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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Fumetti e Cartoni non giapponesi
Dalla Serie: Tartarughe Ninja (Teenage Mutant Ninja Turtles)
Titolo Fanfic: BROTHERS & BROTHERS
Genere: Sentimentale, Drammatico, Dark
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, OOC
Autore: mikiturtle galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 09/01/2013 18:25:47

Chibi-Mikey è vittima di alcune sofferenze... chi mai prova piacere nel rendergli la vita impossibile?
 
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- Capitolo 1° -

Chibi-Leo era il fratellino più grande della famiglia Hamato. Il più disciplinato, nonostante avesse semplicemente cinque anni. Raph e Don, nonostante avessero la medesima età del primo, erano considerati più giovani, per via del loro comportamento ancora molto infantile. E poi c'era lui... Chibi-Mikey di soli tre anni di vita. Era il più bassino, giocoso e vivace del gruppo; amava giocare con il suo Orsetto e disegnare.

Splinter, topo mutante, stava impartendo la prima lezione di ninjitsu al piccolo Michelangelo, il quale dimostrava particolare agilità, non riscontrata in nessuno degli altri.

-Bene, molto bene, Michelangelo!- si complimentò Splinter, inginocchiato dinanzi al suo giovane figlioletto dalla bandana arancione: -Alza di più il braccio e rotea meglio il busto- aggiunse morbidamente.

La tartarughina annuì e sorrise; ci riprovò e cascò in terra... il ginocchio colpì duramente il polso destro e un "crack" aleggiò nella sua mente.

Trattenne le lacrime, ma il dolore che sparava il suo polso era intenso e si ritrovò a singhiozzare: -Papà!- gridò.

Chibi-Leo, Raph e Don, che si stavano allenando più in disparte, in katà più complessi, abbandonarono il loro allenamento e corsero sull'accaduto. L'azzurro cielo degli occhioni di Michelangelo era più scuri; le sue gote era lustre e lacrime di dolore continuavano a cadere, scurendo la bandana, sotto le palpebre.

Splinter sorrise e lo raccolse nelle braccia: -Figlio mio, cosa ti fa male?- domandò in tono più preoccupato, quando notò la piegatura innaturale del polso piccino del bimbo.

Michelangelo non riusciva a parlare fra i singhiozzi, pensò dunque di indicare il polso già gonfio e si lasciò cullare fra le braccia di suo padre.

-Il polso è slogato in più punti- diagnosticò il maestro, dopo un'attenta osservazione; lo afferrò delicatamente, contorcendolo con dolcezza, sperando di rimetterlo a posto.

Ci fu un secondo crack e le grida di Michelangelo galleggiarono nell'intera tana... era straziante, poveretto...!

-Ecco fatto, figlio mio- spiegò il padre, sedendosi sul divano, con il piccolo in lacrime, sulle ginocchia: -Basterà fasciarlo e aspettare che guarisca- e lo baciò sulla fronte, cancellandogli con il pollice le ultime lacrime dal suo viso.

Lo cullò abbastanza da costringerlo a cadere nel mondo dei sogni.

-Maestro?- chiamò Chibi-Donnie, avvicinandosi: -Che cosa è accaduto?- domandò preoccupato, scrutando il braccio che Mikey teneva piegato sullo stomaco.

Splinter annuì lentamente e le sue parole furono un sussurro: -E' scivolato in malo modo. Avrei dovuto prestare più attenzione...- e ben presto, lasciò che un folle senso di colpa gli martellasse il cuore, inerente alla piccola disavventura.

-Però guarirà, vero?- aggiunse Raphie, sotto un tono più preoccupato e dolce, allo stesso tempo: -Non mi piace vederlo triste... è sempre il nostro fratellino, no?- espose, colpendo il palmo della mano sinistra con il pugno destro.

Leonardo guardò il fratello e sospirò tristemente... non gli piaceva vederlo dolorante.

**************************************

Il mattino seguente, Chibi-Mikey si svegliò alla buon ora, grazie al brontolio del suo stomaco. Si sedette sul suo lettino e si stropicciò gli occhioni. Inizialmente era ancora preda del sonno, ma il buon profumino proveniente dalla cucina, gli dette la carica! Strinse la coperta e notò come una bianca benda fosse strettamente avvolta intorno al suo braccio, fino al palmo della mano.

-Forse è stato papà!- sorrise e saltò giù dal suo lettino, afferrando frettolosamente la sua inseparabile bandana arancione.

Si diresse a passo spedito in cucina e notò come Splinter stesse preparando una sostanziosa colazione; i suoi tre fratelli maggiori, già erano seduti intorno alla tavola e non appena lo videro, gli sorrisero dolcemente.

-Ehi, Mikey!- salutò Donnie, dandogli un dolce abbraccio: -Come va il polso?- chiese curioso.

La tartarughina si sedette accanto a Raphie e sorrise: -Non fa male! Papà, dopo colazione posso tornare ai miei katà?- quasi grido volenteroso.

Splinter ebbe un battito mancante, che mascherò grazie al fatto di essere di spalle; fece una smorfia sorridente all'incontenibile energia del suo bambino e portò il latte caldo in tavola. Versò il bianco liquido nelle scodelle ai tre grandicelli, mentre riempì un piccolo biberon per Mikey.
Il piccolo aveva problemi di deglutizione e se c'era una cosa che il topo aveva notato, era che i suoi figli avevano una crescita molto più lenta rispetto ai cuccioli degli esseri umani.

-Meglio non correre rischi, Michelangelo. So la tua impazienza verso il tuo primo katà, ma vorrei tu riposassi- spiegò il maestro, accarezzandolo sulla testa, orgoglioso di come il suo bimbo succhiasse tutto il latte, con dentro anche alcuni biscotti.

L'arancione perse il sorriso e mise un broncio tenero; voleva, infatti, tornare ad allenarsi... ma, in fondo, non se la sentiva di disubbidire suo padre. Il polso doleva ad ogni suo piccolo movimento. Sospirò e annuì lentamente.

-Sì, va bene, papà- e si preoccupò, piuttosto, di riempire la sua pancia.

Dopo colazione i tre fratelli più grandi si diressero nel dojo per continuare a praticare; Michelangelo volle aiutare Splinter a sparechiare e questo rallegrò non poco soprattutto Chibi-Raphie.

-Meglio se lo fa Mikey! Non mi è mai piaciuto occuparmi delle faccende domestiche!- ghignò il rosso, mentre Donnie rise.

Leonardo al contrario, protestò: -Dovremmo aiutarlo, invece. Lui ha già un polso slogato!- e infondendo automaticamente l'idea di mettere in pratica l'idea, convinse tutti nel ritornare in cucina.

Chibi-Mikey, però, stoppò la loro corsa, con tanto di allegria: -Ragazzi! Dove state andando?- chiese saltellando un posto.

Raphie gli avvolse un braccio attorno al collo e gli accarezzò dolcemente la testolina, notando come il piccino sorridesse ancora più angelicamente. La sua grande allegria era così grande, che nulla avrebbe potuto spezzarla. Donnie, il quale si strinse la cintura sull'addome, afferrò delicatamente il polso del fratellino. Lo esaminò per bene, palpandosi il mento.

-Mikey non agitarlo, chiaro? Rischi che l'osso cresca storto. E tu non vuoi avere un polso a becco di anatra, vero?- scherzò con finta verità, aprendo e chiudendo la mano, come un becco.

Il piccino si spaventò a tal punto di frignare e corse ad affondare il viso nei piastroni gialli di Leo, il quale ridacchiò e ricambiò l'abbraccio. Rivolse uno sguardo fintamente contrariato al viola che se la rise.

-Paura...- piagnucolò la tartarughina, senza mai staccarsi dal fratello maggiore.

-Mikey, cerca di non pensare al polso, riposalo e... uhm...- Leo rifletté su cosa potesse far fare al fratellino per ammazzare il tempo: -Allenarti non puoi. Cosa ti va di fare?- domandò, mentre Splinter annuì orgoglioso dell'amore che vi era in quella famigliola.

L'arancione guardò con occhi umidi l'azzurro e inclinò di poco il capo: -Non lo so... posso guardarvi?- chiese con un sorriso che temeva risposte negative.

-Certo- fu la risposta unisona dei tre fratelli.

Splinter, allora, detenne un'altra lezione; stavolta, non erano i katà semplici e quelli complessi. Era una meditazione interna che permetteva di esplorare sé stessi, mentre il corpo eseguiva semplici torsioni.
Ovviamente, il saggio topo aveva già dato loro un assaggio più che sufficiente di questo nuovo allenamento. Inutile dire che ai tre brillavano gli occhi per l'ammirazione.

Mikey sedeva sul divano, giocherellando con i suoi piedi che si scontravano fra loro, come scogli nel mare. Era imbronciato perché non poteva fare proprio nulla; avrebbe voluto disegnare ma il polso destro non glielo avrebbe permesso. Non era mancino, quindi non poteva affidarsi alla mano sinistra. Si strinse Orsetto sotto le braccia e sospirò.

-Bene. Ora che vi ho spiegato come fare, Raphael, comincia tu-.

Splinter colse volontariamente di sorpresa il secondo Hamato, il quale non si rifiutò affatto. Inginocchiato dinanzi a suo padre, si mise in piedi, con occhi miele sgranati per l'emozione di essere lui il primo a eseguire la mossa.
Quello che, però, Chibi-Raph non sapeva, era che quell'allenamento era soprattutto per il suo focoso carattere, difficile da domare.

Raphael allargò le gambe; si mise di profilo e rilassò il braccio destro, con il palmo aperto. L'altro braccio lo piegò tirandolo indietro, con la mano chiusa a pugno. Lasciò che le tenebre lo avvolgessero e inspirò profondamente.

-Raphael, adesso libera la mente, mentre esegui lenti katà di secondo livello- ordinò un serio sensei, in piedi dinanzi a lui, assieme a Leo e Donnie.

Il rosso mise una gamba davanti e colpì l'aria con il pugno sinistro; ritornò in posizione di riposo e si girò dall'altra parte. Come un nemico immaginario, egli sparò un calcio fulmineo, all'altezza dello "stomaco". Più eseguiva quelle mosse, più la rabbia e la tensione si affievolivano.

-Molto bene, Raphael- si complimentò il sensei, dopo un'attenta osservazione: -Ricordati di rilassare meglio le spalle, però- ricordò, mentre l'allievo aprì gli occhi e ghignò.

S'inchinò davanti al suo maestro e lasciò posto a Donnie. Stessa cosa, solo piccoli errori da correggere.

-Grazie, maestro Splinter! Cercherò di fare del mio meglio, la prossima volta!- esclamò Donnie, senza nemmeno la più piccola gelosia.

Infine fu il suo turno. Chibi-Leo era pronto e concentrato. Si posizionò al centro del dojo, prendendo un bel respiro. Raccolse tutte le sue energie e iniziò; sapeva che Splinter lo stava guardando e ci tenne a non realizzare stupidi errori, seppur era un principiante in quella nuova mossa.

Qualcosa però, accadde... il giovane ebbe immagini veloci dinanzi alla sua mente e in poco tempo, ad ogni lampo, la sua concentrazione si ruppe e alla fine sbagliò movimento, scivolando in terra, imbarazzato e deluso. Aveva... sbagliato...!

-Leonardo!- chiamò preoccupato il maestro Splinter, soccorrendolo.

Appoggiò il bastone in terra e si inginocchiò accanto al figlio, il quale si sollevò a carponi dal pavimento; non gli rivolse lo sguardo... si sentiva troppo un pessimo allievo per farlo. Il bambino sentì il suo nome gridato dai suoi fratelli e poi da Michelangelo, il quale corse e lo abbracciò fortemente.

-Leo, stai bene?- chiese in singhiozzi.

L'azzurro annuì e si rimise in piedi; la rabbia gli scorreva in corpo e tentò di far valere il saggio detto di accettare i proprio errori per correggerli. Accarezzò Michelangelo sulla testa e preferì rintanarsi nella sua stanza, ignorando gli sguardi preoccupati degli altri. Una volta che la porta della sua stanza si chiuse, egli si gettò pesantemente sul letto, affondando il viso nel cuscino.

-Papà...- chiamò Chibi-Mikey, fissando il dojo come se Leo fosse ancora lì: -E' colpa mia?-.

Splinter si meravigliò molto dell'esclamazione del più piccolo e lo prese in braccio: -No, Michelangelo. Cosa ti porta a pensare questo?-.

La tartarughina abbassò lo sguardo e si rattristò: -Non lo so...- e si lasciò cullare dall'abbraccio paterno.

"So per certo che è tutta colpa sua! Si crede chissà cosa! Ma gli farò capire chi è che comanda!"...

**************************************

Verso cena, Raphie e Donnie si ritrovarono a praticare nuovamente la stessa mossa imparata nel pomeriggio. Si muovevano all'unisono e perfettamente sincronizzati.

-Che ne pensi del comportamento di Leo?- chiese Raphael, mentre colpiva l'aria con un pugno.

-Non lo so. E' la prima volta che ha fatto così- spiegò l'altro, eseguendo un calcio.

-Dici che è arrabbiato?- richiese il rosso, mollando un pugno e un calcio: -Anche se non ne vedo il motivo. Capisco che sbagliare non è divertente, ma mi sembra esagerata la sua reazione, non credi anche tu?-.

Donnie annuì e il suo ultimo pugno si bloccò giusto a un centimetro dal viso di Michelangelo, sbucato all'improvviso. Il viola, sgranando gli occhi, spaventato, picchiò il guscio in terra.

-Mikey! Mi hai spaventato!- protestò, massaggiandosi il fondo-guscio.

La tartarughina aveva gli occhi umidi e singhiozzava; Chibi-Raph abbandonò la sua meditazione e lasciò la rabbia crescere. Abbracciò il fratellino, cercando di calmarlo.

-Che succede, fratellino?- domandò preoccupato, mentre gli cancellò una lacrima con il pollice dalla guancia destra.

La tartarughina inghiottì alcune lacrime selvagge e parlò: -Non c'è... Orsetto mi ha lasciato!- e scoppiò a piangere definitivamente.

Si portò le mani agli occhi e il suo corpicino fu scosso da violenti tremori incontrollabili. Chibi-Donnie e Raph si scambiarono un'occhiata preoccupata; Mikey non si separava mai da Orsetto... com'era possibile che non lo trovasse più?

-Non ricordi dove lo hai lasciato?- chiese Donatello, accovacciandosi per raggiungere i suoi occhioni arrossati: -Hai chiesto a Leo?-.

L'arancione annuì e infatti, Chibi-Leo sbucò dalla sua stanza con aria preoccupata: -Mikey, mi dispiace molto, ma Orsetto non è nella nostra camera-.

Questo non fece che piangere il bambino.

Splinter, impegnato a cucinare un po' di minestra, dato che il cibo scarseggiava e quel misto di patate e pochi pezzetti di carne non erano che una magra consolazione per riempire la pancia, si accigliò, avendo sentito i singhiozzi. Spense la fiamma sotto la pentola e si lavò le mani. Mosse rapidamente l'orecchio destro, individuando l'origine del pianto: il dojo.

Appena fu vicino, il suo cuore si strinse alla visione dei fratelli che non riuscivano a placare le lacrime del più piccino.

-Figli miei, che succede? Michelangelo, perché piangi?- chiese preoccupato, con un pizzico di severità nella voce; credeva riguardasse il polso del piccolo o una discussione di rabbia.

-Mikey non trova Orsetto- spiegò Chibi-Raphie, avvampando di rabbia nel vedere il fratellino senza la sua dolce luce allegra: -Cerchiamolo. Dobbiamo assolutamente trovarlo!- propose con grande determinazione.

Tutti gli Hamato si misero alla ricerca dell'orsetto di pezza a forma di panda che Splinter aveva cucito alla tartarughina arancione quando compì il suo primo anno di vita. Tutti sapevano quanto il Chibi di tre anni ci tenesse al suo pupazzetto e cercavano sempre di non toglierglielo mai, se non altro per non farlo piangere.
Però, adesso, non sapevano come fare.

La tana non era affatto grande. C'era la cucina, un bagno piccolino, due camere, un dojo. Le due stanze erano una per i Chibi e un'altra per il maestro.
Cercarono dappertutto, senza avere la minima fortuna. Orsetto sembrava volatilizzato.

Dopo circa quarantacinque minuti di straziante ricerca, fatta di lacrime strazianti della tartarughina arancione, dovettero rinunciare.

-Mikey, ci dispiace...- sospirò Donnie, gettandosi stancamente sul divano: -Orsetto non c'è- e si mordicchiò rabbiosamente il labbro quando il più piccolo cominciò a piangere con maggior disperazione.

Chibi-Mikey aveva bisogno del suo pupazzetto... era pur sempre il suo mondo.

"E una è fatta! Che bello, che bello! Deve soffrire come me! Passiamo alla seconda fase!"...

**************************************

Era già trascorse due settimane. Chibi-Mikey era parecchio depresso perché Orsetto non era stato più trovato... si era rifiutato di mangiare o bere per i primi sette giorni, deperendosi a vista d'occhio. Era caduto preda della nostalgia. Splinter aveva provato a fargli un secondo pupazzo, ma la tartarughina desiderava il suo. Per fortuna, però, il saggio maestro, era riuscito a invogliarlo nel bere almeno un po' di latte, in cui egli ci mescolava biscotti come nutrienti e ferro.
La situazione non migliorava per il Chibi. Nemmeno i suoi fratellini riuscivano a tirargli su il morale. Sedeva pallido sul divano, immerso nel suo dolore. Il polso, però, era finalmente guarito e al posto della bianca fasciatura, egli indossava un polsino marrone.

Stava disegnando quando si accorse che alcuni dei suoi pastelli preferiti erano scomparsi. L'azzurro per il cielo, il rosso per il fuoco, il viola per i fiori e l'arancione per il tramonto, erano svaniti. Il Chibi cercò fra i cuscini del divano, ma non ebbe fortuna. Si diresse a passo spedito nel dojo, dove Chibi-Leo leggeva un libro sull'antico Giappone. Si piazzò dinanzi a lui, fino a quando il fratello non chinò il materiale cartaceo e gli rivolse l'attenzione.

-Mikey, che succede?- domandò preoccupato agli occhi umidi del fratellino deperito.

La tartarughina gli mostrò un foglio di carta, dove si evidenziavano più o meno, alcuni fiorellini privi di petali e alcune farfalle senza ali.

-Non trovo i miei colori a cera...- sussurrò con un broncio: -Mi aiuti a cercarli?- chiese.

Leonardo ripose il libro sul divano e annuì; entrambi misero a soqquadro l'intera tana, espandendo la notizia della "missione colori", anche agli altri membri della famiglia. Di nuovo una faticosa ricerca, ancora sofferenze per il bambino che non fu accontentato.

-Prima Orsetto, poi le tue matite...- mormorò nervosamente Chibi-Raph, notando come il fratellino stesse piangendo ancora.

-Figliolo mio...- biascicò Splinter abbracciandolo e cullandolo, consapevole che questo sarebbe stato un altro colpo difficile per il suo piccolo; aveva già perso la felicità... cosa stava accadendo?

Era troppo!

"Terza fase: quella che chiamo "Evil"!"

**************************************

Sta di fatto che la tartarughina non più felice aveva subito un duro colpo legato ad Orsetto. Non poteva nemmeno disegnare, senza i suoi colori preferiti, ciò che ne usciva fuori non erano che orribili scarabocchi privi di vita. Passava molto tempo con suo padre, il quale tentava di distrarlo con altre cose, ma sapeva che il suo piccolo non poteva vivere senza i suoi spazi colorati e la sua fantasia. Cosa poteva fare per rallegrarlo?

-Figliolo, ti va di allenarti? Che ne dici?- domandò il sensei morbidamente, mentre lo cullava fra le braccia.

Il piccolo annuì distrattamente e scese dal comodo giaciglio paterno, barcollando al centro del dojo, ignorando i suoi fratelli preoccupati, intenti ad allenarsi. Divaricò le gambe e cominciò a eseguire tutti i semplici katà che conosceva. Suo padre lo guardava con amore e anche tristezza: il suo piccolo era troppo infelice.

"Ti odio! Sei solo un moccioso! Non credere di passarla liscia! Adesso vedi che ti ho preparato, razza di mostriciattolo piccolo! Hai sempre le attenzioni di tutti, eh? Cancellerò la tua finta dolcezza a modo mio!"...

-Bravo, Michelangelo!- si complimentò il maestro, mentre il Chibi sorrise stancamente.

Non si era mai sentito tanto triste in vita sua; Chibi-Donnie, allora pensò di rallegrarlo con un piccolo regalino. Gli si avvicinò con le mani dietro il guscio e sorrise dolcemente.

-Mikey, so che non è granché, ma avrei trovato qualcosa che ti possa far sorridere, almeno un po'!- disse, mostrandogli il pugno della mano destra, il quale rivelò il pastello viola che la tartarughina aveva perso.

Chibi-Mikey s'illuminò e abbracciò il fratello: -Donnie! Grazie! Grazie!- e pianse di gioia.

-Dove l'hai trovato?- domandò Chibi-Leo, avvicinatosi al fratellino dalla bandana viola, con uno sguardo circospetto: -Strano che il pastello sia comparso solo ora, dopo giorni di ricerca- insinuò.

Donatello cambiò espressione: -Guarda che non l'ho rubato io. Mikey è il mio fratellino e non avrei motivo di farlo soffrire per una cattiveria simile! Ho trovato il pastello infilato dietro a un mattone della nostra camera. Inizialmente ho notato la strana ombra che proiettava il mattone in questione e controllando, ho capito che poteva essere rimosso-.

Eppure, Chibi-Leo non era affatto convinto: -Solo chi ha preso il pastello e l'ha nascosto poteva tornare sul luogo e riprenderlo. Non trovo altre spiegazioni-.

A questo punto, Donnie si sentì stranamente ferito: -Leo, perché insinui che sia io il ladro? Non mi credete, forse?- gridò guardando il maestro Splinter.

Michelangelo venne strappato con forza dalle braccia di Donnie dallo stesso Leo, mentre fu il turno di Raph.

-Non avrei mai creduto tu arrivassi a tanto! Cosa ti ha fatto agire in questo modo? Hai fatto soffrire Michelangelo! E chi mi dice che non sia stato sempre tu a prendergli Orsetto!-.

Chibi-Donnie scoppiò in lacrime: -Perché non mi credete? Non sono stato io! Maestro, per favore... tu mi credi, vero? Non potrei mai fare qualcosa di così orribile a Mikey!-.

Splinter sapeva che suo figlio genio stava dicendo la verità. Era troppo buono per arrivare a tanto. Sta di fatto, che nel dojo, aleggiava una strana aura carica di risentimento... gettò lo sguardo su un Mikey che roteò all'indietro gli occhi e si afflosciò fra le braccia di Leonardo.
Le sua gambe divennero molli e la paura degli altri crebbe a dismisura.

-FIGLIOLO!- gridò il padre, afferrandolo fra le braccia: -Michelangelo, mi senti? Rispondi, per favore!- proseguì, costatando come il piccolo avesse uno strano colorito bluastro intorno al viso.

Preoccupato a morte, gli aprì leggermente la bocca, notando la lingua dello stesso colore del pessimo segno... di avvelenamento! In fretta, dispose il bambino sul divano e corse dritto nella sua camera, lasciando momentaneamente i suoi figli da soli.

Chibi-Leo e Raph guardavano con diffidenza un Donnie troppo triste per preoccuparsi dei loro freddi e ostili sguardi.

"Non sono stato io...", piagnucolò mentalmente.

-Sei un mostro, Don!- gridò Raphael, con tutta la rabbia nella voce: -Come puoi aver osato tanto? DOV'E' ORSETTO, EH?- strillò, mollandogli un pugno in pieno viso.

La tartarughina cadde in terra e pianse, palpandosi il viso arrossato; non disse nulla e ciò provocò la furia del rosso. Gli afferrò il braccio e lo sbatté contro il muro ramato, fissandolo con occhi collerici e tremendi; gli premette le mani sul collo così forte, che il piccolo rischiò di soffocare. Chibi-Leo era andato a chiamare Splinter, il quale bloccò all'istante la mano di Raph che brandiva un kunai, rubacchiato dall'armeria del padre.

-BASTA!- gridò il sensei, infuriato: -Raphael, cosa ti è saltato in mente?- tuonò, mentre suo figlio ansimò e cadde in ginocchio... la rabbia si affievolì e le iridi ridotte a due puntini, ritornarono di normale grandezza.

Chibi-Donnie, seduto sul pavimento, fissava impaurito il vuoto, tremando e piangendo sottovoce.

-Maestro... mi dispiace...- ammise il rosso, guardando inorridito le sue mani: -Io... non so cosa mi sia preso- e cominciò a singhiozzare, cercando di porre le sue scuse al fratellino traumatizzato.

Il sensei scosse il capo e si preoccupò di dare l'antidoto al lieve veleno a Chibi-Mikey; gli sollevò il capo e gli fece bere una specie di thè verde profumato. Attese che facesse effetto, tirando un sospiro rammaricato.

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-Tutti voi siete a conoscenza di strani furti accaduti agli oggetti più cari di Michelangelo, accaduti ultimamente. Sapete benissimo di quanto sia sbagliato rubare, no? Vorrei che ognuno di voi, riflettesse su questo punto e aiutarmi a capire cosa c'è che non va in questa famiglia-.

La voce di Splinter sembrava rammaricata, amara e delusa: sotto un altro tono, tentava, infatti, di capire chi dei suoi tre figli avesse osato tanto al più piccolo della famiglia, il quale si risvegliò dopo circa quattro ore di sonno.

Schiuse gli occhi e tossì un saporaccio orrendo nella sua bocca: -Papà?- chiamò, timoroso del buio nella sua stanza.

Fissò la piccola sveglia sul suo comodino e sospirò perché non sapeva ancora leggere o scrivere. Erano, praticamente, le ventuno e Splinter aveva preferito farlo riposare nel suo lettino, in quanto più comodo. In fretta, scese dal suo caldo giaciglio e si avvicinò alla porta e l'aprì. Corse con i suoi piccoli piedini lungo il corridoio, avvolto da buio, sperando di raggiungere in fretta la sua famiglia... sentì un rumore proveniente dallo sgabuzzino e si avvicinò.
La porta era socchiusa...

-Donnie? Raph? Leo? Siete voi?- squittì timoroso, stringendo la mano destra sul petto; aprì appena la porta e fece capolino: -C'è nessuno, qui?- domandò al vuoto...

Mikey sentì una risatina diabolica e la porta si chiuse con un tonfo dietro di lui: la tartarughina capì che era rimasto chiuso dentro... la serratura era bloccata.

-No! Aiuto! Papà, Leo, Don, Raphie! Aiuto! Ho paura!- singhiozzò, battendo le mani sulla fredda porta oscura.

Lui temeva il buio... si sedette contro un grosso scatolone chiuso, stringendo le ginocchia al petto. Calde lacrime rigavano il suo volto e il piccolo si chiedeva il perché di tante cattiverie. Non aveva il coraggio di sospettare o accusare nessuno dei suoi fratelli...

**************************************

Chibi-Raphie decise di andare a controllare il suo fratellino, ma quando notò il letto vuoto e freddo si spaventò. Corse dappertutto, troppo spaventato: si diresse in cucina, nel dojo... nulla, Mikey non era lì.

-MIKEY?- chiamò a voce stesa, mentre percorreva il corridoio, proprio accanto allo sgabuzzino, dove la tartarughina cominciò a battere nuovamente le mani sulla porta.

-Raphie! Raphie! Aiuto! Sono chiuso dentro!- gridò fra i singhiozzi, ignorando le schegge nella sua pelle: -Raphie!-.

Le grida di aiuto non attesero oltre; Chibi-Raph prese a spallate la porta, incrinandone la serratura bloccata. Non appena vide il fratellino tremante, invaso dal fascio di luce proveniente dal corridoio, lo avvolse in un abbraccio.

-Raphie... ho avuto tanta paura!- singhiozzò la tartarughina, affondando il viso sul petto del fratello che considerava il suo eroe.

-Lo so, fratellino- gli rispose accigliato l'altro, strofinandogli il guscetto: -Chi ti ha chiuso dentro?- gli chiese con grande serietà.

-Non lo so... ho visto la porta socchiusa e quando sono finito dentro, ho sentito ridere...- piagnucolò tremando.

-Chi?- richiese l'altro.

-Non lo so...- balbettò il minore, chiudendosi nel silenzio...

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Chibi-Raphie raccontò tutto a Splinter, il quale, con grande costernazione, decise di adottare qualche stratagemma per incastrare la mano oscura della famiglia. Come poteva sospettare dei suoi figli? Chi era che desiderava ardentemente punire Mikey? E per quale motivo?

-Penso sia meglio se Michelangelo dorma con me- espose dopo attimi di attenta riflessione; si alzò e si portò le mani dietro la schiena: -Che cosa ne pensi, Raphael?-.

-Hai ragione, sensei! Michelangelo non può continuare ad essere vittima di maltrattamenti vari!- protestò rabbiosamente.

Il Chibi si alzò, s'inchinò e uscì dalla stanza, richiudendo la porta di carta di riso giallina.

Intanto, Chibi-Mikey stava giocherellando sul suo lettino con una piccola paperella di gomma, che usava quando faceva il bagno. Stava canticchiando quando sentì uno strano rumore e ringhio proveniente dal corridoio, nel quale capeggiava un grosso e spesso pilastro, che fungeva come perfetto nascondiglio quando si giocava a nascondino.
Sbatté le palpebre e decise si andare a controllare.

Si diresse timorosamente, con una manina sulle labbra verso il pilastro, fermandosi a bocca aperta quando vide qualcosa di troppo familiare... a una corda di canapa, giaceva strangolato il povero Orsetto, pieno di scuciture e "maltrattamenti". Era davvero danneggiato... sul pavimento, invece, c'erano i frammenti dei suoi pastelli a cera...

-No!- squittì, tentando di raggiungere il suo peluche, troppo alto nel suo dondolio, per essere preso: -Orsetto! Vieni da me!- frignò...

Un'ombra alle sue spalle, lo tirò ancor di più nelle tenebre; una mano sulle labbra per impedirgli di gridare, ben nascosto per evitare di farsi riconoscere.

-Non sai quanto ho desiderato farti questo, caro Michelangelo... sai, in un certo senso, te lo meritavi, razza di microbo insolente!- ringhiò una voce lenta e troppo familiare.

La tartarughina ebbe un battito mancante quando riconobbe il timbro di voce... ma non ne era sicuro, così, ricorse a una mossa che gli aveva insegnato Splinter. Pestò un piede al suo malfattore e accese la luce, saltellando accanto all'interruttore... tentò di acciuffare Orsetto ma prima che potesse riuscire a prenderlo, due braccia gli strinsero lo stomaco e lo sbatterono pesantemente contro il muro.

-Non credere di essere tu il preferito! Hai capito?- tuonò minaccioso.

Chibi-Mikey alzò lo sguardo... era lui, purtroppo... la persona meno sospettabile del mondo... LEONARDO!

-Leo, perché tutto questo?- piagnucolò il piccolo.

L'azzurro ridacchiò malignamente: -Per causa tua, mi hai fatto fare una pessima figura con il maestro Splinter! Mi hai rubato l'affetto che avevo quando tu eri ancora un moccioso in pannolino! E così continui a fare tutti i giorni! Però, in tutto questo tempo, ho avuto modo di elaborare una vendetta con i fiocchi!- e mollò uno schiaffo al piccolo, che gridò impaurito.

-STA ZITTO!- imprecò, estraendo un kunai luccicante: -Adesso ti faccio vedere chi comanda!- e gli si avvicinò pericolosamente.

Chibi-Mikey guardò con orrore suo fratello che lo odiava a morte e si rassegnò nel morire... chiuse gli occhi e un'ultima parola uscì dalle sue labbra.

-Ti voglio ugualmente bene, Leo...-...

L'azzurro si bloccò a pochi centimetri dal visino dolce del fratellino, con gli occhi spalancati e il corpo paralizzato. Girò il capo verso la sua famiglia, accorsa alle grida del minore e cominciò a tremare, inorridito dalla sua orribile gelosia...

-Mi dispiace, Mikey... non volevo... Io...- e decise di punirsi, infilzandosi lo stomaco con il kunai...

"Ecco... pago per i miei errori..."...

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"Cosa c'è di peggio nell'aversi fatto guidare dalla gelosia? Perché proprio io... avrei dovuto proteggere il mio fratellino, non umiliarlo e riversargli la mia collera... ho deluso tutti, mio padre, i miei fratelli e lui... Mikey. Mi dispiace così tanto..."...

-Leo-.

"Merito l'inferno per il mostro che sono...".

-Leonardo-.

"E sono certo di non aver pagato a sufficienza, uccidendomi."...

-Fratellone, per favore, apri gli occhi...-.

"Questa voce... n... no, non può essere, io sono morto, giusto?".

-Ti prego... non abbandonarmi!-.

"M... Mikey? Io non capisco, dovresti odiarmi, non amarmi...".

-Il maestro dice che stai bene adesso, però devi svegliarti...-.

"Sei troppo buono e non ti merito... Per favore, lasciami andare via... Sono un mostro!".

Leonardo aprì gli occhi ramati e mise a fuoco l'immagine inizialmente sbiadita del dojo; il soffitto ramato nella penombra, a malapena rischiarato da un rosso fuoco di una candela solitaria. La sua bocca era impastata, la voce morta in gola. Provò a muoversi, ma un crampo strinse lo stomaco... bruciò dolorosamente, anche se, strofinandoci sopra la mano, egli capì che vi erano delle bende.

-Ciao, Leo!- salutò Chibi-Mikey, appoggiato sul suo letto, come a un balcone.

Aveva la testolina leggermente inclinata verso destra, appoggiata sulle braccia, una distesa sulla mano di Leo e l'altra sotto il mento. Sorrideva con la stessa luce di sempre e i suoi occhi vispi emanavano tanta felicità.

-Mikey... io...- biascicò il futuro leader del gruppo; voltò il capo dall'altra parte, consapevole di star piangendo.

La tartarughina uscì dalla stanza e lasciò che anche Splinter, Chibi-Raph (opportunamente scusatosi con Chibi-Donnie) e quest'ultimo, si rallegrassero del fratello ormai sveglio.

-Come stai, figlio mio?- domandò Splinter, accarezzandogli la testa sprovvista di bandana; quest'ultima era appoggiata sul comodino a fianco al letto.

-Bene, diciamo- ammise, con voce incrinata dal pianto: -Mi dispiace così tanto... non so cosa mi sia preso, papà... ho visto come Mikey riceveva tante attenzioni e quando ho sbagliato a eseguire quel katà, ho scaricato la rabbia su di lui... Credevo di essere morto-.

E scoppiò a piangere, mentre Chibi-Mikey tornò con Orsetto sotto il braccino destro e due fogli con dei disegni nell'altra mano. Aiutato da Splinter, si sedette sul lettino con Leo e gli mostrò Orsetto, riparato con varie toppe colorate e gli porse i disegni.

-Guarda, questi siamo noi, tutti insieme e ridiamo- indicò e prese l'altro: -E qui io e te!- e lo abbracciò affettuosamente.

Leonardo pianse nuovamente, perché il suo fratellino lo aveva perdonato... dopo che aveva tentato di ucciderlo...

-Leo, io ti voglio bene... e tu?- chiese la tartarughina i cui occhioni imploranti erano a pochi centimetri dal suo viso palliduccio.

Il leader inspirò e strinse il fratellino al petto, gli strofinò il guscio e lo baciò sulla fronte, con la paura di aver rischiato di perderlo: -Ti ho maltrattato Orsetto, ho spezzato i tuoi colori, ti ho avvelenato e picchiato... dopo questo, non so perché tu mi voglia ancora bene, ma... io sì e tanto. E l'ho capito tardi-.

-Non è vero... sapevo che non eri tu... anche se lo eri! Ti voglio bene perché sei il mio fratellone! E anche Donnie e Raphie! E papà!- gridò, mentre la tartarughina venne circondata in un grande abbraccio di famiglia.

"La mia famiglia, i miei piccoli... la mia vita..."...

The End
 
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VOTO: (2 voti, 3 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 3 commenti
mikiturtle 12/01/13 22:54
Grazie mille! :D
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isaryhamato - Voto: 12/01/13 22:53
Caspita!!! E' la quarta storia che leggo stasera e... cavoli!!! QUesta, se le altre non l'avevano ancora fatto, ha raggiunto il top!!! E splendida!!!! Chibi-Mik è tenerissimo!!! E cavolo che storia!!! Splendida, veramente!!! BRavo davvero!!! :)
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darkshell - Voto: 10/01/13 14:36
Stupenda One-Shot! Guarda, ti giuro che me lo sarei mangiato a morsi Leo per aver osato tanto! Povero il mio piccolo Mikey, dolce e carino! Smack smack!
Non ci sono errori e la storia è strutturata bene, complimenti!
Buyakasha!
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