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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Film, Telefilm, Teatro
Dalla Serie: Supernatural
Titolo Fanfic: THE OTHER HALF OF MY HEART
Genere: Romantico, Autobiografico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Spoiler
Autore: pandistelle galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 04/06/2013 18:16:25

" Il nostro è un legame speciale. Siamo così diversi. Eppure insieme, ci completiamo a vicenda. "
 
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DO NOT LEAVE ME AGAIN. I WILL NOT.
- Capitolo 1° -

Entro in cucina, reggendo tra le mani un sacchetto di carta.
Appoggio la busta su un ripiano, vicino alla cucina.
Da uno scaffale posto in alto alla mia destra, tiro fuori un tagliere, un coltello ed una scodella piccola.
Poi metto tutto sul mobile vicino al sacchetto di carta.
Apro la busta e tiro fuori due mele gialle.
Tre aranci.
Un grappolo d'uva piccolo.
E una banana.

Ho intenzione di prepararmi una macedonia.
Non ho molta voglia di hamburger o di altro cibo da fast food.
Lavo la frutta sotto l'acqua corrente.
La asciugo.
Poi inizio a tagliarla, partendo dalle mele.

Una volta rimossa la buccia dal frutto, lo divido a metà e comincio a tagliarlo in pezzi più o meno grossi.
C'è silenzio.
L'unico rumore udibile è quello del coltello, che uso per tagliare la frutta.
Mi trovo nel bunker dei letterati.
Il posto che corrispondeva alla coordinate, che letterato di nome Larry aveva lasciato a Sam e Dean prima di

morire, ucciso da un nome di nome Abaddon.
Teoricamente, avremmo dovuto distruggerla.
Ma una volta visto cosa era questo posto, abbiamo cambiato idea.

Questo bunker mi piace molto.
Ogni cosa qui, racchiude storia, mistero ed enigmi.
Nessuno vi ha più messo piede da anni, eppure tutto è rimasto esattamente come prima di essere abbandonato.
C'era energia elettrica.
L'acqua scorreva ancora attraverso le tubature.
Inoltre, come se non bastasse avevamo a nostra disposizione un'intera biblioteca che racchiudeva tutto il sapere o quasi del soprannaturale.
Il paradiso, di ogni cacciatore insomma.

Dean e Sam hanno voluto fare di questo posto la loro base.
Io ed Ellen abbiamo subito approvato l'idea.
Nessuno di noi ha mai vissuto in posto per più di una settimana.
Dunque, perché non approfittare di questa occasione?

Quello più entusiasta di tutti era Dean.
Una volta dentro, si è subito "sacrificato" per testare le docce.
Sam ha iniziato ad esaminare ogni genere di documentazione, raccolta dai letterati.
Ellen è andata in cucina per vedere, se ci fossero delle scorte di cibo da qualche parte. Magari una dispensa.
Io ho dato un'occhiata in giro.
Ovunque c'erano quadri, armi coperte da teche di vetro, e oggetti appartenenti al mondo del soprannaturale.
C'era addirittura un vecchio telegrafo, con cui i letterati mandavano i dispacci ai loro cacciatori.
Ai miei occhi, questo genere di cose è apparso semplicemente fantastico.

Ognuno di noi, poi si è scelto una stanza.
Dean non vedeva l'ora di arredare la sua.
Il suo entusiasmo, per il bunker è stato a dir poco contagioso.
Anche io ne ho scelta una.
Ma più che altro, io la considero un ripostiglio o laboratorio.
Durante la notte, dormo nella stanza di Sam.
E poi non avevo molte cose, da metterci dentro.
Un paio di vestiti.
La mia chitarra.
I miei attrezzi per lavorare il legno.
E il mio cubo di rubik porta fortuna.

Finisco di tagliare le mele a pezzi.
Metto il tutto dentro la scodella, poi inizio a togliere la buccia alle arance.
Una volta puliti, inizio a tagliuzzarli con il coltello.
Del succo scivola fuori dalla frutto, colandomi lungo le dita.
Non ci bado.

Siamo tornati da poco al bunker.
Abbiamo lavorato ad un caso, per certi versi insolito.
Tutto è cominciato, quando io, Sam e Ellen abbiamo deciso di "spulciare" l'archivio dei letterati.
Volevamo sapere qualcosa di più, su questa confraternita.
Chi erano.
Di cosa si occupavano esattamente.
Chi fossero i loro alleati ed i loro nemici.

Dean si era messo in viaggio, per andare da Kevin e vedere come stava.
Garth lo aveva portato sulla sua barca, dove stava cercando di decifrare la metà della tavoletta dei demoni.
Esisteva un modo per chiudere i cancelli dell'inferno, una volta per tutte.
Kevin era un profeta, quindi era l'unico in grado di decifrare gli scritti su quella pietra divina.
Dean era tornato qualche ora più tardi, quando io, Sam e Ellen avevamo già concluso le nostre ricerche.
Nessuna novità in vista per quanto riguarda la tavoletta dei demoni.
In compenso noi tre, avevamo trovato qualcosa di interessante, fra tutti quei documenti.

Tra gli alleati dei letterati, vi era un movimento, chiamato " Progetto Giuda".
Era stato fondato dai rabbini, durante la seconda guerra mondiale.
Il cui scopo, era quello di salvare gli ebrei dalla morte nei campi di concentramento.
Ma non solo.
Questa entità segreta, era in netto contrasto con una setta, chiamata Tule.
Formata da nazisti, che si servivano della magia nera.
Negromanzia.

L'ultimo membro del progetto Giuda, era un rabbino di nome Isaac Bass.
Morto di recente nel campus dell'università locale in maniera piuttosto insolita.
Auto combustione.
Era un caso per noi.
Così, abbiamo deciso di indagare.

Per fare prima, ci siamo divisi.
Dean e Ellen, hanno interrogato i testimoni che hanno visto il rabbino prendere fuoco.
Io e Sam invece, siamo andati alla biblioteca per scoprire a cosa l'uomo stesse lavorando.
Non abbiamo scoperto granché.
Solo un paio di libri, che riguardavano il birdwatching e la natura.
La cosa c'è apparsa fin da subito molto strana.
Perché uccidere una persona in quel modo, se in apparenza non aveva nulla da nascondere?

Una volta fuori dalla biblioteca, ci siamo messi in contatto con Dean e Ellen.
Le nostre indagini, non ci avevamo portato a nulla.
Però su una cosa, tutti e quattro avevamo la certezza assoluta.
Non eravamo soli.
Qualcuno ci stava pedinando.
Così, per venire a capo di tutta questa faccenda, abbiamo deciso di incontrarci, in parcheggio isolato, fuori

città.

E li, è avvenuto l'incredibile.

Sono una cacciatrice di demoni.
Vivo questa vita da sempre, fin dal giorno in cui i miei genitori mi hanno trovata.
Ho dato la caccia ad ogni genere di creatura soprannaturale esistente.
Da quelle più "classiche" come vampiri, licantropi, streghe, fantasmi.
A quelle più "insolite" come ad esempio divinità pagane, fate o addirittura lepricani.
Ma non avevo mai avuto a che fare con niente di simile.
Non solo io.
Neppure Sam, Dean e Ellen ne hanno mai visto una cosa del genere prima d'ora.

Quando io e Sam, siamo arrivati al parcheggio, abbiamo visto Dean e Ellen venire scagliati con forza contro

un'auto.
Non abbiamo avuto il tempo di accorrere in loro aiuto.
Un uomo enorme, ci ha attaccati.
Sam ha provato a difendersi, ma è stato tutto inutile.
La creatura ha stretto le sue mani intorno al nostro collo.
Ho sentito l'aria mancarmi all'improvviso.
Ci stava strangolando.

Poi una voce, ha ordinato al misterioso uomo di fermarsi.
La creatura ha mollato subito la presa, intorno al mio collo ed a quello di Sam.
Appena in tempo.
Era sopraggiunto un ragazzo, lo stesso che Dean e Ellen avevano incontrato nel bar del campus universitario.
Il suo nome era Aaron, e la creatura ai suoi ordini era un Golem.
Una creatura di argilla.
Creata dai rabbini in un getto di Vitsyebsk, con l'aiuto della magia.

Sospiro.

Finito di tagliuzzare a pezzi le arance, le sistemo dentro la scodella insieme alle mele.
Infilo una mano dentro, il sacchetto di carta alla ricerca di altra frutta.
Sento un brivido di disgusto salirmi, lungo tutta la schiena.
Kiwi.
Con la loro polpa verdognola, i semini minuscoli e la buccia pelosa.
Non mi piacciono i kiwi. Li detesto.
Tolgo all'istante la mano dal sacchetto, e mi concentro sul grappolo d'uva.
Uno ad uno, rimuovo i vari acini dal raspo.
Poi li taglio a metà e levo via tutti i semini.

In quello stesso istante, Ellen fa il suo ingresso in cucina.
Nella mano sinistra, tiene un cartone di latte.
Indossa dei vestiti alquanto strani.
Un'incrocio tra un pigiama e una tuta, oserei dire.
Le sorrido e lei ricambia affabile.

Se penso che fino a due anni fa, ci detestavamo mi viene da ridere.
Io non mi fidavo di lei.
La cosa era reciproca, anche da parte sua.
Ci hanno pensato i miei due cugini a farci andare d'accordo. Wanjii e Cinksi Wilson.
In un modo molto semplice.
La caccia.

Un giorno Wanjii e Cinksi ci avevano segnalato un caso.
A Washington un'uomo sulla sessantina, era stato trovato morto mentre cacciava della selvaggina.
Il cuore era stato strappato via.
Un licantropo.

Dean e Sam, si stavano già occupando di un caso dall'altra parte degli Stati Uniti.
I miei cugini erano a Boston a cacciare spettri.
E' toccato a me e Ellen, occuparci della faccenda.

Così abbiamo fatto i bagagli e siamo partite.
Per tutta la durata del viaggio di andata, c'eravamo scambiate si e no due parole.
Giusto per elaborare un piano di azione.
Non so perché, ma non riuscivo a fidarmi completamente di Ellen.
Eppure avevamo caratteri simili.
Forti ed allo stesso tempo decisi.

Una volta arrivate a destinazione, abbiamo cominciato a indagare.
Ci siamo finte due agenti del FBI per scoprire, qualcosa di più sull'esistenza della vittima.
Era una brava persona.
Sposato da più di trent'anni con la stessa donna.
Una figlia che viveva a New York e un nipotino.
Non fumava.
Non beveva.
Mai avuto a che fare con il soprannaturale.

Poi siamo andate all'obitorio, per esaminare il corpo.
A quanto pare il licantropo, prima di ucciderlo si era divertito un po' con la sua vittima.
Su braccia, gambe e torace c'erano graffi e lacerazioni profonde.
Il torace era stato squarciato e il cuore strappato via.
Ellen ha suggerito di recarci nella riserva di caccia, dove era stato trovato l'uomo, per uccidere il licantropo.
Nel frattempo c'era stata un'altra vittima.
Non potevamo più aspettare, quel mostro andava eliminato, prima che nuocesse ad altre persone innocenti.

Quella fu la prima volta in assoluto, che io ed Ellen l'abbiamo pensata allo stesso modo su qualcosa.

Siamo andate nel bosco, armate di fucili caricati con proiettili d'argento.
Abbiamo trascorso buona parte del giorno e della notte a seguire le tracce del licantropo.
Un paio di volte, siamo stati sul punto di stanarlo e ucciderlo ma quello fiutandoci, riusciva sempre a sfuggirci.

Ci siamo accampate.
Oltre che per riposarci, anche nella speranza di riuscire a prendere in trappola la creatura.
Una riposava un paio di ore, l'altra stava di guardia.
Mentre Ellen dormiva vicino al fuoco, io avevo ricevuto un messaggio da Sam sul mio cellulare.
Voleva sapere come stavamo io e Ellen. Di fare attenzione.
Ammetto che ricevere quel suo SMS, mi ha scaldato il cuore e dato un po' di coraggio.
Gli ho risposto, dicendogli che entrambe stavamo bene. Del licantropo nessuna traccia. Che anche lui doveva fare

attenzione.
E che lo amavo.

Non era ancora sorto il sole, quando il licantropo ci ha attaccato.
Sia io che Ellen eravamo sveglie e pronte a fronteggiare l'ennesima creatura soprannaturale.
Non fu per niente facile, uccidere il licantropo.
Era luna piena da soli due giorni.
Di solito in questa prima fase, i mannari sono molto più forti e feroci che mai.

Durante la lotta, io sono stata scaraventata contro un'albero.
Avevo sentito un dolore fortissimo alla spalla sinistra.
Me l'ero rotta o forse qualcosa di peggio.
Il licantropo approffittando, della mia improvvisa "debolezza" mi aveva raggiunta, pronta ad attaccarmi.
O peggio mordermi.

Ho avuto paura.
Ero disarmata, il mio fucile era finito chissà dove nel sottobosco, durante la lotta.
Ho tirato fuori da dentro uno dei miei stivali un coltello d'argento.
Non sarei morta, senza prima aver lottato con le unghie e con i denti per difendermi.
Ero pronta.
Nonostante non sentissi più la spalla.

Il mannaro stava per attaccarmi, quando Ellen si è messa tra me e la creatura.
Mi ha fatto scudo con il suo corpo.
Gli artigli della bestia, sono scesi su di lei rapidi e affilati.
E' stata ferita alla coscia destra.
Ho sentito la stoffa dei suoi jeans lacerarsi, mentre il sangue iniziava a colarle lungo la coscia e il polpaccio.

Il suo "sacrificio" però era servito a qualcosa.
Prima di essere ferita, mi aveva lanciato il mio fucile da caccia.
Il licantropo si era sollevato di nuovo sulle zampe posteriori, pronto ad attaccarci.
Questa volta però, non si sarebbe certo limitato ad un paio di graffi.

Due spari.
Io e Ellen abbiamo fatto fuoco nello stesso istante, con i nostri rispettivi fucili.
Con un tonfo sordo, il licantropo è crollato a terra privo di vita.
Nonostante tutto, avevamo agito insieme.
Come un vera coppia di cacciatori.

Prima di sbarazzarci del corpo del mostro, ho aiutato Ellen a fermare il sangue che continuava ad uscire copioso

dalla sua gamba.
Ho fatto a pezzi la mia camicia, strappandola.
Poi ho usato le strisce di stoffa come un laccio emostatico, nei punti dove il sangue fuoriusciva di più.
Infine, ci siamo sbarazzati della creatura, bruciandone i resti.

Una volta fatto questo, Ellen mi ha steccato la spalla.
Ha ridotto a brandelli una sua vecchia coperta e l'ha usata come fasciatura.
E come stecche, dei rami caduti dagli alberi.

Abbiamo raggiunto la macchina.
Io ho aiutato Ellen a camminare, facendomi passare un suo braccio intorno alla mia spalla sana.
Poi, anche se con l'ausilio di un solo braccio, ho guidato fino all'ospedale più vicino.

Una volta li, abbiamo dovuto raccontare una balla.
Stavamo raccogliendo dei campiono di vegetazione ed un orso, ci ha aggredite.
Io me la sono cavata con una fasciatura leggera, da portare per una massimo due settimane.
A Ellen invece, avevano dovuto dare un bel po' di punti di sutura per chiudere il taglio sulla coscia.

Ho informato Sam e Dean, di quanto c'era successo.
Non avrebbe avuto senso tenere nascosta una cosa così importante.
Se c'è una cosa, che proprio non sopporto è quella di mentire alle persone che amo ed a cui voglio bene.
Una volta appresa la notizia e concluso il loro caso, Sam e Dean si erano subito precipitati al pronto soccorso,

dove io e Ellen ci trovavamo.

Mentre aspettavamo, io sono andata a trovare Ellen nella sua stanza.
L'ho ringraziata, per avermi salvato la vita.
E lei ha fatto la stessa cosa con me, un'altro al posto mio, probabilmente l'avrebbe lasciata morire dissanguata.
Così abbiamo iniziato a parlare.
Lei mi ha raccontato di come sua madre era morta, di suo padre rinchiuso in un'ospedale psichiatrico, di sua

sorella e del motivo, che l'aveva spinta a diventare una cacciatrice di demoni.

Anche io le ho parlato di me.
Che ero stata abbandonata davanti ad un motel dai miei veri genitori.
Del mio pendente a forma di trappola del diavolo.
Di come i miei genitori adottivi, mi avevano trovata.
La morte di mia madre.
Di mio padre e della sua grande forza d'animo.

Quando Sam e Dean ci hanno finalmente raggiunte in ospedale, ci hanno trovate intente a chiacchierare amabilmente.
Sedute l'una di fronte all'altra sul letto
Come se ci conoscessimo da una vita.
Io con una spalla fasciata.
Ellen con la gamba bendata, nel punto in cui si trovava il taglio e dove le avevano dato un paio di punti.
Eravamo diventate amiche.

Nonché partner di caccia.

Ero stata io a proporlo a Ellen, a dire il vero.
Sapevo che non avrei mai potuto prendere il posto di sua sorella.
Questo è ovvio.
Però avere qualcuno, con cui poter fare due chiacchiere mentre sei in auto e hai concluso la tua ultima caccia, non

era poi così male come idea.
Spesso cacciamo insieme.
Altre volte da sole.
Oppure insieme a Sam e Dean.

Non siamo male, come squadra. Devo ammetterlo.

- Hey Selvaggia, posso disturbarti un secondo? Ero venuta solo a prendere un bicchiere di latte. - Prendo il tagliere con sopra la frutta e sposto tutto leggermente verso sinistra, per fare un po' di spazio a Ellen -

- Si certo, fai pure. Nessun problema! - Ricomincio ad affettare la frutta per la mia macedonia, mentre Ellen si sporge verso l'alto, per aprire il mobiletto in cui teniamo le stoviglie e prende un bicchiere -

- Macedonia? Senza kiwi, giusto? - Alla domanda di Ellen mi viene da sorridere, poi la osservo un'istante, mentre sbircia all'interno del sacchetto di carta, rivolgendomi subito dopo un'occhiata complice. A Ellen non piacciono i cetrioli, ogni volta che se li trova dentro qualche hamburger o insalata, li rifila sempre a Dean. Quindi, chi meglio di lei, può capire la mia avversione, i kiwi -

- Si esatto, senza kiwi. Ma piuttosto dimmi una cosa, ti piace qui? - Il solo pensare ai kiwi e alla loro buccia fastidiosamente ruvida e pelosa, mi fa scorrere un brivido lungo tutta la schiena. Così decido di cambiare argomento e di portare la nostra conversazione, su una tematica "più attuale" se così, possiamo dire -

- E' molto bello. Inoltre l'entusiasmo di Dean è contagioso. Non potrei odiare questo bunker, neanche se lo volessi. - Non appena parla di Dean, vedo lo sguardo di Ellen addolcirsi. Gli angoli delle sue labbra, si incurvano in un sorriso. Lo ama davvero molto e si vede. -

- Anche a me e Sam piace molto. E' bello sapere di avere un posto, in cui tornare e non, una fredda e anonima stanza di motel. - Continuo ad affettare la frutta, alternando lo sguardo tra il mio tagliere e Ellen, che nel mentre sta aprendo la confezione del latte, aiutandosi con il suo coltello da cacciatrice -

- E' vero, hai ragione. Io sono felice, soprattutto per Dean. Dopo tutto quello che ha passato in purgatorio, si merita un po' di felicità. Anzi, non vedo l'ora di scoprire come ha intenzione di sistemare la sua stanza. - Ellen versa il latte dentro il bicchiere e nuovamente, il suo sguardo assume una sfumatura completamente diversa, quando parla di Dean. Per Ellen è stato durissimo affrontare quell'ultimo anno da sola, senza di lui. Lei e Dean si meritavano un po' di pace, dopo tutto quello che hanno passato -

- Uh! E' il nuovo numero di " Io donna" quello, che hai in tasca? - Con un cenno del capo, indico la rivista che sporge dalla tasca della vestaglia di Ellen. Un'altra cosa, che abbiamo in comune. Le riviste femminili. Anche se a me a dire il vero, interessano più le pagine dei cruciverba e la cura delle piante, che quelle della moda -

- Si esatto. Lo leggo questa sera e poi domani te lo passo ok? - La rivista continua a penzolare arrotolata, dalla vestaglia di Ellen. Una volta finito di versare il latte dentro il bicchiere, Ellen mette via il coltello e chiude il cartone del latte, ripiegando l'apposita linguetta verso il basso. -

- Va bene. Fai pure con calma, non c'è fretta. - Sorrido mentre distolgo lo sguardo da lei e la rivista, per tornare ad occuparmi della mia frutta. Non avrebbe senso comprare due riviste, quando entrambe leggiamo la stessa. A volte la leggo prima io, poi la passo a Ellen. Oppure è lei a leggerla per prima e poi darla a me -

- D'accordo. Io vado ad aspettare Dean nella sua stanza. Ti lascio la pagina dei cruciverba come al solito? - Ormai Ellen mi conosce fin troppo bene. Sa che le pagine dei cruciverba, rebus e puzzle sono una mia priorità, in qualsiasi tipo di giornale o rivista che acquistiamo. Mi sorride. Poi con il bicchiere di latte in una mano e la confezione nell'altra, si appresta a lasciare la cucina -

- Oh si grazie! Buonanotte Ellen. - Per un'istante smetto di tagliuzzare la frutta e mi giro, per augurare a Ellen un buon riposo. Osservo per un'istante la sua nuova tenuta da notte. Mi fa un po' strano vederla vestita in quel modo. Da quando abbiamo iniziato a cacciare insieme, l'ho sempre vista con addosso camicie da notte e vestaglie, sempre molto provocanti. Ma anche così "sobria" non sta affatto male. Anzi, sarei proprio curiosa di sapere, cosa ne pensa di Dean di questo improvviso cambiamento di stile -

- Buonanotte Selvaggia, ci vediamo domani. - Anche Ellen ricambia il mio saluto, augurandomi a sua volta un buon riposo. Nel salutarmi, lo fa rimanendo ferma sulla soglia, prima di varcarla ed uscire, diretta nella stanza di Dean come aveva detto -

Con il bicchiere di latte in mano e la rivista in tasca, Ellen esce dalla cucina.
Io rimango di nuovo sola con i miei pensieri.
E la frutta ancora da tagliare.

Metto qualche acino d'uva dentro la mia macedonia.
Per ultima, mi tengo la banana.
Tolgo la buccia e le varie pellicine.
Poi inizio ad affettare il frutto con taglio netto e deciso.

Una volta chiarito il "malinteso" noi quattro, più Aaron siamo andati a casa sua.
Lui era il nipote del rabbino Isaac Bass.
Nonché l'ultimo membro del progetto Giuda ancora in vita.

Il Golem era suo.
Lo aveva ereditato da suo nonno.
Poteva controllarlo, ma non ne era ancora il padrone a tutti gli effetti.
Ci siamo seduti in salotto e abbiamo ascoltato la sua storia.
Suo nonno prima di morire bruciato, gli aveva telefonato e gli aveva lasciato una combinazione di numeri e lettere.
Gli abbiamo anche rivelato, cosa era veramente la società Tule.
Una setta di negromanti, che si dedicava alla magia oscura.
oltre che ovviamente uccidere e perseguitare gli ebrei.

Dean e Ellen avevano esaminato la combinazione che Aaron aveva scritto su un pezzo di carta.
Poi hanno passato il foglio a me e Sam, ed insieme abbiamo cercato di arrivare ad una soluzione.
Sam è stato molto più veloce di me.
Quei numeri e quelle lettere, venivano usati nelle biblioteche dei college per catalogare i libri, in sezioni.
La sezione che corrispondeva a quei numeri, era quella di scienze.

Così, noi quattro più Aaron e il Golem abbiamo fatto irruzione nella biblioteca dell'università locale.
Sam è andato a cercare il libro.
Noi quattro siamo rimasti in fondo alle scale ad aspettarlo.
Avrei voluto accompagnare Sam, ma lui me lo ha impedito.
Non certo per mancanza di fiducia, soltanto per coprirgli le spalle.
Se i membri della Tule erano veramente a piede libero, chissà di quali incantesimi oscuri disponevano.

Sospiro.

In un certo senso, Sam mi ha salvato la vita impedendomi di accompagnarlo.
Mentre si trovava dentro la biblioteca, è stato colpito da un'incantesimo di magia oscura.
Era stato un uomo della Tule a lanciarglielo, colpendolo dritto nel collo con un dardo avvelenato.
Nonostante la vista ed i sensi annebbiati, Sam era riuscito a raggiungerci.
Lo avevo visto accasciarsi a terra, privo di sensi.
Sul collo un enorme macchia violacea, che dal collo aveva iniziato ad estendersi su buona parte del viso.
Magia oscura.

Mi sono precipitata immediatamente al fianco di Sam, insieme a Dean e Ellen.
Abbiamo osservato l'incantesimo, iniziare ad estendersi.
Un secondo dopo, anche Aaron veniva colpito al petto dallo stesso dardo.
Dean non ha perso tempo.
Ha chiesto al Golem di andare dentro la biblioteca e trovare, chi aveva lanciato quei dardi.
Era l'unico modo per spezzare la magia e salvare la vita a Sam e del nipote del rabbino.

Quelli sono stati in assoluto i momenti più lunghi della mia vita.
La macchia sul viso di Sam, diventava sempre più grande ogni minuto che passava.
Il suo corpo era freddo come ghiaccio.
La sua pelle di un bianco esangue.
Stava morendo.

Ero disperata è vero.
Ma non sono andata nel panico.
Non ho avuto crisi isteriche.
Ho mantenuto il pieno controllo di me stessa e delle mie emozioni.

Avevo paura.
Perché in quegli istanti, mi era sembrato di rivivere il giorno in cui Sam era caduto nella gabbia infernale.
Il momento più brutto della mia vita.
Quel giorno, credevo di averlo perduto per sempre.
Ho vissuto per un anno con il dolore e la morte nel cuore.
E' stato orribile.
Se non fosse stato per mio padre e il suo sostegno, in quei giorni tremendi, molto probabilmente sarei impazzita.

A volte, mi capita di rivivere in sogno quel giorno.
Sam che precipita nella gabbia di Lucifero e questa si richiude davanti ai nostri occhi.
In un attimo di lucidità, Sam era riuscito a riprendere il controllo del suo corpo.
Si era gettato nelle fiamme dell'inferno, per sventare l'Apocalisse.
Aveva compiuto il più grande di tutti i sacrifici.
Aveva dato la sua vita, per permettere al mondo di salvarsi.

Era trascorso un anno.
Dean e Ellen vivevano felici, la loro vita insieme.
Una vita normale. Come avevano promesso a Sam.
Io cacciavo con mio padre.
Non ce l'avevo fatta ad abbandonare quella vita.
La caccia era l'unica cosa, che in quell'anno mi aveva permesso di andare avanti.

Un giorno, ricevetti una telefonata da Bobby.
Dovevo raggiungerlo a Sioux Falss il prima possibile.
Sam era tornato dall'inferno.
Qualcuno lo aveva riportato indietro.
Era vivo.

Quando mi sono trovata davanti Sam, i miei nervi temo non abbiamo retto allo stress.
O forse per lo shock.
Non sapevo se ridere per la gioia.
O piangere di felicità.

Sam era di nuovo mio fianco.
Era vivo.
Ma subito mi ero accorta, che in lui c'era qualcosa di diverso.
Non era il Sam che ricordavo.
La persona buona, dolce e gentile che conoscevo e di cui mi ero innamorata.
I suoi occhi erano freddi e privi di qualsiasi emozione.
Era cambiato.

Abbiamo poi scoperto, che Sam non aveva l'anima.
Non provava alcun tipo di emozione.
Se doveva uccidere, lo faceva senza provare il benché minimo rimorso.
Non dormiva.
Era stato sul punto, di uccidere Bobby a sangue freddo, pur di non riavere indietro la sua anima.

In quei giorni, anche il nostro rapporto era cambiato radicalmente.
Sam ricordava ogni cosa di me, di noi e della nostra storia.
Ma non provava niente, nei miei confronti.
Sapere questo, mi aveva fatto soffrire non poco.
Ma avevo deciso di non abbandonarlo a se stesso.
Continuavo ad amarlo in silenzio, anche se a lui dei miei sentimenti non importava.

Poi grazie a Morte, Sam aveva riavuto indietro la sua anima.
Aveva passato undici giorni nella panic room, in un'apparente stato di coma.
Noi tutti ci alternavamo al suo fianco, nella speranza di vederlo risvegliarsi da un momento all'altro.
E' successo.
A metà dell'undicesimo giorno, Sam è uscito dalla Panic Room e ha raggiunto Dean, me, Ellen e Bobby nel salotto.
La sua memoria era ferma al giorno in cui, era precipitato dentro la gabbia di Lucifero.
Ma a me non importava.
Sam era di nuovo la persona dolce, gentile e meravigliosa, di cui mi ero innamorata.

Ci sono volute un paio di settimane, prima che io e Sam riconquistassimo il nostro equilibrio come coppia.
Non solo per quanto riguardava l'amore.
Ma anche la complicità.
La fiducia
E l'intimità.
Ma alla fine ce l'avevamo fatta.
Insieme.

Sospiro.

Mentre aspettavamo che il Golem ritornasse, ogni singolo istante di quei momenti ha attraversato la mia mente.
L'attesa fu qualcosa di tremendo.
Poi all'improvviso abbiamo sentito dei rumori, provenire dal piano di sopra.
Io, Dean e Ellen eravamo in allerta, con le pistole puntate contro chi o cosa, sarebbe sbucato dal piano di sopra.
Il Golem aveva sceso le scale.
Nella mano sinistra, trascinava un uomo con i capelli biondi ed un cappotto nero.

E' stato un'attimo.
Il tizio biondo, ha appena avuto il tempo di inneggiare alla società Tule.
Poi è stato messo a tacere dal Golem, che gli ha spezzato l'osso del collo.
Il suo gesto, ha salvato la vita a Sam ed al nipote del rabbino.

L'incantesimo oscuro, era scomparso velocemente dal viso di Sam.
Si era ripreso praticamente all'istante.
Il suo corpo aveva smesso di essere freddo come il ghiaccio e il suo viso, aveva ripreso colore.
Era salvo.

Siamo ritornati nell'appartamento di Aaron.
Prima di essere colpito dal dardo avvelenato con la magia oscura, Sam era riuscito a prendere un libro.
Quello che il rabbino Bass, aveva nascosto per impedire alla società Tule di metterci le mani.
Era un libro dalla copertina rossa.

Al suo interno venivano descritte cose atroci, fatte dai nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Ebrei e zingari trucidati e poi usati come cavie per agghiaccianti esperimenti di magia oscura.
Riportare in vita la gente morta. Era di questo si occupava la Tule.
La cosa tremenda e che c'erano riusciti.

Il nonno di Aaron era stato ucciso proprio da uno di questi non-morti.
L'unico modo per eliminarli, era sparargli un colpo in testa.
Infine bisognava fare a pezzi il corpo e bruciarlo, entro dodici ore.
Perché altrimenti, questo si rianimava.

Come se non bastasse, Aaron aveva dei problemi con il suo Golem.
Non sapeva come fare per "usarlo".
Le regole erano scritte su di un libro, di cui Aaron aveva ben pensato di usarne le pagine per farci delle cartine per le sue canne.
Quindi non sapevamo nulla, su questo genere di creatura.
Sam aveva fatto una ricerca, che purtroppo, non aveva portato a nulla.

Finito di tagliare a pezzi la banana, la metto insieme all'altra frutta che ho tagliato in precedenza.
Taglio un limone e ci spremo sopra il succo.
Infine spolvero il tutto con dello zucchero.
Finalmente, la mia macedonia è pronta!

Prima di raggiungere Sam nella biblioteca, lavo bene il tagliere ed il coltello.
Metto tutto a posto nei vari scaffali.
Pulisco il ripiano che ho usato come base d'appoggio con uno straccio.
Una volta fatto questo, con la mia scodella di macedonia in mano, esco dalla cucina.

Mentre noi quattro e Aaron discutevamo, in merito al suo Golem, degli uomini della Tule ci hanno attaccati.
Hanno fatto irruzione nell'appartamento di Aaron.
Io, Sam, Dean e Ellen abbiamo provato ad affrontarli.
Ma non è servito a niente.
Nel giro di un secondo, ci hanno praticamente messo fuori combattimento.
Dean messo a tappeto.
Sam contro un parete.
Io ed Ellen sedute sul divano, con due mitra puntati alla testa.
Nella colluttazione, ero stata ferita al naso.
Ma nulla di grave.

Il capo dei Tule, un certo Ekart era entrato nell'appartamento.
Prima ha fermato il Golem impadronendosi della pergamena che serviva per controllarlo.
Poi ha dato ordine ai suoi uomini, di cercare il libro rosso.
Lui come tutti gli altri, erano dei non-morti.
Ufficiali nazisti riportati in vita con la negromanzia, dopo essere stati uccisi.

Eckart, ci ha minacciato di morte.
I suoi uomini, hanno trovato il libro rosso.
Una volta trovato, quello per cui erano venuti, Ekcart ha dato ordine ad uno dei suoi uomini, di uccidermi.
Mi ha afferrato con violenza per i capelli.
Ho sentito la fredda lama di un coltello, sfiorarmi la pelle sottile della gola.
Mi avrebbe sgozzato, se non fosse stato per Aaron.

Approfittando di un momento di distrazione di Eckart, il nipote del rabbino lo ha colpito con una trave di legno.
Dean e Sam hanno recuperato le loro armi.
Hanno sparato ai due uomini, che tenevamo in ostaggio me ed Ellen.
Io e lei, ci siamo abbassate un'istante prima che i proiettili colpissero i due non-morti.
Ho sentito il proiettile sparato da Sam sfiorarmi la guancia, graffiandola leggermente.
Nulla di grave.

Uno degli uomini Tule era riuscito a scappare.
Eckart si è rimesso subito in piedi.
Dean e Sam gli puntavano contro le pistole sul davanti.
Io ed Ellen eravamo alle sue spalle.
Lo abbiamo sentito farfugliare qualcosa, inerente al fatto che ad ucciderlo, non sarebbe servito a nulla.
Abbiamo fatto fuoco.
Tutti e quattro nello stesso momento.

Era tutto finito.
Abbiamo fatto a pezzi i corpi di quei non-morti e li abbiamo bruciati.
Poi siamo tornati a casa di Aaron, dove lui ha deciso di prendere il comando del suo Golem a tutti gli effetti.
Lui era l'unico membro ancora in vita del progetto Giuda.
Toccava a lui, contrastare la Tule adesso.

Prima di andarcene, ho voluto ringraziare Aaron.
Mi aveva salvato la vita, se non fosse stato per lui, quel negromante mi avrebbe senz'altro uccisa.
Non era un cacciatore, questo è vero.
Ma ha dimostrato comunque, grande coraggio.

Esco dalla cucina.
Mentre raggiungo la biblioteca, fischietto un paio di note di "Can't Help Falling In Love" di Elvis Presley.
La canzone dei miei genitori.
Lo faccio sempre, quando sono di buon'umore.
E in questo momento, lo sono in modo particolare.

Salgo i primi due gradini, che portano alla biblioteca.
Tutto intorno ci sono grandi scaffali di pietra o legno, in cui sono riposti tomi e libri.
Al centro un lungo tavolo di legno scuro.
Con sopra, appoggiate delle lampade.

E' il mio posto preferito in assoluto di tutto il bunker.
Non tanto, per lo stupendo tavolo di legno.
Quanto per la sensazione di pace, che si respira.
E' tutto così antico, ma allo stesso tempo misterioso.

Rimango ferma sulla soglia.
La scodella con la macedonia nella mano sinistra, il cucchiaio in quella destra.
Porto quest'ultimo alla bocca, masticando subito dopo un pezzo di arancio.
Sorrido.
Per un'istante rimango ferma in quella posizione, ad osservare Sam.

E' chino su un paio di fascicoli, intento a scrivere qualcosa su di un foglio.
Le spalle leggermente incurvate.
Lo sguardo completamente assorto da ciò che sta facendo.
La fronte leggermente aggrottata, nel pieno della sua concentrazione.
La mano destra che impugna la penna, che scorre rapida sul foglio.

Sorrido.

E' semplicemente meraviglioso.
Anzi, vederlo così preso dal suo "lavoro" lo rende ancor più affascinante, ai miei occhi.
Sta annotando alcune cose, prese dal registro rosso per l'archivio dei letterati.
Non voglio disturbarlo.
Sam è talmente concentrato a scrivere, che non si accorge della mia presenza.
Così, io ne approfitto per rimanere sulla soglia, a guardarlo ancora un po'.

All'improvviso, la mia attenzione viene attratta da qualcosa.
Dentro all'entrata della biblioteca, alla mia destra.
C'è una teca in cristallo, in cui è conservato il mio oggetto preferito in assoluto.
L'arco di Ulisse.

Entro dentro la libreria e mi chino sulla teca per osservarlo meglio.
Fantastico.
Un'oggetto di grandissima fattura.
L'arco è enorme, fatto di legno forte e robusto.
E' molto pesante.
La corda infilata nelle due nocche. Sempre in tensione.
Secondo la leggenda, Ulisse era l'unico in grado di tenderlo.

Osservo ogni incisione presente sull'impugnatura e i due bracci.
C'è qualcosa in questo oggetto, che mi chiama a se ogni volta.
Un fascino magnetico.

Il corso dei miei pensieri, viene interrotto da Sam che è sopraggiunto alle mie spalle.
Mi cinge i fianchi con entrambe le braccia.
Io gli sorrido.
Speravo proprio, che facesse una cosa simile.
Lo adoro, quando riesce a cogliermi di sorpresa in questo modo.
Appoggio la ciotola con dentro la macedonia sulla teca, e faccio aderire la mia schiena, contro il suo petto.

Socchiudo gli occhi.
Da quando abbiamo iniziato ad indagare sul progetto Giuda, non abbiamo più avuto un solo momento per noi.
Appoggio dolcemente la mia testa, tra le spalla sinistra e il petto di Sam.
Le mie mani salgono ad accarezzargli le braccia teneramente.
Un leggero brivido di piacere, mi sale lungo la schiena.
Avverto le labbra di Sam, tra i miei capelli e poi sul collo.

Mi lascio completamente andare tra le sue braccia.
Sono in paradiso.
E non lo sapevo.

- Lo puoi prendere se vuoi. Il vetro, si può togliere. - La voce di Sam mi arriva con un bisbiglio leggero contro il mio orecchio sinistro. Questo mi provoca una serie di piacevoli brividi lungo tutta la schiena. Mi stringo più forte contro di lui, desiderando di rimanere così, tra le sue braccia per sempre -

- Che cosa?! No, non potrei mai. - Sgrano gli occhi alla proposta di Sam, di sollevare la teca che protegge l'arco e prenderlo in mano, come se nulla fosse. Tra cacciatori e oggetti leggendari non c'è mai stato un buon rapporto, quindi preferisco guardare e non toccare, come si suol dire -

- Perché no? Questo posto è anche casa tua. - Devo ammettere che vedere Sam, così propenso a violare le regole con così tanta facilità, mi intriga non poco. Sorrido, mentre Sam si sposta alla mia destra per baciarmi dolcemente la tempia medesima. Io continuo ad accarezzare le sue braccia, decisa più che mai a rimanere ferma sulla mia decisione. Però devo ammettere, che sentire Sam dire che il bunker dei letterati è anche casa mia, mi ha fatto battere forte il cuore un paio di volte -

- E' l'arco di Ulisse. L'uomo dal grande ingegno. Impugnare quest'oggetto, sarebbe come compiere un sacrilegio. - Lascio correre il mio sguardo tra l'arco rinchiuso sotto la teca di vetro, e Sam che continua ad abbracciarmi, con il mento appoggiato tra i miei capelli. Abbiamo già così tanti problemi, l'ultima cosa che voglio e cacciarmi nei guai, per colpa della mia curiosità -

- Non ti sembra di esagerare, Selvaggia? - Con la coda dell'occhio vedo gli angoli della bocca di Sam piegarsi in un sorriso divertito, di fronte alla mia superstizione. Io che mi getto in mezzo a vampiri e licantropi, e poi ho paura di prendere in mano un'arco appartenuto ad un guerriero dell'antica Grecia. La cosa sembra divertirlo non poco. Io invece ho paura, e non mi vergogno ad ammetterlo. Arretro di un passo, facendo aderire ancora di più la mia schiena contro il petto di Sam -

- No, affatto. Inoltre non riuscirei neppure a tenerlo in mano, figurarsi a tenderlo. L'unico in grado di farlo era Ulisse. Conosci la leggenda. - Sollevo la testa nel fare ciò, la mia fronte tocca il mento di Sam in un gesto che vuole essere tenero ed affettuoso allo stesso tempo. Lancio un'ultima occhiata all'arco protetto dalla teca. Per quanto quell'oggetto mi piaccia da morire, avrei preferito bruciare tra le fiamme dell'inferno, piuttosto che tenerlo in mano -

Vedo Sam che sorride, con la coda dell'occhio.
Chi meglio di un cacciatori di demoni, sa che le leggende non sono poi così tanto "leggendarie" ?
L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento, è attirarci addosso l'ira di qualche divinità.
Per quanto mi affascini quell'arco, preferisco rimanga dove si trovi.

All'improvviso Sam scioglie il nostro abbraccio.
Io mi riprendo la ciotola con la macedonia.
Poi insieme, raggiungiamo il tavolo al centro della biblioteca.

Sam si siede, davanti ai suoi appunti.
Io faccio la stessa cosa, però sulle sue ginocchia.
Nuovamente le sue braccia mi cingono i fianchi.
Io allungo una mano, e con essa gli accarezzo dolcemente una guancia.

Non servono le parole.
Il mio cuore salta un paio di battiti, quando Sam avvicina le sue labbra alle mie baciandomi.
Tutto intorno a noi svanisce.
Gli circondo il collo con entrambe le mie braccia.
I nostri due corpi entrano piacevolmente in contatto.
Le nostre bocche si cercano, trovano e sfiorano con tenerezza.

Lo amo così tanto.

Prima di Sam ho avuto soltanto due storie davvero importanti.
Ma con nessuno di loro, ho mai provato quello che provo per Sam.
Il nostro è un legame speciale.
Siamo così diversi.
Eppure insieme, ci completiamo a vicenda.

Tra noi c'è amore.
Dolcezza.
Complicità.
Passione.

Sam è tutto ciò che mi occorre per essere felice.
Lui è il mio destino.
Lo amo.
Così come lui ama me.

Sento il respiro mancarmi.
Lentamente allontano la mia bocca da quella di Sam, ponendo fine al nostro bacio.
Rimango stretta a lui, le mie braccia intorno al suo collo.
Il suo respiro mi solletica dolcemente il viso.
Annego nel mare meraviglioso, che sono i suoi occhi.

Sam mi guarda.
Il suo sguardo si posa un'istante sul mio sopracciglio destro.
Dove i Tule mi hanno colpita, per mettermi fuori combattimento.
Nei suoi occhi vedo passare la preoccupazione.
Avverto le sue dita, accarezzarmi piano il collo.
Ho un paio di lividi, nel punto in cui il Golem mi ha stretto.

Sorrido.
Il modo in cui Sam si preoccupa per me, fa sprofondare il mio cuore in un abisso di dolcezza infinita.
Accarezzo una guancia di Sam.
Nel punto in cui quel dardo malefico, lo aveva colpito.
Ho avuto così tanta paura di perderlo.
E' stato orribile.

- Stai bene? - La voce di Sam, è un dolce sussurro sulle mie labbra, interrompe il filo contorto dei miei pensieri. La sua mano continua ad accarezzarmi il collo nelle zone solcate dai lividi, i suoi occhi fissi nei miei, in attesa di una mia risposta -

- Si sto bene. Ci vuole ben altro che un Golem e un paio di Tule, per mettermi a tappeto lo sai. - Rassicuro Sam, cercando di ricordargli, che nonostante possa sembrare una ragazza piccola e minuta, sono molto più forte di quanto si pensi. Non basta qualche cazzotto e un pugnale a tiro della gola, per spaventarmi. Avvicino dolcemente la mia bocca alla sua e lo bacio a stampo, sorridendo -

- Già. E' impossibile dimenticarlo. - Le labbra di Sam si incurvano in un sorriso, nel ricordare forse, un paio di casi a cui abbiamo lavorato insieme. Io che piombavo addosso a due vampiri dall'altro, senza che questi avessero più scampo. Quando "lavoro" do sempre il massimo, rendendo pienamente giustizia al nome che porto. E' più forte di me, non posso farci niente -

- Sai per un momento, quando sei stato colpito da quel negromante, ho avuto paura di perderti. E' stato come, essere tornata a tre anni fa. Lucifero, la gabbia infernale e tu, che precipiti. E'stata una sensazione tremenda, te lo assicuro. - Guardo Sam dritto negli occhi, mentre do finalmente voce ai pensieri, che fino a quel momento, avevo tenuto per me. Anche se esteriormente, sembra che nulla possa spaventarmi, dentro la paura spesso e volentieri mi dilania -

- Lo so. Non deve essere stato facile per te. - Appoggio la mia fronte contro quella di Sam, mentre una sua mano cerca la mia in un gesto affettuoso. Le nostre dita si cercano e poi intrecciano dolcemente, le une con le altre. Mi basta questo semplice ma allo stesso tempo dolce gesto, per cancellare all'istante ogni preoccupazione nel mio cuore -

- Neanche per te lo è stato. Probabilmente non riuscirò mai a dimenticare del tutto, quello che è è successo in quel cimitero. - Per un'istante abbasso lo sguardo, incapace di sostenere quello di Sam che mi osserva, con espressione seria ed attenta allo stesso tempo. Ancora mi riesce molto difficile dimenticare quel periodo, forse il più brutto della nostra vita insieme -

- Così come io, non potrò mai dimenticare l'inferno. - Davanti a quella ammissione fatta da Sam, io non posso fare altro che abbracciarlo, stringendolo il più possibile contro di me. Entrambi abbiamo condiviso lo stesso dolore e tormento, anche sei in maniera diversa. Sam ha sperimentato sulla sua pelle l'inferno, la sua anima che veniva bruciata dal fuoco e dilaniata da Lucifero e Michele. Ed io un'altro tipo di dolore, quello causato dalla sua scomparsa. Può esserci, qualcosa di più atroce al mondo? -

- Non mi lasciare un'altra volta. Ti prego. Non credo riuscirei a sopportarlo. - Con uno sforzo enorme, riesco a controllare mia voce, affinché non esca fuori con un tremito incontrollato. Nonostante siano passati già tre anni, da quando Sam è ritornato dall'inferno, per entrambi è molto difficile, se non impossibile dimenticare quei momenti. Ma siamo qui. Insieme. E' questa, l'unica cosa che conti veramente. Sam mi stringe teneramente una mano, ed io mi lascio sfuggire un piccolo sorriso. Lo amo, così tanto -

- Non lo farò. Fidati di me. - I miei occhi neri, incontrano quelli verdi di Sam. Lui appoggia dolcemente la sua fronte contro la mia. Una sua mano sale, ad accarezzarmi teneramente una guancia. Io faccio la stessa cosa, con il suo viso. Di fronte a quella promessa che Sam mi ha appena fatto, dimentico all'istante i tristi ricordi dell'inferno. Sam non mi lascerà un'altra volta. L'inferno non me lo porterà via di nuovo. Ne sono sicura -

Questa volta sono io a prendere l'iniziativa.
Afferro Sam per la camicia e lo attiro dolcemente verso di me.
Lo bacio con tutto l'amore, che sento sgorgare dal mio cuore.
Avverto le sue braccia forti, stringermi maggiormente contro il suo corpo.
Una sua mano sale poi nuovamente, ad accarezzarmi una guancia con infinita dolcezza.

Avevo bisogno di sentirmi dire quelle cose.
Purtroppo non riuscirò mai a dimenticare del tutto, quello che è successo tre anni fa.
Ma non ne faccio un dramma.
Ognuno di noi, ha ricordi e brutte esperienze, che ne hanno segnato l'esistenza in modo indelebile.
Ho sofferto è vero.
Ma ho stretto i denti e sono andata avanti a testa altra.
Proprio come Sam avrebbe voluto che facessi.

Ora siamo qui.
Insieme.
L'uno tra le braccia dell'altra.
Il passato non è poi così spaventoso.
Se ho Sam al mio fianco.

Così come è iniziato, anche questo nostro secondo bacio finisce.
Appoggio dolcemente la mia fronte contro quella di Sam.
Un gesto affettuoso, che mi piace spesso fare.
Lui mi sorride.
Ed il mio cuore salta un paio di battiti, per l'emozione.

- Cosa stai facendo esattamente? - Rimango piacevolmente accoccolata contro il torace di Sam, mentre sento chiaramente contro l'orecchio i batttiti del suo cuore, che lentamente si regolarizzano. Con un cenno del capo, indico un paio di fascicoli e il libro rosso, sul tavolo davanti a me -

- Prendo alcuni appunti dal libro rosso, per sistemarli nei nostri archivi. - Nonostante la nostra posizione tutt'altro che comoda, Sam ricomincia a trafficare con i suoi appunti. Io gli metto un braccio intorno al collo e mi sposto all'indietro con il mio corpo, per non essergli di ostacolo -

- E' una buona idea. Ormai, dopo aver visto un Golem e nazisti non-morti, sono pronta a tutto. - Lancio una rapida occhiata al libro rosso dei Tule aperto sul tavolo, e subito un brivido di puro disgusto mi attraversa la schiena. Tutta quella gente innocente uccisa, per portare a compimento un progetto folle e mostruoso. A volte mi domando, chi siano davvero i mostri. Le creature o i cacciatori stressi? -

- Già. A chi lo dici. Io non credevo neppure, che potessero parlare. - Non posso che essere d'accordo con quello che Sam ha appena detto. In passato abbiamo affrontato una moltitudine non indifferente di creature leggendarie, ma mai un Golem. Ma in fin dei conti, c'è sempre una prima volta per tutto -

- Io pensavo fossero creature leggendarie. Come i gargoyle. Ti manca ancora molto, qui? - Occhieggio curiosa tutti i fogli sparsi sul tavolo, mentre parlo a Sam della mia "teoria" su creature, che per fortuna sono rimaste ancora solo delle leggende. Riporto velocemente la mia attenzione su Sam, e nel farlo appoggio mollemente un mio braccio sulla sua spalla, guardandolo di sottecchi. -

- Non molto. Perché? - A quanto pare Sam, non sembra essersi accorto di nulla. Almeno, così pare. Si è buttato nuovamente a capofitto sui sui appunti. Ma io, non getto la spugna così facilmente. Quando mi metto in testa una cosa, ottengo sempre quello che voglio. Oh si! -

- Lo sai, che io ho sempre avuto un debole per gli uomini intellettuali no? Quindi, concorderai con me, che il letto è molto più comodo di una sedia. Ti pare? - Pronuncio ogni singola parola, sussurrandola contro l'orecchio di Sam, che continua a fingere, interesse per quegli appunti. In realtà si vede benissimo, che non gliene importa un'accidente, almeno per il momento. Con le dita, disegno piccoli cerchi concentrici sulla sua schiena e dal modo, in cui i suoi muscoli si irrigidiscono, sembra piacergli -

- Stai cercando di sedurmi per caso? - Ormai, l'uno è caduto nella "trappola" ideata dall'altra. Sam continua a fingere apparente indifferenza, ma nel momento in cui distoglie lo sguardo dai suoi appunti per guardare me, nei suoi occhi vedo lo stesso amore e desiderio che anima i miei. -

- Ebbene si, lo ammetto. E poi, non ho mai fatto l'amore con un letterato. - Mormoro quelle parole all'altezza del suo collo, mentre con un sorrisetto, comincio a slacciare i primi bottoni della sua camicia. Non sto facendo nulla, che anche Sam non voglia -

- Potresti darmi una mano. In due faremmo senz'altro prima e tu potresti finalmente realizzare il tuo desiderio. - A quella proposta, le mie mani smettono di "tormentare" i bottoni della camicia di Sam. Per un momento alzo gli occhi al cielo, fingendo di riflettere sulla sua proposta. Inizio ad essere un po' gelosa, di tutti questi appunti e libri sparsi sul tavolo. -

- Affare fatto. Da dove si comincia?! - Il mio tempo di "riflessione" è finito. A dire la verità, io saprei che uso farne degli appunti a cui Sam sta lavorando e il tavolo, su cui sono adagiati. Ma dubito fortemente, che Sam ne sarebbe entusiasta. Quindi, preferisco di gran lunga aiutarlo a finire quello che sta facendo per l'archivio dei letterati, in questo modo, dopo niente e nessuno avrebbe più potuto distoglierci da "occupazioni" ben più piacevoli -

Con un balzo, mi alzo dalle ginocchia di Sam mettendomi in piedi.
Quando c'è da lavorare, non mi tiro mai indietro.
Se poi la ricompensa, è una notte d'amore e passione con l'erede di un letterato, mi impegno cento volte di più.

Aiuto Sam con le sue annotazioni.
Ne trovo un paio molto interessanti.
Gliele sottopongo, poi gli do una mano a rimettere in ordine gli archivi.

Sono felice.

Mi piace essere d'aiuto a Sam.
Notte d'amore a parte.
Insieme formiamo un'ottima squadra.
Siamo sulla stessa lunghezza di pensiero.
Nonostante sia lui quello più calmo e riflessivo.
Ed io quella più forte e testarda.

Il nostre presente è incerto.
Il nostro futuro un mistero.
Ma non ho paura.

Finché io e Sam staremo insieme, nulla mi spaventa.
Con lui al mio fianco niente mi può spezzare.
Non importa quale nuovo caso o pericolo dovremmo affrontare domani.
Quando succederà, lo affronteremo.
Insieme
 
Continua nel capitolo:


 
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