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Categoria: Videogiochi
Dalla Serie: Assassin's Creed 2
Titolo Fanfic: SOMEONE IS GONNA PAY FOR THIS
Genere: Romantico, Drammatico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: OOC, Shounen Ai
Autore: lilith-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/05/2011 22:48:33

"Ho sempre invidiato il tuo coraggio, il modo in cui combattevi per difendere ciò in cui credevi. Pagheranno per quello che ti hanno fatto, Leonardo.
 
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SOMEONE IS GONNA PAY FOR THIS... [CAPITOLO 1]
- Capitolo 1° -

Come segnato dagli avvertimenti è OOC... è la prima volta che scrivo su Assassin's Creed... e nemmeno ho mai avuto occasione di poterci giocare.. eccetto che col ds... quindi.. abbiate pietà... spero di poter migliorare col tempo ^^
[Ezio/Leo]

Someone is gonna pay for this... [Capitolo 1]

“Qualcuno pagherà per questo, Leonardo.”
La voce dura, gli occhi avrebbero fulminato chiunque si fosse avvicinato nel raggio di 10 km.
Era da poco tornato a Firenze, nessuna vendetta in mente, semplicemente aveva una pagina del Codice da mostrare al suo vecchio amico.
Alle prime luci dell’alba un’ombra si muoveva silenziosa tra le vie, invisibile ad occhi comuni, si fermò davanti ad una bottega stupendosi di come, ogni volta che passava sembrasse sempre più grande.
Diede le spalle alla porta, il volto ancora celato dal cappuccio, guardò un’ultima volta attorno a se e fece scattare la serratura entrando di soppiatto nell’abitazione.
Non appena gli occhi si furono abituati all’oscurità si voltò senza far caso al proverbiale disordine che regnava nella stanza.
Cercando di non calpestare nulla, che si trattasse di pergamene con appunti incomprensibili o pennelli, compassi o strane invenzioni, si diresse verso la stanza adiacente oltre la quale ancora, sapeva trovarsi lo studio dell’amico.
Non era certo di trovarlo sveglio a quell’ora ma avrebbe volentieri pazientato fino al suo risveglio questa volta, magari comodamente seduto alla sua postazione di lavoro.
Entrò nello studio continuando a guardarsi attorno.
Le invenzioni erano aumentate ancora, così come gli schizzi di anatomia appesi alle pareti o sparsi per la stanza.
Una confusione forse troppo eccessiva questa volta.
Lo sgabello, il cavalletto, addirittura diverse tele erano rovesciate a terra, fogli accartocciati, libri aperti e abbandonati per terra.
La scrivani era quasi libera in modo innaturale, come se qualcuno avesse gettato giù tutto ciò che vi stava sopra.
Anche per il caos ordinato di Leonardo questo era troppo.
Stava ancora osservando la stanza quando notò la figura distesa sul pavimento, nascosta quasi dalla confusione.
Con passo cauto si avvicinò e, mano a mano che si avvicinava una sensazione opprimente gli scivolò nel cuore rendendolo sempre più pesante.
Non poteva essere ciò che credeva, doveva essersi sbagliato, eppure...
Il berretto rosso era scivolato a terra, quel corpo che ormai aveva riconosciuto, anche se il cuore si ostinava a negarlo, restava immobile sul pavimento.
Sollevò cautamente il corpo guardandosi attorno, in fondo sapeva chi era responsabile di tutto quello, o meglio, lo sospettava.
“La pagheranno cara stavolta, nessuno di loro rimarrà vivo tanto a lungo da sentire le campane della dodicesima ora.”
La voce era un sussurro cupo e carico di odio.
Ma come poteva ora allontanarsi da quella modesta bottega?
Come poteva abbandonare il suo vecchio amico solo per cercare vendetta?
Avrebbe dovuto affidarlo alle cure di qualcuno, ma di chi si poteva ancora fidare, li a Firenze?
Il Duca forse?
Avrebbe avuto senso svegliarlo così presto?
Non si trattava di una sciocchezza, questo era certo però.
Nel giro di pochi secondi smise di pensare a tutto ciò che sarebbe potuto accadere, che decidesse o meno di svegliare il Duca della città.
Sollevò il corpo da terra e si diresse verso la porta uscendo sulle strade rischiarate debolmente dai primi raggi rosati.
Lentamente si diresse verso il palazzo rimanendo nell’ombra delle abitazioni più alte.
Senza tante cerimonie entrò nella villa facendo sobbalzare le due guardie appostate a lato della porta.
“Non ho tempo da perdere... Riferite immediatamente al Duca che dovrà dare momentaneamente protezione ad un... vecchio amico.”
Senza dire altro depose a terra il corpo sfiorandogli leggermente il viso prima di alzarsi.
Si voltò lasciando svolazzare il mantello dietro di se ed uscì sparendo dalla vista delle guardie che di ciò che era accaduto stavano capendo ben poco.
Calò il cappuccio sul viso e dopo pochi istanti da quando aveva lasciato Leonardo scrutava dall’alto la sua vecchia città.
Le lame fremevano, impazienti di macchiarsi del sangue di coloro che avevano agito in maniera tanto sconsiderata nei confronti di un semplice artista.
Seguì 4 figure sospette fino al limitare della città.
Troppo sospette da essere innocenti, conosceva ormai i suoi nemici, li avrebbe riconosciuti subito.
Stavano per salire a cavallo quando con un balzo Ezio fu davanti a loro, una decina di minuti dopo i cavalli erano fuggiti e i quattro soldati distesi a terra, morti.
Diresse i suoi passi nuovamente verso la città, il sole era sorto e diverse persone ormai stavano alzando i tendoni ed esponendo la merce sulle bancarelle.
Senza indugiare andò verso la villa dove aveva lasciato l’amico ma...
“Nessuno mi ha mai avvertito di questo, Ezio.”
Sgranò gli occhi fissando Lorenzo de’ Medici, com’era possibile che non ne sapesse nulla?
Aprì ogni porta, mise quasi a soqquadro l’intera Villa de’ Medici prima che un’atroce sospetto ponesse radici nel suo cuore.
“Era una trappola.”
Come aveva fatto a non capirlo?
Si era fidato di due semplicissime guardie mezze addormentate, o forse solo brave a recitare, aveva lasciato in mano loro il suo caro amico e ora...
Senza più dire una parola uscì, e prese il primo cavallo sellato che trovo per poi dirigersi senza indugio e come un fulmine verso Roma.
Aveva meditato di andarvi dopo che Leonardo si fosse ripreso, per lo stesso motivo per cui ora cavalcava, per vendetta.
Ma i piani erano cambiati per una sua distrazione.
Distrazione che potrebbe anche rivelarsi fatale, Ezio.
Quella vocina pungente rimbombava nella sua testa e nel suo cuore, rimbalzava come una pallina impazzita dentro di lui, urlava sempre più forte.
Cosa aveva fatto?
Come aveva potuto?
Spronò nuovamente il cavallo mentre il sole ormai era alto in cielo.

“Parlerai se non vuoi morire.”
Il soldato era accucciato davanti alle sbarre della prigione, guardava con un sorriso l’uomo davanti a se, legato con pesanti catene al muro.
Era più che certo che si sarebbe presto arreso, avrebbe rivelato ciò che sapeva.
O sarebbe morto.
Eppure quegli occhi sembravano così decisi a mantenere il silenzio, non aveva ancora abbassato lo sguardo da quando aveva ripreso conoscenza.
“Non tradirò di certo... Le persone... Che si fidano di me...”
Un sussurro uscì dalle sue labbra, tanto che per sentirlo il soldato dovette avvicinarsi.
“Cederai...”
La guardia si alzò, trafficò con un mazzo di chiavi ed aprì le sbarre avvicinandosi all’uomo senza smettere di sorridere.
“Cederai... E ci dirai dove si nasconde l’Assassino.”
Afferrandogli i capelli gli tirò indietro la testa per poi costringerlo a bere il contenuto di una piccola fiala che teneva tra le mani.
“Parla!”
Esclamò ancora una volta il soldato senza lasciare i capelli biondi del prigioniero.
“Non... Non so dove si nasconda...”
Mormorò infine con voce debole.
“Ma quando...saprà cosa...cosa è accaduto lui......”
Non terminò la frase, probabilmente non credeva appieno in quello che stava per dire, la guardia lo capì.
“Non vivrai fino a domani, magari nemmeno arrivi al tramonto. Se venisse troverebbe solo un cadavere!”
Spinse indietro il corpo ed uscì, chiuse la cella e si allontanò ridendo ma comunque insoddisfatto per gli inutili risultati ottenuti.
“Nemmeno...fino al... Tramonto...”
Sussurrò a se stesso Leonardo.
Sapeva i rischi che correva aiutando gli Assassini, li conosceva da sempre, da quando aveva conosciuto Ezio.
Quel ragazzo si era fidato così tante volte di lui, aveva riposto la sua vita in lui e nelle sue invenzioni.
Conosceva i rischi che comportava aiutarlo, ma c’era di più.
Aiutare quel ragazzo in cerca di vendetta andava ben oltre la semplice ammirazione o amicizia.
Leonardo lo sapeva, la vita di quel giovane Assassino era diventata indispensabile per lui.
Più e più volte si era ritrovato anche a chiedere al Duca de’ Medici se avesse notizie.
Sapeva bene che per sopravvivere Ezio non poteva sempre metterlo al corrente dei suoi spostamenti, lo sapeva ma da diverso tempo ormai il non sapere dove fosse lo inquietava.
Il non sapere se stava bene, se era ferito o ammalato, chi aveva ucciso o se aveva trovato altre pagine del codice... Tutto ciò lo spaventava.
Si, lo spaventava non sapere se lui stava bene al punto da farlo star male.
“Nemmeno fino al... Tramonto... Allora... Allora non ti rivedrò mai più... Ezio...”
Una lucente lacrima scivolo lungo le gote pallide dell’uomo rischiarata da un tenue raggio di sole che in quel momento fece capolino dall’unica finestra della cella.
Gli occhi azzurri si spostarono verso quel lembo di cielo azzurro che riusciva ad intravedere, un lieve sorriso increspò le sue labbra fino a che, dopo alcuni minuti, un improvviso gelo gli penetrò nelle ossa e ogni cosa divenne buia.
“E...zio...”

 
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