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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Fumetti e Cartoni non giapponesi
Dalla Serie: Tartarughe Ninja (Teenage Mutant Ninja Turtles)
Titolo Fanfic: SHORT LIFE
Genere: Drammatico, Autobiografico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, OOC
Autore: mikiturtle galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 23/11/2012 21:56:33

Come mi sento io avendolo scoperto.
 
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- Capitolo 1° -

Il mio nome? Facile perché all'italiana, come uno dei grandi maestri del Rinascimento... Difficile se pensate che cosa sono io. Il cognome? Giapponese, abbastanza diffuso, ma improbabile sapere a chi appartenga... la mia vita? Breve, forse anche troppa... Quanti anni ho? Solamente 16... Nome della malattia... Beh, lo racconterò per voi, amici...

Tutto iniziò quando avevo solo quindici anni... Beh, sì, per essere una tartaruga ninja, ero un po' troppo... grassottello, tanto che facevo più fatica ad eseguire i miei esercizi, rispetto ai miei fratelli. Amavo molto mangiare e forse scaricare su di esso la tensione e il disgusto che nutrivo nei miei confronti, mi davano l'apparenza di star bene... Così mi sono portato, fino a quando, un pomeriggio, ho avuto una piccola difficoltà respiratoria...
All'inizio credevo si trattasse solo perché ero troppo grasso, così, con anima e coraggio, mi sono sottoposto a una "dieta speciale", senza mai darlo a vedere. Cercavo di evitare le merendine, il cioccolato, la frittura e tutte le schifezze, diminuendo lentamente la quantità di cibo nei primi, evitando i secondi a base di uova e apprezzando la verdura. La pizza la mangiavo sempre, al massimo solo una fetta e quando notavo come i miei fratelli tentassero di aprire bocca per pormi la domanda "se mi sentissi bene", io li precedevo con un "sono pieno, stasera".

Era l'ora di pranzo e io non vedevo l'ora di alzarmi dal tavolo per rinchiudermi in camera mia per smaltire il poco cibo che avevo nello stomaco. Ero ben attento a non fare di quest'abitudine una vera ossessione, perché non volevo innescare malattie soprattutto mentali come l'anoressia o la bulimia... Avevo letto pagine su pagine di questi disturbi che colpivano gli adolescenti della mia età e francamente, inorridivo quando ne vedevo le foto... Magri scheletrici... non lo avrei sopportato e non ci tenevo ad essere uno scheletro vivente... Dico, sarei stato prigioniero del letto perché le mie ossa si sarebbero frantumate con un semplice passo o avrei atteso la lunga e dolorosa morte. No, preferivo continuare con la mia routine giornaliera.
Per prima cosa, mi piegavo sulle ginocchia, come stessi sollevando sul mio guscio un peso di circa venti chili; ne facevo dieci per volta. Poi passavo a una corsa sul posto, alternata con quella calciata in avanti e indietro; successivamente ruotavo a destra e sinistra il mio busto, poi dieci flessioni, dieci katà, dieci saltelli, poi continuavo con il ninjitsu, stando ben attento che i miei fratelli non si avvicinassero o entrassero nella mia camera.

-Bene... I risultati si fanno vedere, almeno un po'!- ridacchiai, guardandomi nello specchio rettangolare, che mi permetteva di specchiare tutto il corpo: -Posso farcela-.

Purtroppo, avevo l'abitudine di esagerare troppo: così, dovevo riuscire a mascherare i dolori alle braccia e alle costole, dovute al troppo acido lattico prodotto durante le mie "segrete" sessioni di allenamento. Se non altro, riuscivo a respirare bene e avvertivo una forza maggiore nel mio corpo: potevo sollevare facilmente circa venti chili senza stancarmi o correre a lungo... Mi stavo lentamente piacendo e volevo continuare.
Tutti i giorni mi pesavo: da circa 96 kili, ero passato a circa 89 ed ero felice! Potevo farcela!
Andavo volentieri alle sessioni di allenamento del maestro Splinter, ignorando apparentemente le occhiate meravigliate della mia famiglia: ero sempre carico e volenteroso, forse meglio di quel pigrone che ero prima. Mikey bambino non c'era più: ora era nato un Michelangelo adolescente e forte. Mi piacevo... Avevo scoperto tutte le potenzialità che nascondeva il mio corpo ed ero raggiante, anche se sapevo che 7 chili non erano nulla. Davo tempo al tempo e perseveravo.

Finimmo l'allenamento ed ero parecchio sudato: volevo esserlo perché così avrei perso ancora più peso! Notai con la coda dell'occhio, come i miei tre fratelli si stessero avvicinando a me e Raph fu il primo a parlare.

-Lamebrain... stasera hai dato il meglio di te, eh?- m'insultò giocosamente, mentre sul mio viso comparve un ghigno, mi girai lentamente e li guardai... poi, però, mutò espressione, in una cupa: -Perché tutto questo, Michelangelo?-.

Continuai a mantenere il mio ghigno sulle labbra e mi poggiai le mani sui fianchi: risi appena e non risposi. Volevo sentire il seguito di quella domanda principale che li tormentava da un po'... purtroppo, per quanto avessi tentato di nascondere i miei allenamenti segreti, uno di loro lo aveva capito, per mia sfortuna. Però, non m'importava più di tanto: ero felice dei miei sforzi e non volevo gettare tutto all'aria solo per farli contenti.

-Mikey... Sei molto più forte e veloce... però non ci piace che tu non rimanga a cena con noi... dicci, sei arrabbiato con noi?- proseguì Leonardo, molto più morbido e dolce del rosso.

Ancora silenzio da parte mia; sapevo dove volevano arrivare, ma a braccia conserte, mi accingevo ad ascoltare anche la versione di Donatello, che mi guardava con tristezza... Troppa per i miei gusti. Beh, sì, ammetto che avevo perso un bel po' della mia vivacità, trasformandola in una maschera cupa e fredda, silenziosa e matura... forse simile a Leo.

-Fratellino, sai che ti vogliamo bene... Vorremmo aiutarti semplicemente... Se anche tu ci vuoi bene, per favore, rimani a cena con noi... almeno stasera...- m'implorò con occhi lucidi, che mi fecero imbestialire: -Per favore...- sussurrò successivamente, senza smettere di guardarmi.

Il mio ghigno si trasformò in una rabbia incontrollabile, ma ispirai e cercai di mantenermi calmo, anche se un forte mal di testa aveva preso possesso della mia mente: -No. Stasera vorrei andare a riposarmi, non mi sento molto bene- e tentai di allontanarmi da loro, quando sentii il polso destro bloccato nella mano di Raph.

Sospirai ancora e lo guardai dritto negli occhi miele: -Raph... non insistere. Non ho alcuna voglia di discutere con voi. Sono cresciuto e stronzate del genere non ne faccio più- tuonai a bassa voce, incurante del sussulto della parola piccante, del maestro Splinter.

Lui mi lasciò, visibilmente colpito dalla durezza delle mie parole e con un magone in gola, me ne andai a letto, affondando il viso nel cuscino, singhiozzando silenziosamente. Non ero tagliato per la parte del senza cuore... mi ero immediatamente pentito e mi addormentai quasi subito, con il volto lustro e lo stomaco brontolante... Sogni agitati presero possesso del mio riposo, trascinandomi in incubi spaventosi, che ricordo vagamente.
Il mattino seguente non andai a fare colazione: sentivo le vertigini e proprio non ce la feci a praticare i miei allenamenti... la sveglia sul mio comodino batteva solo le 05.30 del mattino e sbadigliando, mi strofinai la nuca, sospirando... Accesi la luce e tirai da sotto il mio letto, una bilancia gialla meccanica e ci salii: pesavo 84 kili... Evviva! Ma erano ancora troppi per i miei gusti. Riposta dov'era la bilancia, mi risedetti sul bordo del letto, con il viso appoggiato nelle mani e i gomiti sulle cosce: la mia mente, ritornò alla discussione della sera precedente e sospirai avvilito... ero stato troppo duro... Afferrai i polsini, la cintura, i paragomiti e le ginocchiere, così come la mascherina ninja e i nunchaku e mi "preparai", uscendo dalla mia stanza, per dirigermi al bagno.
Mi chiusi dentro e lo specchio attirò la mia attenzione: ero un pochino pallido e non mi preoccupai... credevo fosse solo per il precedente mal di testa, così aprii il rubinetto e mi feci la doccia, lavandomi i denti e tutto il resto...
Quando uscii dal bagno, lo vidi: Leonardo era appoggiato a braccia incrociate sul muro parallelo al mio, con un'espressione amareggiata... mi stava aspettando, per parlare...

-Giorno, Michelangelo. Dormito bene?- mi chiese leggermente ironico, avvicinandomi di poco a me, incrociando i suoi occhi ramati ai miei cielo.

Sospirai e non risposi: decisi di ignorarlo e lui ci rimase molto male. Mi diressi al dojo e ci trovai Raphael, il quale sferrava pugni rabbiosi al suo sacco da boxe: sbuffai con un broncio e passai alla cucina... Lì, c'erano Don e il maestro Splinter... mi videro e mi sorrisero; mi accorsi di Leo e Raph alle mie spalle... Diamine, mi avevano bloccato con un'apparente trappola...
La luce mi dava un po' fastidio e strinsi leggermente le palpebre, rimanendo il silenzio e fermo dov'ero, finché, non sentii la mia mano destra stretta in quella di mio padre: alzai lo sguardo chino al pavimento e un senso di colpa mi avvolse lo stomaco. Girai il capo, ma lui mi costrinse a guardarlo, afferrandomi dolcemente il mento... Ok, non potevo sfuggire al suo sguardo paterno e senza rendermene conto, mi ritrovai seduto a tavola, assieme ai miei fratelli... Mi porsero un bicchiere di latte scremato e circa quattro biscotti integrali, sapendo che mangiavo molto volentieri quella misera colazione: -La tua colazione- mi sussurrò il sensei, accarezzandomi il viso.

Guardai i miei fratelli e mi mordicchiai le labbra: in silenzio, dovetti buttar nello stomaco la colazione, notando come loro si scambiarono sorrisi vittoriosi... Credevano di potermi abbindolare facilmente, ma lentamente, mi accorsi di come quel poco latte mi stava centrifugando nello stomaco, lasciando che la nausea si avvalesse di me. Non mi sentivo di vomitare, però, stavo uno schifo. Subito dopo, passammo all'allenamento quotidiano di Splinter e io eseguii ogni mossa con facilità, soprattutto perché il mio malore mi aveva lasciato. Avendo praticamente il resto della mattinata libera, la passai seduto sul divano a disegnare... avevo un piccolo talento e il block notes sulla mia coscia destra era pieno zeppo di schizzi di New York, della mia famiglia o semplicemente della mia immaginazione. La matita nella mia mano, tracciava linee precise, quando il mio sguardo ricadde su Raph dinanzi a me.

-Posso parlarti, un attimo?- mi chiese con un tono dolce e implorante, che ottenne il mio consenso; si sedette accanto a me e sospirò: -Io non volevo farti arrabbiare, ieri sera... Il punto è che siamo preoccupati per te, fratellino...-.

Io sorrisi leggermente e posai il notes e la matita sul cuscino sinistro del divano, posando l'indice sulle labbra di Raphie: -Non scusarti, sono stato io a fare l'idiota... Sono stato troppo duro, ok? Però, non dovete preoccuparmi per me... questa è una battaglia che devo vincere da solo...- gli dissi con occhi umidi, sbalordendo anche gli altri due che si erano avvicinati.

Mi alzai e mi diressi in cucina per preparare il pranzo...

***************************************

Trascorsero circa sette mesi e io persi circa 31 kili... Beh, non stavo malissimo, solo che mi si vedevano molto le costole... Però, il peso che avevo perso era maggiore rispetto a quello che avevo in mente... ma non era l'unico fattore strano...

-Mikey, perché non mangi un altro pezzo di pizza? E' la tua preferita! Quella con doppia mozzarella!- disse Donnie, seduto accanto a me, mentre cercava di invogliarmi a mangiare.

Lo avrei fatto molto volentieri, se non fosse stato per la forte nausea nello stomaco e la gola serrata. Scossi il capo e mi alzai, quando un capogiro mi paralizzò all'istante. Notai come il mio respiro si fece irregolare e mi posai la mano destra sul petto, ascoltando il battito irregolare.

-Fratello!- esclamò Raphael preoccupatissimo, afferrandomi per le braccia, guardandomi dritto negli occhi: -Stai bene?- mi chiese gravemente, in un sussurro.

-Sì... è stato solo un momento...- risposi con un filo di voce, notando come un forte mal di testa, mi martellava il cranio, proprio sull'occhio destro...

Credevo fosse solo un po' di debolezza, ma nessuno, oltre me, sapeva che avevo smesso da tempo, di allenarmi in segreto... Avevo sviluppato abbastanza forza muscolare e velocità, non mi sarebbe servito a molto allenamenti extra... Mangia ugualmente sempre poco: il mio stomaco era chiuso e avevo sempre la nausea... La mia pelle era molto pallida e Donnie credeva fosse semplicemente una forte anemia. La cintura era diventata troppo grande per me, così come i polsini, le ginocchiere e i paragomiti: il sensei mi aveva regalato un nuovo kit ninja, in modo da potermi adattare ad esso. Stavo bene, anche se non era proprio così...

Una sera, approfittando del fatto che ero chiuso nella mia camera per via della debolezza che mi aveva reso le gambe molli, sentii i mormorii dei miei fratelli che discutevano fra loro e con Splinter, nella camera da letto di Raph, strettamente accanto alla mia. Aiutandomi con la parete, da sostegno, mi avvicinai alla porta socchiusa della camera di Raphie, porgendo l'orecchio vicino...

-Ragazzi, non sono l'unico ad essermi accorto di quanto è magro Michelangelo... sono propenso a pensare che dovrei esaminarlo assolutamente, giusto per capire cos'abbia!- parlò seriamente Donnie.

-Sì, infatti. E che dire del fatto che mangia pochissimo? Ok, ammetto che l'idea di fare un po' di dieta all'inizio mi era sembrata giusta, ma ora no... E' anche troppo magro!- ammise Leonardo, nella cui voce, notai una nota di tristezza.

-Io vorrei davvero sapere cosa c'è che non va con lui!- ringhiò Raphael, mentre si avvicinò pericolosamente alla porta... in fretta e da ninja, spiccai un velocissimo balzo e ritornai a letto, ghignando alla preoccupazione dei miei fratelli, ma intristendomi per il mio corpo debole.

La notte trascorse tranquilla e il giorno dopo, che ero ancora rannicchiato sotto le coperte, sentii una mano calda toccarmi la spalla destra: i miei occhi scattarono di paura, ma mi calmai quando vidi che erano solo il maestro e i miei fratelli... Avevano uno strano sorriso sul volto, che mascherava la paura e l'angoscia per qualcosa... La mia mente si connesse e riportò a galla ciò che avevo sentito la scorsa notte: erano venuti per esaminarmi...

-Buongiorno Michelangelo... Sono circa le otto e trenta del mattino e visto che non sei venuto per la colazione, abbiamo pensato di venire a controllare- mi disse Leonardo, mentre gettò una rapida occhiata a Donnie, che si sedette accanto a me, sul bordo del letto.

Mi afferrò la mano e me la strinse forte, notando come i suoi occhi minacciavano lacrime amare: -Mikey... vorrei sottoporti ad alcuni esami... per favore, non dirmi di no...- mi implorò e io annuii, notando come ero privo di forze.

Leo, Raph e Splinter erano già sull'uscio della porta, così come Donnie: io rimasi seduto dov'ero, con lo sguardo afflitto, che preoccupò molto mio fratello intelligente.

-Che succede?- mi chiese, tornando da me: -Mikey?-.

Io esibii un'ombra di un sorriso e non ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi: -Donnie... io non ce la faccio ad alzarmi da solo... per favore, aiutami tu...- mormorai, gridando a un allucinante dolore al braccio destro, all'altezza della spalla.

-NO! FRATELLINO!- esclamarono anche Leo e Raph, prendendomi per le braccia e le gambe, trasportandomi dritto nel laboratorio di Donatello.

Secondo le direttive del genio, mi appoggiarono su un comodo lettino di metallo, mentre Donnie, da un semplice pc, pilotò nervosamente una grossa macchina di metallo, che mi scannerizzò all'istante, con raggi X invisibili... Il mio intero apparato scheletrico venne visualizzato all'istante, così come gli organi, sfumati di blu chiaro, trasparenti.

-Allora?- chiese Splinter, accanto a me, mentre cercavo di dominare il dolore al braccio, tenendo gli occhi ben chiusi: -Donatello, cos'ha Michelangelo?-.

Il genio non rispose inizialmente: nel silenzio della stanza, si sentivano solo il tamburellio delle sue dita sui tasti, quando scattò dalla sedia così all'improvviso, che essa cadde in terra, in un sonoro tonfo... Non disse ancora nulla, ma si avvicinò a me e m'infilò un ago di una siringa sterile nel braccio destro, quello che mi pulsava di un sordo dolore, che attraversava fin giù le costole e martellava all'altezza dei polmoni: -Scusa Mik... ho bisogno di verificare una cosa!- mi disse grave e deciso.

So solamente che mi sentivo molto male e l'attesa lunga e snervante mi fece crollare in un sonno profondo, seguito forse del prelievo del sangue... Sonno, tanto sonno...

***************************************

Ormai erano le 20.35 e io schiusi gli occhi: l'oscurità mi dette il benvenuto nella mia stanza... mi sentivo ancora il dolore ai polmoni e al braccio e lo stomaco sottosopra; mi alzai un po' ma crollai miseramente a letto. Non ce la facevo proprio, lo giuro... però, so solo che avevo voglia di alzarmi e dirigermi dalla mia famiglia e così feci: misi i piedi in terra e provai ad alzarmi lentamente. Ogni mio passo era come una stretta di un nodo alle ginocchia, però me ne infischiai e raggiunsi la porta: la tirai internamente e uscii, dirigendomi in salotto, piuttosto illuminato dai faretti diurni di Donnie. C'era uno strano silenzio nell'aria carica di tensione, però, riuscii a udire i mormorii di Don e gli altri, seduti sul divano.

-Ehi!- chiamai abbastanza festosamente, cercando di avvicinarmi a loro: -Fratelli...- biascicai, con uno strano colpo di tosse, carico di bronchi.

Mi lasciai guidare sino al divano e mi sedetti, non potendo fare a meno di scurirmi in volto quando vidi gli occhi arrossati degli altri: -Che succede?- chiesi accigliato da tale immagine.

Nessuno parlò, il sensei si limitò a sospirare e a chiudere gli occhi afflitto. Detestavo non sapere nulla e ritentai ancora: -Che succede?-.

Donnie deglutì un groppo nella gola e strinse i pugni sulle sue cosce, per poi alzarsi e accovacciarsi dinanzi a me: -Mikey... non ti piacerà... però... tu sei malato...- mi disse, fremendo di dolore intenso.

Io esibì un leggero sorriso, tradito dalla paura di sapere e non, nei miei occhi: -Questo lo so... Ho l'influenza, no?-.

Raphael si alzò e mi abbracciò piangendo sommessamente, non riuscendo proprio a trattenersi: -MIKEY!- mi urlò disperatamente, non volendomi affatto lasciare.

-Mikey... Tu... hai...- tentò anche Leonardo, prima di affondare il viso nelle mani e singhiozzare ancora.

Io guardavo la mia famiglia... Cosa c'era di così orribile?

-Figlio mio... Ricorda, che noi ti saremo ancora più vicini, adesso che...- nemmeno il maestro terminò la frase... e fu nuovamente il turno di Donnie.

Non soppresse le lacrime: -Dal campione del tuo sangue ho scoperto che tu hai... un... tumore...- sussurrò, scivolando sulle ginocchia, battendo un pugno sul pavimento.

Io sgranai gli occhi: un tumore? Come era possibile? Sentivo un dolore al braccio... capii che era tutto vero... immediatamente tutto mi fu chiaro: la debolezza, la perdita di appetito, la tosse e la nausea... e poi il dolore intenso dal braccio ai polmoni... era questo, dunque...

-Morirò?- chiesi in un sussurro, sentendo come Raphael mi strinse ancora di più al suo petto, tanto che potevo sentire i battiti accelerati del suo cuore.

Donatello non mi rispose... Tutto era nuovo e così breve... Improvvisamente, la mia vita aveva subito un'enorme svolta, che aveva completamente cambiato il corso di quello che, probabilmente, mi rimaneva da vivere... La mia vita era come un respiro: troppo importante, ma così debole...

The End

Angolo dell'Autore
Vi ho raccontato tutto quello che mi ha portato alla malattia... Sapete che Mikey è la mia turtle preferita... Beh... tutti i mali che ho scritto, sono i miei, continui... è così che mi sento...

 
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VOTO: (3 voti, 4 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 4 commenti
megarockgirl - Voto: 26/11/12 18:01
Molto bella come storia ma è davvero triste, mi spiace tanto ... bravo però.
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darkshell - Voto: 23/11/12 22:59
Bella storia, ma triste... Mi spiace molto... Complimenti comunque
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isaryhamato - Voto: 23/11/12 22:05
Be che dire... La storia è scritta bene, mi è piaciuta molto.
Molto triste sicuramente... :( Si percepisce benissimo poi la preoccupazione per Michelangelo della sua famiglia!!!
Veramente bravo, complimenti!
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mikiturtle 23/11/12 22:02
Esatto... proprio così...
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