PROLOGO
- Capitolo 1° -
<<Voglio raccontarti una cosa, Dilayla...>> mormorò la nonna Penelope, appoggiando la spazzola, dopo aver pettinato con cura i morbidi capelli della nipote. La piccola Dilayla, attraverso lo specchio, la osservò incuriosita con gli occhioni verdi spalancati. La nonna, dietro di lei, cominciò a farle una treccia, portandole i capelli neri dietro le orecchie a punta, simili a quelle della mamma.
<<Tu piccola mia, hai qualcosa di speciale nei capelli...>> disse ed osservò di sottecchi l'espressione della bambina, la quale si mostrò solamente curiosa e un po' lusingata dallo strano complimento.
<<Possiedi un ciuffo di un colore diverso...>> continuò l'anziana donna, <<Hai un ciuffetto bianco!>>
Dilayla corrugò la fronte e il suo bel visetto tondo si imbronciò, facendo capire alla nonna che si era offesa.
<<Vuol dire che sono vecchia?>> Chiese la piccola, ingenuamente. La donna rise e legò la fine della treccia con un elastico.
<< No, Dilayla! Pure io lo ho, anche se ora non si vede, perché i miei capelli sono tutti bianchi. Come te, ho quel ciuffo dalla nascita, sai?>>
Le si avvicinò con le labbra all'orecchio e la guardò riflessa nello specchio, poi sussurrò:
<<Vuol dire che siamo magiche...>>
<<Magiche?!>> Esclamò la bambina, incredula, con gli occhioni accesi di viva curiosità.
Penelope sorrise, fiera che la nipote non si fosse spaventata, anche se sapeva che quello non era niente. Il peggio arrivava dopo.
La prese per mano e la portò nella biblioteca, passando per vari corridoi della grande villa. L'ampio salone odorava di carta vecchia, ed ogni scaffale era ricolmo di libri di varia dimensione. La nonna ne prese uno in particolare, rilegato in pelle nera e il titolo scritto nel dorso con color argento a caratteri particolari. Dilayla girò la testa fino a che le lettere del titolo gli apparvero dritte, poi lesse:
<<"Verbum... magicum..." Ma nonna, che vuol dire?>>
<<E' latino, significa "parole magiche".>>
Dilayla annuì e si spolverò pensierosa il vestitino azzurro regalato quel giorno dalla nonna per i suoi cinque anni. A Dilayla piaceva quel vestito, ma gli piaceva in particolare la nonna, perchè le insegnava tante cose e non la trattava mai male. Suo padre invece era molto severo, ma a casa non c'era quasi mai, infatti era proprio per quello che la nonna viveva con loro.
La nonna Penelope si sedette sulla poltrona più vicina, con il libro in grembo e fece segno alla bambina di sedersi sulle ginocchia. Quando la piccola obbedì le porse il libro e Dilayla lo aprì, piena di curiosità. Cerano parole in un strana lingua, forse latino, come aveva detto la nonna, ma accanto c'era ogni significato. La prima parola che vide Dilayla fu subauscultare, ovvero origliare. Dilayla, anche se sapeva che era sbagliato origliare le conversazioni altrui, le piaceva a farlo. Amava trasgredire le regole, forse perché sentiva battere forte il cuore. Si ripeté mentalmente più volte la parola nella lingua strana, poi sfogliò il libro in cerca di altre parole interessanti. La nonna le disse di trovare la magia: sollevare. Dopo qualche minuto la bambina la trovo e la indicò con il ditino della sua piccola mano.
<<Bene, tollere. Ora cerca di liberare la mente da tutti i pensieri, tranne la parola tollere. Svuota la mente...>> la piccola chiuse gli occhi e si concentrò. Non pensò più alle miriadi di domande che avrebbe voluto chiedere alla nonna, non pensò più al papà e non pensò più alla fame.
<<Quando ci sei riuscita, pronuncia la parola tollere, guardando il libro e immaginandolo levitare nell'aria difronte a te. Tu devi pensare solo a far volare il libro. Solo a questo... A nient'altro...>> Dilayla fece come aveva detto la nonna e pronunciò la parola. Ma il libro restò appoggiato sulle sue ginocchia. Guardo la nonna, tristemente, ma quella la consolò:
<<E' normale, piccola mia. La prima volta non ci riesce nessuno. Riprovaci: svuota la mente e immagina il libro che levita, poi pronuncia la parola. Non ti abbattere se non ci riesci, riprova finché ce la fai!>>
Dilayla riprovò. Si concentrò al massimo, ma senza riuscire nell'intento. Restò lì a riprovare per vari minuti, era stanca per lo sforzo e dalla fronte gli colavano delle gocce di sudore.
<<Tollere...>> sussurrò, guardando il libro ad occhi spalancati e quello, in risposta, si scosse. Piano piano si alzò di qualche centimetro, ondeggiando lievemente. Dilayla si concentrò per lasciare libera la mente, e il libro si alzò ancora, fino a svolazzare davanti ai suoi occhi.
<<Bravissima, Dilayla. Ci sei riuscita!>> esclamò Penelope.
Dilayla sospirò e il libro cadde. Si asciugò la fronte con le manine, sorridendo compiaciuta. Fiera di essere riuscita a sollevare un libro con la sola forza del pensiero. Così iniziò la sua vita da maga.
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