torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Film, Telefilm, Teatro
Dalla Serie: Supernatural
Titolo Fanfic: REBIRTH
Genere: Sentimentale, Drammatico, Autobiografico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: pandistelle galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 12/04/2013 10:37:35

Mi piace guardare le foglie che cadono dagli alberi, che con delicate movenze vengono sospinte dal vento quasi danzassero.
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
REBIRTH
- Capitolo 1° -

Autunno.
Per la stragrande maggioranza delle persone, questa stagione richiama emozioni tristi, legate principalmente alla tristezza, alla malinconia o addirittura la morte.
Invece per me non è affatto così.
L'autunno racchiude in se qualcosa di affascinante ed allo stesso tempo misterioso; ogni creatura vivente, sia essa animale o vegetale muta il suo aspetto, cambiando forma o addirittura colore.
Mi piace guardare le foglie che cadono dagli alberi, che con delicate movenze vengono sospinte dal vento quasi danzassero.
Non c'è morte in tutto questo.
Ma solo una rinascita.

Nonostante io sia una cacciatrice di demoni, stranamente riesco ancora a trovare qualcosa di bello in questo mondo; popolato da un sacco di creature mostruose, che ogni giorno strisciano nell'ombra
e mietono vittime innocenti tra noi esseri umani
Demoni.
Vampiri.
Licantropi.
Spettri.
Fantasmi.

Dovrei provare odio, per queste creature malefiche.
Disprezzo.
Risentimento.
Odio.
Disgusto.

Invece l'unico sentimento che sento di provare nei loro riguardi è quello della pietà, in quanto molti di loro sono stati trasformati in vampiri o licantropi contro la loro volontà.
Semplicemente perché hanno avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, e così da prede sono diventati a loro volta cacciatori.
Per loro non c'è scampo.
L'unico modo per “liberarli” da questa sorta di incubo nella quale sono precipitati è decapitarli (nel caso dei vampiri), oppure ficcandogli nel cuore un proiettile d'argento (nel caso dei licantropi).

Bello vero?
I fantasmi e gli spettri invece sono solo povere anime tormentate, che non riescono a trovare la loro pace nell'aldilà (sempre che esista, un'altra vita dopo la morte); a noi cacciatori spetta quasi sempre l'ingrato compito di profanare le loro tombe e bruciarne le ossa, dopo averle cosparse con del sale.
Naturalmente questa procedura , vale solo ed esclusivamente se il corpo dello spettro o fantasma è stato seppellito e non cremato; se si presenta la seconda scelta (ovvero la salma è stata cremata) dobbiamo trovare un altro modo per “aiutare” il fantasma o lo spettro a trovare finalmente la pace.

A lavoro finito, qualcuno forse ci ringrazia?
Quasi nessuno lo fa.
Ma quei pochi che “osano”, lo fanno con la paura e il disgusto riflesso nei loro occhi.
Come gli si può dare torto?

Un'esperienza di questo tipo (uccidere un vampiro o un licantropo), difficilmente la si riesce a cancellare dalla propria memoria, anche per chi come me fa questo “lavoro” praticamente da quando è nato; ed anche quando il ricordo sembra affievolirsi, questo ritorna con prepotenza a darci il tormento...ed io finisco ogni tanto con il domandarmi se non vorrei mai provare a vivere una vita normale ogni tanto.
Qualcuno ha provato.
Molti hanno fallito.

Mi chiamo Susan Yukiko Spencer.
Sono una cacciatrice di demoni.
Meglio conosciuta come Sketch oppure...come la ragazza con il sangue demoniaco.

Sospiro.
Devo ammettere che a differenza di molti altri figli di “genitori-cacciatori” , la mia vita e quella di mio fratello Thomas al confronto è stata una favola.
Siamo nati e cresciuti a Osaka.
Non abbiamo mai dovuto cambiare scuola.
Avevamo una “casa”, anche se chiamare così un camper era un po' azzardato.
Due genitori meravigliosi, che si amavano.
Degli amici.

Poi all'improvviso tutto è cambiato, mio fratello per salvarmi la vita mi ha donato uno dei suoi reni, nostra madre è morta uccisa da un demone al servizio dello YED e nostro padre, per vendicarla ha fatto la sua stessa fine.
Mamma.
Papà.
Mi mancano così tanto.

Sorrido.
Una foglia secca di colore marrone, probabilmente sospinta dal vento va a posarsi placidamente sull'album di fotografie che tengo appoggiato sulle ginocchia e che pigramente sfoglio, perdendomi nei meandri della memoria e nei ricordi.
Con il pollice e l'indice della mano destra, afferro la foglia per il gambo e ne osservo con viva attenzione ogni più piccolo dettaglio; con la punta delle dita sfioro la ruvida consistenza della superficie, per poi passare alle piccole nervature ai lati ove solitamente in primavera o estate, scorre la linfa.

L'autunno.
Per molti questa stagione, ha un significato di morte.
Per me invece, significa vita.

- Hey Susie!

Era un giorno d'autunno, quando Thomas decise di domarmi uno dei suoi reni, salvandomi di fatto la vita.
Sempre in autunno, Castiel ridiede la vita a mio fratello dopo che Zaccaria aveva ricevuto da Dio , l'ordine di resuscitarlo insieme a Adam Milligan (fratellastro di Sam e Dean Winchester) al solo scopo di trovare un tramite per l'arcangelo Michele.
Tutto questo perché il suo vero “tramite” ovvero Dean si era rifiutato di fare da “contenitore” a qualcuno, che sembrava Cate Blanchette.

Thomas.
Devo molto a mio fratello, anzi moltissimo e non solo perché mi ha donato uno dei suoi reni; dopo la morte di entrambi i nostri genitori è stato lui a prendersi cura di me, amandomi, proteggendomi e facendomi non solo da fratello, ma anche da padre e madre.

Nonostante il dolore.
Nonostante la tristezza.
Nonostante il senso di colpa.

Mio fratello non è mai riuscito a perdonare se stesso, per aver “immesso” involontariamente nel mio corpo (attraverso il suo rene) del sangue demoniaco, che mi ha conferito un potere spaventoso. Questo mio “dono straordinario” ha fatto talmente tanta gola al demone dagli occhi gialli, che decise di coinvolgermi (naturalmente contro la mia volontà) in uno scontro tra altre persone, che come me e mio fratello avevano dei “poteri speciali”.
Lo scopo?
Il demone dagli occhi gialli aveva bisogno di un “grande capo” per comandare un'armata demoniaca che lui stesso aveva intenzione di creare; quindi chi meglio dei suoi “candidati” poteva svolgere un compito simile?
E' tutto finito.
Per fortuna.

Distolgo lo sguardo dalla foglia secca che ancora tengo in mano e osservo mio fratello, intento a caricare alcune provviste “non deperibili” nel bagagliaio del nostro camper.
Thomas assomiglia moltissimo a nostro padre.
Alto, con spalle larghe e possenti, capelli castani tagliati a spazzola e occhi neri (come quelli di nostra madre) ma con piccole screziature verdi (come gli occhi di nostro padre).
Un bellissimo ragazzo, e non li dico solo perché si tratta di mio fratello.
Thomas ha ereditato la possanza fisica degli uomini americani, ma anche la delicatezza dei lineamenti, tipica del popolo giapponese.

A chi assomiglio io?
Strano ma vero a nessuno dei miei genitori, anzi spesso e volentieri mi sono chiesta da quale “ramo” della famiglia Spencer o Yashimoto io abbia preso; mio fratello sostiene che io assomiglio tantissimo a nostra madre, io però non gli ho mai creduto.
La mamma era una donna bellissima.
Io invece sono tutto fuorché, bellissima anzi...l'esatto contrario.

Sospiro.
Di nuovo.
Thomas si sente in colpa per quello che mi è successo, quando mi fu trapiantato il suo rene; in quanto una parte del sangue dello YED iniziò a scorrermi nelle vene, conferendomi un potere che nonostante io abbia imparato a controllare da tempo, continua sempre a spaventarmi un poco.
Mio fratello non ha colpa.
Non poteva saperlo.
Nessuno avrebbe potuto.

Probabilmente è per questo motivo che mio fratello è sempre stato molto protettivo nei miei confronti; lui era stato scelto dallo YED per ereditare una parte dei suoi poteri, io invece no.
Io sono Susan.
La sua “sorellina (nonostante io sia diventata maggiorenne da un bel pezzo), da amare e proteggere sempre ed a qualunque costo.

Gli voglio bene.
Se non ci fosse stato Thomas durante l'anno da poco passato, sicuramente sarei impazzita o caduta vittima della depressione.
O peggio ancora, sarei morta di dolore.
Guardo la foglia d'autunno che ancora tengo in mano.

Autunno.
Per molta gente questa stagione ha un significato di morte.
Per me invece, significa rinascita.
Come mai?
L'altro ieri, in una giornata come questa (una giornata d'autunno, appunto) Sam Winchester si è risvegliato da una sorta di “coma indotto” dopo che Morte (il cavaliere) ha ripreso la sua anima dalla gabbia infernale in cui era rinchiusa e l'ha rimessa (materialmente) dentro al suo corpo.

- Hey, Susie! Mi stai ascoltando?!

Sospiro.
Il ricordo di Sam, che in un momento di “debolezza” da parte di Lucifero riprende possesso del suo corpo e si getta dentro la gabbia infernale...mi ha tormentato per un intero anno.
Durante il sonno con incubi spaventosi.
Ma anche durante il giorno, quando passavo intere giornate a piangere e rischiando di precipitare sempre più nel tunnel oscuro della depressione; o peggio, mettendo in serio pericolo la mia salute rifiutandomi di prendere i farmaci immunosoppressori per il rene.
Ho rischiato di morire quattro volte, nel giro di un anno.
Non prendendo le giusti dosi di farmaci antirigetto, il mio corpo aveva cominciato ad “attaccare” il rene di mio fratello, innescando una crisi di rigetto dietro l'altra.
Se non fosse stato per Thomas, Ami, Dean e addirittura Lisa con suo figlio Ben, io mi sarei lasciata morire, questo è poco ma sicuro.

Mi sono stati accanto.
Dandomi la forza di continuare a lottare.
Perché...Sam non avrebbe mai voluto, questo.
Mio fratello mi aveva dato la possibilità di vivere una vita normale, ed io lo ripagavo in questo modo?
Invocando la morte?

Sam era scomparso, inghiottito da quella voragine infernale.
Lui era stato l'unico (dopo Thomas) a comprendere la mia disperazione nel sentirmi “diversa” a causa del sangue demoniaco che mi scorreva dentro.
Perché lui era come me.
Anche lui era stato scelto (ovviamente contro la sua volontà) dallo YED, per ereditare una parte dei suoi poteri e un giorno comandare l'esercito demoniaco che quel...essere immondo, stava organizzando.

Sam sapeva come ci si sentiva ad essere considerati “diversi”.
Dei mostri fuori controllo.
Come una bomba ad orologeria, che da un momento all'altro potrebbe esplodere causando un disastro di dimensioni inimmaginabili.
Lui è stata la prima persona che è riuscita a vedere in me qualcosa di bello, anche quando io sostenevo il contrario a causa della cicatrice che mi deturpava (e mi deturpa tutt'ora) il fianco sinistro nel punto in cui mi è stato trapiantato il rene di mio fratello.

Quante ne abbiamo passate insieme, io e Sam?
Tante.
Forse troppe.

Il villaggio dei prescelti.
La morte di Thomas.
La morte di Dean.
Dean che ritorna dall'inferno.
Ruby.
Il sangue demoniaco.
Lilith, che Sam aveva ucciso non sapendo che era proprio lei, l'ultimo dei 66 sigilli che tenevano Lucifero imprigionato nella sua gabbia infernale.
Gli angeli.
Infine...l'Apocalisse, sventata grazie al sacrificio di Sam.

Sorrido.
Perché?
Non riesco a fare a meno di pensare, che in mezzo a tanto dolore e sofferenza almeno una cosa buona c'è stata.
La nascita di un legame mentale, tra me e Sam.
Qualcosa di unico e raro allo stesso tempo, e che si manifesta quando tra due individui avviene un “incontro di spiriti”; solitamente questa sorta di legame dura per tutta la vita e coinvolge non solo la mente, ma anche il cuore e l'anima di entrambe le persone interessate.

Io sono felice?
Sam lo sente.
Lui è in pericolo?
Io riesco a percepirlo.
L'uno o l'altra sta mentendo?
Lo capiamo all'istante, a volte senza bisogno di parlare.

Sospiro.
Quando Sam si è gettato dentro la gabbia infernale, ho sentito come se il cervello mi venisse strappato via dal cranio.
Ho gridato.
Almeno questo è quello che ho fatto, stando ai racconti di Thomas e Dean.
Sam era “uscito” dalla mia testa, non lo sentivo più.
Il nostro legame mentale era stato spezzato.
Ed io nel delirio mentale nella quale ero precipitata, non desideravo altro se non di raggiungere Sam dentro quella voragine; non volevo lasciarlo,anche se questo voleva dire bruciare per l'eternità nelle fiamme dell'inferno.

Perché non l'ho fatto?
Mio fratello mi ha riportata “indietro.
Grazie ai suoi poter mentali.

Thomas è intervenuto un attimo prima che fosse troppo tardi; è entrato con prepotenza nella mia testa, nei miei pensieri (nonostante aveva giurato, che mai lo avrebbe fatto) ed ha “afferrato” la mia mente.
Mi ha parlato dicendomi che ovunque Sam fosse andato, io non potevo seguirlo, perché lui non avrebbe mai voluto questo; ed inoltre lui, Dean e Bobby avevano bisogno del mio equilibrio e la mia forza per superare il dolore che la scomparsa di Sam aveva lasciato loro nel cuore.

Ero “sopravvissuta”.
Grazie a mio fratello ed alle sue parole, avevo scelto di vivere aggrappandomi con tutte le mie forze, al pensiero che Sam non avrebbe mai voluto questo per me.
Avei dovuto vivere. Glielo avevo promesso.

E così ho fatto.

Thomas ed io siamo tornati a Osaka, in Giappone.
Dopo aver superato il mio “personalissimo periodo nero”, decisi di ritornare sui banchi di scuola e terminai l'ultimo anno di liceo artistico diplomandomi con il massimo dei voti. Thomas avrebbe voluto che mi iscrivessi al college per completare la mia “formazione scolastica”, ma io ho preferito fare le valigie e partire due mesi per il Tibet.
In un monastero.

Li grazie alla preghiera ed alla meditazione, riuscì finalmente a ritrovare me stessa; il Sensei a capo del tempio mi insegnò a controllare maggiormente i miei poteri demoniaci e a trasformare il dolore per la scomparsa di Sam in forza.
Prima di fare ritorno a Osaka il maestro Sensei mi fece dono di un nuovo rosario juzu, formato da centootto perle di legno d'ebano ed in ciascuna perla, era stato inserito un minuscolo frammento di giada verde.
Grazie a questo rosario i miei poteri demoniaci non rappresentarono più la “grande minaccia” che erano stati in passato; potevo disegnare tutto ciò che volevo, su qualsiasi materiale “conduttore”, senza correre il rischio di fare del male a qualcuno o distruggere tutto ciò che mi stava intorno.

I miei poteri venivano letteralmente concentrati in ciascuna perla contenuta nel rosario (che prima di essermi donato era stato immerso nel sangue di una vergine, uccisa durante un notte di luna calante) che fungeva da “catalizzatore” di energia.
Nulla avrebbe più preso vita dalla carta, se io non lo avessi desiderato.
Finalmente ero riuscita a trovare “una cura” alla mia personale maledizione.
Ero libera.

Una volta ritornata a Osaka, scoprii che Ami la mia migliore amica aveva mostrato a mia insaputa alcuni dei miei disegni, ad un suo amico editore.
Risultato?
Ero stata “ingaggiata” da questo editore come disegnatrice di fumetti giapponesi (mangaka), perché secondo lui io avevo del talento e che sarebbe stato un peccato se una “tale bravura” venisse gettata alle ortiche.
Non appena saputa la notizia, ovvero che avevo accettato di lavorare per il suo amico editore, Ami mi aveva letteralmente obbligata ad una sorta di “restauro di immagine”. Tutti i miei vecchi abiti in “stile hippy” i sandali ed i miei camicioni di lino vennero gettati nell'immondizia dalla mia migliore amica e sostituiti da leggins, pantaloni di velluto, camicette di seta, tailleur elegantissimi, stivali e sandali con un tacco di dodici cm a paia.
I miei capelli vennero “liberati” dal supplizio delle numerose matite che utilizzavo come fermacapelli per essere affidati alla mani esperte di uno dei parrucchieri migliori di Osaka che li trasformò (nel vero senso della parola) dalla chioma informe e arruffata che erano un tempo in una morbida e fluente onda castano scuro che mi arriva fino alle spalle.

Una vita normale.
Una casa.
Un lavoro.

Anche io e Thomas avevamo deciso di come accordo di smetterla con la caccia e di cercare di vivere una vita il più possibile normale, lontano da pallottole d'argento, acqua benedetta, sale e machete decapita vampiri.
In un certo senso però tenevamo sempre gli occhi aperti, leggendo i giornali sempre alla ricerca di notizie “strane”, ovvero il pane quotidiano per noi cacciatori di demoni.

Nulla.
Il silenzio assoluto.
Stessa cosa negli Stati Uniti, dove Dean era rimasto a vivere con Lisa e suo figlio Ben.
Almeno...questo era quello che Bobby Singer (un altro cacciatore di demoni) mi ripeteva tutte le volte, quando una volta al mese gli telefonavo per sapere come andavano le cose.

Eppure...
Nonostante le centinaia di rassicurazioni da parte di Bobby Singere e di altri cacciatori di demoni, io dentro di me sapevo; o meglio avevo come la sensazione che di li a poco qualcosa sarebbe accaduto.
E così è stato.

- Terra chiama Susan! Terra chiama Susan! Rispondi Susie. - Esclama mio fratello al culmine dell'esasperazione sventolandomi una mano davanti agli occhi nella speranza di attirare la mia attenzione -

- Oh. Scusami Thomas, ma ero sovrappensiero. Che cosa c'è? - Domando io, rivolgendo ora tutta la mia attenzione su mio fratello, che nel frattempo ha preso posto accanto a me, sui gradini della scaletta che da accesso al nostro camper-

- Assomigli tantissimo alla mamma, lo sai? Ed ogni giorno che passa, diventi sempre più bella...e non lo dico, così tanto per dire sorellina. - Afferma Thomas con convinzione, indicando con l'indice della mano sinistra, una foto dell'album in cui è raffigurata nostra madre il giorno del suo matrimonio-

- Che cosa? Io assomigliare alla mamma? Tu sogni fratellino mio, ma piuttosto dimmi...a che punto siamo, con i preparativi per la partenza?!

- Quasi fatto! Devo solo sistemare un paio di provviste nella dispensa e poi possiamo andarcene da Siux Falls. A proposito...la testa va bene? “Lui” è tornato al suo posto? - Chiede Thomas lanciandomi un'occhiata inquisitoria, ben sapendo di entrare in un “territorio pericoloso” parlando di Sam e del legame mentale che ci univa -

- Thomas, non ricominciare per favore! - Esclamo io al colmo dell'esasperazione, massaggiandomi le tempie sentendole improvvisamente pulsare dolorosamente -

- Invece ricomincio eccome! Lo sai benissimo che riuscirò MAI ad accettare il fatto che Winchester Junior, gironzoli per la tua testa come se niente fosse. Il legame mentale che vi unisce, ti ha quasi ucciso non una, ma ben due volte e poi non dimenticare che ti ha lanciato con tutta la sua forza contro una parete.

- Quello non era il “vero” Sam e questo lo sai benissimo anche tu Thomas.

- Ti ha quasi ammazzato Susan! Sei uscita dal pronto soccorso di Siux Falls con una costola incrinata, la schiena ricoperta di lividi e un sopracciglio spaccato. - Afferma Thomas cercando di reprimere in ogni modo possibile la rabbia, che minaccia di sopraffarlo da un momento all'altro. -

- Infatti, è proprio per questo motivo che ho deciso di seguirti a Denver per aiutare quei cacciatori amici di papà. Non voglio farti preoccupare più del dovuto Thomas, se mio fratello e ti voglio bene. - Dico io, appoggiando la testa sulla spalla di mio fratello in un gesto d'affetto, ma soprattutto di riconciliazione, visto che non ho alcuna intenzione di litigare con lui, sempre per via dello stesso argomento -

- Anche io te ne voglio Susie. - Esclama mio fratello, poggiando teneramente la sua fronte contro la mia e rivolgendomi uno dei suoi grandi sorrisi, quelli che riserva solo ed esclusivamente a me -

- Non chiamarmi Susie, lo sai che non lo sopporto.

Thomas mi circonda le spalle coperte da un cappotto bianco con il braccio sinistro, ed io ricambio il suo abbraccio cingendogli i fianchi (coperti dal tessuto sintetico della sua giacca a vento preferita) con entrambe le braccia e poggiando la testa sul suo petto.

Sorrido.
La stragrande maggioranza delle persone, considera mio fratello una persona estremamente burbera, musona, associale o peggio ancora insensibile.
Quanto si sbagliano!
Thomas è dovuto crescere in fretta, come la maggior parte dei figli di cacciatori di demoni; a sei anni mi ha donato uno dei suoi reni, nonostante i medici avessero sconsigliato un espianto di organi su di un paziente così giovane ma soprattutto vivo.
Un atto d'amore grandissimo, oltre che di grande maturità visto la sua giovanissima età.

Quando mio fratello venne a conoscenza dei poteri demoniaci, che lui stesso involontariamente mi aveva trasmesso; il senso di colpa cominciò ad ossessionarlo ed il suo istinto di protezione nei miei riguardi crebbe sempre di più.
Incolpava se stesso, per la mia condizione.
Il suo sogno di vedermi giocare felice ed in salute come gli altri bambini, si era trasformato in un incubo; questo aveva cambiato il suo carattere, trasformandolo dal bambino sensibile e spensierato ad un ragazzo introverso, taciturno, schivo e diffidente nei riguardi di tutto e tutti.

Voglio molto bene a mio fratello.
Non lo cambierei con nessun altro fratello, perché Thomas è unico.
Anche se a volte (ultimamente spesso) la sua iperprotettività nei miei confronti è diventata soffocante, quasi insopportabile; anche per una persona estremamente calma ed equilibrata come lo sono io.

Dolore.
Thomas senza rendersene conto mi ha abbracciato con più forza del dovuto; la costola incrinata, comincia a farmi male, segno che l'osso non si è ancora saldato del tutto.
Avrei dovuto restare a riposo.
Ma come potevo?

Sam aveva bisogno di me, del nostro legame mentale.
Non potevo certo lasciarlo da solo, a brancolare nell'oscurità e nella disperazione della sua mente; lui mi ha trovato e insieme abbiamo oltrepassato il muro che Morte aveva creato tra il mondo reale ed i suoi ricordi legati al periodo passato con Lucifero e Michele all'inferno.
Ce l'avevamo fatta.
Insieme.

Sospiro.

Ricordo ancora come se fosse accaduto ieri, il giorno in cui Dean mi ha chiamato nel mio appartamento a Osaka (che dividevo con Thomas) e mi disse, senza troppi giri di parole (come era nel suo stile) che Sam era tornato.
Era vivo.
Io (nonostante il parere contrario di mio fratello) ho mandato a monte un appuntamento importante con l'editore di manga e insieme a Thomas abbiamo preso il primo volto per il Sout Dakota; naturalmente abbiamo “portato “ il nostro camper, che con un supplemento extra ha potuto viaggiare su di un aereo adibito al trasporto merci pesanti.

Non ci potevo credere.
Sam era riuscito a fuggire dalla gabbia infernale dove era precipitato insieme a Lucifero e Michele...eppure avrei dovuto capire fin da subito che c'era qualcosa che non andava in lui.
Era diverso.
Quando mi ritrovai davanti Sam per la prima volta dopo lo scontro finale con Satana, una strana sensazione come di gelo, si impadronì di me.
Lo sguardo di Sam era freddo.
Non aveva provato alcuna gioia o sorpresa nel rivedermi.
Ma soprattutto...il nostro legame mentale, non c'era.
Non riuscivo a percepire le sue emozioni.
I suoi sentimenti.
Nulla, il vuoto totale.

Dissi a tutti che quello che avevo davanti non era Sam (almeno la persona che io ricordavo), che c'era sicuramente qualcosa che non andava, in quanto non percepivo più il legame tra le nostre menti.
Non venni creduta.
Tutti diedero la colpa alla stanchezza per il lungo viaggio, oppure allo shock di ritrovarmi davanti una persona, che tutti in un certo senso credevano morta.
Dean ha pensato addirittura, che fossi impazzita.

Poi però dovette darmi ragione, in quanto anche lui si era (finalmente) reso conto che la persona con la quale aveva ripreso a cacciare non era suo fratello; del resto chi meglio di lui poteva saperlo?
Sam era tornato dall'inferno ma senza la sua anima.
Lo aveva scoperto Castiel effettuando su Sam, quella che lui aveva definito senza mezzi termini “perquisizione angelica; ovvero inserire una mano nel petto di una persona e “rovistare” al suo interno per accertarsi che l'anima fosse al suo posto giusto.

E' stato qualcosa di terrificante.
Orribile.
Sam le cui urla soffocate dalla cintura, che Castiel gli aveva infilato in bocca ordinandogli di morderla con forza, mi trafiggevano la mente e il cuore come centinaia di lame affilate.
Come se non bastasse, Dean aveva infierito sul fratello picchiandolo fino a fargli perdere i sensi e sanguinare; io mi ero opposta fin dall'inizio alla “perquisizione” sostenendo con tutte le mie forze, che Sam non era “un pezzo di carne” ma un essere umano...nonostante tutto.

Pregai Dean, lo supplicai di non permettere una cosa del genere visto che Sam avrebbe potuto non sopravvivere; lui però mi disse che non c'era altra modo, che dovevano esserne sicuri e che se non volevo assistere allo “spettacolo” potevo andare a fare un giro e tornare quando avrei recuperato la giusta lucidità mentale.
L'ho odiato.
Se in quel momento avessi avuto tra le mani un coltello, lo avrei usato per conficcarlo nel petto di Dean; come poteva sottoporre suo fratello, il sangue del suo sangue ad un simile tormento?

E' vero.
A Sam mancava la sua anima e proprio per questo motivo (non provando alcun tipo di emozione), era diventato un ottimo quanto temibile cacciatore.
Ha fatto in modo che Dean venisse morso e trasformato in vampiro di proposito, al solo scopo di usarlo come “infiltrato” e trovare il loro covo.
Uccideva senza pietà.
Non aveva scrupoli.
Era freddo.
Spietato.
E...molto pericoloso.

Io stessa a distanza di dieci giorni, ne porto ancora i segni (visibili e non) sulla pelle; un periodo oscuro della vita di Sam, che sto cercando in ogni modo possibile di dimenticare onde evitare di far preoccupare mio fratello.
All'improvviso, il corso dei miei pensieri viene interrotto proprio da Thomas, che senza esitare un solo istante, scioglie il nostro abbraccio, impugna la pistola di nostro padre (che tiene sempre a portata di mano, nella tasca interna della sua giacca a vento preferita) e la punta dritta verso Sam che sta venendo verso di noi.
Ho paura.
Spero solo che mio fratello non si lasci sopraffare dalla rabbia e commetta qualche sciocchezza; prima che Sam finisse all'inferno, Thomas in qualche modo aveva sempre “tollerato” la sua presenza ma dopo quanto è successo...la tolleranza è finita, sostituita da un odio ed un rancore senza precedenti.

- Che cosa vuoi Winchester? Dimmi, quale parte della frase “stai alla larga da mia sorella” non ti è chiara? - Domanda Thomas scattando in piedi al pari di una molla e puntando la pistola contro Sam, facendo scattare il caricatore e il dito premuto sul grilletto-

- Thomas, ti prego... - Esclamo con voce resa tremula dalla paura, alternando lo sguardo da mio fratello che è a dir poco furioso, a Sam che invece sobbalza alla vista della pistola che gli viene puntata contro all'altezza del cuore-

- Tuo fratello ha ragione Susan, io ti ho fatto del male e lui ha tutto il diritto di avercela con me, ma vorrei rimediare. - Tenta di spiegare Sam tenendo lo sguardo fisso su Thomas, nella vana speranza di farlo ragionare -

- L'unico modo per rimediare a tutto il male che le hai fatto Winchester, è di sparire per sempre dalla sua vita. Ti consiglio di darmi ascolto, se no vuoi rifare un viaggio di sola andata per l'inferno. - Dichiara mio fratello con una sorta di “odiosa ironia” nel tono della voce, segno inequivocabile dell'avversione che prova nei riguardi di Sam -

- Thomas adesso basta! Stai esagerando. - Esclamo io sentendo montare dentro di me una rabbia ed un'irritazione senza precedenti nei riguardi di mio fratello; lo sfido apertamente con lo sguardo in un muto invito a chiedere scusa a Sam per le cose orribili che ha appena detto-

- Susan, possiamo parlare? Io e te da soli...per favore. - Domanda Sam con tono calmo, rivolgendo su di me tutta la sua attenzione, nonostante Thomas gli stia continuando a puntare contro la pistola-

- NO! Scordatelo Winchester, non ti permetterò di farle ancora del male.

- Ma certo, nessun problema. Andiamo. - Esclamo io senza esitare un solo istante e sorridendo a Sam, ben sapendo di andare contro il mio stesso fratello e che una volta rimasti soli avremmo litigato fino allo stremo delle nostre forze.

Senza dare a mio fratello alcuna possibilità di replica, gli poso in grembo l'album con dentro le fotografie dalla nostra famiglia; infine mi alzo e dopo aver sceso il restante gradino della scaletta che da accesso al nostro camper mi incammino con Sam dietro ad un ammasso informe di aiuto semi-demolite e vecchie camere d'aria inutilizzate da anni.
L'espressione sul volto di mio fratello è qualcosa tra lo stupito per il fatto di averlo contraddetto (forse per la prima volta), ed il furioso in quanto, continuo a voler dare fiducia ad una persona che non ha esitato un solo istante a scagliarmi contro un muro facendomi finire all'ospedale con una costola incrinata e una decina di ematomi.

Sospiro.
Mio fratello è sempre stato “geloso” del legame mentale tra me e Sam, lo ha sempre considerato un sorta di “tradimento” da parte mia nei suoi confronti.
Non lo ha mai compreso.
Come ho potuto permettere (sempre secondo lui) ad un estraneo di infilarsi nella mia testa, mentre a lui che era mio fratello, sangue del mio sangue ho sempre vietato categoricamente di leggermi nella mente?
E forse...non lo comprenderà mai.

Purtroppo (nonostante siano passati dieci giorni), non riesco a fare a meno di ricordare il dolore che ho provato, quando Sam (ancora senza la sua anima), mi ha preso e scaraventato contro una parete in casa di Bobby Singer.
Il motivo?
Semplicemente, perché ho cercato di farlo ragionare e impedirgli di uccidere Bobby; e ci sarebbe anche riuscito se Dean e Thomas non fossero intervenuti un attimo prima che fosse troppo tardi.
Mentre mio fratello mi portava nel più vicino ospedale per farmi visitare, Dean rinchiudeva Sam nella Panic Room, disperato per non essere riuscito a riavere indietro l'anima di suo fratello neanche da Morte in persona.
Cosa altro poteva fare?
Tenerlo segregato fino alla fine dei suoi giorni, in quella sorta di “carcere per demoni”?
Oppure...ucciderlo?

Io nonostante il parere contrario dei medici, avevo firmato tutte le carte per essere dimessa dall'ospedale di Siux Falls in cui Thomas mi aveva portato subito dopo l'aggressione; e ho fatto ritorno (insieme a lui) a casa di Bobby.
Per quale motivo?
Semplicemente, perché avevo la sensazione che di li a poco sarebbe successo qualcosa e che Sam avrebbe avuto bisogno del mio aiuto.

Così è stato.
Morte il cavaliere, in un “atto di improvvisa bontà d'animo” è sceso fin giù nella gabbia infernale dove Lucifero e Michele stavano lottando, ed ha recuperato l'anima di Sam con l'intenzione di ricongiungerla con il suo corpo.
E' stato orribile.
Nel momento stesso in cui l'anima di Sam è ritornata al suo posto, le sue grida di dolore si sono unite alle mie; è stato come se una mano invisibile, mi avesse strappato per la seconda volta il cervello dal cranio.


Morte, mi aveva avvertito.
Anche io probabilmente, avrei sentito “un po' di dolore”.
Questa volta però ( e per fortuna) non persi conoscenza, anzi una volta che il dolore era scomparso; ho raggiunto il letto su cui era sdraiato Sam privo di sensi, gli ho preso una mano stringendola delicatamente nella mia e sorridendo, dissi a Bobby, Dean e Thomas che il nostro legame mentale era ritornato al suo posto e che quindi per Sam c'era ancora speranza.

Sono rimasta al capezzale di Sam per dieci lunghi ed interminabili giorni, dopo che Morte gli aveva restituito l'anima.
Lo guardavo dormire e nel frattempo non lasciavo mai la sua mano, perché sapevo che mantenere quel contatto lo avrebbe aiutato sicuramente a trovare la strada per uscire dalla confusa oscurità nel quale vagava.
Mi allontanavo da Sam, solo ed esclusivamente per mangiare, dormire qualche ora, lavarmi, cambiarmi i vestiti, espletare le mie funzioni “strettamente fisiologiche” oppure quando Dean scendeva nella Panic Room per vedere se Sam si fosse risvegliato o per passare un po'' di tempo con lui.

Passavano i giorni e Sam non dava alcun segno di ripresa., tutti cominciavano a perdere le speranze compreso Dean; io però continuavo a far loro coraggio incitandoli a non abbattersi e di combattere, proprio come stava facendo Sam in quel momento.
Infine è accaduto.
Dopo dieci giorni passati in uno stato di totale incoscienza, Sam si era svegliato e dal modo in cui mi aveva guardato, sorridendomi come se in un certo sapesse che al suo risveglio mi avrebbe trovato al suo fianco...capii che era tutto finito.
Tutto era ritornato come prima.
Lo ricordo ancora bene.


“ - Ciao. - Dissi io senza mai lasciare un solo istante la mano di Sam, sorridendogli e cercando di trattenermi dal gettargli le braccia al collo ed abbracciarlo visto che erano passati una manciata di secondi dal suo risveglio-

- Ciao...- Rispose Sam ricambiando il mio sorriso per poi guardarsi un'istante intorno prima di riportare la sua attenzione su di me, senza mai lasciare la mia mano quasi...avesse il terrore, che da un momento all'altro io potessi scappare -

- Bentornato.

- Ce ne hai messo di tempo per trovarmi.

- E' tutta colpa tua. Ti eri nascosto molto bene ed io ho faticato un po' per riuscire a trovarti. Ma dimmi...è stato difficile, ritrovare la strada? -Esclamo io di rimando, fingendomi offesa per quella sorta di “ritardo” e strappando a Sam un secondo sorriso. Prima che io possa dire o fare qualcosa per impedirglielo, lui si tira a sedere in modo tale da essere al mio stesso livello -

- C'eri tu a guidarmi, quindi sarebbe stato molto difficile sbagliare. - Risponde Sam, avvicinandosi un poco a me ed accarezzandomi una guancia con infinita tenerezza mentre io a quel contatto inaspettato sobbalzo ma non mi ritraggo-

- Non fare mai più una cosa del genere! Mi hai capito? - Affermo io all'improvviso, quasi con rabbia mentre cercando di reprimere le lacrime che minacciano da un momento all'altro di uscirmi dagli occhi, abbraccio Sam nascondendo la testa contro il suo petto mentre il mio corpo viene scosso da tremiti-

- Susan ma...- Dichiara Sam stupito da quel mio insolito quanto improvviso gesto, poi però mi abbraccia a sua volta circondandomi le spalle con entrambe le braccia e stringendomi appoggiando il mento sopra la mia testa -

- Tu...non provare mai più a gettarti in una voragine infernale ed a voler fare l'eroe a tutti i costi. Non voglio perderti un'altra volta, non lo sopporterei. - Esclamo io senza più alcun freno sulle mie emozioni, dando sfogo a tutte le lacrime che fino a quel momento ero riuscita a reprimere dentro di me. “

Assurdo!
Il ricordo delle mie stesse parole, pronunciate in un momento di grande “fragilità emotiva” è tale da farmi battere il cuore come mai prima d'ora.
Che mi sta succedendo?

Sospiro.
Probabilmente ha ragione Ami, quando dice che dovrei smetterla di trincerarmi dietro alle mie paure e di vivere a pieno i miei sentimenti per la persona che amo, ovvero Sam.
Ma...che cosa provo realmente per lui?
Sono innamorata?
Non lo sono?
L'unica cosa di cui ho la certezza però, è che sono felice di vedere Sam di nuovo in piedi, sorridente e con quella sensibilità d'animo che lo caratterizza da sempre.

Non ha alcun ricordo del suo “soggiorno” nella gabbia infernale con Satana e Michele; la sua memoria è rimasta ferma al momento in cui lui, o meglio Lucifero e Michele finiscono dentro a quella stramaledetta voragine.
Meglio così.
Almeno credo.

Dean non vuole dire nulla a Sam del periodo che trascorso senza la sua anima e delle cose orribili che ha fatto, a lui, a Bobby ed anche a me.
Sarebbe molto pericoloso, oltre che rischioso; in quanto il muro che Morte ha eretto nella mente di Sam, per separare la realtà dai suoi ricordi legati all'inferno potrebbe sgretolarsi...e in questo caso, nessun legame mentale avrebbe potuto salvare Sam dalla pazzia o da qualcosa di ben più nefasto.
La morte.

Mentre cammino al suo fianco, con le mani infilate dentro le tasche del mio cappotto bianco, non posso fare a meno di sorridere.
Sento di nuovo ciò che prova Sam.
Il suo stato d'animo.
Le sue emozioni.
Sono felice, ma allo stesso tempo...sento che c'è qualcosa che lo turba, che gli impedisce in qualche modo di essere tranquillo e sereno.
Io purtroppo so di che cosa, si tratta.

Ho dato la mia parola a Dean, che non avrei raccontato nulla a Sam dell'inferno, della sua anima dilaniata o peggio ancora...del periodo che ha trascorso insieme ai Campbell la famiglia di sua madre.
Odio mentire, soprattutto a Sam.
Non ne sono capace.

Inoltre Sam non è uno stupido, ha già capito da diverso tempo che noi tutti gli stiamo nascondendo qualcosa.
E' venuto da me, in cerca di risposte.
Nella mia mente avverto “serpeggiare” il dubbio e la curiosità di Sam verso ciò che non ricorda, ma soprattutto la frustrazione perché tutti si ostinano a volerlo proteggere da qualcosa di pericoloso credendolo un bambino.
Lui sa che non sono capace di mentirgli.
Per questo è venuto da me, Sam vuole la verità.

Una verità che io purtroppo non potrò mai rivelargli, perché ho dato la mia parola a Dean che avrei taciuto; inoltre non voglio perdere Sam un'altra volta..
Non lo sopporterei.

Sospiro.
Arrivati a “destinazione” io mi siedo su di una pila di camere ad aria tutte rotte o parzialmente danneggiate: Sam fa la stessa cosa, appoggiandosi con il fondoschiena contro un tavolino che di solito viene usato dai meccanici per posare gli attrezzi tra un lavoro e l'altro, ed osservando con particolare insistenza una fila di macchine accartocciate l'una sull'altra.
Io invece trovo di gran lunga più interessanti le punte dei miei stivaletti invernali di colore bianco; su di noi è calato un silenzio doloroso.
Non so avvero che cosa fare.

- Tuo fratello è spesso di cattivo umore ultimamente! - Esclama Sam distogliendo lo sguardo dalle carcasse di automobili e parlandomi con un tono di voce basso e tranquillo ponendo fine al lungo silenzio che si era venuto a creare tra noi. -

- Mio fratello è SEMPRE di cattivo umore, non farci caso. - Rispondo io di rimando, abbozzando un timido sorriso, nonostante il ricordo di mio fratello che minaccia Sam con la pistola di nostro padre è tale da farmi rabbrividire ancora per la paura -

- Bhè ha ragione ad avercela con me Susan, ti ho quasi ucciso. - Dichiara Sam stringendosi nelle spalle, mentre il senso di colpa continua a divorarlo come un tarlo e negli occhi una tristezza infinita -

- In quei momenti non eri tu Sam, dovresti smetterla di tormentarti in questo modo. - Affermo io cercando di alleviare un minimo il tormento che sta lacerando il suo cuore, vorrei tanto poterlo aiutarlo a trovare un po' di serenità ma ho dato la mia parola -

- E tu dovresti dirmi la verità Susan. - Esclama Sam guardandomi negli occhi, dando voce ai miei pensieri ben sapendo quanto mi riesca difficile mentire, soprattutto a lui -

- Lo sai che non posso farlo, ho dato la mia parola.

- Voglio solo rimediare a tutto il male che ho fatto a te, Dean e Bobby. Per favore.

- Mi dispiace Sam, ma non posso. Però credimi se ti dico, che il solo fatto di voler rimediare a tutto il male commesso è il primo grande passo verso la redenzione. Io questo lo so bene. - Dichiaro con convinzione, ripetendo a Sam lo stesso saggio consiglio che mi diede il mio sensei, quando gli confessai che durante una caccia avevo fatto ricorso ai miei poteri ferendo delle persone ma che comunque ero pentita di ciò che avevo fatto -

- Non pensi che io abbia il diritto di conoscere la verità? - Domanda Sam con voce leggermente incrinata per l'irritazione, frustrato per il ritrovarsi davanti all'ennesima persona che gli nega la verità -

Rabbia.
La sento entrarmi dentro come il più letale e infido dei serpenti, che nell'ombra aspetta la giusta occasione per attaccare la sua preda.
Io.
Io.
Io.

Quanto egoismo e superbia nelle ultime parole che Sam ha pronunciato; stringo i pugni con forza, fino a quando le nocche non diventano bianche e le unghie quasi, mi si conficcano nella carne ferendomi.
Sam pensa che noi tutti, a cominciare da suo fratello ci divertiamo a tenergli nascosta la verità, per un nostro malsano piacere personale.
Non capisce la nostra paura?

Perché?
Vederlo precipitare in quella stramaledetta voragine è stato per me, Dean e Thomas uno shock tremendo; ci abbiamo impiegato settimane e mesi per dimenticare quei terribili momenti, io ho rischiato di morire e Dean viveva tormentato dai sensi di colpa per non essere riuscito a salvare suo fratello.
E come veniamo ripagati?
Sam ci accusa di trattarlo come un bambino (questo è quello che percepisco dai suoi pensieri) troppo stupido per capire...ed io non riesco a sopportare tanto egoismo ed ingratitudine da parte sua.
Non me lo merito.
Dean non lo merita.
Bobby non lo merita.
Nessuno, lo merita.

E' intollerabile!
Con un balzo, scendo dalla pila di gomme per automobili su cui ero rimasta seduta fino a quel momento e furiosa, muovo alcuni passi in avanti, cercando di mettere più distanza possibile tra me e Sam dandogli le spalle; e quest'ultimo forse, intuendo il motivo di tanta rabbia da parte mia, mi guarda affranto e con una profonda tristezza riflessa negli occhi verdi.

- E TU NON PENSI CHE ANCHE NOI ABBIAMO IL DIRITTO DI DIMENTICARE SAM?! QUANDO LO ABBIAMO LASCIATO, TUO FRATELLO AVEVA LA DISPERAZIONE NEGLI OCCHI E SE NON FOSSE STATO PER LISA E BEN MOLTO PROBABILMENTE DEAN SI SAREBBE SUICIDATO PUNTANDOSI UNA PISTOLA ALLA TESTA! - Urlo in preda alla rabbia, voltandomi per un'istante verso Sam, gli occhi lucidi per via delle lacrime che sto cercando in ogni modo di trattenere, infine mi molto dando nuovamente le spalle al mio interlocutore onde evitare di avere un crollo emotivo improvviso-

Non ci posso credere!
Ho veramente perso il controllo, forse per la prima volta nella vita.
So bene di essere stata troppo dura con Sam, di avere esagerato nel dirgli tutte quelle cose orribili ma...non mi ha lasciato altra scelta.
Nonostante io tenga moltissimo a lui, questo non significa che il dolore e la sofferenza debbano essere per forza di cose una sua prerogativa.

Sam merita tutta la mia comprensione e il sostegno di questo mondo, per aver sacrificato la sua vita e fermare la venuta di Lucifero sulla terra ma...anche io, Dean, Bobby e Thomas siamo “sopravvissuti” e meritiamo rispetto da parte sua.

Di nuovo quella strana sensazione.
Mentre tutti questi intricati pensieri affollano la mia mente, Sam mi si è avvicinato ed ha appoggiato entrambe le mani sulle mie spalle accarezzandole dolcemente.
Che mi sta succedendo?
Sto tremando.
Ho paura a dare un nome alla miriade di emozioni, che sento di provare tutte le volte che Sam mi è vicino, mi guarda, mi abbraccia, mi parla o mi sorride.
Amicizia.
Affetto.
Complicità.
O forse...amore?
Non lo so.

Per questo motivo, ho deciso di dare retta a Thomas e di partire con lui alla volta di Denver per dare una mano ad alcuni cacciatori amici di vecchia data, di nostro padre.
Sam non lo sa, o meglio sa che io e mio fratello stiamo per partire ma non sa quale sia la nostra meta.
Ho bisogno di fare chiarezza dentro di me, e per farlo devo allontanarmi il più possibile da Siux Falls ma soprattutto da Sam; anche se questo significa dargli un grandissimo dispiacere.
Ma purtroppo non ho altra scelta.

Inoltre questo viaggio a Denver ha un altro scopo, ovvero quello di raccogliere quante più informazioni possibili su una certa “madre”; ovvero colei che ha dato vita al mondo del sopranaturale, trasformando il primo vampiro, il primo licantropo, il primo spettro che poi a loro volta ne hanno creati altri.
A quanto pare questa sorta di Eva, è stata riportata in vita da alcuni draghi, che hanno sacrificato una ragazza vergine, gettandola all'interno di un vulcano che si trova in un posto orribile da qualche parte degli Stati Uniti.
Va fermata ad ogni costo, prima che porti a termine il suo oscuro piano, ovvero popolare il mondo di creature malefiche e assoggettare l'intera razza umana al suo volere.

Sospiro.
Lentamente mi volto verso Sam ed evitando il più possibile di incrociare il suo sguardo, appoggio la fronte contro il suo petto, colpendo quest'ultimo con delle lievi testate, prima una, poi due e infine tre volte.
Perché ho una mente così contorta?
Da un po' di tempo a questa parte, me lo domando spesso.

- Scusami, scusami, scusami. Ti prego di perdonarmi, non so cosa mia preso. - Esclamo trovando finalmente il coraggio di alzare la testa e guardare Sam negli occhi, abbozzando un lieve sorriso imbarazzato -

- Non ti devi scusare Susan, anzi sono io che dovrei chiederti perdono per tutto il male che ti ho fatto. - Dichiara Sam sorridendo e accarezzandomi teneramente una guancia, facendomi lievemente sobbalzare ed arrossire a quel gesto del tutto inaspettato -

- Vorrei tanto poter dare una risposta alle tue domande Sam, ma non posso farlo.

- Senti Susan...quando mi sono risvegliato nella Panic Room tu hai detto che, se mi fossi buttato di nuovo dentro una voragine infernale, non mi avresti mai perdonato. E' vero? - Chiede Sam, la voce ridotta a poco più che un sussurro mentre avvicina “pericolosamente” il proprio viso al mio senza mai smettere di guardarmi negli occhi-

- Si, perché sarebbe stato un dolore troppo grande da sopportare e poi il solo pensiero di perderti un'altra volta è tale da...- Rispondo io, mentre con il cuore che batte con forza dentro il mio petto, socchiudo gli occhi e mi sollevo appena sulle punte dei piedi trattenendo il respiro per l'emozione -

- Susan! Io ho finito di sistemare le provviste nel bagagliaio e quando vuoi possiamo...

Impossibile!
Non ci posso credere o meglio, non voglio crederci.
Se Dean fosse presente in questo momento, probabilmente si rotolerebbe per terra sbudellandosi dalle risate; la situazione che si è venuta a creare, è tra le più imbarazzanti ed allo stesso tempo surreali in cui mi fossi mai trovata fino ad ora.
Io che non appena mi sono accorta della presenza di mio fratello, mi sono allontanata da Sam, quasi fosse stato contagiato da una qualche terribile malattia. Sam che alternava lo sguardo tra me e mio fratello, temendo che quest'ultimo gli scaricasse addosso l'intero caricatore della pistola di nostro padre. Infine Thomas, che con gli occhi sgranati guardava me e Sam con un'espressione tra lo sconvolto, il dubbioso e furioso.

Non ci posso credere.
Se invece di venirmi a cercare, Thomas fosse rimasto nel camper ad occuparsi dei preparativi per il nostro viaggio a Denver, io e Sam ci saremmo senz'altro...baciati.
Dovrei esserne felice.
Emozionata.
Invece, sono molto confusa.

O forse...la paura di perdere una seconda volta Sam è tale, da impedirmi di essere felice e di vivere a pieno i sentimenti che sento di provare per lui.
Non lo so.
Ho troppa paura, il solo pronunciare o pensare la parola amore mi terrorizza; mi basta chiudere gli occhi, per rivedere Sam in quel cimitero, che si getta dentro quella voragine ed il pensiero che la cosa un giorno possa ripetersi è tale da farmi impazzire.
Partire è la soluzione migliore.
Ne ho bisogno e non solo io, ma anche Thomas.

- D'accordo, tu aspettami al camper io ti raggiungo tra poco. - Esclamo all'improvviso rivolgendomi a mio fratello, cercando di tranquillizzarlo nonostante il lieve rossore che affiora sulla mie gote, tutte le volte che sono obbligata a mentire -

- Posso...stare tranquillo, vero? - Chiede Thomas, lanciando un'occhiata sospettosa a me, ma soprattutto a Sam indeciso tra lo strangolarlo seduta stante oppure riempirgli l'intero corpo di piombo-

- Certo. Saluto Sam e arrivo.

Thomas rivolge a me e Sam un'occhiata carica di sospetto, per nulla convinto dalle mie rassicurazioni; poi però si allontana, in direzione del nostro camper pronto a partire nel momento esatto in cui lo avrei raggiunto.
Guardo Sam.
Mi sento così maledettamente in imbarazzo!
Da una parte vorrei abbracciarlo e gridare al mondo intero la mia felicità, ma dall'altra, la paura e il dubbio attanagliano la mia mente come non mai.

Ho paura.
In quanto, se parto con mio fratello temo che al mio ritorno Sam non ci sarà ad aspettarmi; il ricordo di quella voragine d'inferno è impresso nella mia mente, quasi come se fosse stato marchiato a fuoco.

Spero solo di aver fatto la scelta giusta.
Bobby e Dean li ho già salutati un'ora prima di cominciare i preparativi per la partenza, manca solo Sam; lasciarlo mi costa molto, anzi moltissimo.
Non voglio perderlo un'altra volta.
Ma non ho altra scelta.

- E' meglio che vada, Thomas mi sta aspettando. - Affermo con un certo imbarazzo, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e alternando lo sguardo da Sam alla punta dei miei stivaletti bianchi invernali -

- Già, hai ragione. Tu e tuo fratello, dove siete diretti? - Domanda Sam rivolgendomi un sorriso forzato, segno che è tutto tranne che felice della mia “nuova” partenza -

- Denver. Alcuni cacciatori amici di nostro padre, ci hanno chiesto aiuto per uccidere un gruppo di vampiri che terrorizza un piccolo quartiere residenziale. Inoltre mentre saremo laggiù, ne approfitteremo per raccogliere informazioni su “Eva”.

- Perché non rimani qui? Sono sicuro, che tutti e cinque riusciremo a...- Esclama Sam all'improvviso, prendendomi la mano destra e stringendola delicatamente nella propria e facendomi sussultare per quel gesto così inaspettato -

- Sam ne abbiamo già parlato e credimi se ti dico che stare lontano per un po', è la soluzione migliore...per entrambi. - Mormoro io in un sussurro a malapena udibile, mentre sento le guance andare a fuoco ed allo stesso tempo, forse senza quasi rendermene conto le mie dita si intrecciano a quelle di Sam -

- Stai attenta. Per favore.

- Quello sempre e ricordati che se...

- Se io e Dean scopriamo qualcosa su Eva, te lo faccio sapere. Ora però è meglio che tu vada, Thomas ti sta aspettando. - Esclama Sam cercando di alleggerire la tensione di quel momento tutt'altro che allegro; lo vedo fare un passo in avanti nella mia direzione, ed alzare il braccio sinistro per poi riabbassarlo subito trattenendosi forse dall'attirarmi verso di se ed abbracciarmi -

- Ciao e mi raccomando...fa attenzione Sam. - Replico a mia volta, socchiudendo per un'istante gli occhi, sentendoli pizzicare in modo famigliare, segno che di li a poco sarei scoppiata a piangere e che quindi era meglio andare -

Sorrido.
O almeno ci provo.
Lascio la mano di Sam che stringe la mia dolcemente, senza farmi male.
Anche se darei tutto ciò che possiedo, per prolungare questo nostro contatto all'infinito.
Vorrei poter rimanere.
Ma non posso.
Senza voltarmi indietro, mi incammino verso il camper; mentre lo faccio, sento le lacrime pizzicarmi nuovamente gli occhi, ma con un grandissimo sforzo di volontà le ricaccio indietro.
Sto facendo la scelta giusta?
Non lo so proprio.

Avverto chiaramente la tristezza di Sam nella mia mente, e vorrei poter fare qualcosa per alleviarla o più semplicemente cancellarla.
Non ho avuto altra scelta.
Ho dovuto farlo per Thomas.
Per Sam.
Per noi due.
Ma anche e soprattutto per me stessa.

Sospiro.
Apro la portiera del camper dal lato passeggero, mi accomodo sul sedile, mi allaccio la cintura di sicurezza ed ignoro deliberamene mio fratello intendo a leggere il giornale.
Mi guarda ed io avverto il suo sguardo (molto sospettoso) su di me.
Vuole delle spiegazioni per giustificare “la scena” a cui ha involontariamente assistito; ma non dice nulla (per fortuna) limitandosi ad accendere il motore e partire alla volta di Denver.

Silenzio.
Io continuo a guardare fuori dal finestrino, lasciandomi alle spalle il paesaggio autunnale di Siux Fall; dalla mia borsa tiro fuori il mio cellulare iper-mega tecnologico ovvero un Motorola Milestone 2 che Ami mi ha regalato per darmi un'aria (a detta sua) più professionale nel mondo del lavoro.

Lo guardo.
Nessuna chiamata.
Nessun messaggio.
A quanto pare Sam ce l'ha con me per il modo (assurdo) in cui me ne sono andata...dopo quello che stava per succedere tra di noi.
Come posso dargli torto?
Sono praticamente fuggita e spero solo che un giorno riesca a trovare dentro di se, la forza di perdonarmi.

- Susan...- Azzarda mio fratello chiamandomi con un filo di voce, quasi temesse una mia reazione come per esempio saltargli alla giugulare e sgozzarlo servendomi di un machete -

- Si, che cosa c'è? - Mormoro io con voce annoiata, distogliendo lo sguardo dal finestrino per osservare meglio il mio “interlocutore”, pregando con tutta me stessa affinché tornasse a concentrarsi sulla guida invece di assillarmi con la sua ridicola apprensione da fratello maggiore -

- Non ho visto ciò che penso vero? - Chiede Thomas con la voce leggermente incrinata, per aver azzardato una simile domanda, ben sapendo quanto parlare del “mio rapporto” con Sam significasse avventurarsi su una strada molto pericolosa -

- No, infatti. Puoi stare tranquillo fratellone, la mia “virtù” è ancora intatta e immacolata. - Rispondo io con velenoso sarcasmo, mordendomi a sangue il labbro inferiore con i denti onde evitare di pronunciare parole nei riguardi di mio fratello di cui poi mi sarei subito pentita -

- Ti sei innamorata di lui, non è così?! -Domanda senza troppi giri di parole mio fratello, con un tremito di disgusto che gli attraversa il corpo facendolo rabbrividire al solo pensiero di doversi un giorno, imparentare con un Winchester -

- Non lo so Thomas. Lasciami in pace, ti prego. - Mormoro con tono stanco di fronte a questo assurdo e patetico interrogatorio da parte di mio fratello, tornando a guardare fuori dal finestrino e facendogli intendere chiaramente che l'argomento è chiuso -

Sospiro.
Mio fratello (per fortuna) smette di farmi domande, concentrandosi solo ed esclusivamente sulla guida; io ne approfitto per sprofondare maggiormente nel sedile , inserire le cuffiette nel mio cellulare con l'intenzione di ascoltare un po' di musica.
Chiudo gli occhi mentre, il dolce suono di una canzone molto speciale per me (e non solo per me), mi scalda il cuore facendomi dimenticare (anche solo per qualche attimo) i mille dubbi e timori che attanagliano la mia mente.

It's amazing
How you can speak
Right to my heart
Without saying a word,
You can light up the dark
Try as I may
I could never explain
What I hear when
You don't say a thing

The smile on your face
Lets me know
That you need me
There's a truth
In your eyes
Saying you'll never leave me
The touch of your hand says
You'll catch me
Whenever I fall
You say it best
When you say
Nothing at all

All day long
I can hear people
Talking out loud
But when you hold me near
You drown out the crowd
(The crowd)
Try as they may
They can never define
What's been said
Between your
Heart and mine

(You say it best
When you say
Nothing at all
You say it best
When you say
Nothing at all)

The smile on your face
The truth in your eyes
The touch of your hand
Let's me know
That you need me

(You say it best
When you say
Nothing at all
You say it best
When you say
Nothing at all)

Apro gli occhi.
Quanti ricordi legati a Sam sono riconducibili a questa canzone; ogni volta che la ascolto sento il mio cuore diventare leggero ed ogni mia preoccupazione legata al nostro rapporto svanisce come per incanto.
Sospiro.
Bastasse una canzone per aiutarmi a fare chiarezza dentro di me, invece non posso fare altro che aspettare e...capire finalmente, quali sono i sentimenti che provo per lui.
Autunno.
Per molti questa stagione ha un significato di tristezza, se non addirittura di morte.
Mentre per me significa rinascita.
Una rinascita che spero arrivi anche a per me.
Prima o poi.

 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: