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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Film, Telefilm, Teatro
Dalla Serie: Doctor Who
Titolo Fanfic: DUE DOTTORI E UN TARDIS
Genere: Comico, Avventura, Fantascienza
Rating: Per Tutte le età
Autore: ellexfiles galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 26/09/2012 16:50:15

Mille assurde avventure hanno accompagnato il Dottore durante tutta la sua vita... molti amici lo hanno seguito senza fiatare e il Tardis lo ha portat
 
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THE DOCTOR
- Capitolo 1° -

L'altro giorno ho cominciato ad immaginare una ff piuttosto demenziale riguardo a questo straordinario personaggio, quindi ecco qua una storia con nuove avventure del mitico Dottore.
La ff è ambientata in quel periodo di tempo prima che il Dottore incontri i Pond e River Song nello Utah. Spero che possa piacervi e che commentiate, così saprò se mi devo dare all'ippica anzichè alla scrittura.
Buona lettura :)




La campagna scorreva verde attono a lei, l’aria fresca si insinuava nel casco e la moto rombava, correndo lungo quella strada deserta.
Libertà.
Raramente poteva concedersi dei momenti come quello.
Solitamente era rinchiusa in un’officina o a casa e quando i gemelli erano fuori con gli amici, lei ne approfittava per fuggire nella quiete che regnava fuori da Londra.
Liam e Siam erano andati il giorno prima da un loro compango di scuola, passando la notte fuori e Alma ne aveva approittato per andare in “campeggio”. La sua mano diede ancora gas e la moto da cross accelerò.
Aveva due ore prima che i ragazzi tornassero.
Avrebbe tanto voluto poter chiudere gli occhi e sognare di volare lontano, di lasciarsi indietro tutte le preoccupazioni ed i dolori. Desiderava tanto riuscire a sorridere di nuovo.
Ormai erano cinque anni che il suo viso non era più illuminato da un sorriso sincero e bellissimo. Gli occhi parevano spenti, quasi privi di vita e persino il suo aspetto sembrava ingrigito.
A ventisette anni badava a due gemelli scalmanati, sola.
Era contenta di poter dare loro la felicità che desideravano. Nei limiti del possibile non faceva mancare loro nulla, rinunciando ad un sacco di cose per poterle dare a loro.
La felicità che però provava nel crescerli era sempre nascosta dal dolore per la morte della sorella, che in un incidente d’auto aveva perso il marito e la vita, lasciando soli due bambini contro la propria volontà.
Alma era passata dall’essere una studentessa di medicina, ad essere un brillante meccanico in un’officina da due soldi, dove spesso e volentieri veniva pagata anche meno del dovuto.
La moto continuava a correre lungo la strada deserta.
Il vento fischiava nel suo casco, provocando anche suoni piuttosto bizzarri. La ragazza non ci badò e continuò a guidare imperterrita, godendosi quel momento, riportando a galla i ricordi di quando faceva le corse con i suoi amici dell’università. Per qualche istante ebbe l’impressione di essere di nuovo con loro, tra le montagne americane.
Improvvisamente, davanti a lei apparve un uomo, fermo in mezzo alla strada a guardarsi attorno.
Frenò bruscamente e la moto sbandò, scivolando e scaraventando Alma contro l’individuo, che si era voltato con gli occhi sgranati e la bocca spalancata pronta ad emettere un urlo, che però venne coperto dal suo.
Andò a finire contro l’uomo, che l’afferrò e cadde all’indietro sbattendo la testa contro l’asfalto.
Alma si rialzò, si tolse il casco. Era leggermente scombussolata.
Lo sconosciuto sembrava svenuto ed aveva un aspetto piuttosto stravagante. Indossava persino un papillon. Scosse la testa, e si chinò su di lui. Respirava, quindi non lo aveva ucciso con il suo peso.
“Hey, mi sente?” cercò di farlo rinvenire. Si accorse che dietro la test aveva una piccola macchia di sangue. “Maledizione. Proprio oggi dovevo investire qualcuno?”
Controllò il battito. Fece un balzo indietro.
“Non è possibile”pensò “Devo aver le allucinazioni”
Per un secondo le era parso di sentire due battiti cardiaci. Controllò di nuovo. Non se lo era immaginato. Quell’uomo aveva davvero due battiti. Cominciò a camminare in tondo, cercando di capire cosa fare.
Era ovvio che non poteva portarlo in ospedale. La gente avrebbe fatto troppe domande a cui non avrebbe potuto rispondere.
Lo sentì muoversi e si girò a fissarlo. Si era ripreso e la fissava seduto lì a terra, nel mezzo della strada e lei ebbe una forte scarica di rabbia, che però trattenne.
Continuava a domandarsi per quale motivo un possibile professore universitario (visto il modo in cui era vestito) se ne andasse a zonzo per una strada senza fare attenzione.
“Ciao.” la salutò “Ti sei fatta male?”
lei rimase spiazzata per la calma con cui parlava. “No, non credo. Ma lei ha preso una gran bella botta in testa.” Rispose.
“Hey, va bene che sono vecchio, ma dammi del tu o comincerò a sentirmi veramente decrepito.” La ragazza lo fissò incredula. “Decrepito? Ma se questo qui avrà una trentina d’anni. Devo avergli spappolato il cervello.”
“Ehm, ok. Senti, ti va se ti porto un attimo a casa mia? Magari do un’occhiata a quella ferita e te la sistemo.”
Quello sorrise “Quale ferita?”
Cadde all’indietro. Lei scattò in avanti appena in tempo per afferrarlo ed evitare che desse la seconda capocciata al terreno. “Sì, credo di avergli veramente spappolato il cervello. Oppure non lo aveva già da prima.”
Era svenuto di nuovo.
Lei sospirò.
“Allora…” si era svegliato di nuovo “… di cosa stavamo parlando?”
“Ma che razza di coso strano sei?” urlò Alma in preda all’esasperazione “Insomma, ti pianti in mezzo alla strada rischiando di farti investire, hai un taglio alla testa e neanche te ne sei accorto e in più svieni e rinvieni a intermittenza? Deciditi un po’ per la miseriaccia!”
lui parve non aver capito “Oooooh… quella ferita. Forse dovrei farmela curare da qualcuno.”
“Ma va…”
“Mmmmmh… magari mi conviene fare un salto in ospedale…”
“COME? Ma sei impazzito? Se vai lì, magari proponigli di dissezionarti direttamente.”
“Tu sei una ragazza insolita.”
“Io sarei cosa? Ma insomma, hai due cuori e vuoi andare in ospedale? Come gliela spieghi questa cosa? Ti terrebbero in osservazione per chissà quanto, diventeresti il loro giocattolo.”
“Tu guardi troppi film.”
“E tu troppo pochi a quanto pare.”
“è piuttosto difficile vedere la TV sul Tardis, in effetti, visto che non ce l’ho.”
“Sul che?”
“Sul Tardis, la mia macchina del tempo, o meglio, la mia ferrari del tempo.”
“Ok, ho capito. Il tuo cervello è andato a farsi benedire.”
“Come dici?”
“Niente. Dammi una mano con quella.” E indicò la moto, che era rimasta a terra.
La rimise in piedi ed accese il motore. “Salta su. Ci penso io a risistemarti quel taglio.”
Lui la guardò con gli occhi spalancati “Tu vuoi che io salga su quello?” e indicò la moto. Lei annuì “Ed evita di svenire finchè non siamo arrivati per piacere.”
L’uomo si avvicinò circospetto “E il Tardis? Che faccio, lo lascio là nel campo?”
La ragazza alzò gli occhi al cielo “Non credo che gli succederà niente al tuo adorato… come si chiama?”
“Tardis.”
“Ecco, quello. Comunque, piacere, sono Alma Nelson.”
Lui le strinse la mano e sorrise di nuovo “Il Dottore.”
Lei sorrise e lo fece sedere dietro di lei, poi partì.

Erano finalmente arrivati davanti a casa. I gemelli ancora non erano arrivati.
Alma aprì la porta e fece entrare lo straniero “A proposito, Dottor chi?” lui la guardò sempre sorridendo “Esattamente.”
Lei fece una smorfia. Ormai l’aveva capito che quel tipo era completamente fuori di testa. “Senti Dottore, siediti lì per favore. Vado a recuperare il kit di pronto soccorso.” E gli indicò il vecchio divano nel piccolo salotto dell’appartamento.
Quello ci sprofondò dentro e parve divertito, cominciando a molleggiarsi sopra.
Quando tornò dalla cucina lo trovò infilato sotto al divano. “Che diamine stai facendo?” si sentì un tonfo sordo ed un gemito “Nulla. Mi piace questo divano. Da voglia di saltarci sopra.”
“Beh, non ci provare. Non do il permesso di farlo nemmeno a Liam e Siam.” Si avvicinò. Il Dottore si era rimesso seduto. Lei gli fece abbassare leggermente la testa ed esaminò la ferita. Fortunatamente non era nulla di grave. Prese del disinfettante e cominciò a ripulirla, scostando i capelli e cercando di non fargli male.
“Chi sono Liam e Siam?” chiese.
“Sono i due piccoli terremoti che stanno per arrivare.”
“I tuoi fratelli?”
“No”
“Oh, allora sei mamma. E chi è il fortunato con cui li hai avuti?”
lei si fermò un secondo arrossendo. “Non sono i miei figli. Non sono nemmeno fidanzata. Sono i miei nipoti.”
“Uops. Scusa. Quindi ti vengono a trovare spesso?”
“Direi di sì, visto che abitano qui con me.”
“Come abitano qui? E la loro mamma? E il loro papà?”
“Tu fari troppe domande, lo sai?”
Lui si zittì, continuando a sorridere come un bambino. Lei lo guardò. In fin dei conti era simpatico, un po’ bizzarro, ma divertente. Sembrava spensierato eppure quegli occhi marroni parevano dire il contrario e rispecchiare una saggezza nascosta.
Continuò a curargli la ferita.
Fuori si sentì il rumore di portiere che sbattevano e bambini che si salutavano, creando un gran baccano nel vicinato. I gemelli erano arrivati e la quiete stava per svanire nel nulla, come una goccia d’acqua in un oceano.
La porta si spalancò “Ciao Alma, siamo tornati.”
Due bambini di otto anni, con corti capelli castani e spettinatissimi e grandi occhi verdi entrarono nel salotto e si bloccarono. Impallidirono, le bocche spalancate, quasi come se avessero visto un fantasma. Poi cominciarono a gridare, gesticolando all’impazzata e apparentemente emozionati per qualcosa.
Cercarono di parlare, ma insieme e la ragazza non riuscì a capire nulla di quel che dicevano. Dopo qualche minuto riuscì a calmarli “Allora, mi dite che cosa vi prende?”
Liam indicò l’uomo seduto sul divano “Doctor Who!”

 
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