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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Film, Telefilm, Teatro
Dalla Serie: Supernatural
Titolo Fanfic: SURVIVED
Genere: Romantico, Comico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Spoiler, One Shot
Autore: pandistelle galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 12/04/2013 11:40:59

" Il mondo sta andando in malora. E sai che novità!"
 
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SURVIVED
- Capitolo 1° -

Il mondo sta andando in malora.
E sai che novità!
Questa frase mi è stata ripetuta centinaia di miglia di volte, da quando mi sono avvicinata al mondo del sopranaturale e poi una volta diventata cacciatrice di demoni a tutti gli effetti.

Tre anni fa Lucifero è stato liberato dalla sua gabbia infernale.
Il mondo sarebbe dovuto finire proprio quel giorno.
L'umanità intera sterminata.
Eppure eccomi qua.
Sono sopravvissuta.

L'apocalisse è stata evitata per un soffio.
Lucifero era stato rispedito a calci nel culo nella sua gabbia infernale, dalla quale era riuscito a liberarsi.
Il mondo era salvo.
Ed io ero sopravvissuta. Un'altra volta.

Castiel un angelo del Signore, era andato fuori di testa.
Dopo essere diventato “l'amichetto del cuore” di un demone di nome Crowley, aveva ben pensato di prendere il posto di Dio suo padre e per farlo, aveva aperto le porte del Purgatorio e si era impossessato di tutte le anime racchiuse al suo interno.
Un po' come quando, le patatine fritte vengono messe sulla carta assorbente e quest'ultima si impregna tutta quanta di olio.
Avete presente?
Castiel era la carta assorbente.
Le anime del Purgatorio, le patatine fritte appena uscite dalla friggitrice grondanti di olio.

Il mondo, anche quel giorno sarebbe dovuto finire.
Castiel era il nuovo Dio.
Uccideva le persone, come se niente fosse. Schioccava le dita e queste esplodevano riducendosi a grumi informi di carne e sangue.
Un reverendo.
Duecento predicatori.
Clan religiosi.
Sette.
Congregazioni.
Addirittura una senatrice con i suoi sostenitori.
Tutto questo, perché al nuovo “papino del mondo” queste persone non andavano particolarmente a genio.

Il mondo rischiava nuovamente di andare in malora.
Per la quarta?
O forse quinta volta?
Non lo so, ormai credo di aver perso il conto.

E noi cacciatori?
Alcuni decisero di sottostare al volere del nuovo Dio, ovvero farsi da parte e non intralciare i suoi piani, dietro minaccia di fare una brutta fine.
Maledetti codardi!
Altri ancora, scelsero di combattere, ma dei loro corpi non rimase altro che sangue e brandelli di carne sparsi qua e la.
Non è certo un bello spettacolo, per gli occhi e lo stomaco ve lo assicuro!
Mentre una piccola parte di noi (e se dico piccola, intendo proprio piccola), decise di trovare un modo per cercare di fermare Castiel.
Con ogni mezzo a nostra disposizione, naturalmente.

Ed io con ogni mezzo, intendo davvero con OGNI mezzo.
Anche scendere a patti con il re dell'inferno.
Oppure assoggettare Morte, il capo assoluto dei mietitori, con un arcano rituale.

Tutto pur di fermare un ex angelo, ormai completamente fuori di testa.
Così avevano agito Dean Winchester e Sam Winchester, Bobby Singer, Thomas e Susan Spencer.
La mia famiglia li ha appoggiati.
Io li ho aiutati.
Perché non è da me, ne tanto meno della famiglia Ramirez, arrenderci senza prima combattere.

L'angelo pazzo è stato fermato.
Ci credereste mai?
Eppure è andata proprio così, ed io sono sopravvissuta.
Ancora una volta.

In un vecchio, quanto mai raccapricciante laboratorio, Dean, Sam e Bobby hanno dato il via ad un rituale molto particolare; grazie anche alla straordinaria partecipazione di “zio” Morte, che ha provocato un eclissi di luna intorno alle 3.59 del mattino, per fare in modo che il rituale funzionasse.

Il rituale ha funzionato.
Ci credereste mai?
Eppure è andata proprio così, ve lo assicuro.
Continuate a leggere, se non mi credete.

L'angelo pazzoide, ha rimandato a casa, tutte le anime del Purgatorio che si era “pappato”, durante il suo personalissimo “momento di gloria”.
Qualcosa però andò storto.
Perché a noi cacciatori, va mai qualcosa per il verso giusto?
Figurarsi.
Sarebbe stato troppo bello per essere vero.
Come dire che Humphrey Bogart nel film Casablanca si fosse rifiutato di lasciar scappare Ingrid Bergman e il marito, perché la sceneggiatura non era di suo gradimento.

I leviatani.
Creature antiche, molto più degli angeli, dei demoni e dello stesso brodo primordiale da cui tutto ebbe inizio.
Dio li aveva creati.
E poi se n' era sbarazzato, rinchiudendoli nel Purgatorio in modo tale che non potessero gironzolare nel nostro mondo, seminando morte e distruzione.
Gran bella pensata, non c'è che dire!

Erano forti.
Talmente forti che con loro il “magico rituale” non aveva funzionato.
Erano rimasti all'interno del corpo di Castiel, attingendo da lui ogni genere di informazione, riguardante il nostro mondo e gli esseri umani in generale.
Poi una volta stufi del loro “hotel a cinque stelle”, se ne erano sbarazzati, facendo sprofondare il corpo di Castiel all'interno di una riserva d'acqua cittadina.
Dean, Sam e Bobby avevano raccolto il suo trench, in prossimità della riva.
Del corpo nessuna traccia.
Sparito chissà dove.
Forse per sempre.

Il piano dei leviatani?
Non c'è voluto molto per capirlo.
Servirsi dell'acqua, per ottenere dei nuovi corpi, con cui poter gironzolare liberi e indisturbati per il nostro mondo, senza destare alcun sospetto.
Mica stupidi i “vegliardi” no?
L'acqua è ovunque, in questo cavolo di pianeta.
Noi la beviamo e subito un leviatano ti entra in bocca, come se fosse succo d'uva ghiacciato o un milkshake alla banana, con sciroppo al cioccolato.
Fantastico, non è vero?

Come so tutto questo?
Semplice!
Dean mi ha raccontato come sono andate le cose, una volta uscito da quell'orribile laboratorio insieme a Sam e Bobby e rifugiatosi a casa di quest'ultimo.
Avevano visto Castiel sparire in un vortice oscuro di melma nera.
Tecnicamente era morto.

Io non avevo assistito al rituale.
Dean non me lo aveva permesso.
Infatti, poche ore prima lo scoccare dell'ora “x”, Dean mi aveva ordinato di ritornare al circo insieme alla mia famiglia; perché quel “grandissimo casino” come lui lo aveva definito, era una faccenda che riguardava solamente lui, suo fratello e Bobby.
Io dovevo restarne fuori.

In quel momento ho odiato Dean con tutto il mio cuore.
Veramente.
Non ho problemi ad ammetterlo, ormai mi conoscete.
Io ero una combattente, il mio posto era sul campo di battaglia.
Non nelle retrovie in attesa di ricevere istruzioni.
Contavo così poco per lui, al punto da essere lasciata indietro?

Poi l'ho capito.
Mentre osservavo l'eclissi di luna raggiungere il suo apice massimo, grazie anche alle parole di mio fratello Alejandro; capii perché Dean aveva agito così, decidendo di farmi ritornare al circo, piuttosto che farmi assistere al rituale per fermare Castiel.
Lo aveva fatto per proteggermi.
Perché se lui, Sam e Bobby non fossero sopravvissuti, sarebbe toccato a me e alla mia famiglia continuare a cacciare e trovare un altro modo per aiutare Castiel.

L'eclissi come era arrivata, se n'era andata.
Nessuna notizia di Dean.
Era morto?
Era sopravvissuto?
Non lo sapevo.
Il mio cellulare, giaceva silenzioso e inanimato sul comodino, accanto al mio letto.

La notte era passata.
Un nuovo giorno era cominciato, e ancora nessuna notizia di Dean.
La mia preoccupazione cresceva sempre più.
Avevo lo stomaco chiuso, non riuscivo a mandare giù nulla, che non fosse acqua.
Alt!
Wilhelmina Ramirez, che si rifiuta di mangiare?
Come dire che le patatine al gusto di cipolla sono più buone di quelle alla paprika.
Il mio ragionamento, non fa una piega!

Era da poco passato mezzogiorno, quando ad un tratto il mio cellulare iniziò a squillare e il nome Dean, comparve sul display.
Io avevo i nervi a fior di pelle, nel vero senso della parola.
Agli occhi della mia famiglia ostentavo sicurezza e ottimismo, mentre in realtà ero divorata da una paura e un'angoscia senza precedenti.
Dean era vivo.
Sentire la sua voce dall'altra parte del telefono, mi causò un repentino aumento del battito cardiaco.
Ho rischiato l'infarto, questo è poco ma sicuro.

Lo odiavo.
Mi piaceva.
Lo avrei preso a calci nel sedere da Sioux Falls fino all'Alaska, per il solo fatto di avermi lasciata per ore ed ore in preda all'angoscia, in attesa di sue notizie.
Poteva essere vivo.
Poteva essere morto.
Io non lo sapevo, maledizione!
Lo detestavo.
Addirittura lo amavo.

Avrei voluto dirgli tutte queste cose, tanta era la gioia e il sollievo di saperlo vivo e non, ridotto a un ammasso informe di carne e sangue in quel disgustoso laboratorio.
Ma non l'ho fatto.

Perché?
Mi conoscete.
Se voglio far sapere a un ragazzo che mi piace, preferisco dirglielo di persona, guardandolo in faccia; non ricorrendo a “squallidi mezzucci” come il cellulare.
Lo affronto.
Non mi nascondo.
Come quando Ben-Hur ha affrontato Messala, nella famosa scena della corsa con le bighe.

Dean mi raccontò di quello che era successo nel laboratorio, in cui lui, Sam e Bobby avevano portato Castiel; per aiutarlo a liberarsi una volta per tutte, delle anime del Purgatorio che aveva inglobato dentro di se, durante il suo personalissimo “giorno di ordinaria follia”.
Il rituale in apparenza riuscito.
I leviatani.
La loro fuga attraverso l'acqua e la scomparsa, vera o presunta di Castiel.

Non ci volle certo un genio dalla scienza per capire, quanto Dean fosse addolorato per la morte del suo amico angelo.
Un traditore è vero.
Un bugiardo.
Un doppiogiochista.
Ma pur sempre un amico.

Dean non ne volle parlare.
Ed io non lo obbligai a farlo.
Lo avrebbe fatto lui, al momento giusto.

Conosco molto bene Dean.
Perché in lui rivedo me stessa.
E' come guardarsi in uno specchio e vedere la propria immagine riflessa nel vetro.
Abbiamo entrambi un carattere forte, siamo testardi e maledettamente orgogliosi; se non vogliamo parlare di qualcosa, neanche con la tortura si riuscirebbe ad ottenere una nostra confessione.
Che volete farci.
Io e Dean siamo fatti così.



- Non avvicinatevi a nessun rubinetto che non sia quello dei vostri prefabbricati, tanto meno ad una cazzo di fontanella e neppure alle docce dei motel. Quei figli di puttana sono ovunque! -Esclama Dean con voce intrisa di rabbia, mentre si aggira nervoso per il salotto in casa di Bobby. Nella mano destra il cellulare, nella sinistra una bottiglia di birra da poco aperta.

- Wow! Possessione leviatana, attraverso le docce? Disgustoso. Ad ogni modo, non ti devi preoccupare Dean,le nostre riserve d'acqua sono buone e possiamo tirare avanti per altre quattro settimane, prima di doverci rifornire. - Rispondo io dall'altra parte, mentre seduta nel mio camerino, osservo la mia immagine riflessa nello specchio, lasciando scorrere le piastra tra i miei capelli tinti di rosso rubino creando un morbido e vaporoso boccolo terminando così la mia acconciatura per lo spettacolo. Tengo la testa inclinata verso sinistra e con l'orecchio tengo fermo il cellulare, posato sulla spalla onde evitare che finisca per terra -

- E poi, come farete? - Chiede Dean portando subito dopo la bottiglia di birra alle labbra e bevendo un lungo sorso di quest'ultima -

- Bottiglie di plastica e raccolta dell'acqua piovana. Dubito che quei bastardi possano evaporare come fa l'acqua. Inoltre stasera abbiamo deciso di dare uno spettacolo straordinario, per ringraziare la città di Sious Falls dell'ospitalità.- Spengo la piastra per capelli e la appoggio sul tavolo da toeletta presente nel mio camerino, poi mi alzo e sciolgo il nodo che chiude la mia vestaglia preferita colore carota e osservo soddisfatta il costume che indosserò quella sera per eseguire il mio numero acrobatico con il trapezio insieme ai miei fratellii. Una semi-trasparente calzamaglia colore carne che mette in risalto le forme del mio corpo, valorizzando la forma dei fianchi che quella del seno. Nei “punti strategici” sono state cucite delle lingue di fuoco rosse, onde evitare di volteggiare nell'aria completamente nuda. Ammiro me stessa riflessa nello specchio, mentre parlo con Dean e non posso pensare che una sola cosa: sono semplicemente fantastica.-

- Stai scherzando, spero! -Esclama Dean tra l'ironico e lo sconvolto, come se gli avessi appena rivelato che gli hamburger di cui si era rimpinzato fino a quel momento, erano fatti di soia e non di carne di bovina al 100% -

- No affatto, the show must go on. Perché non vieni a vedermi? - Mormoro io, abbassando di proposito la voce in modo da farla sembrare il più possibile maliziosa e seducente, socchiudo gli occhi nel mentre getto “ la mia esca” aspettando che Dean la raccolga, finendo così nella mia (si fa per dire) rete -

- Credimi tesoro, mi piacerebbe moltissimo poter ammirare il tuo bel culetto mentre ti muovi su e giù con il trapezio, ma Bobby e Sam hanno trovato una pista e quindi...tocca a me fare il lavoro sporco. Mi dispiace. In realtà. sono preoccupato per mio fratello. - Afferma Dean, con un sorrisetto divertito,ben sapendo di mandare all'aria il mio ambizioso piano di seduzione nei suoi riguardi. Perché se c'è una cosa che odio è essere battuta al mio stesso gioco e questo Dean lo sa bene; quando parla dei problemi di suo fratello però, mi tolgo subito la maschera da “femme fatal” e torno ad essere semplicemente Mina, come è giusto che sia -

- Peccato. Come mai? Ancora ricordi del periodo, in cui era senza l'anima? - Chiedo tornando a sedermi al mio tavolo da toeletta, visto che ho già applicato la mia base decido di passare al trucco vero e proprio, quello che caratterizza Fiamma in ogni suo spettacolo. Aiutandomi con un pennellino a spugnetta,comincio ad applicare un ombretto rosso fuoco pieno zeppo di brillantini su entrambe le palpebre mentre agitando la coda da una parte all'altra spruzzo sui miei capelli un spray fissante. -

- Allucinazioni. E' convinto di vedere Lucifero e di trovarsi in una sorta di “The truman show” creato da Satana in persona, per farlo andare fuori di testa. - Parla Dean con un tono di voce, decisamente più tranquillo, ma che tradisce la sua reale preoccupazioni per la sorte di suo fratello -

- Che ne pensa Susan “verginella” Spencer? Se non sbaglio, tra lei e Sam c'è una sorta di legame alla x-men. - Chiedo io con un leggera punta di ironia nella voce, mentre aiutandomi con un pennello – penna, disegno la rima esterna dell'occhio con dei brillantini colore oro mentre con la coda, afferro una lunga piuma arancione ed una bianca e sistemo entrambe tra i miei capelli -

- Dice che ogni volta che prova ad entrare in contatto con Sam, Lucifero la butta fuori a calci nel sedere. - Afferma Dean sarcastico, ricominciando a camminare avanti e indietro per l'intero salotto, fermandosi ogni tanto per sorseggiare la sua birra-

- Grandioso! Senti, posso chiedere a Ignacio di fare qualche ricerca, per vedere se esistono casi come quello di tuo fratello in campo medico. - Butto li, mentre decido di mettere il telefono in viva voce in quanto sono già impegnata con il trucco e reggere il cellulare mi risulta alquanto difficile. Aiutandomi con una matita kajal giallo brillante, inizio a disegnare intricati arabeschi ai lati del mio occhio sinistro e poi di quello destro -

- Mina, il problema di Sam non si può risolvere andando dal medico! - Esclama Dean alquanto sconvolto, quasi avessi appena detto una bestemmia. Si accomoda sul divano, appoggiando i piedi sul tavolino di fronte a lui-

- Lo so, però tentare non nuoce. Mi dispiace Dean ma ora devo salutarti, devo finire di prepararmi per lo spettacolo di stasera. - Affermo, mentre aiutandomi con la coda afferro il mio rossetto rosso arancio brillante dal mio beautycase e poi inizio a passarlo sulle labbra, seguito poi da un velo di lucida labbra per dare loro maggiore risalto-

- Mina...- Esita Dean, la voce ridotta poco più che ad un sussurro, mentre il cellulare stringe nella mano, cercando forse le parole giuste da dire -

- Si? Che cosa c'è? - Chiedo io con il cuore che mi schizza in gola probabilmente per l'emozione, nel mentre afferro il cellulare e lo porto all'orecchio dopo aver disattivato il viva voce-

- Fai attenzione. -Due semplici parole mormora Dean, quasi con un filo di voce mentre il proprio sguardo rivolge al soffitto aspettando una risposta dall'altra parte -

- Anche tu. - Solo questo io gli dico, sorridendo felice di sapere che parlare con me ha aiutato Dean a ritrovare un minimo di serenità e che la sua maschera da “duro”sia scivolata via per un momento, rivelando la persona dolce e meravigliosa che si cela sotto di essa -

- Sai Ramirez, non mi piace l'idea di dover raccogliere pezzetti del tuo bel culetto, per tutta Sioux Falls. - Esclama Dean con finto sarcasmo, sorridendo e ricevendo in cambio da quella piattola-sanguisuga un'allegra risata -

- Ah ma davvero?! La stessa cosa vale per me Winchester, raccogliere brandelli delle tue budella per tutti gli Stati Uniti è l'ultima cosa che voglio. - Rispondo io per le rime e Dean, cercando di controllare le mie risate onde evitare che il trucco inizi a colarmi dagli occhi, rovinandosi. In compenso sono felice che abbia ritrovato un briciolo di buon'umore nonostante il momento a dir poco nero, che sta attraversando sia per le allucinazioni di Sam che per la scomparsa di Castiel - “


Lo spettacolo andò alla grande.
Il pubblico ne fu entusiasta.
Io ed i miei fratelli fummo acclamati ed applauditi ad ogni nostro volteggio nell'aria.
E' naturale!
Le Ilamas que vuelan, non si smentiscono mai in fatto di bravura.
Tutto perfetto.
Nessun intoppo o leviatano sbucato fuori dal nulla.
Almeno così credevo.

Era da poco passata la mezzanotte.
Io ero stesa a letto, all'interno del mio caravan.
Continuavo a girarmi e rigirarmi tra le lenzuola, nella speranza di riuscire finalmente ad addormentarmi.
Invano.
Nell'oscurità della mia stanza, continuavo a fissare il comodino accanto al mio letto, dove sapevo esserci il mio cellulare.
Aspettavo o meglio speravo, che Dean mi chiamasse.

Chiariamo subito le cose!
Io solitamente non mi comporto in modo così sdolcinato con i ragazzi, tanto meno con quelli che mi piacciono.
Non passo le mie giornate a fissare il telefono, nella speranza di essere richiamata, con la bava alla bocca per l'aspettativa.
Io non cerco loro.
Sono loro che cercano me.

Questa volta però era diverso.
Perché c'era di mezzo il lavoro.
Non sapevamo chi fossero questi leviatani.
E Dean stava seguendo una pista da solo, lasciata da creature sopranaturali sconosciute, di cui non si sapeva nulla, neanche se vi fosse un arma in grado di ucciderle o men che meno rallentarle.
La mia preoccupazione dunque, era più che mai giustificata e non aveva nulla a che vedere con il fatto, che Dean mi piaceva.
Assolutamente no.

Purtroppo però, non ebbi molto tempo per gingillarmi con i miei pensieri riguardanti Dean, la pista che stava seguendo ed i miei sentimenti per lui.
All'improvviso un boato a dir poco spaventoso, fece vibrare le pareti del mio prefabbricato.
Mi alzai di corsa dal letto con la paura nel cuore, aprii la porta ed uscii all'esterno.
Demoni?
Vampiri?
Licantropi?
No, niente di tutto questo.
Il tempo si fermò in quel preciso istante.
Ed io, ebbi come l'impressione di trovarmi sul set di The day after tomorrow.

Il circo era stato attaccato.
Un centinaio di tende e tendoni avvolti dalle fiamme.
Alcuni membri dello staff, nonostante fossero dei cacciatori, correvano da una parte all'altra dell'accampamento in preda al panico.
Grida di terrore arrivavano alle mie orecchie.
Mogli che cercavano i loro mariti.
Mariti che cercavano le proprie mogli.
Figli che cercavano i genitori.

La mia casa.
La mia famiglia.
L'inferno sceso sulla terra.
Ai miei occhi, era così che appariva il circo in quel momento.

Cercai i miei genitori.
Chiamai a gran voce i miei fratelli.
Riuscii a trovare ed a ricongiungermi solamente con Alejandro e Ignacio.
Pedro Louis e nostro padre, erano andati con alcuni cacciatori a domare le fiamme che avvolgevano un tendone, usato solitamente da tutto lo staff come ripostiglio per i fuochi d'artificio.
Mia madre era rimasta nel suo caravan con i gemelli.

Non esitai un solo istante.
Mi precipitai da lei, per aiutarla ad uscire dal caravan insieme ai gemelli; del fumo grigio usciva dal fumaiolo sul tetto, segno che qualcosa all'interno non stava funzionando come doveva.
La stufa intasata?
O forse un fornello chiuso in maniera errata?

Entrai.
Una volta all'interno, mi resi conto che l'intero prefabbricato era stato messo completamente a soqquadro.
Mia madre era a terra priva di sensi.
Ramiro e Marisol piangevano nei loro lettini, mentre una donna che ero certa, non faceva parte nella maniera più assoluta del nostro circo, si era avvicinata e stava per afferrare la mia sorellina da sotto le ascelle con l'intenzione di prenderla in braccio e portarla via con se.
Chi era quella donna?
Perché far saltare in aria un campo allestito da artisti circensi, al solo scopo di rapire dei bambini, poco più che neonati?
Assurdo!

La donna misteriosa, aveva lunghi capelli neri.
Occhi verdi.
Un fisico scattante e longilineo.
Indossava un paio di pantaloni in pelle nera, una camicetta bianca con le maniche a palloncino, un cappotto marrone scuro e degli stivali neri con un tacco vertiginoso.
Cosa vi posso dire?
Anche l'occhio vuole la sua parte!
Oltre ad essere una schifosa ruba-bambini, aveva anche stile nel vestire dovetti riconoscerlo.

La chiamai, attirando di fatto la sua attenzione.
Le si voltò di scatto verso di me e mi guardò infastidita; probabilmente a “miss pantaloni di pelle” non piaceva essere interrotta, durante un rapimento di minore in piena regola.
Un vero peccato, vero?
Gli ho guastato alla festa!

Non so cosa, si impadronì di me subito dopo.
Paura?
O forse rabbia.
Tutto ciò che so, è che imbracciai il fucile di mia madre, finito a terra durante la colluttazione tra lei e la misteriosa donna.
Presi la mira.
Infine sparai.
Un solo colpo, nel centro della fronte.

E' stato orribile.
Vi posso assicurare, che io di cose brutte nella mia vita, ne ho viste davvero tante ma...questa le batte davvero tutte.
La donna a cui avevo appena sparato, non solo non era crollata a terra morta stecchita.
Il proiettile le era entrato dalla fronte, trapassato il cranio e infine schizzato fuori dalla nuca.
Una persona normale, sarebbe morta sul colpo!
Peccato che quella donna, come scoprii subito dopo, era tutto fuorché normale.

Dal foro che il proiettile aveva lasciato, iniziò a fuoriuscire uno strano liquido vischioso e nero, simile a melma.
Sangue?
Ectoplasma?
Non lo so.
E poi una cosa orribile, anzi no raccapricciante nel vero senso della parola.

Una bocca grande.
Con denti lunghi e aguzzi.
E una lingua sottile e biforcuta.
Io avevo visto tutto questo, nell'attimo in cui la donna, aveva gettato indietro la testa, emettendo urlo a dir poco agghiacciante in grado di gelarmi all'istante il sangue nelle vene.

Avevo paura.
Chi al mio posto, non ne avrebbe avuta neanche un briciolo?
Si è vero, sono una cacciatrice di demoni.
Ma è anche vero che sono un essere umano, e non un robot.
Anche io ho dei sentimenti.
Delle emozioni.
E le mie paure.

Vi assicuro, che l'immagine di quella donna e della sua bocca orribile, mi tormenta ancora adesso.
Soprattutto la notte, durante il sonno.
Nonostante siano passate quasi tre settimane, da quel incontro.

Cosa accadde subito dopo?
Una volta riprese le sue “fasulle” sembianze umane, la donna mi si avvicinò rapida come un falco; e prima che io potessi, anche solo pensare ad una minima “azione difensiva”, mi ritrovai scaraventata contro la più vicina parete del prefabbricato.

Il respiro mi si è smorzato in gola.
La testa mi ronzava in modo fastidioso.
E poi un “crak” famigliare e doloroso allo stesso tempo.
Mi ero rotta una o due costole, questo era poco ma sicuro.
Infine sentii qualcosa di caldo, colarmi da dietro la testa in prossimità della nuca.
Sangue.

Sono svenuta.
Questo me lo ricordo bene, in quanto sentivo le palpebre farsi sempre più pesanti e le forze via via abbandonarmi.
L'altra cosa che ricordo, è che prima di perdere definitivamente conoscenza; mio fratello Pedro Louis ha fatto irruzione nel prefabbricato dei nostri genitori, e aveva scagliato contro la donna dalla bocca larga, qualcosa.
Poi più nulla.
Il buio totale.

Ho ripreso conoscenza, soltanto il pomeriggio del giorno successivo.
Mia madre era al mio fianco.
Per fortuna non era rimasta ferita in modo grave.
Se l'era cavata con qualche graffio e un paio di lividi.

Io invece ero ridotta molto peggio.
Lo scontro con quella donna orribile, mi aveva causato la frattura multipla di tre costole.
La nona.
La decima.
E l'undicesima.
Per farla breve, quelle più “importanti”, in quanto vicine agli organi vitali, come il fegato e la milza.

Risultato?
Dovevo restare a letto, immobile, per tre o forse quattro settimane.
Potevo alzarmi solamente per andare al gabinetto.
Respirare mi risultava faticoso.
Avevo male ovunque in tutto il corpo.
In più, come se non bastasse, se non davo ascolto al Dottor Mayer (il dottore che viaggiava con il circo), rischiavo che una delle costole rotte forasse accidentalmente la milza o peggio ancora il fegato.

Non potevo rischiare.
Questo avrebbe significato una cosa soltanto: ospedale.
L'ultimo posto al mondo in cui andare, se non volevi rischiare di diventare cibo per mostri dalla bocca larga.

Mentre ero priva di conoscenza, sono accadute molte cose.
Tutte spiacevoli, è ovvio.
Perché quando mai a noi cacciatori, succede qualcosa di bello?
Praticamente mai.

I leviatani avevano attaccato il nostro circo, e lo avevano fatto per un motivo ben preciso: volevano i bambini.
Dove trovarne tanti, se non in un circo?
Ai loro occhi il nostro accampamento era sembrato come una grossa coppa di fragole e panna montata.
E i bambini erano come tante piccole e succulente fragole mature.
Molti di loro mancavano all'appello.
Alcuni erano poco più che neonati.
Altri avevano da poco compiuto sei anni, e cominciavano ad apprendere le prime nozioni riguardanti il mondo del sopranaturale e la caccia.

Erano solo dei bambini.
Creature innocenti, che non hanno mai fatto del male a nessuno.
Perché accanirsi sui “marmocchi”, in un modo tanto ignobile e meschino?
Erano spariti.
Inghiottiti da chissà quale oscuro abisso.
Ramiro e Marisol erano al sicuro, ma molte famiglie all'interno del circo erano disperate per la scomparsa dei loro figli.

Bobby, Sam e Dean non erano stati certo più fortunati di noi.
Un leviatano di nome Edgar, li aveva attaccati.
A Bobby aveva dato fuoco alla casa.
Sam e Dean erano finiti dritti dritti al ospedale di Sioux Falls.
Il primo con una gamba rotta.
Il secondo con un trauma cranico.
Da quell'ospedale, erano poi dovuti fuggire a gambe levate, in quanto i leviatani aveva aperto una sorta di “macelleria ambulante” per dare sfogo ad una loro “simpatica abitudine”: mangiare la gente.
Che carini, vero?
Una persona va all'ospedale per farsi curare e viene trasformato in carne tritata per hamburger alla leviatano.
Fantastico, non c'è che dire.

Ad ogni modo tutti e tre si erano nascosti a Whitefish nel Montana, nel rifugio di un cacciatore, ormai defunto nonché vecchio amico di Bobby, ovvero, Rufus Turner.
Erano vivi.
Un osso rotto, qualche livido.
Ma pur sempre vivi.
Anche il nostro circo, su diretto consiglio di Bobby si era spostato a Whitefish.
Tutto questo, mentre io ero incosciente e imbottita fino ai capelli di sedativi e antidolorifici.

Ovvio!
Il circo si sposta e nessuno si prende la briga di farmelo sapere.
Un classico.

Chi erano i leviatani?
L'opinione generale di noi cacciatori, era unanime.
Creature immonde, simili ai mutaforma.
Mangiavano le persone, appropriandosi così dei loro corpi e delle loro identità.
Però non cambiavano la pelle come i mutaforma tradizionali.
Avevano bocche grandi e spaventose.
Se venivano colpiti o feriti, dai loro corpi usciva della melma nera.
E cosa più importante: nessun tipo di arma li uccideva o anche solo rallentava.

Mia madre mi raccontò tutto questo, una volta che ebbi ripreso conoscenza.
Avrei tanto voluto alzarmi, essere d'aiuto in qualche modo agli altri cacciatori, però mia madre me lo impedì categoricamente.
La solita mamma-chioccia rompiscatole.
Ero praticamente ridotta ad un fascio di nervi e dolore, non sarei stata utile a nessuno ridotta così.
Non c'è che dire, una mamma quando vuole, sa essere MOLTO incoraggiante.
Detesto ammetterlo, ma purtroppo aveva ragione.

Mia madre uscì dal mio caravan e ritornò cinque minuti dopo, con il vassoio del mio pranzo.
Avevo dormito per un giorno intero o quasi.
Dovevo nutrirmi se volevo rimanere in forze.
Inoltre avevo la gola talmente secca, da non riuscire quasi a parlare.

Cibo?
Secondo voi un liquido verdastro a base di verdure è da considerarsi CIBO?
Non protestai.
Lavoro in un circo, sono un'arista ma prima di tutto un'atleta; rimanere immobile a letto per lungo tempo significa condurre una vita sedentaria e una vita sedentaria porta ad un rapido aumento di peso.
Per farla breve, ero stata messa a dieta...CONTRO LA MIA VOLONTA'!
Frutta.
Verdura.
E carni bianche.
Insomma...una dieta da conigli.

Mia madre se ne andò dal caravan per lasciarmi “mangiare” in pace, mentre io fissavo con disgusto il piatto di minestra sul vassoio.
Che fine aveva fatto il mio adorato cibo-spazzatura?
Le mie patatine alla paprika.
Le noccioline.
Il mio milkshake alla banana con sciroppo al cioccolato.
Volevo morire!

All'improvviso il mio cellulare iniziò a squillare o meglio a vibrare, così mi allungai verso il comodino per afferrarlo e rispondere.
Per poco non urlai di dolore.
Ero ridotta veramente male.
Dean mi stava chiamando.
Per la...sesta volta!




- Finalmente! Si può sapere, perché cavolo non mi rispondevi? E' la settima volta che provo a chiamarti, maledizione! - Urla Dean fuori di se dalla rabbia, mentre dentro di se tira un enorme sospiro di sollievo nel sentire la voce gracchiante della sua piattola-sanguisuga preferita, segno che nonostante tutto è ancora viva-

- Ti supplico non urlare, mi scoppia la testa! Sai Dean, mi sarebbe piaciuto moltissimo risponderti, ma sai come è...ho ripreso conoscenza si e no poco fa e mi hanno rimpinzata di sedativi e antidolorifici. Mi sembra di essere un tacchino, il giorno del Ringraziamento! -Esclamo appoggiando stancamente la testa contro la pila di cuscini alle mie spalle, le tempie mi pulsano dolorosamente mentre porto alla bocca il bicchiere d'acqua che mia madre ha portato insieme alla zuppa e bevo per tentare di dare alla mia voce una parvenza umana-

- Bobby mi ha detto di quello che è successo al tuo circo, i leviatani vi hanno attaccato. Tu sei ferita? - Chiede Dean cercando di celare il più possibile la sua preoccupazione dietro una parvenza di finta sicurezza, del resto se Mina era maledettamente orgogliosa e sicura di se, chi era lui per cedere? -

- Si nell'orgoglio. Quella stronza me le ha suonate di santa ragione. Ho tre costole rotte, mi fa male tutto e quel che è peggio: per le prossime tre settimane, sono obbligata a rimanere a letto e mangiare cibo da conigli. Uccidimi ti prego! Tu invece? - Le mie supplice suicide vengono soffocate da una risata dall'altra parte, ed io sorrido a mia volta nel sapere Dean felice a causa mia, nonostante la brutta avventura che entrambi abbiamo avuto con i leviatani. Mentre parlo lascio uscire la coda da sotto la maglietta e inizio a farla ondeggiare lentamente a destra e sinistra -

- Quel figlio di puttana mi ha rotto una gamba e non vedo l'ora di togliermi questo maledetto affare e di ritornare a guidare. Mi manca la mia bambina. - Ammette Dean sospirando tristemente, nel mentre una fastidiosa fitta alla gamba ingessata lo costringe a muoversi sul divano alla ricerca di una posizione più comoda in cui stare-

- A me invece manca il mio adorato cibo-spazzatura! Mia madre vuole che mangi solamente frutta, verdura e carne di pollo...oggi mi ha propinato una specie di intruglio verdastro fatto con le verdure. Bleah! - Immergo il cucchiaio dentro la zuppa e lascio che questa coli nuovamente nel piatto con un rumore molto simile alla pipì; allontano il telefono dall'orecchio, in modo che anche Dean possa essere testimone della mia tragica situazione-

- Qui da noi invece il cibo è ottimo! Ali di pollo fritte, birra, hamburger e...torta ogni giorno. - Afferma Dean con un sorriso da vero bastardo sulle labbra, approfittando subito di quel momento di sconforto del suo “bel culetto” preferito per girare il coltello nella piaga. Perché se c'era una cosa che lo faceva letteralmente impazzire, era vedere Mina arrabbiata -

- Dean? - Sento chiaramente le tempie pulsare ancor più dolorosamente, mentre la mia pazienza nei riguardi di Dean e della sua “bastardaggine” inizia rapidamente ad esaurirsi e la voglia di prendere il telefono e lanciarlo contro la più vicina è più forte che mai -

- Si? - Replica Dean con finto tono innocente, senza smettere mai di sorridere conscio di aver raggiunto il suo obbiettivo e preparandosi all'imminente esplosione di rabbia della sua adorabile “acrobata da strapazzo” preferita -

- LO SAI CHE SEI VERAMENTE UN GRANDISSIMO PEZZO DI...-Perdo la pazienza quasi subito,del resto è risaputo che io prendo fuoco facilmente a causa del mio carattere orgoglioso ed allo stesso tempo impulsivo. Dean questo lo sa bene, infatti appena può ne approfitta per farmi perdere la calma...se lo avessi qui davanti a me, lo prenderei a pugni, questo è poco ma sicuro. Io e soffro e lui si diverte! Smetto di muovere la coda e questa rimane ferma dietro la mia schiena, il pelo si rizza verso l'alto, segno evidente della mia rabbia -

- Si lo so. Mi fai impazzire, quando ti incazzi lo sai vero? - Chiede Dean, questa volta nelle sue parole non c'è ironia o sarcasmo ma la pura e semplice verità; di quella ragazza oltre che il corpo, lo fa letteralmente impazzire il modo in cui si “infiamma” ad ogni sua minima provocazione. -

- Che spasso! Senti, parlando di cose un po' più serie...come se la passa Sam? - Cerco di trovare una posizione più comoda, appoggio la testa sui cuscini e cerco di riportare la nostra conversazione su binari più normali. Non nascondo il fatto che Sam mi preoccupa, anzi mi stupisco del fatto che dopo tutto quello che ha passato, il sangue di demone, Lucifero, la gabbia, il muro e le allucinazioni sia ancora in grado di reggersi sulle sue gambe e camminare-

- Lui è come una bomba ad orologeria Mina, prima o poi qualche rotella nella sua mente schizzerà via e lui se ne andrà in giro come un pazzo, manovrato dal Diavolo. -Afferma Dean, dando sfogo a tutta la sua preoccupazione nei riguardi di suo fratello; con altre persone non si lascerebbe mai andare così ma..con Mina è diverso,lei è diversa dalle altre ragazze che ha conosciuto e con cui è andato semplicemente a letto -

- Lo sa vero, che ciò che vede non è reale? - Appoggio stancamene la schiena alla pila di cuscini alle mie spalle e allontano in vassoio con sopra il piatto di zuppa con aria disgustata. Nel sentire Dean e la tristezza di cui sono intrise le sue parole, vorrei potermi alzare, raggiungerlo e aiutarlo a trovare una soluzione per suo fratello. Sapere Dean angosciato mi fa stare male, lui è una persona meravigliosa e non merita di soffrire così.. Non poterlo aiutare in alcun modo, al momento, mi fa sentire inutile come non mai -

- Lui dice di si. Ma io non ne sono convinto. Sono stanco Mina, sono davvero stanco. - Dean si abbandona stancamente sul divano, mentre il peso di quelle poche e semplici parole si abbatte su di lui come un macigno schiacciandolo. Diede sfogo a tutta la rabbia, tristezza e frustrazione che lo tormentava, sicuro del fatto che Mina, nonostante il suo pessimo carattere, non molto diverso dal suo lo avrebbe ascoltato senza mai giudicarlo - “


Dean era stanco.
Come dargli torto?
Il mondo stava andando nuovamente in malora.
Le persone a cui voleva bene, morivano una dopo l'altra.
E come se non bastasse, suo fratello vedeva Satana ovunque.
Come faceva Dean a sopportare tutto questo?
Io al suo posto sarei già impazzita o peggio mi sarei uccisa con le mie stesse mani, puntandomi una pistola alla tempia.

Prima settimana.
Un incubo nel vero senso della parola.
Non potevo alzarmi dal letto, se non per andare al cesso.
Mia madre mi obbligava a seguire, quella che lei definì “una dieta sana ed equilibrata”, ovvero: frutta, verdura e carne bianca.
Niente patatine.
Niente hamburger straripanti di ketchup e senape.
Niente noccioline.
Niente gelato alla banana.
Niente di niente!
Alimentazione da conigli in piena regola.

Il dottore veniva a visitarmi ogni giorno.
Tutte le volte che alzavo la maglietta che mi faceva da camicia da notte e lui mi tastava le costole, io urlavo di dolore.
Piangevo addirittura.
Lui diceva che era tutto nella norma e che se me ne fossi rimasta buona e tranquilla a letto, senza fare sforzi di alcun tipo, sarei tornata presto ad allenarmi ed esibirmi con i miei fratelli.
Dormire era doloroso.
Nessuna posizione riusciva a darmi un minimo di sollievo.
Oramai ero diventata un tutt'uno con i barattolini degli antidolorifici.

Il mio pubblico.
Essere al centro della scena e dell'attenzione di centinaia di persone.
I fan i visibilio.
Tutti che chiamavano a gran voce: Fiamma! Fiamma! Fiamma!
Quanto mi mancava tutto questo!
Ora capite il perché della dieta da conigli?
Non potevo certo ingrassare, sono pur sempre un'artista circense e l'immagine è tutto.
Deludere i miei fan era l'ultima cosa che volevo.

Dean e io ci sentivamo, quasi ogni giorno al telefono.
Perché dico “quasi”?
I leviatani erano sulle nostre tracce.
Non potevamo certo rischiare di essere scoperti.
Brevi telefonate dunque, onde evitare che qualcuno di quei “cosi” potesse rintracciarci.

Il solo sentire la voce di Dean dall'altra parte, mi faceva aumentare ogni volta il battito cardiaco per l'emozione.
Non mi vergogno ad ammetterlo.
Io gli raccontavo di come trascorrevo le mie noiose giornate, bloccata a letto.
Dell'assurda dieta da conigli che ero costretta a seguire.
Ma anche la mia angoscia ed il mio tormento, per i bambini che i leviatani avevano portato via.

Dean era preoccupato.
Lo capivo dal modo in cui mi parlava di Sam, delle allucinazioni che lo tormentavano al punto da estraniarlo completamente dal mondo reale.
Però era felice, quando sentiva la mia voce. Ne ero sicura.
Oppure si sbudellava letteralmente dalle risate, quando gli raccontavo della mia dieta; e dei miei fratelli che si divertivano a prendermi in giro, approfittando del fatto che non potevo muovermi e quindi, non potevo rincorrerli e suonargliele di santa ragione a tutti e tre.

Sentire Dean ridere, era la cosa più bella in assoluto.
Mi scaldava il cuore.
Chissà se prima o poi, anche lui avrebbe ricambiato il mio interesse?
Me lo chiedevo spesso.
Anche perché bloccata a letto, non potevo fare granché se non riflettere.

Seconda settimana.
La follia stava per impadronirsi di me.
Obbligai mio fratello Ignacio ad imprestarmi uno dei suoi computer da “smanettoni”, per seguire in diretta le riunioni giornaliere tra cacciatori, a cui i miei fratelli, mio padre e mia madre partecipavano nel nascondiglio di Bobby, Sam e Dean.
Non mi piace essere messa da parte!
Perché Dean poteva assistere a quegli incontri in pieno stile massoneria, mentre io dovevo aspettare il ritorno della mia famiglia, per sapere che cavolo stava succedendo all'esterno?
E' vero, avevo tre costole rotte.
Ma di certo, non avevo perso il lume della ragione.
E che cavolo!

Sam e Susan vennero a trovarmi.
Susan mi regalò una scatola piena zeppa di mochi, farciti con crema al cioccolato.
Li ha cucinati lei.
Ed io, in quel momento l'ho amata!
Vi posso assicurare, che se non fossi così maledettamente etero, avrei baciato Susan Spencer sulla bocca seduta stante.
Non ho mai assaggiato dolci più buoni, maledizione!
Forse perché da quasi una settimana e mezzo, andavo avanti a suon di frutta e verdura.

Sam mi è parso in ottima forma.
In più mi ha portato un intero casco di banane. Il mio salvatore!
Non l'ho visto cadere vittima delle sue allucinazione, neanche una volta.
Che fosse un miglioramento?
In compenso mi parlò della situazione del “mondo esterno”.
Ah! Il mondo esterno! Mia croce, mia delizia!
Che Dean era impaziente di ritornare a guidare la sua “adorata bambina”.
E passava tutto il giorno, sdraiato sul divano a guardare deprimenti soap opera..

Va bene lo ammetto!
Ho giudicato male Susan Spencer.
Non è affatto una ragazza noiosa, senza un briciolo di cervello o senso dell'umorismo.
Al contrario, è stata molto gentile con me, nonostante tutte le cose orribili, che ho sempre detto o pensato sul suo conto.
Mi ha aiutato a “rimettermi in sesto”, nel vero senso della parola.

Con il suo aiuto, mi sono alzata dal letto.
Sorreggendomi a lei, abbiamo raggiunto le docce del campo.
Mi ha aiutato a lavarmi, perché il dolore alle costole era tale, che anche alzare le braccia mi risultava faticoso.
Volete mettere, una doccia calda e fumante alle spugnature che mia madre, mi faceva dal letto?
Non c'è paragone!
Mi ha lavato i capelli.
Me li ha asciugati.
Mi ha aiutato a indossare dei vestiti puliti.

La invidio sapete?
Perché nonostante tutto, Susan ha trovato qualcuno da amare, un compagno di vita.
Ha trovato Sam.
Quei due ne hanno passate davvero tante insieme; anche adesso che Sam rischia di dare di matto, Susan è sempre al suo fianco.
Io invece sono sola.
Aggrappata ad una falsa speranza, ovvero, che Dean un giorno si accorga di me e ricambi il mio interesse.

Ci credereste mai?
Io e Susan Spencer siamo diventate amiche.
Credetemi, neanche io lo ritenevo possibile ma...è successo.
Tutto è avvenuto nella maniera più banale possibile: chiacchiere tra ragazze.


- Finito! Secondo me, questo fermaglio a forma di margherita, ti sta benissimo Mina.- Esclama Susan entusiasta, mentre porge a Mina uno specchio di forma rettangolare, in modo che la ragazza possa specchiarsi e giudicare se l'acconciatura da lei realizzata fosse di suo gradimento oppure no-

- Lo pensi davvero Susan? A dire il vero, queste pettinature da “brava ragazza” non mi si addicono molto ma... un tocco di novità, ogni tanto ci vuole! Mi passi la pochette dei trucchi, per favore? -Osservo la mia faccia riflessa nello specchio che ho tra le mani, per nulla convinta che la treccia che Susan mi ha fatto, e quel fermaglio a forma di margherita arancione mi doni. Però devo ammettere che la Spencer ci sa fare con pettine e forcine, è riuscita dove molti parrucchieri hanno fallito, ovvero, domare la chioma ribelle. A lei sono bastati un pettine, uno shampoo e dell'olio ai semi di lino, per riuscire nell'ardua impresa; però nonostante tutto, il fermaglio a forma di margherita mi piace, forse perché l'arancione è il mio colore preferito. -

- Certo! Eccola tieni. Se non ti piace, possiamo aggiungere qualche forcina, qui ai lati. - Susan afferra dal comodino la pochette che Mina le ha chiesto e gliela porge, sorridendo per poi mostrare alla ragazze seduta di fronte a lei, come intende migliorare l'acconciatura da lei stessa realizzata, in modo da adattarla ad una ragazza solare ed energica quale è Mina -

- No, no va benissimo così Susan non preoccuparti. A proposito, come vanno le cose tra te e Sam? - Faccio quella domanda a Susan, sicura del fatto che l'avrei vista arrossire come un pomodoro maturo; invece non avviene nulla di tutto questo, al contrario, Susan mi sorride e spiegazza la pila di cuscini alle mie spalle per farmi stare più comoda. Mentre le pongo quella domanda, apro la mia pochette, tiro fuori il mio fondotinta preferito e inizio ad applicarlo sul viso con una spugnetta, onde evitare di sembrare uno zombie visto che quella sera si sarebbe tenuta l'ennesima riunione di cacciatori al rifugio di Bobby a cui io avrei assistito in video – conferenze e ci tenevo ad essere un minimo presentabile -

- Teniamo duro. Ne abbiamo passate tante insieme, supereremo anche questa ne sono sicura. Sam mi ha aiutato ad affrontare tutte le mie paure e insicurezze derivanti dai miei poteri demoniaci; ero a disagio con me stessa e con il mio corpo, a causa della cicatrice che il trapianto di reni mi ha lasciato. Se oggi sono più sicura di me stessa e dei miei poteri, lo devo a Sam; è rimasto sempre al mio fianco e quando avevo un problema lui riusciva sempre a trovare un po' di tempo per me. Ora è lui ad avere bisogno di me, ed io non lo abbandonerò, sono disposta a tutto per aiutarlo ad uscire da questa situazione. - Determinata e sicura di se, Susan risponde alla domanda che Mina le ha posto e sorride nel vedere l'espressione a dir poco sconvolta della sua interlocutrice, che forse si aspettava di vederla arrossire o balbettare perché la domanda, riguardava una sfera molto personale della vita. Siede di fronte a Mina in modo che siano entrambe faccia a faccia, e la osserva mentre si trucca con grande precisione e meticolosità; se mai sarebbero diventate buone amiche, le avrebbe chiesto senz'altro qualche consiglio sul make up -

- Tu e Sam avete mai pensato di sposarvi e mettere su famiglia? - Sempre più sbalordita dalla determinazione di Susan, le pongo un'altra domanda scottante nella speranza di metterla in imbarazzo e prenderla “bonariamente in giro; lei si siede di fronte a me, ed io continuo la mia opera di restauro passando un velo di cipria su tutto il viso per uniformare il mio incarnato. Devo ammettere che la Spencer ci sa fare con il make up, lei predilige più uno stile acqua e sapone, colori pastello, un filo di matita nera sopra e sotto l'occhio e mascara. Sta bene però...dovrebbe imparare ad osare di più, infatti, non appena sarò di nuovo in piedi le insegnerò cosa significa la parola make up, ovvero colore ma soprattutto trasgressione -

- No, non ci abbiamo mai pensato...intendiamoci, se Sam mi chiedesse di sposarlo io sarei la donna più felice del mondo e accetterei senza pensarci due volte. Però ora come ora la mia priorità è un'altra, ovvero, aiutare Sam a liberarsi di Lucifero reale o immaginario che sia, una volta per tutte.- Dichiara Susan con convinzione e nuovamente sorride di fronte alla faccia stupita di Mina, che sta cercando di metterla in imbarazzo per farla arrossire; c'è voluto del tempo, ma alla fine ha imparato a lasciarsi alle spalle tutte le sue insicurezze e paure nei riguardi di se stessa, dei suoi poteri demoniaci e del mondo. Parlare con un'amica del suo rapporto con Sam non la imbarazza più come in passato, a patto che la discussione non degeneri in argomenti strettamente personali che riguardano solo ed esclusivamente lei e Sam -

- Hai ragione su tutta la linea tesoro ma...chi ti dice che Sam, non abbia bisogno di qualcosa di bello a cui aggrapparsi, come la vostra felicità ad esempio, per dare un bel calcio nelle palle al diavolo una volta per tutte? Voi vi amate giusto? Quindi cosa vi impedisce di...- Distolgo completamente la mia attenzione da Susan concentrandomi solo ed esclusivamente sul mio make up; applico un po' di ombretto dorato su entrambe le palpebre, mentre sull'arcata sopraciliare stendo un velo di illuminante in crema per risaltare maggiormente lo sguardo. Lo so che io sono la prima a dire che make – up vuol dire osare, però quando non sono impegnata con lo spettacolo, piace anche a me truccarmi in maniera semplice ma d'effetto senza dover assomigliare per forza di cose ad un clown -

- Mina, lui non mi ha ancora chiesto di sposarlo! - Esclama Susan sorridendo, mentre cerca di riportare l'amica con i piedi per terra; poco a poco inizia a comprendere il motivo per cui Dean si è preso una cotta per lei. Mina è il classico “vulcano in eruzione”, è orgogliosa, testarda e maledettamente impulsiva; ma è anche una persona di buon cuore, leale verso la famiglia e gli amici, per cui farebbe di tutto, anche gettarsi nel fuoco. Proprio come Dean. Non riesce a trattenere una risata, nell'attimo in cui Mina distoglie lo sguardo dallo specchio e la osserva disgustata, perché se c'è una cosa che l'amica proprio non accetta, sono le tradizioni da rispettare. Un altra cosa che non hanno in comune ma...che ha reso possibile, la nascita della loro amicizia-

- E allora? Chiediglielo tu! Non è difficile: ti inginocchi ai suoi piedi, gli chiedi se vuole sposarti e lui ti dirà di si. E' facile! - Esclamo io, con spavalderia, fingendomi quasi scandalizzata del fatto che la Spencer creda ancora alla stupida tradizione, che deve essere l'uomo a chiedere alla donna di sposarlo. Io sarei la prima a sciogliermi come un cono gelato al sole, se il ragazzo dei miei sogni, si inginocchiasse ai miei piedi e mi chiedesse di diventare sua moglie. Strano ma vero, anche Mina Ramirez è una romanticona! Però è anche vero che Susan è la più “tranquilla” tra noi due, ed io non posso certo mostrarmi “debole” ammettendo di credere anche io in certe tradizioni. Il cambiamento di Susan mi ha sconvolto, all'inizio pensavo fosse una ragazza noiosa, in realtà dovevo solo imparare a conoscerla un po' di più; dietro quella parvenza di tranquillità, si cela una ragazza determinata e risoluta, che al primo posto mette la felicità della persona che ama -

- Mi dispiace doverti contraddire Mina, ma al momento il matrimonio è l'ultimo dei miei pensieri; ora come ora voglio aiutare Sam a liberarsi delle sue allucinazioni. Lucifero mi ha portato via Sam una volta, non glielo permetterò di nuovo. - Afferma Susan con disarmante sincerità, alzandosi dal letto ed aggirandosi per il caravan dell'amica nella speranza di mettere ordine in quel mucchio di magliette, pantaloni, calzini, mutande, sacchetti vuoti di patatine e riviste. Il pensiero che lei e Sam un giorno avrebbero potuto diventare una famiglia, la rendeva immensamente felice, ma al momento c'era un problema da risolvere, e quindi le sue priorità erano cambiate. Il matrimonio poteva aspettare, Sam no. -

- E' vero, hai ragione. Sai, ti devo confessare che invidio molto te e Sam, il vostro è vero amore... io invece sono sola, e in fin dei conti me lo merito visto il mio pessimo carattere. - Vedendo con quanta grinta Susan lotta per Sam e il loro amore, io non posso fare a meno che essere invidiosa e ammettere, quanto in realtà la vita di acrobata e cacciatrice di demoni, faccia di me una persona sola. Ebbene si, anche Mina Ramirez ha un cuore! Abbasso lo sguardo e ritorno a dedicarmi al mio make up, disegnando sulla palpebra mobile una linea di eyeliner marrone scuro, mentre nella rima dell'occhio applico un velo di kajal nero -

- Tu piaci a Dean, molto più di quanto tu creda. - Esclama Susan con una sincerità a dir poco disarmante, mentre afferra un mucchio di vestiti sporchi da terra e li butta dentro il cesto della biancheria sporca accanto all'armadio. Nel vedere la tristezza riflettersi negli occhi dell'amica, il suo primo istinto sarebbe stato quello di metterle un braccio intorno alle spalle e consolarla ma...conoscendo, anche se da poco, Mina e il suo orgoglio, probabilmente l'avrebbe cacciata fuori dal caravan a calci nel sedere per aver detto qualcosa che lei riterrebbe subito falso.-

- Ah si? E tu come fai a saperlo?! Te l'ha detto lui?! Oppure, hai rovistato dentro la testa del tuo ragazzo, come una sorta di scatola dei giochi? - Distolgo lo sguardo dallo specchio e lo poso su Susan intenta a resettare la mia stanza, non mi interessa se con il mio sarcasmo ho ferito i suoi sentimenti; se c'è una cosa che non sopporto, sono quelle persone che alimentano delle false speranze. Se io piaccio o non piaccio a Dean, lo avrei saputo dal diretto interessato e non da altri -

- No, ma quando Dean è venuto a sapere dalla televisione, quello che era successo al tuo circo, si vedeva lontano un miglio quanto fosse preoccupato per te Mina. Continuava a fare e rifare il tuo numero di cellulare e quando non rispondevi, ricominciava e imprecava in continuazione. - Susan rivolge il suo sguardo al cielo per alcuni istanti e poi sospira esasperata; perché Mina deve essere così maledettamente testarda? In fin dei conti, lei gli ha solo detto la verità, ovvero, che Dean ha un debole per lei, quindi perché arrabbiarsi tanto, invece di essere contenta? -

- Certo che non gli rispondevo! Ero bloccata su questo maledetto letto, imbottita di sedativi e antidolorifici. - Torno a dedicarmi al mio make up, applicando sulle ciglia del mascara nero e un velo di gloss rosa sulle labbra per esaltarne i contorni e la pienezza. So che ho sbagliato a rivolgermi a Susan in quel modo, del resto chi è impulsivo prima agisce poi riflette;abbasso lo sguardo sulla catenina d'oro che porto sempre appesa al collo, da cui pende un ciondolo rotondo dal taglio a tartaruga in cui vi è incastonato un occhio di tigre, che secondo mia madre è la “pietra regina” del mio segno zodiacale, ovvero il leone; in quanto dovrebbe tenere a bada la mia impulsività e il mio forte egocentrismo. Anche i miei fratelli hanno una collana con un ciondolo simile a questo, diverso a seconda del segno zodiacale -

- Non è questo il punto Mina. - Decisa più che mai a far capire all'amica, che quello che le ha appena detto sul conto di Dean è la verità; Susan si siede accanto a Mina sul letto, e infischiandosene altamente di essere cacciata dal caravan, le circonda affettuosamente le spalle con un braccio -

- E quale sarebbe, maledizione! - Esclamo io al limite della sopportazione, e sobbalzo sorpresa quando Susan mi circonda le spalle con un braccio; subito un velo di nostalgia avvolge il mio cuore, riportandomi con la mente al passato. Mi lascio abbracciare, non mi sottraggo al gesto affettuoso di Susan, le sorrido a mo' di scusa, per la mia ennesima esplosione di rabbia e lei sembra capire -

- Il punto è Mina, che quando Dean ha dovuto dire addio a Lisa e suo figlio Ben, era distrutto. Aveva il cuore a pezzi, perché sapeva di aver rinunciato per sempre alla possibilità di vivere una vita normale, e tu sai meglio di me quanto vita normale e caccia non vadano d'accordo tra di loro. Però da quando ha incontrato te, Dean ha ricominciato a vivere e lo sai perché? Perché tu riesci a parlare al suo cuore, meglio di me, Sam e Bobby messi insieme. Quindi non perdere la speranza Mina, tu a Dean piaci davvero e vedrai che prima o poi te lo dimostrerà. Dagli solo un po' di tempo. - Susan sorride nel vedere che Mina non si sottrae e quindi ne approfitta per parlarle sinceramente; tre anni fa probabilmente, non l'avrebbe fatto, anzi si sarebbe limitata a guardare l'evolversi della situazione senza dire o fare nulla. Ora però è diverso, lei non è più la Susan Spencer del passato, vuole molto bene a Dean e Mina quindi perché...non dare loro una piccola spintarella e facilitare le cose? -

- Lo sai? Non sei affatto male, per essere una disegnatrice di fumetti? Patatina? - Alla fine decido di credere alle parole di Susan, e sorridendo le allungo il sacchetto delle mie patatine preferite invitandola a servirsi -

- E tu non sei affatto male, per essere un'acrobata del circo. Grazie! - Tenendo sempre il braccio intorno alle spalle dell'amica, Susan allunga la mano destra e la infila nel sacchetto prendendo una patatina. Probabilmente lei e Mina Ramirez non sarebbero mai state grandi amiche ma come si dice: sperare non costa nulla - “

Alt!
Ebbene si, è l'ora della confessione.
Ho rivelato a Susan e Sam il mio segreto.
Perché?
Semplice, dopo tutto quello che hanno fatto per me, in qualche modo dovevo pur sdebitarmi no?

Inoltre Sam e Susan sembravano due persone più ragionevoli, rispetto a Dean.
Non che lui fosse uno squilibrato, intendiamoci.
Però con Sam, c'era la remota possibilità che prima di spararmi un proiettile di sale nel sedere, per lo meno mi chiedesse scusa.
Non so, se avete capito l'antifona.

Ho mostrato a entrambi la mia coda.
L'ho fatta uscire da dentro le mutande.
Ho aspettato.
Un silenzio pesantissimo era calato all'interno del caravan.
Susan mi guardava sconvolta, cercando di capire cosa fossi.
Sam deglutì nervosamente, tenendo lo sguardo fisso su di me e sulla mia coda che ondeggiava lentamente prima a destra e poi a sinistra..
Io gli spiegai cosa ero, ovvero, un ibrido umano-animale e giurai sulla testa di mia nonna Consuelo, che non ero un mostro sopranaturale; quindi potevano stare tranquilli, nonostante il mio DNA fosse stato mischiato a quello di una scimmia.

Li supplicai entrambi di mantenere il segreto.
Specialmente con Dean.
La cosa a Sam non piacque molto.
Perché se c'era una cosa che suo fratello odiava, era quella di essere tenuto all'oscuro di qualcosa.
E nel mio caso quel “qualcosa” era davvero molto grosso.
Secondo Sam, dovevo parlare a Dean della mia coda il prima possibile.

Fosse facile.
Come potevo rivelare a Dean il mio segreto, ed allo stesso tempo evitare di essere impallinata da una decina di proiettili di sale nel sedere?
Fanno malissimo, ve lo posso assicurare!
Non è certo uno spasso dover trascorrere un intero pomeriggio al pronto soccorso, con il sedere all'aria e un'infermiera che ti cuce come fossi un calzino bucato.

Il vero problema era un altro.
Si certo, avrei potuto rivelare a Dean il mio segreto.
E poi? Una volta scoperto la verità?
C'era il rischio, che Dean non avrebbe più voluto saperne di me.
Mi avrebbe abbandonato.
Ed io non volevo soffrire.
Non potevo e neppure volevo correre un simile rischio.
Non ancora almeno.

Terza settimana.
La fuga.
Perché vi posso assicurare, che ne avevo piene le tasche di tutto e tutti.
Dei miei genitori.
Dei miei fratelli.
Del circo.
Di tutto insomma!

Sono stata costretta a rimanere bloccata a letto, per due intere settimane.
Mia madre e la sua assurda dieta salutista a base di frutta, verdura e carni bianche.
Inoltre come se non bastasse, quella smorfiosa di Sylvie, era stata scelta per sostituirmi nel numero con il trapezio, insieme ai miei fratelli, fino a quando mi fossi ripresa completamente dal brutto incidente con il leviatano-bocca larga.

Sostituirmi.
Dire che “rimpiazzarmi” era il termine più appropriato.
Quella smorfiosa senza cervello, si prendeva tutti gli applausi destinati a me, così come le attenzioni dei fan.
I MIEI applausi ed i MIEI fan!
Non so se, avete ben chiaro il concetto!

Quella viscida sanguisuga con i capelli biondi!
Si crogiolava all'idea di essere lei la nuova Fiamma del quartetto delle Ilamas que vuelan; inoltre approfittava del suo nuovo ruolo, per fare gli occhi dolci a mio fratello Ignacio, per cui aveva un debole fin da bambina.
Maledetta!
A tempo debito gliela avrei fatta pagare.
Questo era poco ma sicuro.

Nelle Ilamas que vuelan, c'era posto per una sola ed unica Fiamma.
Io!
Mina Ramirez.
Non certo per un oca senza cervello come Sylvie, che non sapeva distinguere un trapezio da un cerchio di fuoco.

Dovevo andarmene dal circo.
Almeno per una o due notti.
Avevo bisogno di riassaporare la mia libertà.
Di strafogarmi fino a scoppiare del mio adorato cibo-spazzatura.
Di ritornare a guidare il mio vecchio maggiolone.

Così ho fatto.
Al diavolo mio padre, la famiglia e tutte le sue cazzo di regole.
Il dolore alle costole era forte, ma nulla che non si potesse risolvere con un bendaggio.
Telefonai a Dean per metterlo a corrente della mia fuga, e chiedergli asilo per la notte.
Se dovevo avere un complice per la mia “bravata”, chi meglio di lui?
In un primo momento Dean, cercò di convincermi a rimanere dove ero, in quanto i leviatani erano ovunque, e poi non mi ero ancora ripresa del tutto dallo scontro con il leviatano quindi dovevo riposare e bla bla bla!

Secondo voi, gli ho dato ascolto?
Figurarsi!
Io e le regole, non abbiamo mai avuto un buon rapporto, lo sapete.
Come il diavolo e l'acqua santa.
Praticamente incompatibili.

Dean non ha fatto neanche in tempo a dirmi di restare al circo.
Gli ho buttato giù il telefono, senza neanche prendermi la briga di salutarlo.
Sono salita a bordo del mio maggiolone, e senza perdere altro tempo ho schiacciato il piede sul l'acceleratore, e sono partita a tutta birra alla volta del rifugio di Rufus Tunner; dove Dean, Sam e Bobby alloggiavano dopo lo scontro con il leviatano di nome Edgar.
Avevo bisogno di vedere Dean.
Mi mancava.
E niente e nessuno poteva fermarmi, tanto meno quei “cosi” dalla bocca larga.

Dieci minuti dopo, ero davanti alla porta del rifugio.
Indossavo un paio di jeans azzurri, strappati all'altezza delle cosce e dei polpacci.
Una felpa a maniche lunghe rossa, che lasciava scoperte le spalle e l'ombelico.
Un paio di stivali marroni, con la suola in gomma e le borchie.
Sulle labbra, un velo di lip gloss profumato alla banana. Il mio preferito.
Niente trucco da “femme fatal”.
Dovevo fuggire, senza farmi scoprire da nessuno.
Chi ha avuto tempo, di pensare ad un look sexi!
Ho infilato le prime cose che ho trovato nell'armadio e me ne sono andata.

Va bene lo ammetto.
Quando Dean ha aperto la porta del rifugio, e ci siamo trovati l'uno di fronte all'altra; ho avuto come l'impressione che il cuore, mi schizzasse fuori dal petto.
Lui era li, in piedi di fronte a me, e mi puntava contro una pistola.
Per sicurezza, naturalmente!
Era li davanti a me.
Vivo, nonostante la gamba sinistra ingessata.
Non sono riuscita a resistere.
Gli sono corsa incontro e l'ho abbracciato.

Inutile dire, che Dean non si aspettava certo una “mossa” simile da parte mia.
La pistola gli cadde di mano.
Il gesso rendeva più che mai precario il suo equilibrio.
Cercai di sorreggerlo come meglio potevo, mentre appoggiavo la testa contro il suo petto e ascoltavo, il battito accelerato del suo cuore contro il mio orecchio.
Ero tra le sue braccia.
Ero felice.
La mia gioia, credo raggiunse il suo apice massimo, quando anche Dean, dopo un breve attimo di esitazione ricambiò il mio abbraccio; con il braccio destro mi circondò le spalle, mentre la sua mano sinistra affondava tra i miei capelli.

Lo so, purtroppo noi leoni siamo fatti così.
Siamo i re della foresta.
Fieri.
Possenti.
Orgogliosi.
Però sotto sotto, il nostro cuore è tenero come burro.

Ed eccomi qua.
Nel vecchio rifugio di Rufus Tunner, un cacciatori amico di Bobby, a guardare fuori dalla finestra mentre fuori, imperversa un temporale con i fiocchi.
Ci siamo solo io e Dean.
Bobby è sparito chissà dove.
Sam starà senz'altro “gozzovigliando” con Susan.
Dean è andato in bagno.

Questo rifugio è tutto tranne che un luogo abitabile.
Puzza di muffa.
I mobili sono pieni di tarli.
Le finestre piene di polvere.
Ma credete davvero, che me ne importi qualcosa?
Con Dean starei bene ovunque, anche in un covo di demoni.

Odio la pioggia.
Perché mi ricorda il giorno in cui Anjelica, la mia migliore amica se n'era andata con quel vampiro.
L'ha circuita?
Ammaliata?
Non lo so.
Tutto ciò che so è che Anjelica mi aveva tradito.
Aveva preferito un vampiro a me.
Ed io non l'ho mai perdonata, per avermi abbandonata.

Eravamo l'una il contrario dell'altra.
Io passionale e impulsiva.
Lei sensibile e timorosa.

Mi fidavo di lei.
Le volevo bene, come ad una sorella.
Eravamo inseparabili.

Aveva sedici anni, quando se ne andò e da quel momento non l'ho mai più rivista.
Io sono diventata una cacciatrice.
Lei un mostro.

Affondo il cucchiaio all'interno del maxi barattolo di gelato alla banana, variegato al cioccolato con granella di nocciole; l'ho comprato nel banco frigo di una stazione di servizio, mentre venivo al rifugio per incontrare Dean.
Nel farlo, i miei occhi si posano sul bracciale di minuscole pietre d'ambra, che circonda il mio polso destro.
E' stata Anjelica a regalarmelo.
L'ambra è la mia pietra di nascita.
Non me ne separo mai.
Neppure per dormire, tanto meno per fare la doccia o cacciare.

Anche lei ha un bracciale identico al mio, ma con pietre di giada.
Glielo ho regalato io.
La pietra di nascita corrispondente al segno zodiacale dei pesci.
Il simbolo del nostro legame di amicizia.
Amiche per sempre.
Sorelle per l'eternità.
Si certo, come no!

Le costole mi fanno un male terribile, nonostante il bendaggio.
Il rumore dello sciacquone, mi giunge alle orecchie; segno che Dean ha terminato di “espletare” i suoi bisogni fisiologici.
Sento chiaramente il rumore dei suoi passi “sbilanciati” a causa della gamba ingessata, seguito dal rumore del bastone alla quale si sorregge.
Mi giro e lo guardo sorridendogli.
Dean ricambia il mio sorriso, ed io sento il mio cuore aumentare d'improvviso i battiti.


- Hey, chi ti ha detto che potevi cominciare senza di me? - Mentre fa quella domanda a Mina, Dean alterna lo sguardo tra lei e l'enorme barattolo di gelato che quella “funambola da due soldi” ha comprato per loro due. A volte gli riusciva difficile credere che a questo cazzo di mondo, ci fosse una ragazza con un appetito grande quasi quanto il suo; Mina era un pozzo senza fondo e questa era una delle tante centinaia di cose, che lo facevano impazzire di quella ragazza -

- Lo so, scusami Dean ma cerca di capirmi...non ho resistito, lo sai che il gelato alla banana variegato al cioccolato con granella di noccioline è il mio preferito. In queste due settimane di digiuno forzato, mi è mancato tantissimo. E poi scusa, ma da quanto a te piace il gelato alla banana? - A stento riesco a trattenermi dallo scoppiare a ridere, alla vista del broncio a dir poco adorabile che Dean ha in questo momento. Gli avevo promesso che lo avrei aspettato per permettergli di assaggiare per primo il gelato che avevo comprato ma...non ho resistito! -

- Da sempre! Oppure mangi per dimenticare? Voi ragazze lo fate sempre, quando venite scaricate! - Dean era cosciente del fatto che la ragazza che aveva davanti, non era come le altre con cui era stato fino a quel momento lei era...speciale, nonostante il carattere “focoso” che si ritrovava. Però se c'era una cosa che lo faceva letteralmente impazzire, era quando il suo “bel culetto preferito” si arrabbiava con lui, e diventava se possibile ancora più sexi, di quanto già non fosse. A dire la verità, non sapeva neanche che gusto avesse il gelato alla banana, però non poteva certo darla vinta a Mina così; del resto anche lui aveva il suo orgoglio -

- E chi ti dice che non sia così? In fin dei conti, sono una gran bella ragazza e quindi per me è normale avere centinaia e centinaia di ragazzi tra cui poter scegliere. E' un problema per te Winchester? - Rivolgo a Dean un sorrisetto divertito, mentre fingendo di vantarmi delle mie ipotetiche conquiste in campo amoroso, lo punzecchio facendo leva sul suo orgoglio di maschio “bello e impossibile”. Mi strofino le unghie della mano sinistra laccate di rosso, contro le felpa facendo finta di lucidarle e poi le rimiro, aspettando che Dean risponda alla mia “velata” provocazione -

- Assolutamente no Ramirez! Perché si da il caso, che anche IO abbia centinaia e centinaia di ragazze tra cui poter scegliere e con cui passare una gran bella serata. Nessun problema vero, “acrobata da strapazzo”? - Dean ricambia il sorriso di Mina, conscio del fatto che prima o poi quella ragazza, lo avrebbe fatto impazzire in tutti i sensi possibili ed immaginabili. Adorava il modo in cui Mina lo punzecchiava, al solo scopo di provocarlo; lei non era certo tipo da scenate di gelosia in stile soap-opera, però dovette ammettere che pensare alla sua “funambola da quattro soldi” insieme a qualcun altro che non fosse lui bhè...non gli piaceva! Quindi gliela avrebbe fatta pagare, ripagandola con la sua stessa moneta, ovvero punzecchiando Mina a sua volta, per vedere fino a che punto il suo carattere impossibile, avrebbe resistito prima di esplodere -

- Certo che no! Ma dimmi una cosa: dove sono tutte queste ragazze? Io qui non ne vedo nessuna Winchester. Stai perdendo il tuo “tocco magico” per caso? - Dean ha raccolto la mia provocazione e sta giocando con me, per vedere fino a che punto io riuscirò a resistere; ormai sappiamo entrambi, che quando uno chiama l'altra per cognome, è l'inizio di una nuova sfida a suon di piccole frecciatine e punzecchiature ma...al solo scopo di divertirci, nient'altro insomma. Ammetto di essere un po' gelosa, all'idea che qualche ragazza, in queste tre settimane, abbia gozzovigliato in questo rifugio insieme a Dean; però non ho la benché minima intenzione di cedere, anche perché io e Dean non stiamo insieme, quindi chi sono io per dirgli come divertirsi, quando io non ci sono? -

- Ti piacerebbe, non è vero Ramirez? Ecco, prendi. - Un sorriso di puro trionfo affiora sulla faccia di Dean, nel vedere un lampo, forse di gelosia repressa, baluginare negli occhi del suo “bel culetto preferito” nel sentire quel “ti piacerebbe” come voler dire “di la verità Ramirez, vorresti essere tu una di quelle ragazze”. Le lancia quel barattolino pieno zeppo di antidolorifici, in modo di aiutare Mina a sopportare meglio il dolore; eppure l'aveva avvertita di rimanere al circo, invece eccola li che finge di stare bene, quando in realtà, se avesse un coltello tra le mani si aprirebbe la pancia e si strapperebbe le costole una ad una. Nonostante tutto però, deve ammettere con se stesso, che avere Mina in mezzo ai piedi, gli fa piacere, perché grazie a lei, riesce a dimenticare, tutto lo schifo che si trovava la fuori, oltre quel rifugio-

- Cosa sono? - Dean mi lancia un flaconcino arancione, io lo afferro e me lo rigiro tra le mani, cercando di leggere qualcosa dall'etichetta ormai in buona parte cancellata. E' un vero peccato che io e Dean abbiamo smesso di punzecchiarci, ora che la cosa si stava facendo divertente. Trovo molto carino il fatto, che abbia deciso di dividere con me alcune delle sue medicine; probabilmente, avrei dovuto dargli ascolto e rimanere al circo ma Dean mi mancava, e visto che lui non poteva venire da me a causa della gamba ingessata, io sono andata da lui. -

- Antidolorifici. Ho già troppi morti sulla coscienza, e non voglio avere anche te. - Dean non voleva certo far sentire Mina un peso, ma purtroppo quella era la verità; molte delle persone a cui voleva bene erano morte, a causa sua. Mina era l'unica persona amica che gli era rimasta, l'unica in grado di mantenere viva in lui la speranza, anche quando il mondo la fuori stava andando a puttane. Quindi preferiva di gran lunga tenersela viva e in buona salute, regalandogli un po' delle sue medicine; non voleva perdere anche lei, come era già successo con Ellen, Jo, Lisa, Ben e tutti gli altri -

- Posso fidarmi? - Rivolgo a Dean una finta occhiata inquisitoria, mentre agito il flaconcino, come se facendo così potessi accertarmi della validità del suo contenuto. Non riesco a stare seria per più di un secondo, che subito scoppio a ridere di fronte all'aria, fintamente indignata che Dean assume. Sa che sto scherzando, ed è proprio questo il bello del nostro rapporto; abbiamo caratteri simili, quindi puntiamo tutto su una divertente ironia -

- Certo. Io sono dottore, ricordatelo. Senti, io vado a sdraiarmi sul divano, mi fai compagnia? - Dean non può che rimanere “contagiato” dal buon'umore, che da sempre accompagna quella ragazza. Poi però rimane quasi stupito di se stesso e dalle parole, che sono uscite dalla sua bocca; d'accordo che Mina aveva un carattere allegro ed esuberante, ma non era certo un'ingenua; Dio solo sa, quanto gli ingranaggi del suo cervellino, stessero lavorando febbrilmente in quel momento. Senz'altro il primo pensiero di quella acrobata da strapazzo sarà: Dean Winchester sei un maniaco! -

- Tu vai pure avanti, io ti raggiungo tra poco. - Stringo il flacone con il antidolorifici nella mano sinistra e sorrido a Dean, per la sua “proposta indecente”, ovvero fargli compagnia sul divano. Trovo che sia molto dolce, l'idea di passare qualche ora insieme su quel divano, tutt'altro che pulito; inoltre il dolore alle costole sta aumentando di conseguenza, qualunque posto andrebbe bene per distendersi, anche il letto di un fachiro -


Mando giù, l'ultimo cucchiaio di gelato.
Alle mie spalle, Dean arranca verso il divano aiutandosi con il bastone, e una volta raggiunto, ci si sdraia sopra.
Io torno a guardare fuori dalla finestra.
Un lampo, squarcia l'oscurità, illuminando con il suo bagliore lattiginoso l'intero salotto, seguito subito dopo da un tuono.
Io so cosa vuol dire essere traditi da qualcuno, che si considera un amico.
Anzi più che un amico.
Quasi un fratello o una sorella.

Io e Dean abbiamo parlato di molte cose.
Dei leviatani.
Di Sam e delle sue allucinazioni.
Dei bambini che quei mostri dalla bocca larga, avevano portato via dal circo.
Di questo mondo, che stava andando a puttane per la milionesima volta.
Ma mai di Castiel e del suo volta faccia.
Per Dean, era ancora una ferita aperta che sanguinava.
Non ne volle parlare.
Ed io non lo obbligai a farlo.

Castiel se n'era andato, forse per sempre.
Fino all'ultimo aveva chiesto perdono a Dean per tutto il male che aveva fatto e causato; ma Dean non era riuscito a perdonarlo.
Come me con Anjelica.
Forse è per questo, che Dean non riesce ad affrontare l'argomento.
Non concedere il perdono ad un amico, sapendo che forse non lo rivedrai più, è la cosa più brutta che ti possa capitare nella vita.

Castiel era morto.
Dean non l'aveva perdonato.
Il senso di colpa, lo avrebbe accompagnato per molto molto tempo, se non addirittura per il resto della sua vita.
Volevo aiutare Dean.
Però lui non me lo permetteva, ed io non potevo certo obbligarlo a confidarsi no?

Mando giù la pastiglia di antidolorifico con un sorso d'acqua.
Raggiungo Dean sul divano.
Mi sdraio accanto a lui, nella speranza di trovare un minimo di sollievo al dolore che mi martella il costato, e appoggio la schiena contro il suo torace, dandogli di conseguenza le spalle.

Dean si “agita” dietro di me, facendo aderire il più possibile la schiena al divano, in modo da non farmi cadere, visto che io mi trovo sul bordo.
Mette il braccio destro intorno ai miei fianchi.
Affonda il viso tra i miei capelli.
Il suo braccio sinistro poggiato sul bracciolo del divano, la mano che penzola; io la afferro, stringendola dolcemente nella mia.


- Finalmente, ti sei decisa “bel culetto”. - Mormora quelle poche parole con la faccia seppellita letteralmente tra i morbidi capelli di Mina; sente quest'ultima stringergli la mano che ciondola dal divano, di riflesso ricambia quella stretta intrecciando le proprie dita, con quelle della sua “funambola da quattro soldi” preferita -

- Lo sai, che mi piace farmi desiderare! Ormai dovresti conoscermi. Hey! - Socchiudo gli occhi abbandonandomi completamente tra le braccia di Dean con un sospiro di pura beatitudine; beatitudine che viene bruscamente interrotta, quando Dean mi assesta scherzosamente una pacca sul sedere, facendomi sobbalzare. E' un uomo veramente impossibile ma...io trovo che sia adorabile, proprio per questo-


Tutto è avvenuto in maniera così spontanea e naturale.
Come se io e Dean ci conoscessimo da sempre e questo genere di “intimità” tra noi, fosse in qualche modo normale; e dubito fortemente che Dean possa approfittare in qualche modo della situazione, per “saltarmi addosso” o viceversa.
Io ho tre costole rotte.
Lui una gamba ingessata.
Siamo entrambi doloranti.
Chi avrebbe voglia di fare sesso, in condizioni simili?
Nessuno.
Io in primis.

Mi viene da sorridere.
Chiudo gli occhi, mentre sento il mio cuore sciogliersi come burro al sole per l'emozione.
Vorrei che Dean non smettesse mai di abbracciarmi.
Sentire il suo respiro tra i miei capelli.
Il suo corpo premuto dolcemente contro il mio, e le sue braccia, che mi stringono facendomi sentire al sicuro e soprattutto desiderata.
Sarebbe fantastico, se anche Dean ricambiasse il mio interesse e...


- Hey! Dean! Dean! Smettila, mi stai facendo male! Ahi! -Non posso fare a meno di gridare per il dolore, perché Dean continua a tirarmi i capelli; non tanto forte da farmi del male è ovvio, io però non gli ho mai detto che i capelli mi fanno malissimo, quando vengono tirati-

- Dannazione. Come si toglie questo affare? - Dean non è certo un esperto di acconciature femminili, però vedere quel coso tra i capelli di Mina lo ha disgustato a tal punto da volerlo strappare dalla sua testa ad ogni costo e poi tagliarlo, bruciarlo o nella migliore delle ipotesi, esorcizzarlo. -

- Questo...vuoi dire, il mio fermaglio per capelli? - Per fortuna Dean smette di tirarmi i capelli ed evitare così, di ritrovarsi con il mio scalpo in mano. Il “coso” a cui si sta riferendo Dean è un fermaglio per capelli, con due grossi fiori di plastica giallo e arancione e su quest'ultimo vi è cucito una grossa farfalla, dalle ali pastificate. Quando sono scappata dal circo, non ho certo perso tempo davanti allo specchio per trovare l'acconciatura adatta ad un incontro con Dean; ho preso la prima cosa che mi è capitata tra le mani per trattenere un minimo la mia zazzera ribelle e sono uscita -

- Si, proprio quello! Andiamo Mina, un po' di decenza! - Osserva Mina, degnarsi finalmente di alzare le braccia e liberare i suoi capelli da quell'orribile cosa, che si era messa in testa per venire da lui. Ormai si era abituato al fatto che quella ragazza, avesse un gusto orribile sotto molti punti di vista ma...con quel ferma-coso, aveva superato il limite della sopportazione. Che cavolo! -

- Me lo ha regalato un mio fan. Ecco fatto, sei contento? - Per accontentarlo, libero i miei capelli dal fermaglio e lo porgo a Dean, che lo osserva come se avesse per le mani il cervello di uno zombie. Devo ammettere che non è certo l'accessorio più trendy del momento ma...è stato il primo fermacapelli, che ho trovato -

- Il regalo di un tuo fan eh? Fanculo! - Dean osserva disgustato quell'oggetto, e nel sentire che quel coso, proviene da uno di quei fan bavosi che ronzano dietro a Mina lo irrita ancora di più. Così, senza perdere altro tempo, getta il fermaglio dietro di se e un sorriso di puro trionfo si delinea sulle sue labbra; finalmente si è liberato una volta per tutte di quel aggeggio orribile e può finalmente accarezzare i capelli del suo “culetto preferito” che hanno un odore stranamente insolito: ananas-

- DEAN! - Nel vedere Dean gettare il mio fermaglio da qualche parte alle sue spalle, subito mi allungo nella speranza di afferrarlo, e non riesco a trattenere un grido di dolore, le costole mi fanno malissimo, segno che l'antidolorifico ancora, non ha fatto effetto. Dean sospira e alzando gli occhi al cielo, mi obbliga sdraiarmi nuovamente sul divano a pancia su, mentre io lo guardo rivolgendogli un'occhiataccia imbronciata e stringendo nuovamente la sua mano sinistra nella mia -

- Che c'è? Non dirmi che quell'affare ti piaceva Mina, è orribile e poi tu non ne hai bisogno...stai meglio senza. - Questa è una delle rarissime volte in cui lui, Dean Winchester è stato onesto con una donna; del resto con Mina è difficile non esserlo, c'è qualcosa nel suo sguardo, che ogni volta lo invita a parlare con lei, a confidarsi nonostante tante volte, si sia ripromesso di non rivelargli ogni singola cosa, gli frullasse per la testa. Non riesce a trattenere un sorriso, quando la sua “acrobata da strapazzo” preferita, lo guarda imbronciata per essersi sbarazzato di quel orribile aggeggio per capelli; le scosta dalla faccia una ciocca di capelli e non può fare a meno di pensare che Mina, anche quando è imbronciata è tremendamente sexi -

- Ecco io....si insomma...grazie! Però sta di fatto che quel fermaglio era un regalo, brutto ma pur sempre un regalo no? - Dean avvicina la mano destra al mio viso e allontana una ciocca di capelli che mi si era posata davanti agli occhi; al suo complimento, non posso fare a meno di arrossire e il mio cuore saltare diversi battiti. Prima che Dean possa notare il rossore che mi colora il viso, mi giro nuovamente verso il tavolino stracolmo di avanzi ci cibo e lattine di birra, dandogli le spalle. Cerco di convincere Dean del fatto che un regalo, anche se brutto non si rifiuta mai...perché, ho come la sensazione, che non la spunterò questa volta? -

- E allora? Non li sopporto i tuoi fan, ti regalano cose orribili e al solo scopo di entrare nelle tue grazie per portarti a letto. - Dean si è accorto immediatamente che Mina è arrossita al suo complimento, ma vuole essere clemente questa volta e non girare il coltello nella piaga, sapendo quanto quella piattola-sanguisuga fosse testarda e orgogliosa...sicuramente avrebbe negato l'evidenza! Nel sentire ciò che Mina ha detto riguardo i regali, percepisce chiaramente una fastidiosa irritazione nascergli dentro; come può considerare fan degli uomini che la riempiono di regali, al solo scopo di rotolarsi con lei, tra le lenzuola? Il solo pensiero, gli fa andare il sangue alla testa! -

-Oh! Oh! Sbaglio, o qui c'è qualcuno che sta gridando di gelosia? -Chiedo con un sorrisetto divertito, mentre effettivamente percepisco una piccola “nota di gelosia” nelle sue parole; la cosa ovviamente non può che farmi piacere, significa che Dean, nonostante mi consideri una piattola-sanguisuga ci tiene a me. Purtroppo detesto doverlo ammettere, ma Dean ha ragione; molti di quelli che io chiamo fan, sono dei maiali, che mi coprono di regali nella speranza che io venga a letto con loro. Io però che colpa ne ho? Il mondo dello spettacolo è anche fatto di queste cose, e Dean sbaglia a pensare che io sia tanto ingenua, da farmi comprare con dei regali. Spero solo che un giorno, lui lo capisca -

La mia domanda, viene accolta dal silenzio.
Dean non mi risponde.
Mi stringe di nuovo tra le sue braccia, ed io lo lascio fare.
Il cuore mi batte forte.
Vorrei rimanere così per sempre.

Sento il respiro di Dean tra i miei capelli.
Il suo cuore che batte contro la mia schiena.
Vorrei dirgli che mi piace e quanto sia importante per me.
Ma non voglio rovinare tutto un'altra volta, perché non sono capace di tenere la bocca chiusa quando è il momento di tacere.

All'improvviso, Dean mi solleva il braccio destro.
Il tocco delle sue dita sulla mia pelle, mi causa un piccolo brivido lungo la schiena, e il mio cuore salta un paio di battiti.
Dean sta osservando il mio bracciale di pietre d'ambra con sguardo curioso.
Io invece preferisco rivolgere la mia attenzione altrove.
Troppi ricordi.

Ora capite il motivo, per cui all'inizio non potevo sopportare Susan Spencer?
Semplice!
Perché mi ricordava moltissimo Anjelica.
Con la sua bontà d'animo.
La sua sensibilità.
Il suo altruismo.
La sua pazienza.
Una ferita ancora aperta nel mio cuore, nonostante sia passato tanto tempo.


- E questo, da dove salta fuori? - Con il viso semi-nascosto tra i capelli di Mina, Dean afferra il polso destro di quest'ultima, lo solleva leggermente per poter vedere meglio quello strano bracciale, da cui la sua “acrobata da strapazzo” preferita non si separava mai; con molta probabilità, serviva ad evitare la possessione demoniaca, come il tatuaggio a forma di pentacolo circondato da un sole, che lui e Sam si erano fatti tanto tempo fa. Nel voler osservare più da vicino le pietre che formano quello strano bracciale, Dean sfiora di proposito la pelle di Mina con la punta delle dita; un sorrisetto di puro trionfo, affiora sulle sue labbra, nel vedere quest'ultima, rabbrividire leggermente segno che quel contatto, se pur breve non aveva lasciato Mina del tutto indifferente. -

- Ti piace? - Socchiudo gli occhi e pronuncio quelle due semplici parole in un sussurro e mi trattengo a stento dal mettermi a fare le fusa come un gatto; le coccole mi fanno letteralmente impazzire, in questo momento Dean potrebbe farmi dire o fare ciò che vuole, che io eseguirei senza emettere un fiato. Con la coda del occhio mi accorgo del sorrisetto compiaciuto sulle labbra di Dean; in tutta onestà non me ne importa un'accidente, perché in fin dei conti, anche a lui le coccole piacciono...il fatto che “usi” i miei capelli come un cuscino, la dice lunga. Un lamento fuoriesce senza volere dalle mie labbra, nell'attimo in cui Dean lascia andare di proposito, il mio braccio, interrompendo il contatto che si era venuto a creare tra noi. Se non fossi così maledettamente dolorante, lo avrei inseguito e preso a calci nel sedere da qui fino al polo nord; lo detesto, quando mi punzecchia in modo così “bastardo” -

- Si, non è male...queste pietre sono vere? - Fiero di se stesso, come non gli capitava ormai da diverso tempo; Dean sente un lamento contrariato, uscire dalla bocca di Mina seguito da uno dei suoi bronci sexi, che lo fanno letteralmente impazzire, al punto da desiderare con tutto se stesso, di stringere il suo “bel culetto” tra le braccia e baciarlo, fino a far crollare del tutto quel suo cazzo di orgoglio femminile. Posa nuovamente lo sguardo sul bracciale che Mina indossa; non è certo sua intenzione, sfilarle quell'affare dal polso e rivenderlo per ricavarne dei soldi, la sua è solo curiosità verso tutto ciò che la riguarda -

- Pietre d'ambra, autentiche! Ma non sono in vendita, questo è un regalo molto prezioso per me! - Muovo leggermente il polso, lasciando che ogni frammento d'ambra racchiuso nel bracciale, tintinni dolcemente; mi fido ciecamente di Dean, so che non è una di quelle persone attaccata al denaro e non si abbasserebbe mai ad un gesto tanto meschino, quale rubare. Mi giro verso di lui per quanto mi è possibile, e gli soffio sulla faccia, per poi ritornare nella mia solita posizione “girata”. Se a Dean piace punzecchiarmi, io non sono certo da meno -

- Hey! Spero che questo tuo “regalo molto prezioso” non arrivi da qualcun altro dei tuoi ammiratori fuori di testa. Perché altrimenti... - Dean mostra a quella “funambola da quattro soldi” la fine che avrebbe fatto quel bracciale, nel caso in cui le fosse stato regalato da qualche altro fan, con l'intenzione di portarsela a letto. Il solo pensiero lo mandava letteralmente fuori di testa; ebbene si, era geloso e con questo? Mina non era come tutte altre ragazze che erano entrate e uscite dalla sua vita nel giro di una notte, lei era diversa, era speciale e non meritava certo, di essere trattata alla stregua di una puttana qualunque -

- No, non lo è. Questo bracciale, me lo ha regalato un'amica, tanto tempo fa. Si chiamava Anjelica, anche lei faceva parte del circo ed era una cacciatrice di demoni. - Vengo nuovamente assalita dai ricordi del passato, sospiro tristemente, stringendo di riflesso la mano di Dean con maggiore intensità, alla ricerca forse di un minimo di calore umano. Non mi piace parlare del mio passato e soprattutto di Anjelica e del suo tradimento ma odio mentire specialmente a Dean; perché già gli sto già tenendo nascoste molte cose, almeno sulla mia ex-migliore amica, desidero essere sincera -

- E che fine ha fatto, questa Anjelica? - Dean intuisce di aver toccato involontariamente un tasto dolente, in quanto Mina ha smesso di sorridere di colpo ed ora sta fissando qualcosa davanti a se, che lui non riesce a vedere. Allunga una mano scostandole una ciocca di capelli dal viso, infine appoggia la mano destra contro il fianco, lasciato scoperto dalla felpa rossa che Mina indossa, avvertendo sotto le dita il calore e la morbidezza della sua pelle. -

- Le nostre strade, si sono divise...un po' come è successo con te e Castiel. - Sorrido nel momento in cui sento la mano di Dean poggiarsi sul mio fianco destro semi-coperto dalla stoffa della felpa; a modo suo ha voluto consolarmi, probabilmente avrebbe anche voluto abbracciarmi, ma non l'ha fatto perché temeva (forse) di essere respinto o insultato. Lo so che quello che ho fatto è davvero meschino, ma visto che la mia storia di amicizia con Anjelica è simile a quella tra Dean e Castiel...ho deciso di tirare in ballo quest'ultimo, per dire a Dean ciò che penso -

- Non ne voglio parlare Mina! - Quando Mina pronuncia il nome di Castiel, quel figlio di puttana da lui ritenuto un amico, se non addirittura un fratello, inizia a sentire la rabbia tornare a ribollire dentro di lui; sapeva che Mina prima o poi avrebbe tirato in ballo l'argomento; perché non era da lei tacere e chiudere quella sua boccaccia, quando glielo si richiedeva come favore personale.-

- Lo so che non ne vuoi parlare Dean, ma lascia che ti dica una cosa; prima di andarsene Castiel, ti ha chiesto di perdonarlo. Si è pentito di ciò che aveva fatto. Ha senso che tu, continui a odiarlo in questo modo? - Molto probabilmente Dean mi odierà per il resto della vita, ma io non posso più tacere; sono stanca di vederlo affranto, divorato dalla rabbia e dal rancore e voglio aiutarlo, anche se lui non me lo permette. Non sono un'impicciona, desidero far sapere a Dean il mio punto di vista, poi come lui deciderà di affrontare la cosa è affare suo-

- Si può sapere, dove cavolo vuoi arrivare Mina? - Dean sa perfettamente, che Mina agisce come il “Freud della situazione” perché vuole aiutarlo; la cosa non può che fargli piacere, anche se avrebbe preferito di gran lunga essere lui, a fare il primo passo e non in contrario. Mina non ne vuole parlare, ma quella stronza della sua amica, l'ha fatta davvero grossa, se ora quel “acrobata da strapazzo” la odia così tanto -

- Il punto è questo Dean: Angjelica mi ha tradito, se ne è andata, lasciandomi sola e non si è mai pentita della sua decisione. Invece Castiel prima di morire, ti ha chiesto scusa Dean e il solo fatto di essere venuto da te a chiedere aiuto, invocando più volte il tuo perdono...questo fa di Castiel un vero amico. - Dico quello che penso così, trattenendo il respiro quasi, perché se mi fossi interrotta, anche solo per un momento, Dean mi avrebbe probabilmente insultato, buttandomi fuori dal rifugio, nonostante le mie tre costole incrinate. Non so se le mie parole hanno colpito Dean, al punto da invitarlo a farsi un piccolo esame di coscienza ma per lo meno adesso, Dean conosce la mia opinione in merito alla questione “tradimento-Castel”-


Lo so, forse ho tirato un po' troppo la corda..
Ma ormai mi conoscete.
Dico sempre ciò che penso, a qualunque costo.
Non mi piace vedere Dean, schiavo del suo dolore.
Lui non merita di soffrire in questo modo.

Dean non mi risponde.
Mi abbraccia, stringendomi maggiormente a se, e nasconde il viso tra i miei capelli.
Li accarezza.
Ed io rabbrividisco piacevolmente.
Sono completamente in suo potere!

Adoro quando qualcuno mi tocca, accarezza o spazzola i capelli.
Specialmente se a farlo, è il ragazzo che mi piace.
Potrei saltare addosso a Dean, solamente per questo!
Se io non avessi tre costole rotte, e lui una gamba ingessata lo farei.
E' ovvio!


- Lo sai Mina, nonostante tu sia una grandissima rompi palle, e un insopportabile piattola-sanguisuga....tu mi piaci, mi piaci davvero molto.


No, non è possibile!
Non ci credo.
Vi prego, ditemi che sto sognando.
Dean mi ha appena detto...che gli piaccio.
Che ricambia il mio interesse.
Ed io sto per avere un infarto!

Il cuore mi pulsa fino alle orecchie.
Arrossisco come una ragazzina alla prima cotta.
Il fiato mi si blocca in gola.
Gli occhi spalancati, per lo stupore.
Vorrei dire a Dean, che anche lui mi piace ed è molto importante per me ma...non riesco a parlare.
Strano, ma vero!
Tutto ciò che riesco a fare, è di ricambiare l'abbraccio di Dean e godermi il piacevole tepore emanato dal suo corpo.

Ho deciso.
Voglio rivelare a Dean del mio segreto.
Gli dirò della mia coda.
Lui è stato sincero con me.
Ha detto che gli piaccio, e che quindi ricambia il mio interesse.
Non merita, di essere tenuto all'oscuro di una cosa, così importante.
Sam ha ragione.
Ormai non ha più senso rimandare.


- Dean, senti c'è una cosa che devo dirti e...Dean?!

Mi volto nella sua direzione, per quanto possibile.
Dean si è addormentato.
Il viso semi-nascosto dai miei capelli.
Il suo braccio destro intorno ai miei fianchi.
La sua mano sinistra, stretta nella mia dolcemente.
I battiti regolari del suo cuore, contro la mia schiena.
Il suo respiro che mi solletica dolcemente la nuca.

Tutto questo è Dean.
Lui è, semplicemente meraviglioso.
Quando ride.
Quando è di cattivo umore.
Quando è triste.
Quando si abbuffa di cibo-spazzatura.
Quando guida l'Impala.
Quando mi abbraccia.
Quando dorme.
Quando mi accarezza i capelli.
Quando si addormenta con tutta la faccia, nascosta in essi.
Ed io...credo proprio di essere perdutamente ed irrimediabilmente, innamorata di lui.

Chiudo gli occhi.
Infine la stanchezza, ha la meglio su di me.
Mi addormento insieme a Dean, stretta tra le sue braccia.
Non sono riuscita a dirgli della mia coda.
Lo farò domani, non c'è problema!
Ora come ora, voglio solo godermi questo nostro momento insieme.
Alla mia coda, penserò domani.

Sono sopravvissuta.
Alla venuta di Lucifero sulla terra.
All' apocalisse.
Ad un attacco dei leviatani.
Dopo tutto sono una cacciatrice di demoni, e sopravvivere è una delle cose, che mi riesce meglio in assoluto.


































 
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