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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Film, Telefilm, Teatro
Dalla Serie: Supernatural
Titolo Fanfic: SCARS
Genere: Comico, Drammatico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: pandistelle galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 12/04/2013 10:34:22

"Una lunga e sottile cicatrice biancastra, mi "deturpa" la parte sinistra della schiena."
 
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SCARS
- Capitolo 1° -

Sospiro.
Chiudo gli occhi.
Afferro l'orlo della camicetta bianca che indosso e lentamente la alzo scoprendomi i
fianchi e una parte della schiena.
Eccola li.
Apro gli occhi.
La guardo e un brivido di disgusto mi attraversa l'intero corpo.
Una lunga e sottile cicatrice biancastra, mi "deturpa" la parte sinistra della schiena.

Rabbrividisco.
Allungo la mano destra e sfioro con i polpastrelli quell'orribile segno, la pelle è
leggermente grinzosa in quel punto ed a malapena riesco a reprimere un conato di vomito.
Odio quella cicatrice.
Mi disgusta.
In parte perchè mi ricorda quanto sia stato grande il sacrificio che Thomas ha fatto per me; mi ha donato uno dei suoi reni per permettermi di guarire da una grave forma di insufficienza renale.

Avevo solo quattro anni.
Thomas invece sei.
Con il suo gesto ( o meglio, atto d'amore) mi ha permesso di guarire e poter vivere
(finalmente) una vita normale lontano da macchinari per la dialisi, flebo e stanze di
ospedale che puzzavano di disinfettante.
Guardo la cicatrice.
Mi disgusta.
Non posso farne a meno.

Sono un'ingrata!
Mio fratello mi ha ridato la vita ed io mi preoccupo di una cicatrice che mi segna la
schiena nel punto in cui i medici hanno eseguito il trapianto?
Non ha senso.
Lo so.
Però è anche vero, che tutte le volte che osservo questa cicatrice, non riesco a fare a meno di provare ribbrezzo per me stessa ed il mio corpo; il solo pensiero di guardarmi in uno specchio mi da la nausea.

Anche adesso.

Sospiro.
Lentamente abbasso la camicetta, ne liscio le morbide pieghe all'altezza delle spalle e poi osservo la mia immagine riflessa nello specchio di quel asettico bagno di ospedale.
Oggi ho assistito a un funerale.
Un funerale cristiano.
Pamela Barnes una sensitiva, la migliore dell'Ilinois...almeno, stando a quello che Bobby mi aveva raccontato poco prima dell'inizio della cerimonia funebre.
Io non la conoscevo, però in passato aveva aiutato la mia famiglia ad uscire da parecchi guai e quindi mi sembrava giusto essere presente al suo funerale.

E' morta.
Ha cercato in ogni modo di impedire che uno dei 66 sigilli, ovvero uccidere un Reaper durante una notte di plenilunio venisse spezzato.
Invano.
Dean ha ragione quando dice che è stanco di vedere gli amici morire...e non è il solo a pensarla in questo modo.
Io in primis!

L'Apocalisse è sempre più vicina.
Ogni giorno un centinaio di sigilli vengono spezzati, Lucifero sta arrivando e noi
cacciatori non possiamo ( ne tanto meno riusciamo) a fare nulla per poter impedire una simile catastrofe.
Moriremo tutti.
Ormai è un dato di fatto.

Mi guardo nello specchio.
Non mi piace vestirmi elegante.
Osservo la mia figura (piuttosto esile e minuta) fasciata in un'elegante tailleur nero, con camicetta bianca e scarpe con il tacco; ho raccolto i capelli in uno chignon, ormai sfatto e alcune ciocche mi ricadono sugli occhi castani messi in risalto da uno spesso strato di matita nera.
Non mi è mai piaciuto truccarmi. Non ne sono capace.

Sospiro.
Un'altra volta.
Dalla borsetta in finta pelle nera, tiro fuori una salvietta struccante e inizio a passarla su entrambi gli occhi con l'intenzione di "ritornare normale".
Potessi fare la stessa cosa con la mia cicatrice e i miei poteri.
Sarebbe meraviglioso.

I miei poteri.
La mia "personale" maledizione.
Quando mi è stato trapiantato il rene di Thomas, una parte del sangue dello YED è entrata in circolo nel mio organismo, "regalandomi" dei poteri.
C'è chi è in grado di vedere il futuro.
Chi può spostare gli oggetti con la forza della mente.
Chi legge i pensieri altrui.
Io invece ho il particolare "dono" di trasformare in realtà, tutto ciò che disegno; mi
basta un semplice foglio di carta e una matita, al resto pensano i miei "grandiosi" poteri.

Come no!
Di grandioso i miei poteri non hanno proprio nulla, visto che vivo nel terrore continuo di fare del male alle persone che mi stanno intorno.
Potrei ucciderle.
La cosa veramente triste di tutta questa storia, è che neppure gli angeli possono "curarmi" facendomi diventare normale; ho pregato, supplicato ed implorato Castiel affinché esaudisse questa mia richiesta.

Ha rifiutato.
Si è giustificato dicendomi che contro i poteri derivanti dal sangue demoniaco, non
esisteva una cura; l'unica cosa che potevo fare, era quella di accettare una volta per tutte i miei poteri ed imparare a controllarli.
Angeli.
Creature misericordiose e benevole.
Quante stronzate!

- " Se davvero gli angeli avessero a cuore il bene di noi esseri umani, non avrebbero costretto Dean a torturare quel demone di nome Alastair . Lo hanno ricattato, hanno minacciando di fare del male a me e Sam...gli angeli, non sono poi tanto diversi dai loro "cugini" demoni. Quei maledetti! "

Il dolore.
La sofferenza.
L'angoscia.
La paura.
Sono stata "costretta" a rimanere in quell'edificio abbandonato e ascoltare Alastair urlare di dolore mentre Dean lo torturava.
Ho pianto.
Non so per quanto tempo.
Ho supplicato Dean di non cedere al ricatto di Uriel, di non entrare nella stanza ove era stato rinchiuso Alastair e abbassarsi al suo stesso livello.
Non aveva senso.
Non ne valeva la pena.

Invece lo ha fatto.
Mi ha detto che gli dispiaceva ma che era costretto a farlo, ed io sono rimasta a guardarlo mentre entrava in quella sorta di "secondo inferno" spingendo un carrello su cui erano adagiati strumenti di tortura il cui solo pensiero mi fa rabbrividire.
Perché?
Quando le urla di Alastair erano diventate insopportabili da ascoltare, mi sono avvicinata a Castiel (che era con me nella stanza) e mi sono inginocchiata ai suoi piedi, pregandolo (nonostante non fossi cristiana) di porre fine a quella pazzia.
Neanche lui mi ha dato ascolto.
Come sempre del resto!
Quando mai qualcuno da ascolto a Sketch, la ragazza con il sangue demoniaco?

Dean è ridotto in fil di vita.
Mentre stava torturando Alastair, qualcuno o qualcosa ha spezzato il sigillo che lo teneva bloccato all'interno di una "trappola del diavolo".
In questo modo il demone è riuscito a liberarsi e si è accanito su Dean con una ferocia inaudita; Castiel è entrato nella stanza e si è battuto con Alastair conscio del fatto che quest'ultimo era molto più forte e potente di lui.

Sam.
Se non fosse stato per lui e i suoi poteri, Dean e Castiel sarebbero stati assassinati da Alastair senza alcuna pietà.
Lo ha ucciso.
Senza pietà. a sangue freddo.
Come il peggiore degli assassini.
Con una freddezza e una crudeltà tale, che per un momento mi ha spaventata.
Quello non poteva essere Sam. Il vero Sam.
La persona buona e gentile che ho conosciuto al "villaggio dei predestinati", l'unico in grado di capire il mio desiderio di voler essere normale ed a cui ho mostrato la mia cicatrice sfidando il disgusto che provavo nei riguardi di me stessa e del mio corpo.

- " Guardami Sam! Questa cicatrice...nessun ragazzo vorrà starmi vicino, vorrà guardarmi o toccarmi. Ha ragione Dean quando dice, che sono un mostro disgustoso. - Urlo disperata, a Sam mostrandogli la cicatrice che mi deturpa il fianco sinistro mentre le lacrime copiose scendono dai miei occhi ricandomi le guance -

- Non è vero! Tu sei bellissima Susan, una cicatrice non è niente. E' solo un segno. -
Risponde Sam avvicinandosi a me con dolcezza e abbracciandomi, ed io ricambio lasciandomi andare ad un pianto disperato e liberatorio allo stesso tempo. - "

Sorrido.
Penso che Sam sia stata la prima (ed unica) persona ad essere riuscito a vedere qualcosa di bello in me. Gli voglio bene.
Getto la salvietta struccante nel cestino dell'immondizia, poi afferro la borsa (in eco
pelle) e infine esco dal bagno.
L'odore del disinfettante mi arriva alle narici, provocandomi un conato di vomito che
(fortunatamente) riesco a reprimere.
Detesto gli ospedali.
Tutti quanti.

Mi guardo intorno alla ricerca di Sam, sperando con tutto il cuore che non sia andato a cercare Ruby e nutrirsi di sangue demoniaco.
Dean non sarebbe d'accordo.
E neanche io lo sono.
Fortunatamente lo trovo dove lo avevo lasciato poco prima, ovvero, fuori dalla stanza in cui Dean è stato ricoverato intento a camminare avanti e indietro come se fosse un leone in gabbia.

E' stanco.
Disperato.
Affranto.
Vorrei tanto poterlo aiutare.
Ma cosa posso fare?

Non lo so.

Raggiungo Sam e insieme prendiamo posto nella sala d'attesa del reparto di rianimazione.
Fuori ormai è notte fonda.
Il corridoio è semi-deserto fatta eccezione per le infermiere che entrano ed escono dalle stanze dei pazienti, per cambiare loro la flebo o controllare i parametri vitali di
ognuno.

Odio gli ospedali.

- Come sta? - Chiedo a Sam con un sorriso, mentre appoggio la testa sulla sua spalla sinistra e con un braccio gli circondo le spalle in un gesto affettuoso -

- I medici dicono che si sta riprendendo, gli hanno tolto il respiratore. - Risponde Sam ricambiando il mio abbraccio, mettendomi un braccio intorno alle spalle ed appoggiando il mento sulla mia testa -

- E' meraviglioso! Tuo fratello ha la scorza più dura del guscio di una tartaruga, vedrai che si riprenderà presto. Sam vai a riposare, rimango io con Dean. - Affermo con decisione, alzando lo sguardo per incontrare quello di Sam e sfidando la mia totale avversione per gli ospedali -

- Ne sei sicura? - Domanda Sam con riluttanza, in quanto non vuole lasciare suo
fratello...almeno non in quelle condizioni -

- Certo! Nel parcheggio dell'ospedale troverai il mio camper, puoi usare il letto dei miei genitori o quello di Thomas.

- Grazie Susan. Però se ci sono novità tu...

- Ti telefonerò immediatamente, non preoccuparti. Ora però vai.

- D'accordo. Senti per quanto riguarda quello che è successo con Alastair...

- Sai come la penso al riguardo, ma questo non è il momento giusto per parlarne Sam. Vai a riposarti, ne hai bisogno.

Sam mi abbraccia.
Dopo un primo istante si "terrore" , ricambio il suo gesto con altrettanto affetto; anche se in questo momento non sono "armata" di carta e matita, ho sempre il terrore che i miei poteri possano attivarsi in qualunque momento.
Anche con un semplice contatto.
Gli voglio bene.
Non potrei fargli del male.
Il solo pensiero mi terrorizza.

Aspetto che Sam abbia lasciato il reparto, dopo di che entro nella stanza in cui si trova Dean cercando di non fare rumore.
Sta dormendo.
Osservo con disgusto i macchinari che monitorano le sue funzioni vitali, i sondini per
l'ossigeno in entrambe le narici e la flebo nella mano sinistra.
Vorrei distruggere tutto.
Potrei farlo.
Ma non posso.

Prendo l'unica sedia ( o meglio una poltroncina ) presente nella stanza e l'avvicino al letto di Dean; lo guardo riposare, ascolto il suo respiro lento e regolare e il torace che s'alza e abbassa ad ogni suo respiro.
Perché sono qui?
Non lo so.
Sfidando la paura che nutro nei riguardi di me stessa e dei miei poteri, gli prendo una mano e delicatamente la stringo nella mia. Quel contatto inizialmente sembra infastidirlo, infatti, lo vedo corrugare la fronte nel sonno, poi lentamente apre gli occhi e infine si sveglia guardandomi.

- Ciao...che cosa ci fai qui? Dove è Sam? - Chiede Dean "mettendo a fuoco" la mia immagine, per poi guardarsi intorno alla ricerca del fratello -

- Ciao Dean. Sam l'ho mandato a riposare nel mio camper, ne aveva bisogno. Tu come stai? - Rispondo io con un gran sorriso, stringendo teneramente la mano di Dean nella mia e nuovamente sorrido quando sento "ricambiare" questo mio gesto così (insolito) nei suoi riguardi -

- Una meraviglia!

- Quel demone ti avrà anche pestato a sangue ma...il tuo senso dell'umorismo è rimasto intatto, quindi vuol dire che stai benissimo.

- Perché ti sei tolta il trucco? Ora che iniziavo a considerati sotto un altro punto di
vista. - Esclama Dean con (finto) sguardo sornione, lanciando una rapida (ed allo stesso tempo) lunga occhiata alla mia persona e (soprattutto) al mio abbigliamento. -

- E quale sarebbe questo "punto di vista"? - Chiedo io con sospetto, pronta a subire
l'ennesima battutina a sfondo sessuale, che Dean ogni tanto si diverte a rivolgermi quando sono arrabbiata o giù di morale -

- Ho un debole per le donne in carriera...sono così sexi!

- Ma la vuoi piantare! - Esclamo io a dir poco sconcertata, guardando Dean a bocca
aperta...indecisa tra prenderlo a schiaffi, oppure staccargli il respiratore interrompendo così l'erogazione dell'ossigeno -

Sorrido.
Io e Dean non siamo mai andati tanto d'accordo in passato; ai suoi occhi io ero sempre il "problema", il "peso", la "diversa".
Il mio rene (a parer suo) mi rendeva differente.
Oltre che i miei poteri, ovvio.

Con il tempo (molto molto tempo) abbiamo imparato a conoscerci.
La caccia ha aiutato Dean a capire, che nonostante avessi subito un trapianto di reni, io ero esattamente come lui.
Potevo fare le stesse cose che faceva lui.
Giocare a poker.
Guidare una macchina.
Uscire con i ragazzi.
Mangiare un cheese-burger con le patatine.
Fare sesso.

Voglio molto bene a Dean.
E lui ne vuole a me...anche se piuttosto che ammetterlo, si farebbe divorare dai segugi infernali una seconda volta e trascinare all'inferno da Alastair e Lilith che entusiasti lanciano coriandoli e stelle filanti in ogni dove.
Il patto.
Quando Dean aveva venduto la sua anima a un demone dell'incrocio in cambio della vita di Sam, io sono stata la seconda persona (dopo Bobby) a condannare il suo gesto.
I morti devono rimanere tali.
Ma Dean era disperato.
Come avrebbe potuto continuare a vivere, senza suo fratello?
Aveva giurato di proteggerlo, di prendersi cura di lui e invece...Sam era morto, e lui era disperato.

L'ho condannato, all'inizio.
Subito dopo però gli dissi che anche io avrei fatto la stessa per mio fratello; in quel momento ho capito chi era Dean veramente.
Una persona buona.
Generosa.
Coraggiosa.
Disposta a tutto per la felicità e la sicurezza della propria famiglia.
Proprio come Thomas, il mio "fratellone".

- Perchè sei rimasta Sketch? Ti avevo detto di andare via...perché non lo hai fatto? -
Chiede Dean interrompendo il corso dei miei pensieri, intuendo (forse) che stavo pensando a mio fratello -

- Tu invece mi ascolti sempre, non è vero Dean? La verità è che non volevo abbandonarti, tu eri chiuso in quella stanza a torturare quel demone...nessuno merita di rimanere da solo, anche nei momenti più difficili. - Rispondo io con sincerità, guardando Dean senza mai lasciare la sua mano che stringo teneramente nelle mie-

- E' colpa mia se è cominciato tutto questo casino!

- Ma cosa stai...

- Io ho rotto il primo sigillo Sketch! Se Lucifero uscirà dalla sua stramaledettissima
gabbia per uccelli e l'Apocalisse ci distruggerà tutti sarà solo ed esclusivamente per
colpa mia. - Esclama Dean con rabbia aumentando d'improvviso la stretta intorno alla mia mano, facendomi male-

- No. Non è vero, tu non potevi saperlo Dean! - Affermo con io con decisione, ignorando (o almeno ci provo) il dolore che Dean mi causa, stringendomi la mano con così tanta forza -

- Invece è così. Non avrei dovuto cedere, non avrei dovuto....

- Smettila! Basta, ti prego.

Abbasso lo sguardo.
Di fronte a tanta disperazione, mi sento così inutile ed impotente.
Stringo con maggiore forza la mano di Dean, trattenendomi a stento dal mettermi a piangere; Buddha solo sa, quanto vorrei poter aiutare Dean a dimenticare gli atroci momenti che ha vissuto quando era all'inferno.
Ma non c'è rimedio.
Purtroppo.

Dean però non ha nessuna colpa.
So bene quali sofferenze (sia fisiche che mentali) abbia dovuto patire dopo essere stato mandato all'inferno, perché l'anno era trascorso e il patto stipulato con il demone dell'incrocio era scaduto.
Nessun essere umano, per quanto forte possa essere la sua volontà sarebbe stato capace di sopportare un tale supplizio.
Neppure io.
Tanto meno Sam.
Nessuno!

Se l'Apocalisse incombe è perché qualcuno ha voluto che ciò accadesse; e Dean continua ad incolpare se stesso, per aver torturato anime ed aver provato piacere nel farlo.
E' orribile.
Mostruoso.
Spaventoso.

- Tu non hai nessuna colpa Dean, devi smetterla di tormentarti e incolpare te stesso in questo modo. - Affermo in un sussurro a malapena udibile, mentre trascino la poltrona il più vicino possibile al letto di Dean. -

- Castiel è stato qui! Mi ha detto che è compito mio rimettere a posto le cose, visto che sono stato io a dare inizio a questo casino apocalittico. - Esclama Dean con rabbia, distogliendo lo sguardo da ma e fissando un punto indefinito davanti a se -

- E tu?

- Gli ho detto di cercarsi qualcun altro in grado di salvare il mondo...io non sono la
persona giusta. Non posso farcela da solo.

- Tu non sarai mai da solo Dean. Ci siamo io, Bobby e Sam...noi ti seguiremo fino alla fine e non importa se vinceremo o finiremo tutti quanti all'inferno. L'importante è rimanere uniti e combattere!

- Mi prometti una cosa Sketch? - Chiede Dean voltandosi verso di me, con il classico
cipiglio da " sto per dire una delle mie frasi ad effetto, preparati tesoro" -

- Che cosa? - Replico io di rimando, guardando Dean con sospetto quasi fosse un demone pronto ad attaccare -

- Se tutta questa storia dell'apocalisse finirà bene...tu dovrai baciarmi!

- Ma insomma! Dean abbi un minimo di decenza, ho la metà dei tuoi anni.

Rido.
Dean riesce sempre a strapparmi un sorriso, anche quando la situazione è tutt'altro che allegra e positiva.
Vorrei che il mondo si fermasse in questo istante.
Niente Lucifero.
Niente Apocalisse.
Niente Angeli.
Nulla.

Poco dopo Dean si addormenta nuovamente, ed io mi avvicino all'unica finestra presente nella stanza (nonché unica fonte di luce) e guardo fuori, le luci della città, la luna alta nel cielo e le stelle.
Porto una mano dietro alla schiena, nel punto esatto dove so trovarsi la cicatrice, ricordo del trapianto di rene che ho subito quando ero piccola.
Dean ha ragione.
Le ferite del corpo e dell'anima possono guarire, rimarginarsi e infine lasciare delle
cicatrici come ricordo.
A volte, sono proprio queste ultime...le più difficili da guarire.

 
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