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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: EPPURE NON POSSO FARNE A MENO...
Genere: Sentimentale, Romantico, Drammatico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: sil-p87 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 11/07/2012 17:28:18

Legato a "Tutto può succedere" un'episodio della vita di Pansy Parkinson. Dal testo: E poi fuori, gli occhi ancora pieni di lacrime aveva visto Her
 
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- Capitolo 1° -

L’erba verde scintillava fresca di rugiada, aveva quasi lo stesso colore dei suoi occhi, le lacrime che scendevano lente sul suo viso brillavano alla luce di quel sole che per il mondo magico era tornato a splendere.
Crollò in ginocchio davanti a una lastra di perfetto e ricercato marmo bianco . Era rimasta sola.
Nonostante il calore di quella giornata estiva lei sentiva freddo , non quel genere di freddo a cui si pone rimedio indossando qualcosa .Non avrebbe mai più sentito calore.
Rabbrividì stringendosi le braccia al petto e le lacrime scesero ancora più copiose sulla sua delicata pelle di pesca.
Era talmente bella che sembrava un’apparizione.
Due parole appena sussurrate, fissando una foto : Mi manchi.
Una foto che sembrava il suo perfetto ritratto, i capelli corvini, la bocca rossa e piena come la sua aperta in un dolce sorriso,il naso leggermente appuntito gettava un ombra sul lato del viso dove entarmbe avevano un piccolissimo neo, gli occhi dello stesso stupefacente color verdemare avevano un’espressione diversa però.
La lucida follia di un’ideale sbagliato animava gli occhi della sua sorellina. un’ideale che le avevano insegnato a seguire fin da quando era bambina e che lei aveva fatto suo come se fosse l’unica cosa a cui aggrapparsi, l’unica cosa tangibile in un mondo fatto di incertezze e terrore.
Perché Iris era così, un concentrato di insicurezza e fragilità dopo i mille abusi del padre e dei suoi amici mangiamorte.
Per non soccombere aveva bisogno di credere in qualcosa e aveva scelto.
A lei non importava niente di essere dalla parte sbagliata, a lei non importava di uccidere come se niente fosse, anzi anche quando si ritrovava coperta di sangue innocente si beava della sensazione di aver avuto sulle sue vittime il pieno potere e controllo nello stesso modo in cui i suoi aguzzini lo avevano avuto su di lei tanti anni prima.


*****



“Non andare a combattere stasera Iris” l’aveva supplicata, quasi in ginocchio, quella sera di molto tempo prima.
Sapeva di aver tradito e sapeva che quella battaglia sarebbe stata l’ultima.
“Devo andare terremoto!” le aveva risposto sua sorella con un sorriso.
“Ti farai ammazzare!” le aveva gridato nel terrore più completo.
“No, tesoro,non mi succederà niente.” glielo aveva detto come se fosse stata una promessa.
“Non capisci” era sbottata con le lacrime che minacciavano di traboccare dai suoi occhi.
“Se tu a non capire sorellina, devo andare” aveva sentenziato la sorella con un tono duro e freddo.
Diretta verso la porta, per prendere parte alla battaglia decisiva.
“Riri…” una parola con mille significati, un soprannome di mille giorni e mille notti passate insieme a consolarsi a coccolarsi a ridere e piangere e parlare. Un’ultima disperata supplica.
“So cos’ avete fatto tu e i tuoi amichetti, Pansy…” le aveva detto voltandosi verso di lei con l’accenno di un sorriso sulle labbra.
Gli occhi sbarrati della sorellina l’avevano convinta a continuare.
“E so anche perché lo avete fatto. Non lo dirò a nessuno Terremoto, te lo prometto. Ma io devo andare, tu hai scelto la tua strada e ti stimo per questo, perché hai avuto la forza di fare qualcosa di diverso da ciò che ti è sempre stato insegnato ma io non ne sono stata capace e ormai il mio nome così come il mio destino sono segnati, ho scelto questa strada tanto tempo fa, Pansy, e adesso devo percorrerla fino in fondo”.
Era tornata indietro e le aveva baciato la fronte come faceva da sempre quando c’era qualcosa che le spaventava.
“Ti voglio bene Terremoto” le aveva detto prima di uscire dalla porta.
-Ti voglio bene Riri” le aveva risposto lei sempre piangendo con l’angoscia che minacciava di schiacciarla ad ogni passo fatto dalla sorella, con il terrore di non vederla mai più e con la consapevolezza che se le fosse successo qualcosa in parte sarebbe stata anche colpa sua. SPIA.

Quattro giorni dopo si era ritrovata in un vicolo buio a gridare contro il cielo e a versare lacrime amare sul corpo di sua sorella, stringendola forte al petto e singhiozzando, maledicendo se stessa, i loro genitori, l’ordine della fenice i mangiamorte…
Aveva pianto a lungo tenendo tra le braccia quel corpo martoriato finchè non aveva perso i sensi.
Seppur nell’ incoscienza aveva sentito le mani calde e forti che l’avevano raccolta da terra e portata al sicuro. Aveva dormito per due giorni. Al suo risveglio aveva trovato gli occhi blu di Blaise che la fissavano con preoccupazione evidente.
Aveva passato altri tre giorni in stato catatonico oppure a piangere salvo poi alzarsi per seguire il corpo di su sorella fino al cimitero di Godric’s Hollow, non le avevano fatto il funerale, lei era nella parte del cimitero riservata alle anime perdute. Ma Pansy sapeva che non era giusto, sapeva che sua sorella aveva un cuore e un’anima, mutilata forse, ingiusta nelle scelte ma sua sorella sapeva amare ed era stata il suo scoglio per molto, molto tempo. Si errano amate, aggrappate l’una all’altra e adesso lei non c’era più.
Aveva stretto forte la mano di Blaise trovando un po’ di conforto ma il dolore era grande e accecante. Non aveva guardato alle tombe dei due mostri che aveva chiamato genitori, non meritavano nulla per aver distrutto le vite di chi gli doveva essere più caro al mondo.
E poi fuori, gli occhi ancora pieni di lacrime aveva visto Hermione Jane Granger, in piedi dritta come un fuso che la fissava con un’espressione colpevole sul viso. E Pansy comprese.
La violenza con cui l’aveva schiaffeggiata le faceva ancora provare vergogna, Blaise l’aveva trattenuta e lei era scoppiata a piangere peggio di prima.
“Mi sono dovuta difendere…” aveva detto Hermione, con uno sguardo triste.
“Non così” aveva ribattuto lei.
“Ho solamente fatto un sortilegio scudo,Pansy, la maledizione che l’ha uccisa era sua” il dolore nello sguardo della grifondoro era palese e sincero.
Era rimasta impietrita a guardare la Granger che si allontanava, lei e sua sorella si erano scontrate, si era difesa e sua sorella era morta .Sarebbe toccato a lei se non fosse stata una strega così potente, non era colpa sua, aveva vinto la più forte.

*****


Rivangare quei ricordi le faceva sempre male, piangeva più forte adesso, il dolore scritto chiaramente in viso mentre ancora fissava quella foto sulla lapide.
Una mano calda le si appoggiò sulla schiena.
-Pansy amore, andiamo- Dolce, tenero, delizioso Blaise. Aveva scoperto da poco di amarlo ma già era diventato il centro esatto del suo universo.
Annui e si alzò porgendogli una mano.
Lui la strinse tra le sue,aspettò che fossero lontani.
-Perché ti ostini a venire qui a farti del male?- le chiese.
-Perché era mia sorella ed io la amavo Blaise.- gli rispose semplicemente stringendosi forte contro il suo fianco.
-Ci sono mille altri modi di ricordarla amore, non c’è bisogno che continui a torturarti- le disse stringendola più forte a sua volte.
-Lo so, eppure non posso farne a meno…- gli rispose continuando a stringerlo.
Il sole brillava alto nel cielo illuminandoli nel loro cammino, stretti l’uno all’altro come due anime diventate una, legati da un amore che andava oltre lo spazio o il tempo.

 
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