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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Fumetti e Cartoni non giapponesi
Dalla Serie: Tartarughe Ninja (Teenage Mutant Ninja Turtles)
Titolo Fanfic: BLIND
Genere: Drammatico, Autobiografico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, OOC
Autore: darkshell galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 25/01/2013 21:26:46

Da un semplice calcio, alla cecità.
 
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- Capitolo 1° -

Il mio fratellino... lo so, forse con il mio stupido carattere orgoglioso m'impedisce di esprimere il mio amore di fratello maggiore, soprattutto verso di lui. Lo tratto sempre male, anche quando non lo meriterebbe affatto... ma adesso, so che devo cambiare; Mikey è gravemente malato... Donnie ci ha già spiegato la difficile situazione... ma, è giusto che conosciate la storia dal principio...
Tutto iniziò una sera di luglio, durante una sessione di allenamento del maestro Splinter. Eravamo tutti sudati e con il caldo, le cose non miglioravano di certo...

-Ed ora, figli miei, prima di concludere la nostra sessione serale, vorrei approfondire maggiormente la lotta a coppie- spiegò nostro padre, fermo dinanzi a noi quattro.

Come sempre, non ci rifiutammo e dallo schieramento con Leo per primo e Mikey per ultimo, ci separammo; stavo per seguire Leo, quando il maestro ci bloccò nuovamente.

Alzò la mano destra, in segno di stop: -Aspettate. Ho omesso un dettaglio: Raphael, tu farai coppia con Michelangelo. Leonardo con Donatello. Bene, potete anche cominciare- e così, rimase fermo sul gradino che lo separava dal dojo, dove il tatami arancio ci offriva un piano più morbido e in grado di attutire le nostre cadute e mosse varie.

A volte mi chiedo cosa ci trovi di divertente il maestro, nell'arrovellarci il cervello con tutte le sue idee. Non che mi dispiaccia, ma mi scoccia l'idecisione. Comunque...

Io e Mikey eravamo faccia a faccia con Don e Leo: i nostri sguardi erano piuttosto seri e carichi di nuova adrenalina. Adoravamo moltissimo poterci azzuffare; specialmente per me, quando dovevo menare il caro Leonardo!

Tanto per trovarci in argomento, lui è solo un pallone gonfiato. Si crede chissà che.

Non vedevo, per l'appunto, l'ora di cimentarmi nella battaglia; non era permesso, se non lo sapete, l'ausilio delle armi. Infatti, i nostri "prolungamenti" erano sorvegliati da Splinter, poggiati contro il pilastro che sorreggeva i piani superiori, o la zona notte, del nostro amato rifugio. Sapevo solo che le mie dita sudavano per la voglia matta di stringerle come pugni micidiali o potenti guantoni per parare. Amavo e amo essere un ninja, anche se, come dice sempre Mikey, una tartaruga ninja!
I miei occhi squadravano Leonardo e Donatello: le nostre gambe erano posizionate l'una in avanti e l'altra indietro, proprio per scattare al momento in cui nostro padre avrebbe dato il via... suppongo avessi già mostrato il mio caratteristico ghigno di piacere, anche se, sia Leo sia Don, non sorridevano affatto.

Forse credevano di dover essere miseramente sconfitti dal sottoscritto!

Ok, dopo questo, il famoso "Yahmé" del sensei echeggiò nell'intero dojo: il suo bastone da passeggio, batté una sola volta sul pavimento e quel tonfo mi fece scattare all'istante. Con un cronometro in mano, forse avrebbe segnato circa due secondi di ritardo! Il mio avversario fu, ovviamente, Leonardo! Mi gettai su di lui e iniziai a colpirgli il viso con un bel gancio destro.
Mio fratello, esibendo un'invidiabile spaccata propizia, sgusciò fuori dalla mia traiettoria e il pugno andò a vuoto; schivai un calcio allo stomaco, con una verticale all'indietro e di nuovo mi venne da ridacchiare. Amavo alla follia combattere contro i miei fratelli: era uno stimolo continuo per scoprire nuove potenzialità nascoste e limiti da superare.

Eppure, una distrazione mi fu fatale: intravidi Mikey che ricevette una facile pedata contro il suo viso e sbatté violentemente con il capo in terra. Con la bocca e gli occhi spalancati, Leonardo mi colpì proprio sul braccio destro, poiché non riuscì affatto a fermare la mossa. In genere avrei contrattaccato con una salda presa del suo pugno nella mia mano, ma feci la figura del perdente. Senza constatare se il mio braccio si fosse lesionato o meno, mi lanciai su Mikey, ancora in terra, attorniato dal sensei totalmente preoccupato e l'artefice del colpo, alias Donnie.

-Mikey! Mikey! Per favore, dì qualcosa!- gridò spaventato, stringendo il mio fratellino per le spalle ancora tese: -Mi dispiace... mi dispiace!-.

Da come piangeva, era evidente come il sole che mio fratello era disperato e francamente, la mia priorità era sicuramente il mio fratellino, o per chi non lo sapesse, Mikey è il mio gemello "buono". Inginocchiato com'ero, accanto a lui, lo presi in braccio in stile sposa, piuttosto cupo, infuriato dall'enorme rossore che accerchiava gran parte del naso e gli occhi, ostinatamente chiusi. Il suo respiro era leggermente accelerato, dovuto alla paura nel ricevere quel colpo; le sue braccia penzolavano ad ogni mio passo, mentre le fasce delle sua maschera giacevano dolcemente sulla spalla destra.
Lo guardai con affetto, prima di adagiarlo sul divano; Leonardo si diresse in cucina, pronto per portare un po' di ghiaccio, così come Donatello, ancora traumatizzato dalla visione del nostro fratellino che crollava con un gemito in terra, era andato a prendere il kit medico.
Eravamo rimasti solo io e il maestro: entrambi preoccupati.

Notando come mi stringevo distrattamente il braccio, sentii la mano di mio padre che strofinava dolcemente il mio arto: -Raphael, meglio se plachi il dolore con del ghiaccio-.

-Quale dolore, maestro Splinter?- chiesi io, confuso a tal punto di non accorgermi del pulsare sordo che si stava facendo strada attraverso le mie membra; mi strinsi maggiormente la zona ormai gonfia, non trattenendo un grugnito doloroso.

-Vai pure, figliolo. Penso io a Michelangelo- mi sussurrò dolcemente, spingendomi cautamente verso la cucina, mentre un lampo di tristezza balenò nei suoi occhi vitrei.

Non so cosa fosse peggio: o il fatto che probabilmente mi ero slogato per due settimane il mio braccio preferito o le condizioni, ancora misteriose, del mio fratellino. Sospirai e varcando l'uscio della cucina, intravidi mezzo guscio di Leo affondato nella parte alta del frigorifero. Stava prendendo alcuni cubetti di ghiaccio dal freezer e da come era silenzioso, era troppo in pena per Mikey.

-Ehi, Leo- chiamai, distogliendolo dai suoi pensieri; gli cascarono la gran parte dei cubetti dallo stampino che reggeva in mano e chinandosi a raccoglierli, mi vide e per giunta anche con il braccio fuori uso: -Hai del ghiaccio anche per me?-.

I suoi occhi sgranarono, intrisi di sensi di colpa: -Certo... ehm... scusami- mormorò, porgendo alcuni cubetti in un panno; lo arrotolò a tubo e le lo avvolse sulla zona dolorante, alleviandomi di molto il dolore.

-Lo sai che sono resistente- risposi, cercando di sembrare il più indifferente possibile: -E con questo voglio dire che non devi sprofondare nei sensi di colpa- completai dopo una leggera esitazione al suo sguardo lucido.

Odio vedere i miei fratelli piangere; sentii la corsa veloce di Donatello e infatti, lo vidi con il cuore in gola, inginocchiato accanto a Michelangelo.
Io e Leo, con una borsa di ghiaccio in mano, ci dirigemmo dal resto della nostra famiglia.

-Allora?- chiese inizialmente Leonardo, porgendo il refrigerio a Don: -Come sta?-.

Quel genio di mio fratello appoggiò la borsa giusto sugli occhi del mio fratellino, accarezzandogli malinconicamente la mano destra; sospirò e si rialzò in piedi: -Non saprei dirlo con certezza, ma suppongo debba avere una commozione celebrale-.

-Ed è grave?- m'intromisi io, mentre Don mi avvolse un bianco bendaggio al braccio, slogato, proprio come avevo intuito: -Don, non ti disperare. Mikey è Mikey: vedrai che fra un po', inizierà a stancarci con le sue grida allegre- tentai di dire.

Don mi fu grato e mi avvolse in un veloce abbraccio. Essendo abituato a mascherare per bene i miei sentimenti, perché anche io ne ho, non mostrai minimamente il rossore d'affetto che mi comparve sulle gote. Amavo i miei fratelli e ancor di più essere al centro dell'attenzione...
Il tempo passò inesorabilmente, finché alle undici di sera, finalmente, il mio fratellino prese la decisione di svegliarsi. La prima cosa che lo aiutò a compiere il passo nel mondo dei comuni mortali, fu un sordo dolore al viso, ma ancor di più, all'altezza degli occhi azzurri. Grugnì come protesta al lieve gonfiore e rabbrividì al tocco della mano di Donnie contro la sua testa.
Mio fratello gli era rimasto seduto accanto per circa tre ore, senza mai muoversi.

-Non aver paura... sono solo io, Donnie- si scusò stringendogli la mano destra con affetto e buona parte di sensi di colpa: -Come ti senti? Sei rimasto incoscente per tre ore- gli spiegò.

Michelangelo, ancora piuttosto confuso, si strusciò con fare doloroso la nuca, allentando la presa alla mano dell'altro, accigliato. Sorrise debolmente, tirandosi a sedere in posizione eretta; aveva un panno umido sulla fronte e un lenzuolo bianco sul corpo.

-Sto bene, un po' ammaccatello, però- ridacchiò, nascondendo una nota di tristezza: -Che cosa mi ha colpito?- domandò, cercando di evitare lo sguardo incuriosito di Donnie.

Mio fratello viola sorrise e si rialzò in piedi, portandosi di fronte a lui: -Io- ammise con sincerità; Michelangelo sbatté un paio di volte le palpebre e ridacchiò una seconda volta, scuotendo il capo.

-Che hai da ridere?- domandò fintamente offeso, Donnie.

Mikey sorrise ancor di più: -Non immaginavo fossi tanto forte! Complimenti, fratellone!- ma la sua voglia di ridere si attutì all'istante, quando uno sdoppiamento di vista lo fece trasalire.

-Che succede, Mikey?- si affrettò Donatello, preoccupato come non mai: -Ti fa male molto? Il viso o la nuca? Dimmi, ti prego!- implorò, mentre io, Leo e il maestro Splinter ci avvicinammo.

Eravamo sollevati di vedere il piccolo Lamebrain sveglio e il mio braccio era ancora in via di guarigione; in compenso, però, non mi faceva più tanto male. Qualcosa, però, mi incupì di colpo; avevo notato qualcosa di molto strano nel mio fratellino, ma non sapevo cosa, quindi preferì rimanermene in silenzio e lasciare il "lavoro sporco" a Don.

Mikey negò con il capo: -No, nulla... mi sono mosso troppo in fretta e ho avvertito un capogiro... tutto qui!- ridacchiò con finto sorriso bonario.

Noi quattro ci scambiammo un lungo sguardo perplesso e preferimmo provare a credergli sulla parola... ma non sapevamo che ciò si sarebbe rivelato un grosso errore. Imperdonabile...

********************************************

Trascorse un lunga settimana molto, molto strana. Michelangelo si era ripreso abbastanza bene dal colpo, malgrado avesse ancora un grosso livido bluastro sul viso e un bernoccolo sulla nuca; Splinter aveva deciso anche di intrometterlo nelle sessioni di allenamento, stando ben attento a non spingere più del dovuto. Io, per mia sfortuna, praticavo solo circa cinque minuti di addestramento e il resto era a poltrire sul divano, tenendo, però, lo sguardo fisso sul mio fratellino.

Mikey, aveva già sbagliato circa sei volte una facile parata di un calcio diretto allo stomaco, da parte di Leonardo. Fearless ci stava andando più che piano, ma a quanto pare, per il mio fratellino non sembrava. Aveva ricevuto circa quattro calci nello stomaco e uno al braccio... per fortuna nulla di rotto.

-Basta così. Leonardo, Donatello, voi continuate pure, figli miei- annunciò preoccupato il maestro, venendo ubbidito all'istante: -Michelangelo, vai pure a riposare- gli concesse.

-Sensei, sto bene... posso continuare- protestò debolmente, zittendosi a uno degli sguardi seri di nostro padre: -Come vuoi, padre- e prese posto accanto a me.

Non sapevo cosa lo tormentasse; la testa del mio fratellino appoggiava sulla sua mano, mentre osservava i nostri due fratelli che lottavano senza sosta... dal suo broncio compresi che non era affatto contento di quell'imposizione. E non potevo biasimarlo! Era terribile anche per me, restarmene in panciolle.

-Ti va un po' di TV?- chiesi bonariamente, agitandogli in telecomando dinanzi al viso: -Vedrai, appena staremo meglio, batteremo quei due!- gli sorrisi.

Mikey negò con il capo alla prima proposta e sospirò gravemente: -No, io passo...- mi rispose in un fil di voce, alzandosi per preparare la cena.

Mogio com'era, si diresse avvilito sino in cucina, mentre io tornai alla TV. Uno strano tonfo con tanto di gemito, mi rapì all'istante l'attenzione: la mia testa scattò da dietro al bordo del divano e il mio cuore sembrò fermarsi... il mio fratellino aveva sbattuto contro il muro! A poca distanza dalla cornice di metallo della porta esagonale... com'era possibile? Non solo io, ma tutti noi andammo a controllarlo e un paio di lucciconi comparvero agli angoli dei suoi occhi.

-Michelangelo, che succede? Cosa non va in te?- domandai io, scrollandolo appena fra le braccia: -Diccelo, dai!- imprecai con rabbia, perché non conoscevo il male che lo affliggeva.

-Nulla... sono solamente inciampato- mentì freddamente, togliendosi le mie mani da dosso; sospirò gravemente e arrabbiatuccio com'era, si rintanò in cucina...

Una volta in cucina, il mio fratellino si strofinò la nuca con fare incerto: nel suo cuore sentiva chiaramente uno strano cambiamento negativo. Pensò che poteva essere semplicemente una lieve depressione, reduce dal colpo avuto da Donatello... ma una parte del suo io sapeva che il malessere che avvertiva, era qualcosa che andava ben oltre... il punto era cosa.
Sospirò gravemente e decise di cimentarsi in un po' di pasta con pomodoro e una frittata (dato che Mikey era il cuoco di casa e il re delle uova). Malgrado gli piacesse molto cucinare, oltre che mangiare, quella sera non era affatto in vena.
Non ci aveva neppure chiesto se avessimo già cenato o meno e questo non mi fece che riflettere...

Dopo circa venti minuti di cotture con profumini vari, mio fratello ci chiamò per mangiare... e sinceramente, il mio stomaco stava brontolando troppo rumorosamente da troppo tempo. Anche oziare metteva fame!

-A tavola!- fu la voce atona del mio fratellino, senza nemmeno permettere alla sua testa di far capolino dalla porta.

Io e i miei fratelli ci scambiammo una nuova occhiata perplessa e decidemmo di accettare l'invitante... invito. Con anche il maestro, prendemmo posto a tavola, dove capeggiavano le varie stoviglie e il rispettivo cibo. L'acquolina in bocca già mi si stava formando e senza perdere attimo, brandii la forchetta iniziando ad arrotolarci sopra gli spaghetti.
Mentre m'infilai il buon cibo nella bocca, osservai come Mikey si fosse appena seduto e non riusciva ad afferrare la forchetta. Detti un lieve calcio alla gamba di Leonardo, attirandone la sua attenzione.

-Guarda Mikey!- bofonchiai non solo a bassa voce, ma anche con la bocca piena, il che lo rese ben incomprensibe; mio fratello annuì e preferì non dire nulla.

-Figliolo- chiamò dolcemente il maestro Splinter, guardando il mio fratellino: -Non hai fame?- domandò, notando come l'altro avesse lievemente sussultato.

Mikey sbatté un paio di volte le palpebre e aprì la sua bocca per ribattere; la sua cupa espressione, lasciò spaziò a una visibile vena triste e senza nemmeno dire una parola, si alzò in silenzio, s'inchinò rispettosamente dinanzi a noi e si diresse nella sua stanza. Rimanemmo solo noi quattro, piuttosto preoccupati da tale reazione.
Ancora una volta, però, decidemmo di attendere con le varie spiegazioni...

********************************************

Ancora una settimana trascorse dall'incidente: Michelangelo sembrava essere tornato sé stesso, anche se non leggeva più fumetti o giocava ai videogames. Perché? Nessuno di noi era riuscito a capire. Donatello aveva provato a parlargli più volte, ma non aveva ricavato un ragno dal buco. Leonardo, invece, aveva notato che durante le pratiche ninja, Mikey faticava il doppio, rispetto alle altre volte. Era guarito, forse sempre imbronciato, però stava benissimo: perfino il livido era scomparso.
Nessuno di noi avrebbe immaginato qualcosa, sino a quando, non venimmo attaccati da quel pazzo di Shredder.
Per la cronaca, stavamo correndo allegramente su uno dei soliti tetti di New York, quando Leo percepì chiaramente le aure oscure di alcuni Foot, ben mimetizzati nell'ombra di gole fra palazzi e comignoli. Alcuni di loro, i più grossi e minacciosi, sbucarono dalla cabina di un ascensore; erano armati di temibili naginate e sciabole... beh, direi che non ci saremmo preoccupati se non ne sarebbero arrivati altri trenta, con tanto di saluti da parte di Shredder... eh, sì...

-Non ci rimane che combattere!- ordinò Leonardo, piuttosto nervoso: -Dobbiamo salvare il guscio, fratelli!- e detto ciò, si gettò nella mischia.

Lottammo senza sosta, schivando, parando e ricevendo un bel po' di ferite da pulire. Eppure, notai come Mikey stava affrontando facili avversari storditi, con molta difficoltà. Pieno di lividi e incapace di difendersi dai quei pugni al viso o calci alle costole, lasciò cadere i suoi nunchaku a un colpo dritto al suo mento. Cadde rivolto in terra, mentre il suo guscio attutì un po' il sonoro tonfo: Mikey era impotente; tentò di rialzarsi, ma fu paralizzato dalla paura quando l'ombra di Shredder gli si allungò dinanzi. Intravidi un certo tremore delle sue labbra... dovevo salvarlo!

Shredder innalzò il braccio destro, volgendo le doppie lama al cielo notturno: -E' finita! Tu perirai per primo!- e la sua risata sembrò echeggiare nell'intera New York.

Michelangelo non si mosse; strofinava paurosamente il palmo destro in terra, sperando di ritrovare i suoi nunchaku: era accanto al suo piede destro, ma improvvisamente, lanciò un urlo agghiacciante, ancor prima che Shredder si decidesse a ferirlo.
Il mio cuore sobbalzò: mollai un veloce pugno al viso del mio nemico e lasciando gli altri Foot ai miei fratelli, mi precipitai alle spalle di Shredder, il quale aveva afferrato il mio fratellino per le fasce della sua maschera. Rideva mentre gli alzava il mento con le sue lame, assaporando il sangue rosso che colava lungo queste ultime.
Non so se in quel momento avrei voluto ammazzarlo con i miei Sai o con un Lancia-laser dei Triceraton: sapevo solo che volevo vederlo soffrire, annegando nel suo stesso sangue. Chiunque torcesse così uno della mia famiglia, trovava l'Inferno: io non badavo il numero dei morti, bastava solo la vendetta.

-SHREDDER!- gridai con gli occhi più crudeli che potessi mostrare e la bava dalla bocca: -Lascia stare mio fratello!- urlai, impugnando i manici delle mie armi, con le lame rivolte allo stomaco del nemico.

Shredder rise e scagliò Michelangelo pesantemente contro un muro; per fortuna, se così si può dire, non svenne... Donnie, approfittato di alcuni Foot che crollavano sollo la furia del Tornado a Doppie Katana di Leo, sgattaiolò via, soccorrendo Michelangelo.

-Come osi fare questo al mio fratellino?- urlai a pieni polmoni: -Che cosa gli hai fatto?!- e tranciai quasi il suo elmo con un affondo laterale col Sai destro.

Saki indietreggiò e rise, agitando le spalle: -Io niente. Tanto già è un piacere sapere che non vedrà!- detto ciò, scomparì all'istante, dietro a un fumogeno, assieme ai suoi scagnozzi.

Rimasi deluso alla ritirata strategica di Shredder e ancora infuriato per la sua ultima frase... che cosa significasse, io non lo sapevo. Mentre i miei occhi si perdevano nell'immensità dell'orizzonte urbano della Big Apple, un nuovo urlo di terrore di Mikey mi costrinse a voltare il capo verso di lui... cosa stava accadendo? Non volevo tutto questo dolore... no, era orribile!
Con il cuore sanguinante dal pianto, ben barricato dietro le mie palpebre, mi diressi accanto ai miei fratelli.
Donni stringeva in un abbraccio il mio fratellino piangente, il quale non accennava a smettere di singhiozzare. La spalla di Braniac era totalmente lustra e da come strofinava il suo guscio, sembrava molto in pena, del resto, come lo eravamo noi.

-Mikey, che ti prende?- chiesi io, appoggiandomi sulle gambe, inclinando il busto in avanti.

-Che cosa ti ha fatto Shredder?- ruggì Leonardo, in piedi al suo fianco: -Solo una parola e io lo uccido con le mie mani!- quasi urlò, stringendo i pugni.

Il mio fratellino negò con il capo, senza mai aprire gli occhi, dai quali sgorgavano libere lacrime salate: -Lui nulla... non mi ha fatto nulla... Donnie... Leo, Raph... io non...- ma non continuò e preferì stringersi fra le sicure braccia di Donatello.

Ok, mi stavo preoccupando ancora di più... Mikey... per l'amor del cielo... perché non ti davi una mossa?

-Cosa, Mikey?- incitò accigliato Donatello, staccandolo dolcemente dall'abbraccio, in modo da stringergli le spalle e guardarlo dritto negli occhi: -Puoi parlare... non c'è più nessuno qui-.

Il mio fratellino annuì e aprì finalmente le palpebre: quello che vide, inizialmente Braniac lo fece trasalire a tal punto di mitragliare impercettibili no, carichi di sensi di colpa passati. Non avevo mai visto mio fratello Leo ruggire in quel mondo, ma nemmeno Donatello, che sembrava essere fin troppo sconvolto. Sentivo l'impotenza arrampicarsi sul mio guscio, strisciandomi al collo i suoi orribili tentacoli... giuro... avrei gridato di paura, rabbia, odio, tristezza...

-Donnie, che succede?- chiese Leonardo, poggiandogli una mano sulla spalla: -Non tenerci sulle spine. Anche noi abbiamo bisogno di risposte- fu il flebile continuo.

-Ho sbagliato tutto... è colpa mia...- singhiozzò con respiri strozzati dall'iperventilazione: -La sera... che ci siamo... a... allenati...- balbettò, porgendo Mikey nelle mie braccia.

Non avevo mai considerato quando piccolo fosse il mio fratellino: si stringeva facilmente fra le braccia...

-Donnie, calmati. Va tutto bene- tentò di minimizzare Leo, anche se era evidente che tremava nel conoscere le tanto desiderate risposte.

-Non lo è!- urlò l'altro, stringendo i pugni lungo i fianchi: -E' colpa mia! E' solo colpa mia, chiaro? Mikey... lui è... è...- ma non ce la fece e si afflosciò sulle gambe, così com'era scattato in piedi.

-Cosa...? Cosa? Non ti fermare!- imprecai io, più furente che mai, quando sentii un brivido avvolgere l'intero corpicino del mio fratellino.

In uno scatto rabbioso, egli mi spinse dietro e sembrò guardarci con le lacrime agli occhi; a gambe divaricate e ansimante, ci urlò praticamente contro.

-SONO CIECO! CIECO!-.

I nostri cuori smisero di battere... ma riflettendoci su, capimmo che quello era una conseguenza al colpo involontario di mio fratello Donatello, il quale si maledì a lungo, troppo vergognoso di aver provocato un simile danno...
Il calcio agli occhi, infatti, aveva provocato una profonda lesione delle cornee, con un progressivo decadimento visivo, sino alla completa cecità...
Da quella sera, tutto cambiò. Michelangelo abbandonò parzialmente il sentiero di ninja, avendo totalmente perso il suo vivace spirito indomabile...
Preferì crescere nel dolore di trascorrere il resto della sua vita nel completo buio, senza poter mai più dire "ho una bandana arancione e mi chiamo Mikey"...

The End


Angolo dell'Autrice

Ringrazio principalmente Mikiturtle per aver creato "Halloween in the Sewers". Quando lessi della breve storia di un Mikey cieco, mi è venuta una mediocre ispirazione. Genere, come al solito OOC.
Potrei annunciare che la mia fanfiction "Ninjitsu 2012" potrebbe non essere più portata a termine.
Con questo, grazie a tutti.

 
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VOTO: (3 voti, 3 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 3 commenti
megarockgirl - Voto: 26/01/13 17:17
Cavolo che storia triste ... la cecità è senza dubbio una delle cose peggiori che può capitare ad una persona povero Mickey ... bellissima storia ben strutturata, certo il genere drammatico non mi è mai piaciuto però sono gusti miei perciò non ho che dire bel lavoro ^^
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mikiturtle - Voto: 25/01/13 21:44
Concordo pienamente con Isary! *entro in competizione! XD* no, scherzo! La storia è magnifica, credimi! E mi spiace solo che non continuerai la fic "Ninjitsu 2012"... chissà, magari ritroverai l'ispirazione! Complimenti!
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isaryhamato - Voto: 25/01/13 21:39
Cavolo!!! Che triste storia!!! Tutto per un allenamento!!! Povero Michelangelo!!! Certo che anche tu non ci vai leggera!!!!
Rimanere cieco, poverino...
Però anche Raf, non deve sentirsi bene al pensiero che tutto è successo a causa del suo colpo...
Cavolo...
Però bel capitolo, molto bello e scritto bene!!! Complimenti!!!
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