DAMMI UNA RAGIONE.
- Capitolo 1° -
Terence lo fissava incredulo per quello che gli stava dicendo:lei se ne stava andando e per la seconda volta la stava lasciando partire senza fare nulla per fermarla. Anzi,le aveva detto addirittura di andarsene senza problemi,che non avrebbe dovuto voltarsi indietro.
-Ti rendi conto di cosa hai fatto? Le hai dato via libera di andarsene!!- L\\\'amico era arrabbiato,si notava,era come se quella cosa lo riguardasse in prima persona.
D\\\'altro canto Heric non sapeva cosa rispondergli,neppure lui sapeva perchè l\\\'aveva fatto.
-Non lo so,ok? Non l\\\'ho mica obbligata a partire,lei lo ha deciso e io non posso impedirle nulla.-
-Hai mai riflettuto sul motivo per cui Sana abbia accettata quel lavoro? Prova a pensarci,magari ti verrà in mente qualcosa!-
Terence prese la giacca e lo lasciò li,seduto a quel tavolo in cerca di qualche risposta.
Perchè se ne stava andando? Adesso quella domanda lo tormentava più di prima. Sapeva che quella partenza gli sarebbe costata cara e che se non l\\\'avesse più rivista sarebbe morto di tristezza.
Fra quei pensieri uscì di casa per fare una corsa. Era l\\\'unico modo che aveva per sfogarsi. Correva,correva fra le strade della città. Correva e riusciva a pensare solo alle parole di Rossana.
-Io parto fra tre giorni-. Correva e solo in quel momento aveva capito quanto quelle parole gli avessero fatto male.
Come poteva andarsene? E poi da sola? La testa era piena di domande e nella corsa si ritrovò a casa sua,quasi automaticamente.
La luce fioca di una lampada illuminava ogni suo movimento:stava facendo le valigie.
Decise di suonare il campanello. Cosa aveva da perdere? Doveva parlarle,fosse stata anche l\\\'ultima volta.
Passi veloci risuonarono anche all\\\'esterno benchè non fossero particolarmente pesanti. La porta si aprì e se la ritrovò davanti. Era bella,aveva addosso solo una felpa larghissima e un paio di calze che arrivavano alle cosce. Era bella,così,al naturale,senza trucco o strane acconciature. Aveva raccolto i capelli in una coda di cavallo e qualche ciocca scivolava sulla sua nuca.
-Heric..che ci fai qui?-
-Devo parlarti- Si guardarono per un secondo,poi lei gli fece cenno di entrare.
-Dimmi-. Silenzio.
Lui non riusciva a parlare e lei aveva paura di dire qualcosa di sbagliato. C\\\'era sempre stato silenzio tra di loro,ma non era mai stato distruttivo;quel silenzio,invece,li allontanava. Poi venne spezzato,d\\\'un tratto.
-Quindi stai partendo-
-Già..tre giorni e questa città sarà solo un ricordo!-
-Perchè lo fai?-
-Mi hanno offerto un lavoro e poi non c\\\'è niente che mi tenga legata a questo posto.-
BOOM. Un altro colpo al cuore. Niente? E lui cos\\\'era,un manichino?
-Ah..niente. Dimmi la verità,io so quando menti. Perchè?!-
-Me ne voglio andare via Heric. Via da questa città,dai nostri amici,da mia madre e anche da te.-
-Perchè cos\\\'è che ti avrei fatto?!-
-Niente,proprio per questo. Senti Heric,smettiamola di fingere. Sono mesi che io fingo un mal di testa dopo l\\\'altro. Tu cosa hai fatto? Non sei venuto mai a chiedermi come stavo. MAI. Adesso che vedi che ti sfuggo dalle mani vieni qui a farmi questi discorsi? No,mi dispiace,io non ci sto ai tuoi giochetti.-
Lo guardava con gli occhi pieni di lacrime e una gli scese su una guancia. Odiava piangere,lui lo sapeva. Avrebbe preferito sparire piuttosto che farsi vedere in quel modo.
Lui,d\\\'altra parte,stava zitto.
-Bene,noto che non hai nulla da dire,io vado a dormire. Quando esci chiudi la porta.- e fece per andarsene.
Con i riflessi pronti Heric l\\\'afferrò per un braccio e le sbarrò la strada.
-Lasciami-
-No-
-Heric,per favore,ti prego! Lasciami! Cosa concludi con questo?-
-Evito che tu scappi dai tuoi problemi come fai sempre. Sai che non dovresti partire.-
Lei accennò un sorriso,sarcastico,quasi pungente.
-No? Tu dammi un motivo,un buon motivo per cui io debba rimanere e lo farò.-
Lo stava quasi supplicando di trovare una ragione,una sola per rimanere ancora li.
-Io non voglio che tu te ne vada.-
-Non mi basta.-
-Qui tutti hanno bisogno di te-
-Tu sai il motivo per cui dovresti rimanere,non c\\\'è bisogno che te lo dica io.-
-E se io volessi semplicemente sentirtelo dire? Se io volevo spezzare questo tuo silenzio una volta per tutte?Non posso chiedertelo,è troppo,non è vero?-
Lui la guardò,quelle parole lo accesero maggiormente. Gli occhi di lei chiedevano comprensione,ma lui non credeva di potergliela dare.
Cercò di divincolarsi,ma Heric strinse ancora di più la presa e lei ri ritrovò al muro senza più modo di muoversi.
-Basta,preferisco che tu te ne vada.-
Una lacrima le rigò il viso,alla vista di quella piccola goccia lui non potè fare a meno di abbracciarla.
-Non devi partire,non puoi.-disse lui tutto d'un fiato.
Ma infondo cosa poteva pretendere? Non stavano insieme,probabilmente non sarebbero mai riusciti a dichiararsi,ma sapevano. Entrambi conoscevano la loro storia,sapevano cosa c'era fra loro.
-Io non voglio farlo...- rispose lei fissando il vuoto.
-..ma devo!-
-Non devi! Dimmi che tornerai!-
-Non lo so..-
-Torna,ti prego.-
-Vedremo.-
Si girò,la guardò per un attimo e le diede un bacio.
Non era un bacio d'addio e questo li consolò un po',ma il dolore della separazione bruciava ugualmente li,al centro del petto.
-Ciao Rossana.-
Aprì la porta ed uscì. Si voltò nuovamente e i loro sguardi si incrociarono.
Lei era accasciata per terra,lui sotto la pioggia battente.
Una folata di vento fece sbattere la porta e anche il contatto visivo si spezzò.
Non era finita,lo sapevano.
Ma quella porta si era chiusa anche fra loro.
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