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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Film, Telefilm, Teatro
Dalla Serie: Supernatural
Titolo Fanfic: MY NEW FAMILY
Genere: Comico, Autobiografico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: pandistelle galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 12/04/2013 10:35:45

"L'unica cosa positiva di tutta questa storia dei “poteri demoniaci” è che senza di essi, non avrei mai conosciuto Sam e Dean."
 
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MY NEW FAMILY
- Capitolo 1° -

Apro gli occhi!
E' mattino.
Un timido raggio di sole, filtra attraverso le sottili tendine azzurre decorate con fiorellini bianchi poste ad ogni finestra, illuminando l'interno del camper e solleticandomi il naso.
Il mio camper.
La mia casa.
Sono praticamente nata e cresciuta in questa sorta di “abitazione su quattro ruote” insieme ai miei genitori ed a mio fratello Thomas; questa è la mia casa e non riesco ad immaginare posto migliore in cui poter vivere.

Ho un sacco di ricordi legati a questo camper.
Mia madre che dipingeva.
Mio padre intento a scrivere nel suo diario di cacciatore.
Thomas che si divertiva a distruggere la mia casa delle bambole preferita.
Io che a sedici anni ho dato il mio primo (ed unico) bacio a Johnny Mayer, il ragazzo più carino e popolare del liceo.
Proprio qui, su questa camper.
Sorrido.
Ricordo che io e Johnny ci stavamo baciando, quando mio fratello era entrato nel camper in compagnia della sua ragazza, cogliendoci in flagrante. Inutile dire che la sua prima reazione da “fratellone maggiore iperprotettivo” è stata quella di buttare Johnny fuori dal camper...dopo avergli assestato un bel destro sul naso e un calcio nel sedere.

Thomas. Il mio fratellone. Che all'età di sei anni (infischiandosene altamente del parere contrario dei medici visto la sua giovanissima età) decise di donarmi uno dei suoi reni, per permettermi di vivere una vita normale.

Mia madre. Una donna giapponese che per amore di un uomo americano (mio padre) aveva lasciato la sua famiglia e la sua terra natia per seguirlo negli Stati Uniti; rifiutando un matrimonio combinato dai suoi genitori, perchè nonostante i miei nonni fossero cacciatori di demoni, restavano fedeli alle antiche tradizioni giapponesi.

E' stata lei ad iniziarmi alla meditazione.
Alle antiche tecniche di combattimento giapponesi.
Da lei ho ereditato l'amore per l'arte ma soprattutto per il disegno.

Mio padre. Un uomo alto e forte, un cacciatore di demoni, che durante un suo viaggio in Giappone ha conosciuto mia madre e se ne è innamorato al primo sguardo (ovviamente ricambiato). Quando sono nata, ha voluto chiamarmi Susan, perché nell'antico Egitto questo nome significava “fiore di loto” e per lui io ero il suo fiorellino preferito.

La mia famiglia.
La mia bellissima e stupenda famiglia.
Una famiglia di cacciatori.
La famiglia Spencer.

Chiudo gli occhi abbandonandomi ad uno sospiro.
Purtroppo i miei genitori e mio fratello non ci sono più; mia madre è morta uccisa da un demone durante una caccia e mio padre per vendicarla ha fatto la sua stessa fine.
Thomas...
Lui invece ha dato la sua vita per salvarmi, quando lo YED ci aveva “teletrasportati” insieme ad altri “bambini speciali” in una sorta di villaggio fantasma.
Lo scopo di tutto questo?
Riuscire a trovare un “comandante” per una sorta di armata infernale; il più forte, scaltro e intelligente sarebbe sopravvissuto e gli altri sarebbero stati uccisi senza alcuna pietà

Thomas aveva dei poteri.
Riusciva a leggere nella mente delle persone che aveva davanti (compresi demoni, fantasmi e vampiri), e aveva anche delle discrete capacità telecinetiche.
Un “simpatico” dono dello YED, che quando aveva sei mesi, era venuto a “trovarlo” e aveva lasciato cadere nella sua bocca alcune gocce del suo stesso sangue demoniaco.
Lo ha contaminato.
Esattamente come me.

Quando mi è stato trapiantato il rene di Thomas, anche il mio sangue è stato “infettato” da quello del demone con gli occhi gialli; donandomi un potere straordinario e terribile allo stesso tempo.
Realtà e fantasia per me non esistono.
Mi basta disegnare qualcosa su un foglio di carta ( o su altri materiali “conduttori”) che subito questo prende vita dal nulla; un potere molto utile certo, se non vivessi nella paura continua (anzi direi quasi ossessiva) di fare del male a qualcuno.

Susan Spencer.
La ragazza con il sangue demoniaco nelle vene.
Meglio nota come “Sketch” tra i cacciatori di demoni.
Soprannominata “Shrimp” (*) da Dean Winchester per via del mio corpo, non certo “tutto curve”.
Ecco quello che io sono.

- “ L'unica cosa positiva di tutta questa storia dei “poteri demoniaci” è che senza di essi, non avrei mai conosciuto Sam e Dean. “


Sorrido.
La prima volta che ho incontrato Dean io e Thomas avevamo aiutato lui e suo padre, John Winchester con un lupo mannaro particolarmente difficile da stanare) lui mi aveva definito senza troppi giri di parole, un peso oltre che “troppo giovane” per dare la caccia ai demoni, figurarsi a un lupo mannaro.
Thomas per poco non gli ha spaccato la faccia!
Se non fosse stato per John Winchester e il suo tempestivo (nonché) provvidenziale intervento, Dean e mio fratello si sarebbero fatti a pezzi l'uno con l'altro; per fortuna non accadde nulla di tutto ciò.

Dean Winchester.
C'è voluto tanto molto tempo (ma davvero tanto tempo) prima che Dean cominciasse a fidarsi di me come persona e soprattutto come cacciatrice; l'idea che dentro di me ci fosse “un corpo estraneo” ai suoi occhi mi rendeva “strana” o peggio ancora “menomata”.
Gli ho dimostrato che si sbagliava!

Ora siamo amici...certo non ci abbracciamo, non ci diamo i bacini sulle guance o giochiamo insieme a Monopoli tutti i fine settimana, però riusciamo a parlare, ridere e scherzare in modo civile.
Quando c'è una caccia interessante a volte è proprio Dean a telefonarmi per chiedermi aiuto o semplicemente partecipare.

Gli voglio bene.
Un bene dell'anima.

Forse perché in lui rivendo un po' di mio fratello Thomas, così maledettamente orgogliosi ma allo stesso tempo disposti a tutto per l'incolumità della propria famiglia e la felicità delle persone che amano.

Il patto.
Pur di riportare Sam in vita, Dean non ha esitato a vedere la propria anima a un demone del incrocio; quando l'ho saputo ho subito condannato Dean per il suo gesto sconsiderato ma...come si può condannare una persona, per un atto di troppo amore?!
Non si può, è impossibile.

L'ho odiato.
Si l'ho fatto.
Quando Dean è stato riportato in vita da un angelo del Signore, ovvero Castiel ho odiato Dean per la sua grande fortuna; era stato appena salvato dall'inferno e aveva pure il coraggio di “lamentarsi” volendo scoprire a tutti i costi chi era stato ad “afferrarlo”?!
Lui era tornato in vita.
Perché Thomas no?!

- “ E' stato meraviglioso, quando Sam e Dean si sono ritrovati e abbracciati con grande affetto e dopo, Sam gli ha restituito il suo prezioso amuleto. Non dimenticherò mai quei momenti. “

Sam Winchester.
Il nostro primo incontro è avvenuto in circostanze tutt'altro che allegre e positive; ci trovavamo nel “villaggio dei prescelti” , ed io nonostante fossi una cacciatrice di demoni come lui, ero a dir poco terrorizzata.
Ero l'unica tra le persone presenti a non avere ventitré anni.
Ne avevo appena compiuto diciotto.

Lo YED mi considerava una “possibile candidata” per il suo personale esercito demoniaco, e avevo appena trovato Lilly (un'altra bambina speciale) morta, impiccata sulle pale di un mulino a vento.
Avevo paura.
Tanta paura. Nonostante mio fratello fosse li con me.

Sam mi si era avvicinato (con Thomas che ci teneva d'occhio poco distante) e aveva cercando di tranquillizzarmi, dicendomi che in un modo o nel altro saremmo andati via da quel posto orrendo.
Mi ha fatto sorridere.
Avevamo deciso di alzare la “posta in gioco” facendo una piccola scommessa, ovvero, che se fossimo usciti vivi da tutta quella brutta storia del “villaggio dei prescelti” io e Sam saremmo usciti insieme...come buoni amici, ovvio.

Lo abbiamo fatto.
Io a dire la verità non ero molto d'accordo, Thomas era morto da poco e non mi sembrava giusto “spassarmela” mentre lui era appena stato sepolto sotto quattro metri di terra in un cimitero di Osaka.
Sam però era riuscito (come al solito) a convincermi e così siamo usciti (anche perché non è educato, rimangiarsi la parola data).

Avevamo scoperto di avere un sacco di interessi comuni.
La passione per la tecnologia.
Il cibo “sano”.
Due fratelli rompiscatole ma fantastici.
Sangue demoniaco nelle vene.
E dei poteri.

Davanti ad un frullato al cioccolato con panna montata e fragole (al diavolo il cibo macrobiotico), raccontai a Sam del trapianto di rene, di come avevo ottenuto i miei poteri demoniaci, di Thomas e della mia famiglia.
Sam ha fatto la stessa cosa parlandomi di come sua madre era morta, del suo desiderio (fallito) di una vita normale, del burrascoso rapporto con suo padre e infine la morte di Jessica, la sua fidanzata avvenuta nello stesso identico modo (orribile) della madre.
Inoltre Sam è stata la prima ( e forse unica) persona in grado di capire il io disagio nel sentirmi diversa dagli altri a causa dei miei poteri.

Una serata fantastica!
Da quel giorno io e Sam ci siamo sempre tenuti in contatto, tramite email o sms (Dean si divertiva un mondo a prendere in giro suo fratello, accusandolo di essere un pedofilo perché si scambiava email o sms con una ragazzina).
Quando c'era un “caso interessante” Sam mi chiamava ed io ben felice di aiutare lui e Dean accorrevo; una volta uccisa la “creatura” e aver salvato delle vite innocenti riprendevo la mia caccia in solitaria a bordo del mio camper.

Non ho mai voluto “fare squadra” con Sam e Dean.
Il motivo?
Semplice, i miei poteri.

Passare troppo tempo in compagnia di Sam e Dean, voleva dire esporli al pericolo che i miei poteri comportano; il solo pensiero di fare loro del male con i miei poteri demoniaci è tale da farmi impazzire.
Non lo sopporterei.

- “ Devo trovare un modo per convincere Sam a tornare a caccia...Dean ha cominciato a cacciare in solitaria e la cosa mi preoccupa non poco. Devono chiarirsi, accidenti. Non possono continuare così, sono fratelli! “

Apro gli occhi.
Ormai il sole è sorto, l'alba è passata da un pezzo e uno spiffero fastidiosissimo entra da una delle finestre del camper facendomi rabbrividire; d'istinto mi rannicchio maggiormente contro il corpo di Sam (che sta ancora dormendo) beandomi del piacevole tepore che emana il suo corpo.
Sorrido.
Nascondo il viso contro il petto di Sam e lui di “riflesso” mi circonda le spalle con il braccio destro e con quello sinistro i fianchi; tra le sue braccia mi sento tranquilla, al sicuro e protetta come non mi accadeva da tanto (troppo)tempo.
Siamo vestiti.
Siamo entrambi vestiti!

Dopo la morte di Lilith (Sam l'ha uccisa con i suoi poteri), che di fatto era l'ultimo dei sessantasei sigilli che impedivano a Lucifero di abbandonare la sua prigione infernale e scatenare l'Apocalisse sulla terra; Dean non riusciva più a fidarsi di suo fratello, in quanto aveva preferito dare ascolto a un demone piuttosto che a lui.
Avevano preso strade separate.
Dean aveva cominciato a cacciare in solitaria come me, e Sam lavorava in un locale come barista sotto il falso nome di Keith; si era lasciato alle spalle una volta per tutte la vita da cacciatore per condurre una vita normale.
La vita che aveva sempre sognato.

Perché sono qui?
Semplice.
Voglio far capire a Sam, che lui e Dean non sono più forti se restano divisi, anzi è il contrario; Lucifero sfrutterà in ogni modo possibile, la situazione venutasi a creare per convincere Sam ad essere il suo tramite.
Farà leva sulla sua sofferenza.
Le sue paure.
Il suo dolore.
Questo non deve accadere nella maniera più assoluta!

“ - Cosa? Stai scherzando, non è vero Dean?! - Esclamo io a dir poco sconvolta, sbattendo con forza le mani sul tavolo della caffetteria in cui Dean mi ha portato a pranzare facendo traballare pericolosamente i bicchieri e i piatti presenti sulla lignea superficie.

- Mai stato così serio Shrimp! Io e Sam abbiamo deciso di...vivere separati, in questo modo forse avremmo qualche possibilità in più di uccidere quel figlio di puttana di Lucifero. - Afferma Dean con una tranquillità che mi lascia sconcertata, e lo guardo disgustata mentre si avventa sul suo doppio cheese-burger con patatine -

- Ti rendi conto di quello che hai fatto? Sam ha bisogno di te, sei suo fratello è compito tuo proteggerlo e aiutarlo nei momenti di difficoltà!

- Non è più compito mio ormai. Sam ha fatto la sua scelta, perché la pensa esattamente come me Sketch. Devo ricordarti che è per merito suo, se adesso Lucifero si aggira felice e contento per il nostro mondo seminando il caos?! - Afferma Dean alzando improvvisamente la voce, attirando immediatamente su di se l'attenzione delle persone presenti all'interno della caffetteria -

- Tutti possono commettere degli errori Dean, e poi non è questo il punto... - Replico io di rimando, guardandomi intorno visibilmente imbarazzata e seppellendo viso dentro il bicchiere di latte che ho ordinato insieme alle verdure al vapore-

- E quale sarebbe?

- Chiama tuo fratello e riunitevi. Non potete uccidere Lucifero da soli, è una pazzia e questo tu lo sai bene. Ti prego Dean.

- No. Mi dispiace Sketch, ma ormai Sam e io abbiamo preso la nostra decisione. Fattene una ragione. - Esclama Dean con tono cupo, fissandomi con durezza per poi ricominciare a mangiare il suo disgustoso hamburger come se nulla fossa -

- Spero con tutto il cuore che questo hamburger ti vada di traverso, Dean Winchester! - Dichiaro furiosa, alzandomi dal tavolo e dopo aver pagato la mia parte di pranzo, me ne vado senza degnare Dean di un solo sguardo e i suoi richiami - “

Non ci posso credere.
Mi sembra tutto così assurdo.
Come ha potuto Dean rifiutarsi di aiutare suo fratello?!
Ha preferito dare ascolto al suo stramaledettissimo orgoglio da “duro” , piuttosto che stare vicino a Sam...nonostante quello che è successo con Lilith.

Tutto è cominciato con Ruby.
Un demone che aveva promesso a Sam di aiutarlo a salvare Dean, dopo che lui aveva stretto il patto con il demone del incrocio. La cosa (ovviamente) era sfuggita di mano allo stesso Sam, che aveva iniziato una sorta di “torbida relazione” con quel demone; inoltre durante questi loro “incontri” Ruby faceva bere a Sam il suo stesso sangue demoniaco amplificando maggiormente i suoi poteri.
Inizialmente erano semplici visioni del futuro o sogni premonitori.
Adesso era in grado di esorcizzare i demoni con la sola forza della mente, gli bastava stendere una mano che l'esorcismo cominciava.

Dean non è mai stato d'accordo sul fatto di accettare l'aiuto di Ruby.
E neanche io.
I demoni sono falsi.
Malvagi.
Spietati.
Crudeli.
Non fanno mai niente, per niente.

Ormai però è inutile continuare a pensare al passato, Lucifero sta arrivando e Sam e Dean devono assolutamente riunirsi se vogliono avere qualche speranza di ucciderlo e scongiurare l'Apocalisse che ogni giorno che passa incombe sempre di più.
Sorrido.
Nella posizione in cui mi trovo adesso (la mia testa è poggiata tra il mento e l'inizio del torace di Sam) non riesco a vedere il volto di Sam; ma a giudicare dai battiti regolari del suo cuore e dal modo in cui il torace s'alza e abbassa ad ogni respiro il suo è senz'ombra di dubbio un sonno tranquillo.
Niente incubi.
Niente pensieri.
Ne tanto meno voglia di bere sangue di demone.

Perché abbiamo dormito insieme?
Semplice, perché avevo paura.
Di Lucifero.
Dei demoni
Dall'Apocalisse.
Di tutto.

Quando Thomas era ancora vivo e dividevamo il camper, a volte mi capitava di scivolare nel suo letto perché avevo paura e non riuscivo a dormire.
Lui non diceva nulla, si limitava a sorridermi in modo dolcissimo ed a prendermi un po' in giro chiamandomi “ sorellina fifona” perché alla mia età avevo ancora paura di dormire da sola. Poi però mi faceva sempre un po' di spazio accanto a se, ed io mi “acciambellavo” al suo fianco come un grosso gatto e mi addormentavo con la testa appoggiata sulla sua spalla e i battiti del suo cuore che mi facevano da ninna nanna cullandomi dolcemente verso il mondo dei sogni.
E' assurdo lo so.

Dopo aver mandato al diavolo Dean e il suo menefreghismo, sono andata a cercare Sam e l'ho trovato in un locale intento a lavare dei bicchieri in un lavandino; si faceva chiamare Keith ed era stato appena adocchiato da una sua collega che faceva la cameriera.
Non appena Sam mi ha visto entrare nel bar, mi è venuto incontro e mi ha stretto in un lungo e affettuoso abbraccio, sollevandomi da terra con estrema facilità ( visto che in confronto a lui, io sembro un puffo con la gonna).

Una volta finito il turno di lavoro, io e Sam abbiamo cenato insieme nel mio camper (cena rigorosamente macrobiotica) parlando delle nostre rispettive vite, di come Sam avesse chiamato Dean per confidargli le sue paure in merito a Lucifero e lui non si era minimamente preoccupato, anzi la cosa lo ha lasciato del tutto indifferente quasi se l'aspettasse.

A serata (e cena) finita Sam stava per andarsene dopo avermi augurato la buona notte, quando io gli ho preso una mano e supplicandolo gli ho chiesto di rimanere a dormire nel mio camper quella notte; ovviamente Sam, sapendo delle paure che ogni tanto mi assalivano, ha accettato e ci siamo sistemati nel letto che un tempo apparteneva ai miei genitori.

Sorrido.

Non appena Sam ha appoggiato la testa sul cuscino si è addormentato subito, io invece sono rimasta sveglia per un po' a fissare il “soffitto” del camper, per poi spegnere la luce e rannicchiarmi d'istinto contro Sam appoggiando la testa sulla sua spalla abbracciandolo.
Pensavo avesse frainteso le mie intenzioni, che da un momento all'altro Sam avrebbe aperto gli occhi mi avrebbe allontanato da se, perché intendevo sfruttare la situazione per sedurlo (cosa per altro non vera).
Invece nel buio della notte l'ho sentito ricambiare il mio gesto, con il braccio destro mi ha cinto dolcemente le spalle mentre ha passato quello sinistro intorno ai miei fianchi stringendomi teneramente a se, prima di voltarsi su un fianco, dalla mia parte di letto.
Mi sono addormentata subito.
Inutile negarlo.

Sorrido.
Di nuovo.
La mia attenzione attenzione viene magicamente attratta da “qualcosa” che spunta della parte sinistra del torace di Sam, coperto dalla maglietta; un tatuaggio che raffigura un pentacolo ( o stella) circondata da un sole che serve per evitare la possessione demoniaca (anche Dean ha lo stesso identico tatuaggio).
Un po' come il mio Juzu (*), che porto sempre al collo e dai cui non mi separo mai...neanche per dormire.
Mossa dalla curiosità, allungo la mano destra e afferro un lembo della maglietta che Sam indossa tirandola un poco verso di me, pronta ad allungare il collo e dare una piccola sbirciatina a quel insolito tatuaggio.

- Potresti fartene uno anche tu. Cosa ne pensi? - Chiede Sam con un sorriso divertito, mentre io colta “sul fatto” rimetto la maglia al suo posto e nascondendo la testa contro il suo petto-

- Oh no, non ci penso nemmeno! Devo ricordarti che per due anni della mia vita, sono stata una sorta di puntaspilli con le gambe? Odio gli aghi, il solo vederne uno anche in televisione mi fa venire i brividi. Preferisco rimanere fedele ai buon vecchi metodi! - Rispondo io, mentre effettivamente un brivido di terrore mi attraversa la schiena facendomi rabbrividire di terrore al solo pronunciare la parola “ago” -

- Ha ragione scusami! Pero devi ammettere, che portare sempre al collo un rosario di quel genere può essere fastidioso e si potrebbe rompere in qualsiasi momento. Non hai paura?

- Assolutamente no. Piuttosto dimmi una cosa...proverai a parlare di nuovo con tuo fratello?

- Te l'ho detto, ci ho già provato...Dean non ne ha voluto sapere di riunirci, ha detto che forse siamo molto più forti se rimaniamo separati e che abbiamo più speranze di uccidere Lucifero. - Afferma Sam con un sospiro malinconico, scivolando un po' più in basso in modo tale da essere alla mia stessa altezza e potermi guardare in faccia -

- Tutto questo non ha senso! Dean è tuo fratello, ha promesso di proteggerti e di starti accanto nei momenti difficili. Quale fratello si comporterebbe in un modo così assurdo?! Dai, andiamo! - Esclamo io al colmo dell'esasperazione guardando Sam in modo truce, per poi distogliere lo sguardo e mettermi a pancia su e fissare il soffitto con aria assorta -

- E' colpa mia Susan, sono stato io a uccidere Lilith rompendo l'ultimo sigillo e dando inizio all'Apocalisse...è normale che Dean ce l'abbia con me.

- No, non è una cosa normale Sam!

- Che cosa farai adesso? Ritornerai a cacciare? Se vuoi potresti rimanere qui e...- Azzarda Sam, scostandomi affettuosamente una ciocca di capelli arruffati dagli occhi, mentre io continuo a fissare il soffitto alla ricerca (vana) di chissà quali risposte -

- No aspetta! Controllo un attimo la mia agenda, devo vedere una cosa. - Esclamo io scattando d'improvviso come una molla, e mettendomi seduta sul letto -

Mi sciolgo dall'abbraccio di Sam (anche se con una certa riluttanza) e con un rapido gesto allontano le coperte e le lenzuola dal mio corpo, mettendomi poi seduta sul letto a gambe incrociate dando le spalle a Sam e afferrando la mia agenda posta sul comodino alla mia sinistra.
La mia agenda.
Ovvero un minuscolo quaderno dalla copertina verde pastello, su cui annoto le date importanti da ricordare; come per esempio il controllo annuale nel ospedale dove mi è stato trapiantato il rene, la data dell'ultimo ciclo mestruale e la lista completa dei farmaci anti - rigetto che assumo quotidianamente per evitare che il rene di Thomas venga “rifiutato” dal mio organismo.

Sospiro.
Arrivata all'ultima pagina della mia agenda, leggo ( o meglio scopro) che fra due giorni dovrò andare a Los Angeles per effettuare le solite visite di controllo.
La detesto.
Per il semplice fatto che sono obbligata a trascorrere un'intera giornata chiusa dentro un ospedale, rimbalzando come una sorta di “palla pazza” da un reparto all'altro per essere visitata dal nefrologo (che si accerta che il rene di Thomas continui ad espletare le sue funzioni nel migliore dei modi), poi dalla ginecologa ( controlla che i farmaci anti-rigetto che assumo quotidianamente non mi creino squilibri ormonali ), la psicologa ( a cui devo raccontare buona parte della mia vita e di come essa procede da quando mi è stato trapiantato il rene ) ed infine, il mio medico personale (che decide se apportare o meno delle modifiche alla terapia farmacologica che seguo).

Un vero incubo.
Se c'è una cosa che proprio non sopporto è il dovermi spogliare davanti a tutti quei medici e infermiere, che mi osservano da capo a piedi neanche fossi una cavia da laboratorio o peggio...un fenomeno da baraccone.
Un mostro.

La visita ginecologica e la peggiore di tutte!
Ogni volta mi tocca rispondere a domande alquanto imbarazzanti (almeno secondo me) come per esempio; se ho avuto “finalmente” il mio primo rapporto sessuale, di ricordarmi sempre di prendere le dovute precauzioni durante i rapporti, in quanto il mio sistema immunitario è più debole rispetto a quello di una persona normale e quindi il rischio di contrarre malattie o infezioni è maggiore.
Ma soprattutto...
Nel caso in cui scoprissi di essere incinta, ricordarmi (sempre e comunque) che la mia sarebbe una gravidanza a rischio e quindi dovrei subito mettermi in contatto con lei e gli altri specialisti in modo che insieme possano valutare la mia situazione e decidere cosa sia meglio per me e il bambino che porto in grembo.

Che imbarazzo!
Le visite ginecologiche mi mettono sempre a disagio, facendomi sentire sporca ed in qualche modo diversa; come se nel mio corpo ci fosse qualcosa di sbagliato o anomalo.
Effettivamente, qualcosa che non va nel mio corpo c'è.
Qualcosa di cui provo orrore.
Disgusto.
Paura.
Vergogna.

Con la mano destra sfioro la parte sinistra della mia schiena, nel punto ove so trovarsi la cicatrice che l'intervento chirurgico mi ha lasciato; la sfioro appena con la punta delle dita, sentendo la pelle raggrinzita sotto di esse e (ovviamente) non riesco a reprimere un brivido di disgusto per quel “segno” con la quale dovrò convivere per tutta la vita.

La mia ossessione.
Ecco che cosa è diventata per me questa maledetta cicatrice, infatti, tutte le volte che la guardo o semplicemente la tocco, provo un disgusto incredibile nei riguardi di me stessa e del mio corpo.
Il solo pensiero di fare l'amore con un ragazzo mi terrorizza, in quanto, il suo sguardo correrebbe subito alla mia cicatrice ed io mi sentirei la persona più disgustosa e repellente del pianeta terra.

Sam l'ha vista.
In un momento di rabbia, derivante dal fatto che Castiel non aveva potuto (o meglio voluto) aiutarmi “a guarire” togliendomi i poteri; avevo sollevato il maglione che indossavo quel giorno e tra le lacrime avevo mostrato a Sam la cicatrice che mi deturpava la parte sinistra della schiena e urlandogli contro tutto il mio disgusto per essa, in quanto mi faceva sentire diversa, più dei miei poteri demoniaci.
Nessun ragazzo si sarebbe mai innamorato di me.
Nessun ragazzo avrebbe mai voluto toccarmi.
Baciarmi.
Fare l'amore con me.
Nessuno.

Ricordo che Sam mi aveva abbracciato con affetto, dicendomi che ero bellissima e che quella cicatrice non era altro che un segno.
Niente di più.
Niente di meno.
Anche se le sue parole erano dettate dalla pietà, nel vedermi così affranta...sapere che c'era qualcuno in grado di capire il mio dolore, mi è stato di grandissimo conforto.

Sobbalzo.
Trattengo il respiro, mentre avverto chiaramente le dita di Sam sfiorare la mia cicatrice in tutta la sua (schifosa) lunghezza; subito un brivido di disgusto mi attraversa la spina dorsale facendomi tremare da capo a piede.

- E' orribile. Fa ribrezzo, non è vero? - Domando a Sam con un filo di voce, mentre abbasso la maglietta per celare agli occhi del mondo quel obbrobrio e mi allontano bruscamente da Sam per evitare il suo tocco -

- Tu sei bellissima Susan, con o senza questa cicatrice e poi...qualunque uomo, sarebbe fortunato ad averti al suo fianco. Devi credermi. - Risponde Sam mettendosi seduto dietro di me e circondandomi affettuosamente le spalle con entrambe le braccia -

- Si certo come no! Magari un uomo senza mani per toccare e occhi per vedere...non sei mai stato bravo a mentire Sam, però è bello sapere che almeno tu mi consideri una bella persona.

- Che cosa hai deciso alla fine? Rimani qui o scappi un'altra volta?

- Purtroppo devo scappare un'altra volta, tra due giorni devo essere a Los Angeles per il controllo annuale del mio rene. - Dico io sbuffando annoiata, alzando poi l'agenda in modo tale che Sam possa vedere la data prevista per la visita di controllo -

- Se vuoi ti posso accompagnare! - Propone Sam sciogliendosi dal suo stesso abbraccio e mettendosi seduto accanto a me, sul bordo del letto guardandomi -

- Grazie ma preferisco andare da sola...sai come è, per scaramanzia! Cercherai di parlare ancora con Dean?

- Non lo so, forse anche se non...

Sam non fa in tempo a finire la frase, che il suo cellulare inizia a squillare, così decido di allontanarmi per lasciargli la dovuta privacy.
Non sono tipo da origliare, le telefonate altrui.
Ance se dall'altra parte ci fosse Ruby.
Scendo dal letto e dopo aver riempito un bicchiere d'acqua, preso tutte le medicine anti-rigetto che ogni mattina sono costretta ad ingurgitare e il cellulare apro la porta del camper ed esco al aperto.

Fuori è una bellissima giornata!
Il sole è già sorto da un bel pezzo ormai, e dopo aver fatto colazione dovrò salutare Sam e partire alla volta di Los Angeles; lasciandolo da solo, mentre la minaccia di Lucifero e l'apocalisse incombe ogni giorno di più.
La cosa non mi tranquillizza affatto.
Ma non ho altra scelta.

Ho fallito.
Credevo di riuscire a far “riappacificare” Sam e Dean, convincendoli che riunirsi era l'unico modo per sconfiggere Lucifero e fermare l'Apocalisse; Dean era più che mai convinto che agendo da solo, senza suo fratello sarebbe stato più forte.
Testardo.
Stupido.
Imbecille.

Sorrido.
Porto una ad una le pillole che ho in mano alla bocca, e le mando giù con un lungo sorso d'acqua fresca: la terapia anti-rigetto ha come scopo, quello di evitare che il mio corpo rifiuti il rene di Thomas non riconoscendolo più come suo.
Tutti i giorni e per tutta la vita io dipenderò da questi farmaci, un'altra mia “personale” maledizione aggiunta a quelle dei miei poteri demoniaci e la cicatrice che mi deturpa la schiena nel punto in cui i medici hanno eseguito il trapianto.

Il mio cellulare.
Sollevo il display e con mio sommo stupore, noto che Dean mi ha cercato per ben venti e con insistenza ( a giudicare dagli orari in cui le chiamate sono state effettuate); inoltre ho un suo messaggio vocale nella segreteria telefonica.

Che sia successo qualcosa di brutto?
Magari Dean era nei guai, stava cacciando e qualcosa è andato storto; forse ha telefonato per chiedermi aiuto ed io non ho sentito il cellulare squillare perché dormivo.
E se per caso fosse...
No!
Non voglio neanche pensare ad una cosa del genere; così mi faccio coraggio e digito la combinazione di tasti per “attivare” la segreteria telefonica ed ascoltare (finalmente) il messaggio che Dean mi ha lasciato.

- Sketch! Si può sapere per che cavolo non rispondi al telefono? Maledizione, è tutta la notte che provo a chiamarti...senti, non appena ascolti questo messaggio, chiamami è importante. Dobbiamo assolutamente incontrarci ti devo parlare di una cosa molto importante che...riguardo tutti e due.

Assurdo!
Riascolto il messaggio una seconda volta, per accertarmi che le parole che ho sentito siano vere e non il frutto della mia immaginazione.
Una cosa che riguarda me e lui.
Cosa potrà mai essere?!

Non lo so.
Però mi sono resa conto di una cosa mentre riascoltavo quel messaggio, ovvero che Dean sembrava molto nervoso, quasi spaventato oltre che estremamente “gentile” nei miei confronti...quasi amorevole, nella parte finale del messaggio.
Forse ha bevuto qualche birra di troppo.
Si è senz'altro così.

Preoccupata come non mai, torno dentro al camper per raccontare a Sam di questo “fatto insolito” riguardante suo fratello; non appena varco la soglia però, Sam mi viene incontro e mi abbraccia sollevandomi da terra ( il che ci vuole poco) visibilmente entusiasta.

- Wow! Che accoglienza, ma non era necessaria...sono uscita a prendere una boccata d'aria Sam, non sono andata a Timbuctu. - Affermo divertita, svincolandomi dall'abbraccio di Sam e poggiando il bicchiere d'acqua 8vuoto) sul lavandino -

- Mi ha appena chiamato Dean, vuole che ci riuniamo e torniamo a cacciare insieme come una volta! - Esclama Sam al settimo cielo, felice come non mai di potersi finalmente riunire a suo fratello -

- E me lo dico così?! Vieni qui fatti abbracciare, sono tanto felice per te Sam...te l'avevo detto, che alla fine Dean avrebbe cambiato idea. Fa tanto il duro, ma sotto sotto ha il cuore tenero...forse anche troppo ultimamente. - Felice mi avvicino a Sam e lo abbraccio, per poi scostarmi subito dopo in quanto temo che i miei poteri possano attivarsi da un momento all'altro nonostante non abbia con me un foglio e una matita a portata di mano-

- Che vuoi dire?

- Mi ha lasciato un messaggio nella segreteria telefonica del cellulare, dice che vuole parlarmi di una cosa molto importante che riguarda me e lui. Mi è sembrato piuttosto agitato e...quasi amorevole. - Guardo Sam alquanto dubbiosa, giocherellando con una ciocca dei miei capelli (lo faccio sempre, tutte le volte che non sono sicura di qualcosa). -

- Amorevole?! Dean?

- Esatto, proprio così...e la cosa mi spaventa, visto che Dean è stato tutto, tranne che amorevole nei miei riguardi.

- Gli hai fatto qualcosa, l'ultima volta che vi siete incontrati? - Mi chiede Sam con un non so, che di sospettoso nella voce, del resto lui più di chiunque altro è in grado di stabilire se suo fratello dice o meno la verità -

- No. - Guardo Sam a dir poco sconcertata, visto che se solo provassi a ingaggiare una lotta corpo a corpo con Dean mi ritroverei in ospedale con tutta le ossa rotte -

- Lui ci ha provato con te e tu lo hai respinto? - Chiede Sam con sempre maggiore sospetto, rivolgendomi un'occhiata raggelante....quasi furiosa, che mi mette addosso uno strano disagio -

- Che cosa? No! Tuo fratello è stato chiaro fin dall'inizio (per fortuna), ovvero che lui “non andrà mai a letto con una ragazzina” quindi da quel punto di vista sono al sicuro. Piuttosto a te ne ha parlato di questa cosa? - Mi gratto la testa pensierosa, continuo a pensare al messaggio che Dean mi ha lasciato nella segreteria telefonica del cellulare...e l'atteggiamento, quasi infastidito da parte di Sam. Che sia qualche effetto “collaterale” dovuto al sangue demoniaco?-

- No, non me ne ha parlato...Dean amorevole è piuttosto strano, non trovi?

- Altro che! Senti è inutile stare qui a lambiccarsi sulle stranezze di tuo fratello e sul perché o il per come Dean mi abbia detto quelle cose. Ora ci vestiamo, facciamo colazione e lo raggiungiamo d'accordo? - Mi volto verso la cucina dando le spalle a Sam, cominciando a rovistare nella credenza alla ricerca di tutto il necessario per preparare la colazione -

- Ma tu non dovevi andare a Los Angeles? - Chiede Sam tirando le tende poste ad ogni finestra del camper per permettere alla luce del sole di invadere ogni angolo della mia amatissima “casa su quattro ruote “ -

- Si, ma preferisco accompagnarti e accertarmi di persona, che tu e tuo fratello ritornate a cacciare insieme come ai bei vecchi tempi. Non si sa mai, con un Dean “ stranamente amorevole” bisogna aspettarsi di tutto. - Mi volto nella direzione di Sam rivolgendogli un piccolo sorriso d'incoraggiamento per poi tornare ad “armeggiare” con la macchina del caffè aggiungendo l'acqua nell'apposita caraffa -

- Già, hai ragione.

Due ore dopo io e Sam siamo in viaggio, ognuno a bordo della sua automobile con l'intenzione di raggiungere Dean nel luogo stabilito per l'incontro di “ricongiungimento” famigliare.
Sono così felice.

Finalmente quello zuccone di Dean ha capito, che senza suo fratello non potrà mai sconfiggere Lucifero e fermare l'Apocalisse; Sam è tutto ciò che ha, tutto ciò che rimane della sua famiglia e insieme riusciranno ad affrontare il diavolo e rispedirlo una volta per tutta nella gabbia infernale dalla quale è venuto.

Sam e Dean Winchester.
I miei più cari amici.
I miei nuovi fratelli.
La mia nuova famiglia.


GLOSSARIO

° Juzu: rosario buddista

° Shrimp: Gamberetto/Scricciolo

 
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