Per Halloween una storia triste, uno sfogo personale in ricordo di una persona cara...
Conclusa: Sì
Fanfiction pubblicata il 31/10/2012 17:11:18
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Nulla sarà più come prima...
Una fitta coltre di nubi ricopriva il cielo che sovrastava New York riversando sull'immensa metropoli le sue umide gocce cristalline che si infrangevano contro il suolo costringendo gli abitanti a correre per le strade in cerca di un disperato riparo da quella furia improvvisa. Il vento soffiava con una violenza tale che sembrava volesse sradicare dalle fondamenta i numerosi grattacieli della grande mela.
Le luci dei palazzi e dei lampioni sembrano macchie indistinte in lontananza creando tutt'attorno degli aloni luminosi da atmosfere surreali.
Il traffico delle strade, che stranamente scorreva rapidamente, sembrava un fiume in piena alimentato da quella violenta pioggia.
Un lampo, seguito immediatamente dal tuono... Un suono che avrebbe fatto sussultare chiunque talmente fu improvviso.
La natura sembrava essere arrabbiata con il mondo... Sembrava volesse punire gli uomini per una qualche colpa di cui l'essere umano non era consapevole... Sembrava voler riflettere e far sapere al mondo ciò che in quel momento animava l'animo di Raffaello che incapace di stare fermo faceva roteare nervosamente uno dei suoi sai nella mano sinistra mentre, appoggiato alla balaustra del tetto, con la gamba destra fasciata da spesse bende bianche macchiate di rosso, osservava la città immersa nella tempesta, senza però vederla veramente.
La sua mente era altrove, anzi era del tutto assente... Non riusciva a pensare, non riusciva nemmeno a mettere insieme un semplice frase di senso compiuto... Era completamente fuori dal mondo...
Tutto ciò che in quel momento desiderava era prendere a pugni qualcuno o qualcosa, sfogarsi nella maniera che preferiva: fare a botte, ma quella sera anche i criminali erano scoraggiati da quel tempo infame e preferivano rimanersene a casa.
E di certo le sue condizioni fisiche non erano delle migliori, soprattutto per affrontare un corpo a corpo.
Ma lui non poteva rimanere a casa... non riusciva a farlo... non dopo tutto quello che era accaduto...
...
“Forza, se seguiamo il piano alla lettera dovremmo riuscire ad uscire da questa pessima situazione.” disse Leonardo osservando l'enorme stanza, un area di stoccaggio, che si apriva davanti ai loro occhi strapiena di guerrieri ninja.
“Tu e i tuoi stupidi piani! Io dico di entrare, dare loro un sacco di botte e andarcene come se niente fosse. Lo abbiamo già fatto, dopotutto.” rispose contrariato Raffaello preparando i suoi sai per l'attacco.
“No Raf, abbiamo ottenuto quello che volevamo, ora dobbiamo andarcene senza dare nell'occhio. Se Karai scopre che siamo qui, non sono sicuro che questa volta ce la caveremmo facilmente.”
“Non fare l'uccellaccio del malaugurio, quando mai le abbiamo prese da quei tizi?”
Lo sguardo che il rosso ottenne in risposta dal suo leader bastò per farlo zittire.
Concluso questo breve dialogo, si mossero tutti e quattro contro la parete, lungo tutto il perimetro del grande magazzino in cui si trovavano cercando di ignorare quello che i soldati ninja stavano facendo... Purtroppo Raffaello non ne fu in grado e voltò lo sguardo proprio nel momento in cui una giovane donna veniva portata al centro della stanza. Gridava terrorizzata, si dimenava, chiedeva pietà, ma nessuno ascoltava le sue suppliche. Fu gettata malamente in terra e lentamente molte guardie le si fecero più vicine decisamente con cattive intenzioni.
“Non possiamo rimanere a guardare.” esclamò il rosso preso dalla furia e scattando in avanti con un grido.
“Aspetta Raf!” tentò di fermarlo il leader, ma invano. Così, scambiatosi uno sguardo con Donatello e Michelangelo, si lanciò dietro al fratello già impegnato in uno scontro.
Come era prevedibile, non era difficile per loro opporsi alla scarsa potenza dell'armata del clan, l'unico problema era il numero in continua crescita, sembravano non finire mai.
Michelangelo, nel casino, riuscì a raggiungere la donna che si era rannicchiata su se stessa in cerca di un riparo inesistente e la fece alzare scortandola personalmente all'uscita dell'edificio.
“Vada via di qua, corra più che può senza voltarsi indietro.” le disse spingendola per le spalle.
La donna, degnandolo a malapena di uno sguardo talmente era sconvolta, obbedì senza problemi correndo in direzione della strada e gridando in cerca di aiuto.
L'arancione richiuse la porta alle sue spalle giusto in tempo per deviare la katana di uno dei ninja che voleva attaccarlo alle spalle.
“Eh no amico, non vale in questo modo!” esclamò dandogli poi un calcio in pieno viso: “E' così che si fa! Faccia a faccia!” poi si gettò nuovamente nella mischia.
Le tartarughe erano sempre più affaticate, quei soldati comparivano dal nulla, sembravano nascere come funghi.
Fu per quello che Raffaello non vide arrivare la katana che gli trapassò la gamba destra facendolo gridare dal dolore.
“Fratello!” esclamò preoccupato Leonardo cercando inutilmente di farsi strada in mezzo ai nemici per raggiungere il rosso che era caduto a terra, in ginocchio ai piedi di Karai che aveva indosso la sua armatura da Shredder e stretta tra le dita l'arma con cui aveva colpito la tartaruga.
“Vi devo ringraziare, mi state offrendo su un piatto d'argento la possibilità di vendicarmi!” esclamò con rabbia tirando fuori dalla carne del povero Raffaello la katana facendo forza con la gamba sul suo guscio e costringendolo a sdraiarsi a terra.
“Karai, maledetta!! Ora ti faccio vedere io!” gridò in preda alla furia Donatello che, libero da assalitori, attaccò l'orientale con l'intento di farle molto male e di farle pagare quello che aveva fatto al fratello. Ciò che ottenne fu solo uno scontro molto doloroso contro il muro in seguito a un calcio rotante della donna.
Raffaello, guardando disgustato la gamba ferita dalla quale fuoriusciva senza sosta un fiume di sangue, si voltò supino e osservò attentamente colei che era pronta a porre fine alla sua vita.
“Tu, Raffaello, avrai l'onore di essere il primo a morire nella mia vendetta.” esclamò Karai sollevando la katana per poi calarla violentemente sulla tartaruga, la quale vide la sua fine vicina.
“NO!” Le doppie katana di Leonardo apparvero dal nulla bloccando la calata dell'arma della donna: “Non ti permetterò di fare del male alla mia famiglia.” rinchiò il blu respingendo con impeto le spade preparandosi poi a fronteggiarla.
Tra i due cominciò uno scontro senza esclusioni di colpi mentre Raffaello si metteva seduto senza mai togliere lo sguardo dal combattimento.
“Raf, come stai?” chiese Donatello avvicinandosi, momentaneamente libero da ninja.
“Non ti preoccupare, è solo un graffio.” minimizzò il rosso.
“Non sembra dalla quantità di sangue che esce.” rispose il genio iniziando a rovistare nel suo borsone in cerca di qualcosa, per poi guardare alle sue spalle: “Ok, tampona temporaneamente con questa.” gli disse porgendogli una pezza di stoffa: “Mi occupo di quelli e sono subito da te.” e con quelle parole tornò all'attacco.
Il rosso osservò per alcuni secondi i fratelli minori combattere con ardore prima di voltarsi nuovamente verso il suo leader per rimanere sconvolto: Leonardo era sdraiato in terra, non si muoveva, colpito violentemente da Karai.
“No, non sarai tu il primo a morire Leonardo, prima soffrirai nel vedere i tuoi fratelli perire per mano mia.” mormorò la donna con tono sadico per poi avviarsi nuovamente in direzione della povera tartaruga ferita, la quale cercò, inutilmente, di reagire.
Karai tornò nella posizione precedente e caricò nuovamente il colpo verso l'alto: “Di le tue preghiere tartaruga!” esclamò con rabbia prima di calare l'arma.
Sangue!
La prima cosa di cui Raffaello si rese conto fu il sangue che gli schizzò in faccia, ma non sentiva alcun dolore ed alzando gli occhi vide con orrore il motivo: Leonardo, richiamando a se le sue energie, aveva corso verso di loro mettendosi nella traiettoria del colpo mortale, proteggendo così il fratello.
“LEONARDO!” gridò il rosso sconvolto prendendo con delicatezza il corpo del fratello tra le braccia mentre si accasciava a terra.
Karai, sconvolta dal gesto del blu e forse in parte dal suo, fece alcuni passi indietro e rimase immobile a fissare i due ninja in terra.
“Leo, stai tranquillo. Ora chiamo Don e ti cura subito...” balbettò sconvolto Raffaello non sapendo esattamente cosa fare e guardandosi in giro in cerca dell'aiuto dei suoi fratelli. Li vide intenti a combattere ancora, ma si erano resi conto di quello che era successo al loro leader dato che dai loro occhi cadevano calde lacrime di preoccupazione.
“Non... non ti... preoccupare... per me...” bisbigliò a fatica l blu senza muoversi, limitandosi a posare i suoi occhi sul volto del fratello: “Tu... Tu... stai bene?”
“Non sono io quello che mi sono preso una katana in pieno.” cercò di dire con calma il rosso.
Un sorriso amaro sorse sulle labbra del leader: “Hai...Hai ragione... Ma non... potevo fare diversamente...”
“Sei uno stupido! Avrei potuto cavarmela benissimo da solo!” lo rimproverò Raffaello cercando nella rabbia uno sfogo.
“Lo... Lo so, fratello... Tu ce... Ce la fai... sempre...” disse con fatica Leonardo: “Ed è... E' con questa... con questa caratteristica che... che sono sicuro riuscirai... a portare tutti in salvo...”
“Si, te lo prometto! Torneremo tutti alla tana e passeremo insieme la convalescenza sopportando quel rompiballe di Michelangelo che insisterà nel farci giocare ai suoi stupidi videogiochi e sottoponendoci alle cure di Donatello bevendo il the che Splinter ci preparerà con amore come ha sempre fatto.”
Con fatica, Leo scosse la testa chiudendo momentaneamente gli occhi per lo sforzo: “No... Non credo che... rivedrò ancora il... il nostro maestro...”
“Ma cosa dici?!” chiese sconvolto il fratello mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.
“Ho... ho freddo... Ho freddo Raf... Ho tanto freddo...” mormorò piano il fratello maggiore.
“Resisti, sul tartacorazzato ci sono delle coperte, sono pesanti abbastanza da...”
“No... non è... quel genere... quel genere di freddo...” lo interruppe il ferito: “Raf... Incomincio... Incomncio a non... non sentire più... il mio corpo...”
“Non dire così Leo, ora starai meglio! Te lo prometto!” gridò disperato Raffaello cercando di alzarsi nuovamente in piedi ignorando l'atroce dolore alla gamba e tentando di trascinare verso l'esterno Leonardo, ma senza risultato, la sua gamba non lo reggeva. Ci provò piu e piu volte, per poi voltarsi disperato verso i suoi fratelli: “Don! Mik! Porca miseria, dobbiamo andarcene!! Non posso farcela da solo!”
Non ricevette risposta, i suoi fratelli sapevano bene che dovevano andarsene alla svelta, ma respingere tutti quei ninja in due non era affatto facile.
“Mettetevi... Mettetevi in salvo... fratelli...” mormorò sempre più debole Leonardo.
“Andremo in luogo sicuro, fratello, stai tranquillo.” disse il rosso tra le lacrime che oramai cadevano senza sosta sulle sue guance verdi riprendendo il corpo dell'amato fratello tra le braccia.
“Io... io lo so... dove sto... andando... io starò bene... e... e non... sarò solo... sarò con il... con il maestro Yoshi...”
“Non dire così, Leo. Tu non andrai da nessuna parte se non a casa con me, Don e Mik.”
“Vorrei... vorrei che fosse... così...”
“E lo sarà!” Raffaello stava cercando di convincere più se stesso che lui.
“Raf... devi... devi farmi... una... una promessa...” continuò dopo una breve pausa Leonardo, parlare era sempre più difficile, ma doveva farlo.
“Tutto quello che vuoi fratello.”
“Devi... devi prender...prenderti cura della... nostra famiglia... devi... devi proteggerla da... qualsiasi cosa... nulla dovrà separarvi...”
“Nulla ci separerà Leo” disse con convinzione il rosso.
“Io... purtroppo il... il mio compito... si conclude qui... la mia stra... strada è giunta al capolinea... ma sono... sono sicuro che... tu sarai un... un ottimo leader... saprai prenderti... cura di tutti...” le parole uscivano con sempre maggior fatica dalle labbra del giovane guerriero.
“No! Io non sono pronto a essere il leader, sei sempre stato tu quello bravo a comandare! Non puoi scaricarmi un peso simile proprio ora!”
Leonardo sorrise a fatica: “Sarai perfetto... perfetto come... sempre...”
“Io non sono perfetto.” fu un mormorio quello che uscì dalla sua bocca.
“Nessuno... nessuno lo è... ma sono... sicuro che... che saprai dare... il meglio... Per favore... promettimelo... promettimi che ti prenderai... cura degli altri...”
“Leo, io...”
“Ti... ti prego...”
Raffaello chiuse momentaneamente gli occhi cercando di ricacciare indietro le mille parole che avrebbe voluto dire, per dare al suo leader la risposta che aspettava: “Si... te lo prometto...”
“Grazie... Ora... ora posso... posso riposare... tranquillo... so che lascio tutti... tutti in buone mani...” il respiro era sempre più affannato.
“Rilassati fratello, ora ce ne andiamo.” provò ancora a convincersi Raffaello senza però ottenere un risultato positivo.
“Le... le mie... spade... Ti prego... le mia spade...” mormorò a fatica il blu indicando le sue lame poco distanti da loro.
Raffaello, ignorando il dolore alla gamba, si allontanò, strisciando, momentaneamente per recuperare le due lame e porgerle così al fratello il quale le incrociò con le braccia sopra il petto.
“Vi... vi voglio bene... fratelli... Ti voglio... Ti voglio bene... Raf... Te ne ho... sempre voluto...Anche tutte... tutte le volte che abbiamo... litigato... Dillo anche al maestro Splinter... Digli che gli voglio molto bene... e ringrazialo... ringrazialo della splendida... vita che... che ci ha... permesso di vivere... Ringrazialo e... e di a tutti... che vi voglio bene... e... e... ve ne... vorrò... sem... pre...” e in quel momento la luce nei suoi occhi si spense per sempre...
...
Non ricordava bene quello che successe in seguito alla morte di Leonardo. Il primo ricordo che aveva era della sua gamba dolorante che cedeva sotto il suo peso.
Secondo il racconto di Donatello, accecato dalla furia, aveva brandito i suoi sai e, incurante della ferita, aveva attaccato i nemici senza pietà facendo una vera e propria carneficina, lasciando per ultima Karai che morì senza combattere.
Non ricordava affatto quello che era accaduto, ma non se ne pentiva minimamente, anzi non gli sembrava abbastanza, non era abbastanza per ripagarli della perdita subita.
Era passata una settimana da quel giorno infame.
Portare la notizia a Splinter fu la cosa più difficile da fare. Erano tornati alla tana sconvolti, stanchi e feriti, Michelangelo sosteneva lui che faticava a camminare a causa della ferita alla gamba mentre Donatello aveva trasportato il corpo senza vita del loro leader che venne delicatamente adagiato sul divano con le sue katana sempre incrociate sul petto.
Il povero e anziano maestro fu sconvolto dalla morte dell'amato allievo, rinchiudendosi per ore nella sua stanza, lasciando soli i suoi figli persi anch'essi nel dolore. Una volta che ne fu uscito, diede ordine di avvertire tutti i loro amici mentre lui si sarebbe occupato della pira funeraria.
Poco dopo, nella notte, si ritrovarono tutti in un parco di New York ad assistere al funerale dell'amato spadaccino. Nessuno mancava all'appello: April, Casey, Letherhead e Usagi erano solo alcuni dei nomi dei presenti quella notte, tutti a piangere un grande compagno, ma soprattutto un fidato amico e il migliore dei fratelli.
Quella sera, come le sere precedenti, Raffaello non riusciva a prendere sonno. Il volto del fratello morente lo perseguitava ed era certo di non aver fatto abbastanza per tentare di salvargli la vita. Sarebbe potuto essere li con loro in quel momento se non fosse stato per la sua negligenza...
… e ora, era a lui il leader.
Tante volte lo aveva desiderato. Prendere il comando della squadra. Dopotutto perchè non poteva? Aveva tutte le qualità necessarie o almeno era convinto di ciò, al contrario del suo sensei che riteneva Leonardo migliore per tale ruolo.
Fu proprio in quel momento che si rese conto che lui non era affatto pronto a prendere il comando, non lo era mai stato... ma purtroppo era troppo tardi.
L'unico desiderio che in quel momento lo animava, era un desiderio di distruzione. Avrebbe voluto poter scendere in strada, spaccare tutto quello che gli capitava a tiro, picchiare piu gente possibile e sfogare tutta quella rabbia che si portava dentro. Non poteva, però.
Perchè era morto? Perchè li aveva abbandonati a loro stessi? Perchè aveva affidato a lui l'arduo compito di aiutare la sua famiglia ad andare avanti quando lui per primo non ne era in grado? Perchè?
Perchè... Perchè... Perchè... Tanti perchè e nessuna risposta, di questo erano fatte le sue giornate oramai.
Gli allenamenti non erano più allettanti se non poteva combattere contro Leonardo, il suo avversario preferito...
Prendere in giro Michelangelo non aveva alcun senso se non c'era Leonardo a rimproverarlo quando esagerava...
Provare una delle diavolerie di Don facendosi poi male, perchè farlo se poi non c'era suo fratello maggiore a curare i suoi graffi...
Solo con la sua morte, si era reso veramente conto di quanto importante era stato per lui, di quante volte si era appoggiato a lui senza nemmeno rendersene conto, di quanto fosse stato presente anche quando lui non lo voleva, di quale grande fratello fosse.
Oramai era troppo tardi...
“Eccoti qui, finalmente ti ho trovato.” disse una voce alle sue spalle e il rosso si girò di scatto pronto a combattere qualsiasi nemico gli si fosse parato davanti nonostante la gamba ferita, ma l'unica persona che vide fu Casey il quale lo osservava a braccia incrociate e sguardo triste.
“Voglio rimanere solo.” mormorò allora la tartaruga tornando nella posizione precedente.
“Non ti fa bene rimanere solo.” rispose l'amico facendosi più vicino.
“Cosa ne sai tu, eh? Lasciami in pace.”
“Voglio aiutarti, sei mio amico e...”
“Vuoi aiutarmi? Eh?! Vuoi aiutarmi?” iniziò a gridare lasciando libero sfogo alle lacrime che con fatica aveva trattenuto fino a quel momento e rivoltandosi contro il ragazzo prendendolo a pugni: “Bene allora se vuoi aiutarmi trova il modo di riportare Leonardo in vita! Uccidi me al suo posto, ma fallo tornare!”
“Non posso fare questo e tu lo sai.” rispose Casey senza reagire allo sfogo della sua amica tartaruga.
“E allora lasciami in pace! Tu non puoi capire! Non puoi capire!!! Dovevo esserci io al posto di Leo, io sarei dovuto morire, non lui! Tutto sarebbe migliore se a morire ero io! Tanta sofferenza in meno!!”
Non proseguì nel suo sfogo perchè gli arrivò un pugno in pieno volto, ma da una direzione inaspettata.
Cadde in terra e nel rialzarsi si ritrovò davanti un Michelangelo dall'aspetto altrettanto sconvolto con il pugno ancora chiuso dopo il colpo e, alle sue spalle, Donatello anche lui piangente.
“Non essere scemo, Raf! Credi veramente che se tu fossi morto al posto di Leo noi ora soffriremmo meno? Sei nostro fratello tanto quanto lo era lui!!! Non sarebbe cambiato nulla!!!”
“Mik...” mormorò colto di sorpresa il rosso guardando i suoi fratelli.
“Nessuno di noi sarebbe dovuto morire, ma è successo ed è un dolore insopportabile... soprattutto se lo si porta soli!” proseguì l'arancione abbassando lentamente il braccio e accucciandosi al suo fianco.
Anche Donatello si fece più vicino piegandosi sulle gambe e parlò con tono piu pacato seppur rotto dalle lacrime: “Michelangelo ha ragione. Leonardo manca a tutti noi, Raffaello, ci manca da morire. La vita senza di lui non sarà più la stessa d'ora in poi, ma non sarebbe stato diverso se la posto suo ci fossi stato tu. Siamo una famiglia.”
Raffaello rimase immobile a riflettere su quelle parole rendendosi conto di quanto stupido ed egoista era stato. I suoi fratelli soffrivano esattamente come lui, ma aveva pensato solamente a se stesso.
“Mi dispiace, fratelli.” mormorò abbracciando Don e Mik che ricambiarono quella stretta piena d'amore con il cuore carico di dolore.
“Leonardo sarà sempre con noi, figlioli.” disse la voce del maestro Splinter alle spalle del rosso.
Tutti e tre si girarono verso di lui ascoltando attentamente: “Dobbiamo proseguire con la nostra vita, sono sicuro che lui non vorrebbe vederci annientati dal dolore. Non dico che smetteremo di soffrire facilmente, ma almeno dobbiamo provare a vivere come meglio possiamo soprattutto per onorare la sua memoria. Ha sacrificato la sua vita per te, Raffaello, non lasciare che il suo sacrificio sia stato invano.”
Le parole del sensei colpirono nel profondo la giovane tartaruga, la quale annuì convinta alzandosi faticosamente in piedi.
“Hai ragione maestro. Sarò degno della tua fiducia e di quella di Leonardo. Sarò il leader che devo essere, cercherò di dare il meglio di me e darò motivo a te e a Leo di essere fieri di me. Siamo una famiglia e ci sosteniamo l'un l'altro.”
“Hai ragione.” rispose Donatello alzandosi a sua volta e posando una mano sulla spalla del fratello maggiore.
“In memoria di Leo.” concluse Michelangelo facendosi accanto ai fratelli.
“Ora, guardate qua figli miei, ma ricordate: ciò che vedrete non è più realtà, ma solo un dolce ricordo.” e con queste parole, Splinter tirò fuorì dal suo kimono una sfera di cristallo, la stessa che i loro amici Utrom gli avevano donato prima di partire per il loro pianeta.
Si fecero tutti e quattro piu vicini.
“Chiudete gli occhi e liberate la mente.” ordinò la voce del maestro e i suoi allievi obbedirono.
Inizialmente non accadde nulla, ognuno rimase chiuso nei propri pensieri. Ad un certo punto, si ritrovarono catapultati in uno strano ambiente, non bene definito, sembrava un luogo di intermezzo, bianco pieno di foschia del medesimo colore. Erano tutti e quattro insieme, ma non fisicamente, erano legati per via mentale.
“Dove siamo?” chiese Michelangelo confuso guardandosi intorno come i suoi fratelli.
“State a guardare.” disse semplicemente il maestro Splinter che continuava a osservare davanti a loro imitato nuovamente dai figli.
Qualcosa si mosse.
Tra la nebbia apparve qualcosa, un sagoma indistinta. Qualcosa, o meglio, qualcuno si stava avvicinando a loro e solo quando fu abbastanza vicino poterono riconoscerlo: era un uomo dai tratti chiaramente orientali e abiti ninja, grazie al ritratto che Splinter conservava con cura nella sua stanza furono in grado di riconoscerlo come il maestro Yoshi.
“Ma come...?” cercò di chiedere confuso Raffaello venendo però zittito dal padre che si fece leggermente avanti e salutò il suo maestro con un leggero inchino.
Le quattro tartarughe, confuse, imitarono il loro maestro venendo poi contraccambiati dall'uomo.
“Maestro, ma cos'è tutto questo?” provò a domandare Donatello nella speranza di una risposta.
“L'oggetto che ho utilizzato poco prima permette di vivere un'esperienza mentale di questo genere e di incontrare qualcuno anche se quest'ultimo non c'è più, come il maestro Yoshi o...”
Lasciò la frase in sospeso, ma non fu necessario continuare: accanto al maestro Yoshi apparve una seconda figura, era la sagoma di una tartaruga del tutto identica alle altre tre se non fatta eccezione per la cinghia che gli passava attorno al petto, le doppie katane fissate sul guscio e la benda azzurra sugli occhi.
Leonardo contraccambiò lo sguardo sorpreso dei fratelli e con un sorriso si inchinò in saluto.
Splinter rispose immediatamente al saluto seguito quasi subito dalle tartarughe che a stento contenevano le lacrime.
“La mia famiglia.” disse semplicemente Leo con un sorriso felice sulle labbra, ma la sua voce risollevò i cuori sanguinanti dei giovani mutanti.
Raffaello sapeva che quello che aveva davanti non era il suo amato leader, era solo una proiezione dei loro ricordi, ma vederlo gli bastò per sentirsi più sicuro sul futuro. Ora si sentiva in grado di aiutare la sua famiglia ad andare avanti.
Dopotutto lo sapeva: Leonardo avrebbe continuato a vivere con loro, nei loro cuori, e avrebbe vegliato come sempre su di loro.
X Vale...
Angolo Autrice:
Questa piccola storia scritta per Halloween l'ho scritta in memoria di una persona mancata al mio affetto un anno fa. A poca distanza dall'anniversario della sua morte, voglio dedicarle questo capitolo e sfogare almeno in parte ciò che provo.
Ho cercato di trattenermi nell'andare troppo sul pesante, ma non sono sicura di esserci riuscita.
Che dire... Raf rispecchia esattamente la me stessa di un anno fa (e in parte anche quella di adesso), pieno di dolore e rabbia per una morte che non sarebbe dovuta avvenire, non così presto. Fortunatamente, ha una famiglia distrutta dallo stesso dolore che lo aiuta ad andare avanti.
Spero sia piaciuta.
Ti comprendo meglio di chiunque altro, specie perché con il tempo, sono diventato piuttosto oscuro e non mi vergogno a dire che desidero la morte, per ciò che ho provato... La tua storia è molto bella, complimenti. Buon halloween...
Caspita, isary, una storia triste ma anche bellissima; il fatto, poi, che l'ispirazione ti sia venuta per una perdita che hai davvero subito la rende ancora più triste. Vorrei dire ti capisco, ma sarei un bugiardo e l'ultima cosa che voglio fare è mentire, ho paura che peggiorerei solo le cose.