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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: D.Gray-man
Titolo Fanfic: SECRET
Genere: Erotico
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: Lemon, Yaoi
Autore: nel-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 25/04/2013 18:26:53

TYKI/ALLEN -Non devi piangere, perché se lo fai significa che hai paura di me, ed io non voglio questo…-
 
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IL RISVEGLIO
- Capitolo 1° -

Aprì lentamente gli occhi. Un forte odore di lavanda e bucato lo investì senza premura, rimbombandogli nella testa. Si mise seduto su quell’erba ben curata, guardandosi attorno. Alle sue spalle un’alta siepe faceva da recinto ad un’enorme villa. Al centro del cortile, modestamente grande, vi era un bianco pozzo dai particolari in ferro battuto.
Le pareti della casa erano rosate, rovinate dal tempo e dal muschio, forse nato a causa di quel maestoso albero accanto al pozzo, che non permetteva alla luce del sole di scaldarlo.
Si passò una mano tra i capelli, accarezzandosi dolcemente la testa. Il dolore iniziava proprio da li fino a raggiungere il braccio destro.
Si alzò dandosi dei colpetti sul petto, per ripulirsi la bianca camicia dal terriccio.
Non ricordava più nulla. Solo un nome gli rimbombava nella testa, e non era ben sicuro che questo gli appartenesse. Aggrottò la fronte sforzando la memoria, ma fu tutto vano.

-EHI! TU!-

Il ragazzo venne improvvisamente distratto da una voce femminile.
Una donna con in grembo una tinozza di legno gli stava correndo incontro furiosa.

-LADRUNCOLO! COSA VAI CERCANDO?!-

Il ragazzo portò le mani ad altezza delle spalle giustificando la sua presenza.

-Non sono un ladro! Mi sono svegliato proprio qui, qualche istante fa! Non ho la minima idea di come ci sia arrivato!-

Ora la vedeva bene quella donna. Indossava una lunga tunica marrone, coperta da un ampio grembiule bianco che le nascondeva i piedi. Era talmente stretto da metterle in risalto i fianchi larghi. Aveva il viso rosso e, le guance piene erano tempestate di lentiggini, mentre gli occhi verdi, rabbiosi, scrutavano il ragazzino, in cerca di informazioni.
I capelli rossi erano raccolti in un chignon ordinato e ben saldato sulla nuca ed il seno, morbido e prosperoso sembrava non avere un sostegno sotto la tunica.

-BENE! VORRà DIRE CHE DARAI SPIEGAZIONI DIRETTAMENTE AL PADRONE!-

Lo prese per un braccio, trascinandolo con poca grazia verso quella che doveva essere la porta posteriore. Vi entrarono ed il ragazzo si ritrovò in una cucina. La mobilia era rustica e nel mezzo c’era un grande bancone, sopra il quale tre ragazze giovani erano impegnate a tagliar cipolle, sbucciar patate e preparare impasti. Non alzarono lo sguardo quando i due irruppero senza preavviso nella stanza.
Un brontolio gli fece appoggiare la mano del braccio libero sullo stomaco. Come biasimarlo? Dalla cucina proveniva un delizioso profumo di arrosto e chissà quale altra prelibatezza.

-PER DI QUA MOCCIOSO!-

Lo continuò a trascinare per delle scale di pietra, fino a raggiungere il piano superiore. Un piccolo corridoio, largo il giusto per far passare due persone l’una di fianco all’altra, conduceva ad una maestosa porta in legno. Sebbene il percorso che iniziava dalla fine della scalinata e finiva davanti alla nuova porta fosse corto, il ragazzo non poté non notare l’assenza di finestre.
Quando, infine, la donna spalancò la porta, il più giovane rimase stupito.
Una lunga tavolata riempiva il centro della stanza, illuminata da finestre gotiche che facevano filtrare la luce attraverso importanti drappeggi rossi damascati. Tutte e quattro erano ben distanziate l’una dall’altra fino ad occupare interamente il lato destro della stanza.
Il tavolo e le sedie erano posti sopra ad un lussuoso tappeto dalle trame orientali che ben si sposava con i tendaggi. Le pareti dorate riflettevano la loro luce su tutto ciò che circondavano, rendendo il complesso magico agli occhi del ragazzino. L’unica cosa che stonava nella stanza era questa figura nera che si ergeva davanti ad una credenza color noce. I fulvi capelli mossi ricadevano ribelli sulle spalle.

-Mio signore-, disse la donna facendo un cenno d’inchino.
-Ho trovato questo giovane nel cortiletto adibito alla servitù, penso sia uno di quei monelli che ci rubano il raccolto…-

La voce di quella donna, prima ferma e sicura, usciva ora dalle sue labbra delicata e rispettosa.

-Portamelo qui, Iris-

La serva obbedì, trascinando il ragazzo verso quell’uomo.
Finalmente si voltò, mostrandosi agli occhi del più giovane.
Quest’ultimo sussultò nel vedere lo strano colore di quella pelle. Non riusciva bene a definirla, ma era un misto di tonalità grigiastre. Gli occhi dorati lo scrutavano incuriositi, mentre le mani affusolate passavano con poca importanza fra i capelli bianchi del giovane.

-Che curioso colore di capelli…-, gli rispose il signore della villa.

Il ragazzo avrebbe voluto ribattere, ma poi non la considerò una buona idea visto la sua posizione.

-E così tu saresti un ladro…-
-No di certo signore, non so davvero come ci sia finito qui, mi sono svegliato dolorante nel suo giardino non ricordando nulla.-

La donna sbuffò borbottando qualcosa, ma venne subito ammonita dallo sguardo del suo padrone.

- Non ricordi nemmeno il tuo nome?-, chiese continuando a studiarlo con gli occhi.
-Allen, so solo questo…-

L’uomo gli porse una mano.

-Io sono il padrone di questa villa, nonché il signore di questo villaggio, il mio nome è Tyki Mikk, ma da oggi in poi tu ti rivolgerai a me chiamandomi “mio signore” perché da oggi sei una mia proprietà-
Allen aggrottò la fronte. Non aveva molta scelta, o accettava o chissà dove sarebbe stato portato. Alla fine se bastava chiamarlo in quel modo per farlo contento, lo avrebbe fatto.

-Si, mio signore…-, abbassò la testa per dare rispetto a colui che da quel giorno sarebbe diventato il suo padrone.
- Hai fame Allen?-, gli chiese l’uomo con premura.

Il ragazzo scosse la testa.

-Iris, porta nelle mie stanze la miglior carne e il vino più buono della mia cantina!-

La donna obbedì senza ribattere ed uscì dalla stanza chiudendo la porta alle sue spalle, silenziosamente.
Uno schiaffo colpì in pieno volto Allen. Il giovane si portò immediatamente la mano sulla guancia dolente e fissò l’uomo che non sembrava essersi scomposto minimamente. Gli occhi azzurri si gonfiarono, riempiendosi di calde lacrime, che iniziarono a scendere lungo le guance copiose.

- Quando io ti pongo delle domande esigo che tu mi risponda con le parole, o preferisci che ti tratti come un animale? Ti reputi tale?-

Allen accennò un no con la testa, ma si autocorresse immediatamente, rispondendo.
-N…no mio signore-

- Molto bene!-

Tyki lo strinse a se, accarezzandogli dolcemente la testa.

-Non devi piangere, perché se lo fai significa che hai paura di me, ed io non voglio questo…-

Il ragazzo alzò lo sguardo per incrociare gli sguardi.

- Non ti ricordi nemmeno chi ti ha fatto quell’orrendo segno rosso sul volto?-, chiese lui percorrendo quel marchio indelebile che dominava sulla parte sinistra della faccia del giovane.

- Mio signore, non ho ricordo di nulla, non so nemmeno di che segni stia parlando!-, confessò asciugandosi con le dita le ultime lacrime, estinguendole così definitivamente.

Si voltò poi verso la credenza e la raggiunse. Si specchiò nell’argenteria esposta cercando di capire cosa fosse quel simbolo, spinto più dalla curiosità che per un fatto estetico.

-Io…non…lo so…-

 
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