parlare del anno fantastico, che avevamo trascorso insieme.
Lui non voleva ricominciare a cacciare.
Eravamo felici insieme, avevamo dei progetti.
Sono stata io a convincere Dean a tornare a caccia, a riprendere in mano le nostre vecchie vite.
Non potevamo ignorare, il nostro passato e ciò che eravamo.
Sam era tornato e aveva bisogno di noi.
Non potevamo certo abbandonarlo.

Dean continuava a parlare, senza sosta.
Mi ha ringraziato per tutto quello che avevo fatto per lui.
Della compagna fantastica, che sono stata.
Anche dei tre giorni stupendi, che avevamo passato insieme a prenderci cura del piccolo Bobby John.
Dean parlava, ed io continuavo a non capire dove volesse andare a parare con quel discorso.

Mi sono avvicinata a Dean di un'altro paio di passi, annullando così la distanza tra di noi.
Ho provato a rassicurarlo, dicendo che è stata una mia scelta, quella di tornare a cacciare.
Nessuno mi ha costretto, tanto meno lui o Sam.
Dean doveva smetterla di sentirsi in colpa.

Ho fatto per allungare una mano e posarla sulla spalla di Dean.
Volevo tranquillizzarlo, rassicurarlo del fatto, che anche se eravamo tornati alla nostra vecchia vita, tra di noi, non era cambiato nulla.
Tutto è avvenuto, nel giro di pochi istanti.

Dean mi ha afferrato per un polso e mi ha spinto via.
Ho sbattutto con la schiena contro il muro della stanza.
Il machete, mi è caduto di mano.
Ero senza parole.
Non potevo crederci.

Poi ho capito. O meglio, ho visto.
Dean era a poca distanza da me, con una mano si teneva alla parete opposta alla mia.
Un paio di zanne, gli erano uscite fuori dalla gengive, quando mi aveva spinto contro il muro.
Dean era un vampiro.

Il cuore ha iniziato a battermi con forza, dentro al petto.
Ero agitata e spaventata allo stesso tempo.
Come era potuto accadere, una cosa del genere?
Dean era stato trasformato da poche ore.
Non si era ancora nutrito.
In quanto vampiro, poteva sentire chiaramente il mio cuore battere e il rumore del sangue che mi scorreva nelle vene.

Dean era andato verso la cucina.
Aveva appoggiato entrambe le mani ai lati del lavandino, e dandomi le spalle mi aveva raccontato ogni cosa.
Lui e Sam avevano trovato un caso a Limestone sempre in Illinois.
Delle ragazze molto giovani, erano scomparse di recente dalla città.
Tutte erano state addescate via email, da dei tizi che si spacciavano per veri vampiri.
La moda dei vampiri era scoppiata di recente, a causa di centinaia di migliaia di libri e film sul loro conto.
Che cosa patetica!
Una di queste ragazze Kristen, aveva proprio un camera-tempio che aveva riempito con ogni sorta di materiale su vampiri e affini.

Purtroppo però, non era finita.
Lo stesso modus-operandi, si era ripetuto in altre quattro città.
Delle ragazze scomparivano e tutte le volte, un furgoncino che trasportava sangue veniva assaltato.
Il sangue veniva rubato e il conducente veniva ucciso e ritrovato con la gola squarciata.

Dean e Sam, erano andati in un locale chiamato "The Black Rose", per trovare delle tracce di vampiri.
Una volta li, avevano deciso di dividersi.
Sam aveva seguito un tipo sospetto dentro al locale.
Dean ne aveva pedinato un'altro, in un vicolo all'esterno.

Quello di Sam, si era rivelato essere un vero vampiro.
Mentre quello di Dean, non era altro che un povero sfigato, che si fingeva un vero vampiro per rimorchiare le ragazze.
Con tanto di denti finti e glitter sul viso.
Osceno!
La cosa, pareva essersi risolta li.
Ma purtroppo non fu così.
Dean è stato attaccato da un vero vampiro, un certo Boris.

Era enorme.
In pochi secondi è riuscito a mettere Dean a tappeto, e poi lo ha trasformato, facendogli bere il suo sangue.
Sam è arrivato troppo tardi per impedire che ciò accadesse, ma per lo meno, aveva impedito a Boris di portare Dean nel suo covo.
Poi lui e Sam sono ritornati al motel, e per Dean sono iniziati i problemi.

In quanto vampiro, Dean era diventato estremamente sensibile alla luce e al suono in generale.
Poteva sentire il cuore delle persone che aveva di fronte battere, e il rumore del sangue che scorreva nelle loro vene.
Sam poi, era andato a prendere Samuel per cercare di trovare una soluzione.
Dean invece, credeva che suo fratello volesse servirsi del loro nonno materno per farlo fuori.
Perché l'unico modo per uccidere un vampiro, è la decapitazione.
Sam non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo, quindi gli serviva qualcun'altro.

Così, prima di venire ammazzato Dean mi aveva chiesto di raggiungerlo.
Io avevo ascoltato tutta la storia in silenzio, senza interromperlo o battere un solo ciglio.
Che cosa potevo fare, per aiutare l'uomo che amavo?
Nulla.
Non potevo neanche avvicinarmi a lui, abbracciarlo e neanche toccarlo, se non volevo scatenare il suo istinto di vampiro.
A dire il vero c'era qualcosa che potevo fare.
Ma il solo pensiero, mi fece rabbrividire di terrore.

Una volta calmatosi, Dean si era avvicinato lentamente a me.
Mentre avanzava, si è chinato per terra ed ha raccolto il mio machete.
Poi mi ha raggiunta, e siamo rimasti per un paio di secondi l'uno di fronte all'altra.
Non avevo paura.
Anche se adesso era un vampiro, Dean ai miei occhi non era un mostro.
Non mi avrebbe fatto del male, neanche in quel momento, che la sete di sangue iniziava a farsi sentire.

Dean mi aveva preso la mano destra, e ci aveva messo il machete e poi l'aveva richiusa per farmelo impugnare.
Ha detto, che dovevo fare la cosa giusta.
Lui era un mostro ormai.
Mi ha chiesto di ucciderlo.

In quel momento, ho sentito il sangue ghiacciarmi nelle vene.
Ho alternato il mio sguardo tra Dean e il machete.
Ero una cacciatrice di demoni.
Mi hanno addestrata per uccidere, qualsiasi genere di creatura mostruosa, potesse fare del male a qualcuno.
Dean era un vampiro.
In quel momento, dovevo agire come mi era stato insegnato da John Winchester.

Che cosa dovevo fare?
Agire come una cacciatrice?
Oppure, come una donna innamorata?

Ho guardato Dean a lungo negli occhi.
Lui faceva lo stesso, aspettando che sollevassi il machete per decapitarlo.
Un colpo netto e deciso, all'altezza del collo.

Ho lasciato che il machete mi scivolasse di mano.
E' caduto a terra, con un tonfo sordo e metallico sul pavimento.
Ho abbassato lo sguardo, impotente.
Non ho agito come una cacciatrice, non ci sono riuscita.
Ma come la donna innamorata, quale ero.

Stavo per dire qualcosa, ma l'arrivo di Sam, Samuel e Selvaggia me lo ha impedito.
Hanno appoggiato i loro borsoni sul tavolo, li hanno aperti ed hanno tirato fuori i loro machete.
Io ho subito ripreso in mano il mio.
Se volevano uccidere Dean, dovevano vedersela con me prima.

Lo so, era una follia che un cacciatore difendesse un vampiro.
In quel momento però (forse) non ero del tutto lucida.
Ero disperata e spaventata allo stesso tempo.
Amavo Dean.
Non mi importava se in quel momento, lui era un vampiro.
I miei sentimenti per lui, non erano cambiati.

E' stato orribile.

Dean ha chiesto a suo nonno di ucciderlo, visto che io e Sam non siamo stati capaci di farlo.
Ho visto Samuel avvicinarsi a suo nipote, ed io ero sul punto di intervenire per impedire quella follia.
Dean lo fissava senza battere cigolio, pronto ad andare incontro alla morte.

Poi però, Samuel aveva abbassato il suo machete.
Ha detto che c'era un'altenativa alla decapitazione.
La famiglia Campbell, aveva trovato una cura contro il vampirismo.
Era scritta sul diario del nonno di Samuel, era stata "testata" quindi funzionava.

Stando a quanto recitava il testo, la trasformazione da vampiro ad umano, non era una passeggiata.
Erano necessarie due cose, affinché la cura funzionasse.
Dean non avrebbe dovuto bere una sola goccia di sangue umano.
Uno degli ingredienti, era il sangue del vampiro che aveva trasformato Dean.

Ci siamo divisi.
Samuel ha scritto una lista con alcuni degli ingredienti, che io e Selvaggia ci saremmo dovute procurare.
Lui e Sam avrebbero cercato i rimanenti.
Dean sarebbe andato da solo nel nido di vampiri, per ottenere il sangue di Boris.
Lui poteva accedere senza problemi e senza essere scoperto.
Noi quattro no, perché "puzzavamo" di sangue e avrebbe mandato a monte l'intero piano.

Ho avuto paura.
Ma nonostante tutto, ho mantenuto i nervi saldi fino alla fine.
Trovare gli ingredienti non è stato facile.
Però non mi sono data per vinta, anche quando tutto sembrava perduto.

Avevo piena fiducia in Dean.
Sapevo che non si sarebbe mai nutrito.
Il suo cuore e la sua volontà erano forti.
Non si sarebbe lasciato piegare facilmente.
Lo conoscevo bene.

Una volta reperito tutti quanti gli ingredienti, io e Selvaggia abbiamo raggiunto Sam e Samuel davanti al nido.
Dei vampiri ci hanno attaccati, forse attratti dal nostro odore.
Ci stavamo aspettando.
Li abbiamo messi fuori combattimento con un colpo netto e preciso di machete, poi abbiamo raggiunto Dean nel covo.

Quando siamo entrati, ci siamo ritrovati davanti a centinaia di corpi senza vita di vampiri.
Tutti quanti decapitati.
Io mi aggiravo tra di essi, con il cuore in gola per l'angoscia.
Li guardavo, sperando ogni volta, che nessuno di loro fosse Dean.
Per fortuna, nessuno di loro lo era.

Abbiamo seguito la scia di corpi dei vampiri morti.
Nessuno ci ha attaccato.
Siamo arrivati ad una sottospecie di balconata, dove c'era un grosso orologio fermo da anni.

Al piano di sotto, c'era Dean.
Non molto distante da lui, il corpo di Boris senza vita.
Durante lo scontro, Dean era riuscito a decapitarlo.
La sua testa era rotolata sul pavimento, lasciando una grossa scia di sangue.

Dean la teneva ferma con un piede.
Nella mano destra stringeva un grosso machete.
Il suo viso e le mani, erano sporchi di sangue.
Nei suoi occhi ho visto baluginare, qualcosa di famigliare.
Dall'alto della mia posizione, gli ho sorriso.
Dean ha ricambiato, trionfante.
Ce l'avevamo fatta.

Con il sangue di Boris in mostro possesso, siamo tornati al Motel.
Mentre Samuel preparava la cura contro il vampirismo, Dean aveva cominciato a "stare male".
L'astinenza da sangue umano, iniziava a farsi sentire con prepotenza.
Sam continuava a chiedergli con insistenza, cosa avesse visto nel covo.
Dean però non riusciva a sentirlo.

Ha chiesto a me, Sam e Selvaggia di allontanarci.
Non riusciva a sentire le nostre voci.
Percepiva soltanto il rumore del sangue, che scorreva nelle nostre vene.
Era al limite.

Una volta pronta la cura, Dean l'ha ingurgitata tutta ad un fiato.
Fatto questo, siamo rimasti in attesa.
Sembrava non funzionare.
Dean stava per arrendersi al fatto di essere condannato ad essere un mostro, quando si è inginocchiato davanti ad un bacile ed ha iniziato a vomitare.

Un liquido nero ha cominciato ad uscirgli fuori dalla bocca.
Ho cominciato ad avere paura.
Stavo per accorrere in aiuto di Dean, ma Selvaggia me lo ha impedito, afferrandomi per un braccio.
Mi ha sussurrato di aspettare.

Sam ha chiesto a suo nonno, se la cura stava funzionando.
Samuel ha sfoderato il machete, dicendo semplicemente che o la cura stava facendo effetto, oppure Dean stava morendo.
Non mi ero mai fidata di quell'uomo.
Ed in quel momento, sentirlo parlare di Dean a quel modo, ha fatto crescere ancor più dentro di me l'antipatia nei suoi riguardi.

Dopo un po', Dean ha smesso di vomitare.
E' caduto in ginocchio, ed ha iniziato a urlare di dolore.
Le zanne hanno cominciato a spuntargli fuori dalla gengive.
Pareva che qualcosa, lo stesso distruggendo dall'interno.
O peggio ancora, ucciderlo.
Le pupille si erano dilatate fin quasi al limite.

Poi, come tutto era cominciato, quello strazio finì.
Dean cadde a terra, privo di sensi per alcuni secondi.
Io mi sono precipitata al suo fianco, insieme a Sam.
Lo abbiamo aiutato a mettersi seduto.

Dean lentamente, aveva ripreso conoscenza.
Ha guardato prima Sam, poi me ed infine Selvaggia e suo nonno.
Era bianco come un lenzuolo e aveva le labbra viola.
Ma era ritornato umano.
Dean mi ha preso una mano e l'ha stretta piano, nella sua.
Io gli ho sorriso.
Lui ha fatto o stesso.
Era vivo.

Per quello che restava della notte, abbiamo deciso di rimanere al motel.
Eravamo tutti molto stanchi, se non addirittura esausti.
Selvaggia aveva lasciato la sua stanza a me e Dean.
Lei avrebbe dormito in auto.

Quando le ho chiesto il motivo, di quella sua decisione, ho visto un lampo di tristezza attraversare i suoi occhi scuri.
L'ho incoraggiata a dirmi tutto, che non le faceva bene tenersi tutto dentro.
Così, siamo uscite fuori dal motel.
Ho accompagnato Selvaggia alla sua macchina, e li mi ha detto ogni cosa.

Tutto è cominciato, quando Dean le aveva chiesto di tenere d'occhio Sam.
Selvaggia, aveva pedinato Sam per due giorni.
La sera del secondo giorno, lo aveva visto entrare nel motel in cui alloggiava, in compagnia di una prostituta.
Era rimasta appostata li per tutta la notte.
Al mattino dopo, aveva visto la stessa ragazza uscire dal motel con dei soldi in mano.

Per Selvaggia, era stato un duro colpo.
Sam l'aveva tradita.
Era stato come, se qualcuno le avesse strappato via il cuore del petto.
Così, aveva messo in moto ed era tornata al motel in cui alloggiavamo io e Dean.

Aveva mentito, su ciò che aveva realmente visto.
Perché non voleva la pietà e la compassione di nessuno, tanto meno la mia o quella di Dean.
Su una cosa, però Selvaggia era stata chiara.
Non avrebbe mai abbandonato Sam.
Lo amava, anche se non erano più una coppia da diverse settimane ormai.
Potevano anche ferire i suoi sentimenti, ma Selvaggia non era certo tipo da arrendersi facilmente.
Era forte.

Prima di tornare da Dean, Selvaggia mi aveva avvertito.
Da quando era tornato dall'inferno, Sam non era più lo stesso.
C'era qualcosa di diverso in lui.
Neanche Selvaggia sapeva cosa, ma ne aveva l'assoluta certezza.
Dovevamo stare attenti e continuare a tenerelo d'occhio.

Ho promesso a Selvaggia, che avrei fatto attenzione.
Poi, sono tornata da Dean.
Lui nel frattempo, si era dato una bella ripulita.
Gli avevo detto di mettersi comodo, mentre io andavo a comprare qualcosa da mangiare.
Al mio ritorno, lo avevo trovato sdraiato sul letto intento a fare zapping.
Così, ne avevo approfittato per cucinare il mio famoso chili alla McGinnis.

Spengo sotto il fornello, girando la manopola del gas.
Tolgo il coperchio.
Prendo un mestolo e lo uso per scodellare il chili, dentro la ciotola.
Sorrido.
Un profumino delizioso, arriva fino alle mie narici.
Nonostante abbia usato un chili già pronto, il risultato è ottimo. .

Lascio la pentola, il tagliere ed i coltelli dove sono.
Non ho voglia di mettermi a pulire, sono troppo stanca.
Lo farò domani, prima di lasciare il motel.

Infilo i due cucchiai dentro il piatto, e poi raggiungo Dean in camera da letto.
Mi fermo sulla soglia.
Sorrido.
Dean si è addormentato.
La testa leggermente inclinata sul cuscino.
Il braccio sinistro allungato mollemente sul materasso, quello destro appoggiato sul ventre.

A quanto pare, la stanchezza ha avuto la meglio sulla sua testardaggine!

Mi avvicino a Dean, senza fare rumore.
Appoggio la scodella con il chili sul comodino vicino al letto.
Dai piedi di quest'ultimo, prendo una grossa coperta di lana colore cioccolato.
Me l'ha regalata mia nonna, quando avevo quattordici anni e Layla cinque, e avevamo deciso di partire con John Winchester per diventare cacciatrici di demoni.
Ha tenuto al caldo me, Dean, Sam e Layla per un'infinità di lunghe e fredde notti.
In anguste e anonime stanze di motel.
Oppure a bordo dell'Impala, mentre John era impegnato a dare la caccia a qualche creatura mostruosa.

Apro la coperta e con delicatezza la getto addosso a Dean.
Nel sonno, lo vedo aggrottare la fronte per alcuni istanti, prima di rilassarsi completamente.
Ancora non mi sembra vero, che Dean sia ritornato normale.
Ho avuto così tanta paura di perderlo.
Come quando il patto era scaduto e lui era finito all'inferno.

Scuoto la testa, per allontanare dalla mia mente quei ricordi dolorosi.
Faccio il giro del letto, arrivando dalla parte sinistra.
Mi chino per togliermi gli scarponi.
Sciolgo i capelli, tirando via l'elastico con cui li avevo raccolti.
Una semplice coda di cavallo alta.

Poi scosto un po' la coperta, e mi siedo sul bordo del letto accanto a Dean.
Lo osservo.
Il pallore è quasi del tutto scomparso dal suo viso.
Le labbra sono ritornate del loro colorito naturale e non più viola.
Sulle mani di Dean ci sono ancora dei graffi, segni del combattimento com Boris al covo dei vampiri.
Guariranno nel giro di pochi giorni.

Dean è forte.
Si riprenderà presto, ne sono sicura.
Non è stato facile per lui, astenersi dal bere sangue umano, quando era un vampiro.
Ma ce l'ha fatta.
Io non ne ho mai dubitato, neppure quando Samuel ha osato dire il contrario.

Lentamente, mi sdraio accanto a Dean.
Gli accarezzo teneramente una guancia con una mano.
Poi, appoggio la testa sul suo petto, e con un braccio gli circondo i fianchi.

Socchiudo gli occhi.
Ascolto il suo cuore, palpitare lento e regolare contro il mio orecchio.
Se penso che in questi tre giorni, ho rischiato di non poterlo sentire mai più.
E' stato orribile.
Un brutto momento, che io e Dean vogliamo soltanto dimenticare.

Sorrido.

Dean si è svegliato.
Mi circonda le spalle con entrambe le braccia, attirandomi maggiormente contro di se.
Le sue labbra, premono appena contro la mia fronte.
Una sua mano, affonda tra i miei folti capelli castani, accarezzandoli.
Io faccio la stessa cosa, sfiorando con la mano il tessuto leggero della maglia che indossa.
Dean copre entrambi con la coperta, ed io mi rannicchio maggiormente contro il suo corpo.

Non mi piace questa stanza di motel.
I muri sono freddi ed il riscaldamento non funziona.
L'unica cosa buona è la cucina che è ben fornita.

- Scusami. Non volevo svegliarti. - Allungo completamente le gambe andando a sfiorare quelle di Dean sotto la coperta. Resto immobile tra le sue braccia, la testa appoggiata comodamente sul suo petto e con una mano gli accarezzo pigramente il torace -

- Odio questi documentari! Questo sarà la centesima volta, che lo trasmettono in TV. - Sorrido nel avvertire una mano di Dean insinuarsi sotto la coperta alla ricerca del telecomando. Una volta che lo ha trovato, lo usa per spegnere la TV, dove stavano trasmettendo l'ennesimo noiosissimo documentario sulla vita dei leoni in Africa -

- Ah, davvero? Non è che per caso, ti sei addormentato perché "forse forse" sei esausto Dean? - Rifilo a Dean una leggera gomitata scherzosa sotto la coperta, lui di rimando mi stringe maggiormente contro di se facendo aderire i nostri corpi. La "cura" per guarire Dean dal vampirismo non è stata certo una passeggiata, ma Dean fa di tutto per minimizzare, perché non vuole farmi preoccupare. -

- Cosa ne pensa Dottoressa McGinnis, mi riprenderò? - A stento riesco a trattenermi dallo scoppiare a ridere, quando Dean mi chiama "Dottoressa". Mi chiama sempre così, tutte le volte che mi preoccupo eccessivamente per lui. Forse ha ragione mia sorella, quando dice che io sono un po' la "mamma chioccia" della situazione. Mi prendo cura di tutti e mi assicuro che stiano sempre bene. Ma non posso farci nulla. E' più forte di me.-

- Oh si, non ho dubbi in proposito. Una buona notte di sonno e un paio di cucchiai del mio chili e domani sarai di nuovo in forma smagliante. - Mi immedesimo completamente nel ruolo della "Dottoressa McGinnis" stando al gioco di Dean, che mi osserva con un sorrisetto tra il divertito ed il malizioso stampato sulla faccia. Nel sentire però, che cosa ho cucinato, i suoi occhi si spalancano fino quasi a sembrare, due grosse palle da biliardo -

- Hai cucinato il chili? Stai scherzando, vero?! - Lo stupore di Dean è palese. Dall'espressione sul suo viso però. non riesco a capire se è felice del fatto che abbia cucinato per lui, oppure il contrario. Mi scosto un poco da lui, per poterlo guardare meglio in faccia; nel mentre gli sfioro la pelle sottile del collo con la punta delle dita, in un gesto affettuoso -

- Mai stata più seria di così. Ricetta della famiglia McGnnis tramandata da generazione in generazione. Devi sapere che un mio bis bis bis nonno andò in Messico in cerca di fortuna e... - Un lampo di orgoglio famigliare, deve essere baluginato nei miei occhi, in quanto Dean mi guarda inorridito. Gli ho raccontato la storia della mia famiglia centinaia e centinaia di volte, quindi ogni volta che ricomincio, Dean trova sempre un modo per interrompermi o distrarmi -

- Ti prego Ellen, non ricominciare di nuovo con la storia della tua famiglia! Ho passato tre giorni da schifo, sono stato vampirizzato, ho dovuto bere uno schifo di intruglio e ho vomitato ogni genere di cosa presente nel mio stomaco. Abbi un po' di pietà, sono convalescente. - L'espressione sul viso di Dean si tramuta dall'orrore al disgusto nel giro di pochi secondi. Credo che in questo momento, Dean preferirebbe ritornare ad essere un vampiro, piuttosto che stare ad ascoltare la storia della famiglia McGinnis dai tempi della rivoluzione industriale fino ad oggi-

- Sei senza cuore, lo sai? Dovresti essere orgoglioso, di conoscere le origini della mia famiglia. In fin dei conti sono la tua compagna, dovresti avere un po' più di rispetto, lo sai? - Fingendomi offesa per l'atteggiamento poco interessato di Dean nei riguardi della mia famiglia, mi sciolgo dal suo abbraccio mettendomi seduta sul materasso. La mia recita ha vita breve, infatti, Dean approfitta della mia posizione, per accarezzarmi dolcemente la schiena, partendo dalla nuca e scendendo fino all'attaccatura dei miei jeans. A quel "assalto" non posso resistere, così mi stendo nuovamente al fianco di Dean, abbracciandolo -

- E tu, dovresti avere paura di me. In fin dei conti, sono stato vampirizzato e che ne sai, se la cura ha funzionato davvero? Potrei avere ancora, un qualche "rimasuglio di vampiro" dentro di me. - Sollevo un poco la testa da sopra la spalla di Dean, e ricambio il suo sorrisetto malizioso. Lo sapevo fin da subito, dove Dean volesse andare a parare e devo ammettere, che è riuscito ad imbrogliarmi per bene. Mi puntello con un gomito sul materasso e lo guardo, mentre mi "illustra" la sua teoria, secondo il quale non è sicuro, di essere completamente guarito dal vampirismo -

- Dean, tu sei guarito. E sai perché? Perché se tu fossi ancora un vampiro, io non potrei fare questo...questo...e neppure questo. - Mando a monte senza troppi giri di parole la teoria, secondo il quale Dean sarebbe una sorta di "mezzo vampiro". Lentamente mi avvicino a lui e lo bacio partendo dal collo, risalendo lungo il mento e poi alla bocca su cui poso, un piccolo bacio a stampo. -

Sorrido.

Dean allunga una mano, e mi accarezza dolcemente una guancia.
Poi mi scosta un ciuffo ribelle dagli occhi e lentamente lo porta dietro al mio orecchio destro.
La mia mano sale a coprire quella di Dean sul mio viso.
Muovo un poco la testa, fino a baciarne con le labbra il palmo.

Mi avvicino nuovamente a Dean, chinandomi su di lui.
Le mie labbra trovano le sue, e le sfiorano con infinita dolcezza.
I miei capelli ricadono su entrambi, come a formare una specie di drappo scuro.

Dean mi stringe a se con trasporto, e dolcezza allo stesso tempo.
Appoggio le mie mani sulle sue spalle, mentre la mia bocca non smette di lambire la sua.
Sento il mio cuore cominciare a palpitare con forza dentro al mio petto.
La stessa cosa vale per quello di Dean, che batte veloce sotto la pelle, attraverso il tessuto della maglia che indossa.

Il nostro bacio continua, per un tempo che pare infinito.
Dolce.
Unico.
Meraviglioso.
Il nostro primo momento d'intimità, dopo tre giorni costretti a stare lontano l'uno dall'altra.

Amo Dean.
Non ho mai smesso di amarlo un solo istante.
Anche dopo la sua trasformazione, il sentimento che provavo per lui non è mutato.
Per questo non sono riuscita ad andare fino in fondo, quando Dean mi ha chiesto di ucciderlo.
La donna innamorata ha avuto la meglio sulla cacciatrice.
Ed è stato un bene.

Respirare, diventa una necessità impellente per entrambi.
Lentamente le mie labbra, si allontanano da quelle di Dean.
I nostri sguardi rimangono incatenati l'uno all'altro per un lungo momento.
Dean mi sorride.
A quella visione, il mio cuore si scioglie come burro al sole.
E' così bello, vedere Dean così felice e di nuovo sereno.

- Ellen, perché non mi hai ucciso quanto te l'ho chiesto? - Mi irrigidisco tra le braccia di Dean, quando lui mi fa quella domanda così a bruciapelo. Il solo ripensare a Dean che mi mette tra le mani il machete e mi chiede di ucciderlo, mi fa correre un brivido ghiacchiato lungo la schiena. -

- Lo sai, perché non l'ho fatto. - La mia voce è poco più che un sussurro, mentre rispondo a Dean senza mai distogliere lo sguardo. Allungo una mano e accarezzo dolcemente una guancia di Dean, coperta da un leggero strato di barba. Forse come cacciatrice ho sbagliato ad agire in quel modo, ma non ne sono affatto pentita -

- Io però, ti avevo dato un'ordine. - La mia mano viene subito coperta da quella di Dean, le nostre dita ci cercano e poi intrecciando con tenerezza. Non c'è rabbia o rimprovero nella sua voce, ma puro e semplice realismo. Dean mi ha supplicato di ucciderlo ed io non l'ho fatto. Siamo entrambi due cacciatori, siamo stati addestrati per questo ma in fin dei conti, siamo anche esseri umani con le nostre debolezze. Ma come può essere una debolezza, amare tanto qualcuno? -

- Ed io ho preferito seguire il mio cuore, ed è stato un bene che lo abbia fatto. Non credi? - Questa è la prima volta in assoluto che io e Dean abbiamo opinioni diverse riguardo la caccia. In passato abbiamo sempre viaggiato sulla stessa lunghezza d'onda per quanto riguardava le strategie e su come agire. Ora invece è diverso. E' strano. -

- Io ero un mostro Ellen, avrei potuto farti del male. - Distolgo per un'istante lo sguardo da Dean, mentre lui prova a farmi ragionare, riguardo al mio comportamento di fronte alla sua richiesta. Probabilmente un altro cacciatore al posto mio, non avrebbe esitato un solo istante a uccidere Dean. Era un vampiro e come tale andava eliminato. Io invece non ce l'ho fatta. Ho esitato. Se ci fosse stato un'altro vampiro al posto di Dean, molto probabilmente sarei morta. Sospiro. Appoggio la mia fronte contro quella di Dean, in un gesto che vuole essere d'affetto. Lui socchiude gli occhi, accarezzandomi una guancia teneramente. -

- Non lo avresti mai fatto. - Mormoro a poca distanza dal viso di Dean e dalle sue labbra, mentre la mia fronte continua a premere dolcemente contro la sua. Non distolgo neanche per un secondo il mio sguardo dal suo, e Dean stringe con maggiore forza la mia mano, ancora stretta nella sua. In questi tre giorni a dir poco orribili, tutti e due abbiamo rischiato grosso. -

- Ne sei sicura? - Un sacco di volte Dean si è stupito della grande fiducia che ogni volta io ripongo in lui. Forse perché lo conosco da tanto tempo, e quindi so, che Dean non farebbe mai niente che possa nuocere alla sua famiglia ed alle persone a cui vuole bene. Anche quando era un vampiro, Dean ha fatto il possibile per trattenersi ed evitare di fare del male a me, Sam e Selvaggia. Ha messo la nostra incolumità sempre e comunque al primo posto, nonostante la sua sente di sangue diventava via via sempre più forte -

- Si. Perché ti conoscono Dean, anche volendo non mi avresti mai aggredito per nutriti. Ora però smetti di tormentarti, l'incubo è finito e tu devi recuperare le forze. Quindi mettiti seduto e assaggia il mio chili. - Allontano la mia fronte da quella di Dean, poi annuisco fermamente con il capo di fronte alla mia ostinata convinzione. Dean lentamente pare tranquillizzarsi, ma quando lo esorto ad assaggiare il mio chili, vedo il suo sguardo dardeggiare preoccupato da me, alla scodella che è adagiata sul comodino -

- Era quello che propinavi a tua sorella, quando aveva sei anni? - Vedo la fronte di Dean corrugarsi scettica ed un sopracciglio inarcarsi dubbioso. Quando Layla era piccola e stava male, per rimetterla in sesto dopo una brutta influenza, la obbligavo a mangiare il chili. Purtroppo non sapevo dosare bene le spezie, e quindi più di una volta a mia sorella e non solo, gli si infiammava la lingua per una settimana. Ecco perché Dean è così scettico ad assaggiare il chili che preparato. Certe brutte esperienze, non si dimenticano facilmente -

- Proprio lui. Questo chili fa resuscitare i morti e non lo dico così, tanto per dire. - Io al contrario di Dean sono molto fiduciosa riguardo la mia ricetta. Ho grande fiducia nelle mie capacità, quindi posso ostentare senza problemi tutta la sicurezza di questo modo. Il chili che ho cucinato è ottimo e anche Dean, si dovrà ricredere ne sono certa -

Dean apre la bocca per dire qualcosa e controbattere alla mia affermazione.
Io però sono più veloce.
Lo zittisco con un bacio a stampo sulla bocca, mettendo a tacere ogni sua protesta.
Poi mi metto seduta sul letto e allungo le mani per afferrare la scodella con il chili ancora caldo.
Il profumo che si sprigiona, è qualcosa di meraviglioso.

Sistemo la scodella tra me e Dean, in modo che non si rovesci.
Allungo a Dean uno dei due cucchiai, e poi cominciamo a mangiare.
Porto il cucchiaio alle labbra, dopo averlo riempito per bene di chili.
Squisito!
Il sapore delle spezie, è molto ben bilanciato e si sposa alla perfezione con la carne, i peperoni ed i fagioli.

Non ho mai mangiato nulla di più buono.
Altro che le scatolette di tonno, carne e verdure che mangio io tutti i giorni.
Quelle sono il mio pranzo e la mia cena.
La "sana" dieta del cacciatore.

- Non ci posso credere! Questo chili è...è...incredibile! - Un sorriso entusiasta, si allarga da una parte all'altra del mio viso, di fronte al giudizio positivo di Dean. Felice mi siedo a gambe incrociate sotto la coperta e mi giro, in modo tale da poter guardare Dean in faccia senza rischiare un bruttissimo torcicollo. Ad ogni boccone, il brontolio del mio stomaco si attenua fino a scomparire del tutto. L'ansia per Dean e la cura contro il vampirismo, mi aveva fatto chiudere lo stomaco -

- Hai visto? Te lo dicevo io, che era fantastico. Il chili della famiglia McGinnis è il migliore di tutta Austin. - Affondo il mio cucchiaio dentro la scodella più che mai soddisfatta, mentre con la mano libera assesto a Dean un leggero pugno sulla spalla sinistra con fare giocoso -

- Mi rimangio tutto quello che ho detto, sulla storia della tua famiglia Ellen. Sul serio! - Sono così felice di vedere Dean mangiare di nuovo con gusto; questo significa che piano piano sta recuperando le forze e che "la cura" nonostante tutto, ha funzionato. Mi appoggio con la schiena contro la spalla sinistra di Dean e lui con il suo braccio sinistro mi cinge i fianchi -

- Ne sono lusingata. A proposito, ho fatto due chiacchiere con Selvaggia prima, quando ci ha lasciato la stanza per andare a dormire nella sua auto. - Decido di parlare a Dean di quello che io e Selvaggia ci siamo dette, quando eravamo fuori dal motel. Non mi piace avere segreti con Dean e poi, se la cosa riguarda anche Sam è giusto che Dean lo sappia -

- Ah si?! E hai scoperto qualcosa? Quella ragazza ha cominciato a dare i numeri, da quando le ho chiesto di pedinare mio fratello. - Con un sospiro Dean si abbandona con la schiena contro il freddo muro alle sue spalle, nel mentre io lascio ricadere il cucchiaio dentro la scodella del chili, ed accarezzo teneramente il braccio di Dean, quello stretto intorno ai miei fianchi. -

- Esatto. Tutto è iniziato da li ed a quanto pare, tuo fratello ne è in parte responsabile. - Ruoto leggermente la testa, in modo da poter guardare Dean negli occhi. Non so davvero come iniziare il discorso, e rivelare a Dean quello che Selvaggia mi ha detto sul conto di Sam. Dean potrebbe benissimo pensare che gli sto raccontando una balla o che Selvaggia abbia perso la ragione, proprio come mio padre -

- Che cavolo c'entra Sam in tutta questa storia? - Nel momento esatto in cui Dean sente parlare di Sam, smette all'istante di mangiare e mi guarda dritta negli occhi, in attesa che continui il mio discorso -

- Selvaggia ha visto tuo fratello entrare nel motel in cui alloggiava, in compagnia di un'altra donna. Una prostituta, visto che il mattino dopo, la stessa ragazza ha lasciato il motel infilandosi nella borsetta dei soldi. - Vuoto il sacco. A malapena respiro, mentre rivelo a Dean tutto quello che Selvaggia mi ha raccontato sul conto di Sam. Dal pedinamento, alla ragazza che è entrata con lui nel motel -

- Accidenti! Lei è sicura, di quello che ha visto? - A quanto pare Dean sembra essere ancora piuttosto scettico riguardo il racconto della ormai ex ragazza di suo fratello. Nonostante lui e Selvaggia hanno caratteri molto diversi, sono sempre andati piuttosto d'accordo. Quindi, che motivo avrebbe Selvaggia di mentire? -

- Conosci Selvaggia, non mentirebbe mai su una cosa così importante. Poverina, non deve essere stato facile per lei. - Difendo a spada tratta, quella che ormai per me è diventata un'amica a tutti gli effetti. Ho ripreso a cacciare con Selvaggia dopo che Sam è ritornato dall'inferno. Non la conosco ancora bene, però di una cosa sono certa: non è una bugiarda. Di questo ne sono sicura. Sta soffrendo questo è certo, ma non infangherebbe mai il nome di colui che ama, soltanto per vendetta -

- Vuoi che provi a parlarle io? - Alla proposta che Dean mi fa, io non posso fare a meno di sorridergli amorevolmente. Fino ad ora, si era sempre tenuto fuori dalla storia tra suo fratello e Selvaggia; a volte se ne usciva fuori con qualche battutina a sfondo sessuale, ma la cosa finiva li. Probabilmente Dean non lo ammetterà mai, ma vuole molto bene a Selvaggia, ed il fatto che vuole provare a parlarle, ne è la prova -

- Non credo servirebbe a qualcosa. Sai come è fatta Selvaggia, più provi a farla parlare e più lei si chiude a riccio. Però mi ha detto una cosa, che mi lasciato senza parole. - Purtroppo Selvaggia ha un carattere molto introverso e difficilmente si lascia andare a confidenze. I suoi genitori le hanno insegnato ad essere forte, a non lasciarsi trasportare dall'emotività. Indubbiamente questa è una grande qualità per una cacciatrice di demoni, ma non lo è per quanto riguarda la personalità. Dean ricomincia a mangiare e mentre lo fa, decido di proseguire con le rivelazioni che Selvaggia mi ha fatto sul conto di Sam -

- E sarebbe? - Comincio a tormentarmi una ciocca di capelli, rigirandola diverse volte tra le dita. Lo faccio sempre, tutte le volte che c'è qualcosa che devo dire, ma non so da che parte cominciare. L'ultima cosa che voglio è ferire Dean, magari dicendogli cose che magari non sono vere. Però devo farlo, è giusto che Dean sappia -

- Mi ha detto che Sam è cambiato da quando è tornato dall'inferno. C'è qualcosa di diverso in lui, e che dobbiamo tenere gli occhi aperti. - A quella mia ennesima rivelazione, Dean mi ascolta insolitamente tranquillo, senza battere ciglio. Un'espressione indefinita comprare sul suo viso -

Sono sbalordita.
Mi sarei aspettata ogni genere di reazione, da parte di Dean.
Offeso.
Incazzato.
Risentito.
In fin dei conti Selvaggia, aveva detto delle cose non proprio carine sul conto di Sam.

Guardo Dean.
Lo vedo gettare il suo cucchiaio dentro la ciotola del chili.
Distoglie lo sguardo da me.
Socchiude gli occhi, mentre le sue spalle si alzano ed abbassano in un lungo sospiro.

Dean vuole bene a suo fratello.
E' tutto ciò che gli rimane della sua famiglia.
Aveva dato la vita, per poter permettere a Sam di continuare a vivere.
Era finito all'inferno per lui.

Perché questo silenzio?

Rimetto la ciotola sul comodino.
Mi avvicino a Dean, ed appoggio una mano sulla sua spalla.
A quel gesto lui sobbalza, mentre il corso dei suoi pensieri viene interrotto.
Dean mi guarda.
I suoi occhi si specchiano nei miei.
Nel suo sguardo, c'è qualcosa di indefinito che purtroppo non riesco ad interpretare.

- Selvaggia ha ragione. Da Sam è tornato dal inferno, lui non è più lo stesso. Anche io me ne sono accorto in questi tre giorni, quando sono stato trasformato. - Dean parla e la sua voce fuoriesce come un sussurro basso e roco, mi guarda e nei suoi occhi leggo solamente un'infinita tristezza, ma anche rabbia -

- Perché? Che è successo in quel vicolo? - La mia voce risulta insolitamente bassa e cauta, mentre esorto Dean a continuare il racconto. Vorrei risparmiare a Dean tutta questa sofferenza, lui ne ha passata davvero tante e non merita di soffrire ancora. Perché tutto quest? -

- Quando la cura ha iniziato a fare effetto, ho cominciato ad avere delle visioni. Ho rivisto tutta la mia vita di vampiro. Quando quel figlio di puttana mi ha trasformato, Sam era li e non ha fatto nulla per aiutarmi. - Quella sconvolgente rivelazione mi colpisce al pari di uno schiaffo in pieno viso. Mi riesce impossibile credere, che Sam abbia fatto una cosa del genere a suo fratello -

- No è impossibile! Non ci credo, Sam non avrebbe mai fatto una cosa simile. Dean lui...- Ancora sconvolta dalle parole che Dean ha appena pronunciato, cerco di convincerlo che magari, quello che ha visto non era vero. Forse era stata la cura stessa a causargli quelle visioni -

- Sam è rimasto a guardare, mentre io venivo trasformato Ellen! - Dal modo in cui Dean mi guarda però, capisco che ciò che ha visto corrisponde alla verità. Sam ha permesso che Dean venisse trasformato, per chissà assurdo motivo. Un tremito mi attraversa la schiena, mentre cerco la mano di Dean e la stringo nella mia. Non so che cosa dire o fare, sono sconvolta -

- Ne sei sicuro? - Il mio primo istinto sarebbe quello di andare da Sam e chiedergli spiegazioni, ma se davvero in lui c'è qualcosa di diverso, di sicuro avrebbe negato. Quindi non avrebbe avuto molto senso. Non so dire che cosa provo esattamente, sono sconvolta, arrabbiata, spaventata e furiosa. Però cerco di riprendere subito il controllo dei miei nervi, Dean in questo momento ha bisogno di me e quindi, non posso lasciarmi sopraffare dalla rabbia. -

- Certo che sono sicuro, l'ho visto. - Tra me e Dean non ci sono segreti di alcun tipo. Inoltre non mi mentirebbe mai su qualcosa di così serio ed importante allo stesso tempo. L'essere stato "tradito" dal sangue del suo sangue, un'altra volta è una cosa difficile, da mandare giù -

L'eco di quelle parole, mi colpisce al pari di uno schiaffo.
Non so che cosa dire.
O meglio non posso e non voglio crederci.

Davvero Sam, è rimasto a guardare mentre suo fratello veniva trasformato in un vampiro?
A che scopo, fare una cosa simile?
Forse c'era Samuel dietro a tutto questo?

Conosco Sam da quando era un bambino.
In passato lui e Dean, hanno avuto qualche "momento no".
Sono fratelli, quindi era normale che discutessero anche in modo piuttosto animato.

Sam non sarebbe mai potuto arrivare a tanto.
Lui che aveva dato la sua vita, per salvare il mondo.
Era sempre stato il più generoso e altruista tra di noi.
Non posso credere, che sia potuto arrivare a tanto!

No, è impossibile.
Dean però non sembra pensarla come me.
Anche lui come Selvaggia, crede che Sam abbia qualcosa che non va.
Ora il dubbio lo sta divorando come il peggiore dei tarli.

Abbraccio Dean.
Gli circondo le spalle con entrambe le braccia e appoggio la testa, sulla sua spalla.
Non so che cosa dire.
Dean mi bacia sulla fronte, ed io socchiudo gli occhi.
Restiamo così.
Fermi ed immobili, stretti l'uno tra le braccia dell'altra.
Chiusi nel nostro silenzio, con i nostri dubbi e le nostre paure.

- Cosa pensi gli sia successo Ellen? - E' Dean il primo a parlare, interrompendo quel lungo e pesante silenzio che si era venuto a creare tra di noi. Io rimango ferma ed immobile dietro di lui, continuo ad abbracciarlo, e faccio il possibile per cercare di alleggerire il peso, che Dean ha sul cuore in questo momento -

- Non lo so. Mi sembra tutto così assurdo.- Alla domanda che Dean mi fa, non so davvero che cosa rispondere. Sollevo un poco la testa e gli bacio affettuosamente la spalla cui prima ero appoggiata. Vorrei avere la risposta che Dean sta cercando per l sua domanda -

- A volte ho come la sensazione, che quello che ho davanti non sia mio fratello. -Non riesco a fare a meno di sobbalzare, di fronte a quell'ennesima rivelazione da parte di Dean. La persona con cui abbiamo cacciato fino a poche ore fa, non era il vero Sam? Eppure quando abbiamo scoperto che era tornato, si era tagliato con un coltello d'argento il braccio e aveva bevuto acqua santa -

- Sam lo sa? Gli hai detto cosa hai visto, nella tua visione? - Continuo ad abbracciare Dean, perché quello è l'unico modo che ho a disposizione, per fargli sentire la mia vicinanza. Questa storia di Sam diventa più spaventosa ogni minuto che passa -

- No, lui non sa nulla. - Dean nega con la testa, muovendola leggermente a destra e poi a sinistra. Una sua mano sale fino a raggiungere le mie, che pendono lungo il suo torace e le stringe piano nelle sue. Io socchiudo gli occhi, abbandonandomi ad un sospiro carico di tristezza -

- Pensi anche tu, che Lucifero lo stia possedendo? - Non so perché quell'ipotesi si è fatta largo con violenza dentro la mia mente. In fin dei conti Lucifero è il diavolo, ed ha approfittato del suo tramite per lasciare la gabbia infernale. Potrebbe averci ingannato tutti. Oramai tutto è possibile-

- Non lo so. Forse dovremmo chiedere ad un'esperto. - Dean continua a stringere le mie mani nelle sue e nell'azzardare quella ipotesi, volta appena la testa verso di me in cerca del suo sguardo -

- Castiel? Sbaglio o è ancora in Paradiso, a sistemare le cose? - Purtroppo da quando Castiel era ritornato in Paradiso a sistemare le cose, non avevamo più avuto sue notizie. Nessuno ci assicurava, che una volta chiamato lui sarebbe venuto in nostro aiuto -

- Si, ma cosa abbiamo da perdere Ellen? Sempre meglio che stare qui a marcire nel dubbio. - In effetti il ragionamento di Dean non fa una piega. Potevamo sempre provare ad invocare Castiel, ed in caso di mancata risposta, avremmo risolto la cosa in altro modo -

- Hai ragione. Ora però, cerca di dormire un paio d'ore Dean. Questi tre giorni sono stati massacranti e tu hai bisogno di riposo. - Avvicino la mia guancia contro quella di Dean, sfiorandola dolcemente in un gesto affettuoso. Non sciolgo ancora il nostro abbraccio, mentre cerco di convincerlo a dormire un paio d'ore visto quello che ha dovuto passare in questi quattro, maledetti giorni -

- Hey, la vuoi sapere una cosa? - La voce di Dean è ridotta ad appena un roco sussurro, nel mentre sfiora con la punta del naso la mia guancia sinistra, e poi risale con le labbra lungo la tempia baciandola subito dopo -

- Che cosa? - Sorrido mentre continuo ad abbracciare Dean per nulla intenzionata a liberarlo dalla dolce prigionia delle mia braccia. Avverto il suo respiro morire sulle mie labbra, mentre le punte dei nostri nasi si sfiorano leggermente ad ogni nostro movimento -

- Sei incredibile Ellen McGinnis. - Probabilmente se non fossi già seduta sul letto e mezza inginocchiata, le mie gambe non avrebbero retto il peso del mio corpo, perché sarebbero divenute molli come gelatina. Di fronte a quella sottile dichiarazione d'amore, non posso fare a meno di rivolgere a Dean un sorriso commosso, e poi abbracciarlo al colmo della felicità -

Non so che cosa dire.
Il mio cuore smette di battere per una manciata di secondi, tanta è l'emozione che provo.
Dean mi accarezza il viso con dolcezza.
Poi mi bacia tra i capelli, sulla fronte ed infine sulle labbra.
Io ricambio, sempre con le braccia strette intorno al suo collo.

Quello che io e Dean abbiamo passato in questi tre giorni, è stato orribile.
Ma per fortuna, il peggio è passato.
Tutto si è risolto nel migliore dei modi.
Dean è ritornato umano.
Qualcuno o qualcosa ci protegge, ed io non avrei smesso di ringraziarlo abbastanza, per aver salvato l'uomo che amo, da una dannazione eterna.

Un'ora dopo, Dean sta dormendo.
E' girato sul fianco sinistro, con la testa semi-nascosta tra la spalla ed il mio collo.
Il suo respiro mi solletica piacevolmente l'orecchio.
Con il braccio sinistro, mi cinge i fianchi sotto la coperta.

Io invece sono ancora sveglia.
Continuo a fissare il soffitto con aria assorta.
Accarezzo teneramente il braccio con cui Dean mi stringe.
La mia tempia preme dolcemente, sulla sua bocca.

Ho mille pensieri in testa.
Sam che non pare essere più lo stesso da quando è tornato dall'inferno.
Dean che è preoccupato per suo fratello.
Non lo riconosce più, non sa più chi sia la persona che ha davanti.
E' tutto così maledettamente complicato.
Ne verremmo mai a capo?

Chiudo gli occhi.
Lentamente il sonno prende il sopravvento su di me.
Sono veramente esausta.
In una manciata di secondi, finalmente anche io cedo alle braccia di Morfeo.

Domani lasceremo il motel e ricominceremo a cacciare.
Un nuovo caso da seguire ed un sacco di problemi da affrontare.
Primo fra tutti Sam e la sua "diversità".

Io e Dean ne abbiamo passate tante insieme.
Supereremo anche questa.
Ce la faremo, ne sono sicura.

Non permetterò a Dean, di affrontare tutto questo casino da solo.
Perché lo amo.
Ed è proprio per questo motivo, che non lo abbandonerò mai.

Nel bene o nel male, noi combatteremo.
Vivremo oppure moriremo.
Ma lo faremo sempre e comunque insieme.
 
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