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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Fumetti e Cartoni non giapponesi
Dalla Serie: Tartarughe Ninja (Teenage Mutant Ninja Turtles)
Titolo Fanfic: REMEMBER
Genere: Drammatico, Autobiografico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: mikiturtle galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 01/11/2012 19:23:04

Il dolore della perdita di qualcuno di molto caro.
 
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REMEMBER
- Capitolo 1° -

Sembrava una semplice caduta quell'una del pomeriggio, nel mese di marzo. Io ero fuori con i miei fratelli ad allenarmi, ignaro di tutto... Il maestro Splinter sembrava parecchio contrariato per via di Shredder, che stava arrecando danni riprovevoli, utilizzando i suoi Foot Ninja, solo per riuscire a scovare il nostro nascondiglio, senza mai successo.

Ultimamente, lo vedevamo piuttosto stanco e affaticato, dovuto un po' per l'età e anche per i suoi pensieri, che non ci mostrava mai. Il suo viso anziano era sempre calmo, ma dietro quell'apparente maschera, si celava un abisso di disperazione per tutti gli eventi negativi della sua vita, dalla morte del maestro Yoshi fino alla scoperta che io ho una dannata malattia dovuta al cuore, che non so che diamine sia... Non sapevamo che il maestro, rintanato per ore, nella sua stanza, stava male, molto male...

Sembrava tutto normale, un 28 marzo come quello dello scorso anno, fra allenamenti, quando il mio cellulare squillò improvvisamente, facendomi vibrare la cintura.

-Mikey, il tuo cellulare- affermò Raphael, fermatosi come Don e Leo, su un tetto, dal quale si poteva vedere un bel cielo cristallino e l'aria di primavera ondeggiare su New York.

Mi affrettai a rispondere e il mio sorriso lasciò posto a un totale congelamento, tanto che i miei fratelli divennero seri, come me: -Correte, presto! Il maestro Splinter è caduto in terra e non si rialza!- mi gridò April, mentre sentivo anche la voce di Casey.

-Beh?- chiese nuovamente Raphael, mentre io alzai i miei occhi sgranati al massimo verso di lui, lasciando scivolare lungo il fianco la mano che sorreggeva il cellulare.

-April e Casey sono alla tana... Il maestro è caduto...- mormorai con un filo di voce, deglutendo lentamente, mentre Leonardo fu il primo a correre per i tetti, seguito da Raph e Don che mi afferrò la mano, tirandomi verso sud.

Corremmo il più velocemente possibile, pur di raggiungere la tana, per capire effettivamente cosa era accaduto, ignorando i crampi nei muscoli delle gambe, che stavano producendo troppo acido lattico. Giungemmo e ci calammo in un tombino, senza farci vedere da occhi curiosi: proseguimmo nella conduttura della 39esima e arrivammo all'entrata secondaria.

Ci pietrificammo quando vedemmo il maestro disteso sul divano, con gli occhi aperti e vuoti, mentre April era al suo fianco che gli stringeva la mano con il volto umido e Casey, con un viso scuro che non ci piacque.

-Che cosa è successo?- tuonò grave Leonardo, mentre Donatello si precipitò sul sensei, per capire cosa non andava.

-Eravamo venuti per farvi una visita, quando la tana era molto silenziosa. Così ci siamo addentrati e abbiamo trovato il maestro Splinter sul pavimento. Lo abbiamo chiamato, ma lui non ha risposto- fu la spiegazione di April, che continuava a piangere disperata.

-Maestro...- mormorai guardandolo, mentre nella mia strada si faceva strada l'ipotesi che avrebbe fronteggiato anche questa caduta, con la sua grande forza, con il suo amore, non sapevo che mi stavo sbagliando.

Donatello visitò a lungo il maestro che non parlava e si stringeva il braccio destro, continuando a fissare i televisori spenti dinanzi a lui. Aveva un'aria molto strana e il suo orecchio destro era violaceo: doveva aver sbattuto fortemente in terra.

-Maestro Splinter- chiamò Donnie, guardandolo attentamente: -Come ti senti?-.

Non ci furono risposte. Il silenzio avvolse come una bolla il maestro, che sembrava essere in un mondo a parte. Quello che stavamo vedendo, ci distorceva l'immagine dolce di un padre forte e sicuro, che ci ha sempre guidati con saggezza, nella nostra vita di quindicenni... Avrei voluto che tutto ciò fosse solo un tremendo incubo da cui svegliarsi...

Donatello decise di portarlo nel laboratorio, per esaminarlo meglio e l'attesa fu lunga e angosciosa. April e Casey rimasero al nostro fianco, non volendoci abbandonare in un momento come quello. Mentre guardavo quella porta ramata, che si addentrava nel corridoio, un senso di tristezza premeva per uscire, come lacrime, dai miei occhi.

Ho sempre odiato piangere dinanzi alla mia famiglia perché era una debolezza: sentivo la tristezza pungere i miei occhi, il cuore pesante e il petto che martellava fortemente, lasciandomi la possibilità di soffocamento, per la poca ossigenazione. Non avrei versato lacrime: non volevo cedere, credevo che sarebbe tornato tutto normale e l'esperienza che stavamo vivendo, sarebbe stata solo un ricordo da rimuovere.

Notai come Leo e Raph mi guardavano addolorati, ma volsi il capo verso il tatami arancione del dojo, senza fiatare: in altre occasioni, avrei potuto sdrammatizzare la cosa, ma non ora, non se c'era il maestro al centro della faccenda.

Finalmente Donatello uscì dal laboratorio con occhi arrossati e umidi: non ci piacque la sua espressione, ma si diresse verso di noi guardandoci a uno ad uno. Quanto avrei voluto gridare di rabbia, ma mi trattenni: era una cosa più da Raph che da me.

-Il maestro Splinter ha avuto un ematoma nel cervello... Una delle vene si è danneggiata, in seguito a un forte picco di pressione sanguigna... Per ora riposa, ma... non saprei dire se ciò porterà conseguenze- parlò con voce grave: -Il suo braccio destro è rotto, ma gliel'ho curato-.

Fu la notizia più brutta che potessimo avere. Come era potuto accadere? Sentii le lacrime costruirsi negli occhi e strinsi le palpebre, per allontanarle, auto-convincendomi che non era vero... Splinter stava solo riposando... e l'indomani si sarebbe svegliato come sempre, afferrando la sua tazza di the e i biscotti con gocce di cioccolato, i suoi preferiti...

I giorni che seguirono furono sempre peggio: l'ematoma nel suo cervello aveva aumentato la compressione di liquidi, danneggiando la sezione dell'encefalo legata alla parola e tutta la metà del suo corpo destra, sarebbe stata paralizzata per sempre. Lui dormiva e i turni che alternavamo ci sembrarono pugnalate al petto. Ormai sapevo che non ci sarebbe stato nulla da fare...

Una sera, che l'aria era molto gelida, uscii senza nemmeno un cappotto, per dirigermi sul tetto, per riflettere su tutto quello che stava accadendo. Rimasi a fissare la luna piena per un tempo indeterminato, ripercorrendo con la mente tutto quello che stava succedendo, mentre lasciai finalmente le lacrime colare dagli occhi... Ormai la sofferenza era diventata troppo grande per essere controllata... Sentivo il petto dolorante ma non m'importava: se avessi potuto, sarei tornato indietro nel tempo pur di cancellare quell'evento orribile. Sapevo che non era possibile... Donatello avrebbe già inventato un congegno, tipo una macchina del tempo o roba simile, no? Perché stava accadendo? Non poteva essere solo un incubo? Un lungo e sofferto incubo?

Dopo ore di solitudine, in cui capii molti degli insegnamenti che mi aveva donato il maestro Splinter, tornai dentro e per poco non caddi in terra, in seguito a un capogiro: vidi tutti in drenaggio che correvano avanti e indietro. Mi avvicinai con il timore di chiedere cosa non andava, ma mi feci coraggio e mi avvicinai a Leo, il quale tremava, a fianco allo schienale del divano, con occhi vitrei e congelati.

-Leo...- chiamai debolmente, mentre lui si girò: -Che sta succedendo?-.

Lui scosse il capo e si voltò nuovamente verso la porta del laboratorio di Donnie: -Il maestro Splinter ha la febbre molto alta e sta avendo un'emorragia... Don dice che non potrebbe superare la notte...-.

Scossi il capo non volendo crederci: era orribile, ma non piansi, nonostante i miei occhi si gonfiarono. Rimasi in silenzio, in piedi, pietrificato, mentre i ricordi si facevano strada nella mia mente di quindicenne, tutti... Quelli belli e quelli brutti, i felici e i dolorosi... Da quando ero una tartarughina fino ad ora... Poteva davvero finire tutto questo? Perché? Chi voleva punirci? Chi godeva nel strapparci il cuore dal petto? Perché?

La notte sembrò un'eternità e noi rimanemmo in silenzio, alterando ancora turni: a me non fu permesso di assistere il maestro, sarei probabilmente svenuto alla vista del maestro con gli occhi chiusi e la mascherina dell'ossigeno sulla bocca, monitorato da macchinari e pc.

Ricordo solo che il mattino seguente, il mio corpo andò in calore: avevo molto freddo e tanto caldo. Non badai alla febbre che avevo, m'importava solo del maestro Splinter. Donatello, che si era rintanato nel laboratorio, uscii ancora, informandoci che l'emorragia si era fermata e c'era speranza che poteva riprendersi.

-Davvero?- chiesi con voce roca mentre il mio viso fu in fiamme: -Tornerà come prima?-.

Donatello si accigliò e abbassò lo sguardo: mi maledissi per averlo chiesto, ma volli andare a vederlo, dopotutto era mio padre e avevo il diritto di vederlo, no? Andai nel laboratorio e mi avvicinai al lettino di metallo dove giaceva il maestro. Lui mi guardò come un perfetto sconosciuto e mi sorrise: avrei voluto strillare, pugnalarmi, gettarmi da un grattacielo. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse. Voleva dirmi qualcosa!
Mi affrettai a trovare un blocchetto e una penna e gliela infilai tra le dita: il maestro stava scrivendo davvero, con lenti cerchi blu, ma poi lasciò cascare la penna sulle coperte, fissando il soffitto.

Guardai quei segni, sperando di identificarne qualcosa, una semplice parola, qualcosa... Ma non trovai nulla... Riposi il notes e la penna sulla scrivani di Donnie, mentre guardavo il maestro, soffocando la tosse che voleva uscire...

Un mese: il maestro Splinter stava migliorando... Non poteva più mangiare, ma Don gli aveva posto delle flebo con tutti i nutrienti necessari, tramite un sondino e un ago nel braccio sinistro. Ogni volta che vedeva me o i miei fratelli, ci salutava con dei calmi sorrisi, attendendo di udire qualcosa...

Secondo Don, Splinter sarebbe vissuto così... Non avrebbe più parlato, né mangiato, né potuto insegnarci... Mi sentii molto male, ma dopo la febbre, non dissi nulla. Mi chiusi dentro di me, senza accennare un sorriso... Piangevo solo in solitudine, rintanandomi nella mia stanza, abbracciando il mio Orsetto, con il cuore trafitto... Il mio maestro... Colui che ci aveva amati così tanto... Non era giusto... Non lo era...
Nessuno si curava di me: nessuno mi parlava, si preoccupavano solo del maestro, senza mai mettermi al corrente di un bel niente. Sentivo la rabbia, la frustrazione, il dolore, tutto... Desideravo sfogarmi, ma imbottigliavo il mio dolore nel cuore, senza dire nulla.

Poi tutto cambiò... Una notte, il maestro Splinter finì in coma e respirava meccanicamente, aiutato dalle macchinette... Aveva il capo girato verso la porta del laboratorio di Donatello, con il sondino nel naso e gli occhi spenti. Dormiva con gli occhi aperti, mentre il suo petto si alzava e abbassava regolare, ma meccanizzato...

Donatello era seduto su una sedia accanto a lui, versando lacrime silenziose che bagnavano la sua coscia e il pavimento... Leo era in silenzio, Raph anche e io, come se non fossi presente nella stanza, tentavo di inghiottire le lacrime che minacciavano di cadere. Non ce la facevo, sentivo il petto scoppiarmi, ma mi trattenni.

14 aprile: le sedici del pomeriggio... Ero fra i grattacieli di New York, per andare a comprare delle medicine che mi aveva chiesto Donatello, quando il mio cellulare squillò e sentii la voce incrinata dal pianto di Leonardo... Capii immediatamente... Il maestro Splinter, aveva versato un'unica lacrime e ci aveva lasciati... per sempre...
Corsi a casa e vidi April abbracciata a Casey che piangeva disperata... Il silenzio che mi condusse nel laboratorio di Donatello era terribile: poi, lo vidi... Il sensei era nel letto, con un kimono nero addosso, gli occhi chiusi e le mani incrociate sull'addome...
Ancora la sensazione di pianto, ma non lo feci... Ero distrutto e vidi, al contrario, Don, Raph e Leo che piangevano in silenzio... Guardai ancora una volta il mio maestro e il libro dei ricordi si chiuse... Ero pieno di rimorsi: Splinter desiderava uscire con me, per andare a vedere un nuovo negozio, per comprare qualcosa... Ma troppo stanco per farlo, aveva esitato... Io, che cosa avevo fatto nella mia vita? Nulla... Ormai era tutto finito...

Ci fu un funerale e seppellimmo il maestro Splinter in Giappone, accanto alla tomba del maestro Yoshi e della sua amata Teng Shin, fissando quella stele di legno con su intagliato il suo nome... Io ero morto con il maestro... Il mio lato gentile e da buffone non sarebbe mai stato più visibile... Ero cambiato... Freddo, serio e distrutto...

Splinter non c'era più... Nulla sarebbe stato come prima... Natale, Pasqua e i miei compleanni, giorni come altri... E il tempo passava inesorabilmente, mentre vivevo nel dolore, ignorando i miei fratelli che tentavano di confortarmi... In ogni loro abbraccio, sentivo il disgusto, l'odio, il dolore... Io ce l'avevo con me stesso, con tutti... E quando tornammo a New York, una corazza di dolore avvolse il mio corpo, facendomi maturare, cancellando quel felice bambino che era in me...

Ero solo un freddo cuore vuoto, che non si sarebbe mai più rimarginato...

Angolo dell'Autore
La storia che vi ho presentato è tutto vera, solo raccontato dalle tartarughe. E' esattamente in questo modo che ho perso la persona che ho più amato, che mi ha sempre capito, ascoltato e tutto. Avevo solo 11 anni quando tutto è accaduto... Il sorriso che mi caratterizzava, è scomparso: la serietà è tutto quello che ho... Michelangelo, in questo racconto, è la personificazione di me stesso, come mi sono sentito e scrivere questa storia, trattenendo le lacrime, è stato difficile... Grazie dei vostri commenti.

 
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VOTO: (3 voti, 4 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 4 commenti
megarockgirl - Voto: 01/11/12 22:10
Perdere qualcuno caro è sempre una cosa che ti può distruggere, so cosa si prova, io ho perso i miei nonni materni e quelli paterni invece non li ho proprio mai conosciuti ... non sono arrivata in tempo.

Ma vi dirò una cosa, la morte è una cosa naturale, e le persone che ci hanno lasciato non vorrebbero vederci distrutti dal dolore, la vita DEVE andare avanti, non solo per se stessi ma anche per loro.
E io lo so perché tutte le volte che vado a trovarli al cimitero li sento vicino, forse è solo un'illusione ma io gli volevo bene, e so che l'importante è continuare ad amarli anche se non ci sono più

Bella storia! Come sempre.
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isaryhamato - Voto: 01/11/12 21:48
La storia è splendida quanto triste... la morte di Splinter mi lascia sempre con un senso di malinconia nel cuore...
So cosa vuol dire perdere una persona cara e ciò che comporta e convivere col dolore è l'unica soluzione perchè non scomparirà mai...
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mikiturtle 01/11/12 20:31
Non lo sapevo... però, è buffo come possano coincidere le date...
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f9v5 - Voto: 01/11/12 20:24
E' una storia bellissima, per quanto triste. La perdita di una persona cara è qualcosa che ti può distruggere, forse a me non è successo perchè quando i miei nonni(paterni) sono morti ero ancora troppo piccolo per capire a fondo la cosa. Il fatto poi che sia partito tutto dal 28 Marzo, giorno del mio compleanno, mi fa sentire, in un certo senso, coinvolto.
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