-SE POTESSIMO VEDERE NOI STESSI -
- Capitolo 1° -
Questa dovrebbe essere la bozza di quel che poi sarà un libro. Avremo storie di personaggi diversi che avranno la durata di 2 o 3 capitoli ciascuno, spero possa interessare. Buona lettura!
Come se tutto fosse sbagliato
-Se potessimo vedere noi stessi -
-Storie di chi, forse, ha imparato il significato della parola vivere-
… Dopo quel suo lungo e forte pianto gli chiesi cosa mai gli fosse successo…
… Fu un attimo, un solo istante, ed un lampo squarciò il cielo…
… Si alzò da terra, barcollando ancora per la stanchezza e la paura, e mi disse:” Tu… Tu, che di te e del mondo, non sai nulla, come puoi chiedermi cosa è successo?...Hai forse avuto modo di capire di cosa sia fatta veramente la tua vita?...Dì l’onesta verità… Tu non l’hai visto vero? Quell’angelo nero che ti strappa l’anima e ti rende estraneo al corpo… Tu non l’hai conosciuto… Oh per Dio!-Alzò le braccia al cielo mentre le prime gocce di pioggia iniziavano a cadere- Ammetti di quale strazio sia stata carnefice la tua anima ed implora… Implora che ti chiamino a giudicare te stessa…”
Scappai, lontana, pur non sapendo dove, precisamente, mi trovassi…
Quale angoscia mi aveva procurato quel vecchio… Non potevo resistere ad altre macabre parole…
E pensare che, quell’anziano signore, era un caro amico per i miei famigliari.
Spesso andavo a trovarlo all’ospedale; ormai gli restava poco da vivere, ed era bello vederlo sorridere ad ogni mia visita (in fondo mi aveva vista crescere), ma negli ultimi tempi era strano, perso… Pensai che forse, ormai, stesse per esalare l’ultimo respiro, ma dopo non molto tempo sparì… E proprio io, quasi per caso o per volere del destino, lo ritrovai, davanti ad una chiesa pressoché distrutta, a piangere…Non sapendo se per rabbia, paura, tristezza… A piangere…
Quel giorno non fui in grado di osservare, e capire, quanto le sue parole fossero vere…
Mi chiusi in casa, per qualche giorno… Ad aumentare la mia tensione c’era il maltempo; forti tuoni, venti spietati, immensi rumori…
Poi ricevetti una telefonata… “Adalbert Schäfer è morto signorina Amanda, i parenti dicono che è stata una morte indolore, ci ha lasciati con il sorriso sulle labbra”… In quel momento non ebbi il tempo di pensare a ciò che l’infermiera aveva detto, nella mia mente c’era solo l’immagine di quell’uomo, quel vecchio, che urlava al cielo, che implorava pietà per la mia anima carnefice…
Non risposi, l’unica cosa che seppi fare fu ascoltare; così, qualche giorno più tardi, mi recai al funerale… Tutti non facevano altro che mormorare… All’interno della chiesa rimbombavano le sorde parole “ E’ morto felice… Aveva proprio un bel sorriso… Siamo felici per lui…”
Come potete essere felici?
Quell’uomo stava piangendo… Com’è possibile che sia riuscito a sorridere? Sembrava finito… Nel corpo e nell’anima…
Terminata la cerimonia funebre, all’uscita del cimitero, alcune anziane mi fermarono… Il mio stato confusionale ha reso difficile il ricordo di quel momento, ma di una cosa sono certa, mi ringraziarono… Credo che le parole fossero all’incirca queste “Cara Amanda, Adalbert ci ha detto che gli hai indicato la strada verso casa… Grazie, se non ci fossi stata tu, si sarebbe perso! Quanto sei gentile piccola, il suo spirito te ne sarà sempre grato, è riuscito ad essere con noi fino alla fine.”
Ringraziarono me, per essere scappata via, per essermi rifugiata tra le mura di una comune casa, per non essere riuscita a capire fin dall’inizio quale fosse il significato di quelle parole.
-Continua-
A breve la seconda parte.
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