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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: SOGNO SEGRETO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: domiziana galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 04/08/2011 23:59:55 (ultimo inserimento: 07/08/11)

I segreti di una passione inconfessabile
 
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LA PRIMA NOTTE
- Capitolo 1° -

“Ti chiami Lara, giusto?”
“Giusto!”

Ho pensato immediatamente che fosse strano che un animatore, cui avevo detto solamente una volta il mio nome, se lo sarebbe ricordato. Questo mi ha portato a sognare che in fondo potessi aver attirato la sua attenzione non solo per la mia maestria nel vincere i giochi aperitivo.
Dopo che aveva dato prova di riconoscermi, la sera stessa ho cominciato ad osservarlo con più attenzione e mi sono accorta che ogni cosa che faceva, ogni suo gesto, ogni sua parola avevano un fascino particolare per me. Ormai, non riuscivo più a fare a meno di nutrirmi della sua vista; senza accorgermi il mio sguardo rimaneva fisso su di lui e persino quando i nostri occhi si incrociavano, non riuscivo proprio a voltarmi per guardare da un’altra parte. La curiosità che avevamo l’uno dell’altra ha portato ad accrescere il desiderio reciproco, anche se nessuno se ne sarebbe mai accorto. Con un guizzo degli occhi ci siamo resi conto che la nostra passione sarebbe dovuta rimanere segreta.
Quasi inconsciamente e senza parole gli comunicai il numero del mio alloggio, sventolando la mia chiave di modo che potesse leggere la scritta “422” e stamparsela in testa. Ancora non sapevo bene cosa stava succedendo e nemmeno mi facevo film mentali improbabili, perché anche il sogno più bello non si sarebbe nemmeno potuto avvicinare alla magnifica realtà che avrei vissuto dopo.
Al termine della serata, come sempre, io e le mie amiche ci siamo ritirate. Tutto sembrava normale, finché la ragazza con cui condividevo il letto mi ha chiesto: “ma cos’hai tu stasera?” e, nonostante le mie parole rassicuranti, il mio sguardo assente e la mia bassa soglia di attenzione mi hanno tradito, così sono rimasta a parlare fino a tardi con lei, fatto provvidenziale dato che mi costrinse a rimanere sveglia abbastanza da sentire qualcuno picchiettare alla finestra. Fortunatamente la mia amica si era già addormentata ed io sono andata ad aprire, senza alcun timore, perché dentro di me sentivo che non c’era alcun pericolo: ho tirato la tenda e l’ho visto. Ho visto i suoi grandi occhi che mi fissavano intensamente, che erano desiderosi di vedere i miei, di ritrovare lo sguardo che li aveva interrogati tutta la sera. Mi stavano cercando e, ora che mi avevano trovato, la loro smania di conoscenza non si era placata, anzi cresceva sempre di più.
Da parte mia non mi sono chiesta cosa ci facesse fuori dalla finestra della mia stanza a quell’ora di notte, mi appariva come un fatto del tutto normale; quando ho aperto la finestra, senza dire niente sono saltata fuori e, anche lui senza dire niente, mi ha preso al volo per farmi atterrare con dolcezza. Facendo attenzione ho accostato il vetro per non fa arrivare qualche spiffero gelido e sospetto alla mia compagna di stanza, per poi voltarmi verso il ragazzo dai grandi occhi profondi e dedicarmi a lui. Come una calamita mi ha attirato a sé e prendendomi per mano mi ha condotto in una strada stretta, nascosta dai cespugli. Io lo seguivo, senza alcuna paura, istintivamente mi sono fidata dei suoi occhi e del suo tocco. La strada finiva in un grande prato contornato da piante di oleandro di tutti i colori e dai fiori odorosi, il cui profumo si mischiava a quello del mare portato dalla brezza marina e al suo: mi sono avvicinata a lui per inspirare a fondo e godere interamente di quel momento perfetto.
“Tutto questo mi porterà guai.”
“Perché sei ancora in giro ed è troppo tardi?”
“O troppo presto. Il mio animo avverte qualcosa, come un segno nascosto nelle stelle: che comincerà con questa notte una serie di sfortunati eventi, quali porteranno alla fine.”
Conoscevo a memoria quei versi, li ho sempre adorati, ma pronunciati da lui mi sono apparsi ancora più meravigliosi, anche se portarono con loro un vago senso d’inquietudine, così ho guardato Andrea con aria interrogativa e lui ha risposto così:
“Il mio cuore aveva mai amato? Occhi rinnegatelo, perché non ha mai conosciuto la bellezza fino ad ora.”
Più continuava e più capivo che la scelta dei versi non era casuale. Il desiderio che avevamo l’una dell’altro ci sarebbe risultato fatale. Nonostante tutti i quesiti pieni di apprensione che mi portavo dietro, un senso di piacere annebbiava le emozioni negative e la passione prevaleva su qualsiasi cosa. Poi mi prese per mano e allora sapevo quali parole avrei sentito:
“Se io profano con la mia mano indegna questo santo tesoro, è un peccato gentile. Le mie labbra, come due pellegrini, chiedono la grazia di riparare la rude offesa, con un dolce bacio.”
“Pellegrino, non disprezzare la tua mano, che ha dimostrato solo devozione, perché i santi hanno mani che i pellegrini toccano con le mani ma palmo contro palmo: questo è il bacio dei santi!”
“E i santi non hanno labbra, come le hanno i pellegrini?”
“Sì, pellegrino, ma servono solo per pregare.”
“E allora, mia cara santa, lascia che le labbra preghino come le mani, altrimenti la Fede diventa disperazione!”
“I santi non si muovono, ascoltano chi prega, nient’altro.”
“E allora tu non muoverti mentre mi esaudisco da solo.”
Intuivo a questo punto i versi di Shakespeare a cos’avrebbero portato, ma nonostante questo ho sentito tutto il corpo attraversato da una strana tensione, tutti i muscoli irrigiditi, tranne il cuore che ha cominciato ad accelerare in maniera eccessiva. Ero ossessionata da mille domande, mi chiedevo se lasciarsi andare ad un bacio sarebbe risultato pericoloso per quello che avremmo vissuto dopo, per un futuro che non ci sarebbe mai stato, però il mio cuore mi suggeriva di non rovinare un momento così bello e perfetto e poi ancora mi chiedevo se questi versi li conosceva per piacere personale o perché era abituato a svegliare le ragazze alle 3 di notte, farle scappare dalla finestra e recitarli insieme per ottenere un bacio. Non ho finito nemmeno di formulare tutti i pensieri dovuti, quando ho sentito le sue labbra che mi hanno rassicurato, trovando un compromesso ideale, posandosi sulla mia guancia. La mia tensione così si è sciolta, ho sorriso a lui e riso dentro di me per le milioni di paranoie che si erano affollate nella mia testa nel giro di un milionesimo di secondo.
Mi ha chiesto come facessi a conoscere così bene Shakespeare e lui si giustificò col fatto che l’aveva imparato grazie allo spettacolo dell’animazione. Mentre parlavamo di tutto un po’ passeggiavamo nel parco e trovata una piazzetta ci siamo sdraiati a guardare le stelle e il cielo ci è stato amico perché abbiamo visto anche qualche flash luminoso sopra di noi, che ci ha aiutato a parlare di noi, delle nostre vite e dei nostri desideri. Più parlavo con lui, più sentivo che la tensione svaniva e mi sembrava di parlare con un ragazzo che conoscevo da sempre, mi sembrava di parlare con il mio migliore amico, ma mi trovavo anche meglio perché non ero nella posizione di dovergli insegnare qualcosa forzatamente, come ad un bambino testardo; piuttosto sentivo che le nostre parole, senza obblighi e senza fatica ci riempivano l’un l’altra. Ognuno faceva scoprire all’altro un mondo diverso dal proprio, non migliore o peggiore, ma semplicemente insolito. Ogni parola, accompagnata da gesti, sguardi e suoni particolari risultava un invito ad unire i nostri mondi, per crearne un altro, segreto, che nessuno avrebbe mai scoperto. E così fu: quella notte abbiamo sancito un patto inespresso. Siamo riusciti a spogliarci reciprocamente e i nostri desideri, messi a nudo nel buio della notte, sono apparsi chiari e definiti.
Poi hanno cominciato a far capolino i primi raggi di sole, l’alba ci ha fatto ricordare che la nostra passione poteva nutrirsi solamente delle tenebre. Così siamo tornati sui nostri passi e mi ha riaccompagnata alla finestra: un casto bacio ed una carezza sono bastati a riempirmi di gioia. Silenziosamente mi sono tuffata nelle lenzuola ed ho chiuso gli occhi, così sono riuscita a vedere ancora il suo viso e a sognare che il sole non ci aveva realmente separati e che eravamo ancora insieme. Non perché volessi che la nostra intesa e il nostro sentimento fosse visibile a tutti, ma perché ogni attimo passato lontano da lui mi era tedioso; quindi mi sono rifugiata in una fantasia con la speranza che le ore che ci separavano passassero volocissimamente.

 
Continua nel capitolo:


 
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