PROLOGO - Capitolo 1° -
Buio perfetto come si conviene ad un prologo. Ci sarebbero voluti i riflettori, ma le cose hanno spesso il fottuto vizio di non funzionare come si deve.
Il riflettore non c'è, ci accontentiamo di una di quelle lampadine appese a qualche filo della corrente scoperto. Lampeggia un po' quella lampadina, a lei sarebbe venuta una bella crisi epilettica, in altre circostanze. Ma non adesso.
Lo spettacolo deve continuare. No, iniziare, e il suo prologo è l'ultima parte che lei reciterà.
Non ancheggia, quando cammina sotto la luce: sono le sue ossa a scivolare tra di loro, quasi usurate e appiattite, ma lei se la ride, in fondo.
La luce è sua.
“Ciao.
“Se questo film avesse un regista sarebbe fottutamente sfigato a scegliere me per cominciare la storia, sì” tira su col naso, lì nel freddo, fa un mezzo sorriso con gli occhi che per un attimo roteano in basso, le sopracciglia aggrottate quasi naturalmente.
“Però sono qui, pare”fissa davanti a sé. Eppure nessuna telecamera. Ma se ci fosse vi avrebbe centrato lo sguardo addosso.
“Voglio che sappiate che al momento sono morta e che darei centinaia di galeoni, perché voi tutti foste al posto mio” gli occhi si alzano, il bianco attorno all'iride è quasi minaccioso.
“Voglio che sappiate” dice con lentezza e sorride.
“Voglio che sappiate che io ero la sua donna. E puttana. E madre. La sua qualcosa. Voglio che sappiate, che insieme saremmo stati capaci per davvero di sterminare ognuno di voi. E se questo non vi sta troppo bene, filate pure fuori dalle palle” l'angolo destro del ghigno ha quasi uno scatto stizzito verso l'alto, per un solo secondo, come il sopracciglio.
“Voglio che sappiate”
La luce lampeggia appena, come un singhiozzo.
“Che questa storia servirà solo a farvi sapere che ho un posto per ciascuno di voi qui all'inferno. Questa qui non sarà una bella storia e probabilmente non vi piacerà. E adesso, gente, con permesso, mi levo dai piedi”
Buio.
|
|