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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: UN SOLO SOGNO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: -akane16- galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 08/04/2011 12:53:51

Un sogno per Kaede Rukawa, ma l'amore gli impedirà di realizzare il suo desiderio?
 
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- Capitolo 1° -

Sono scontroso, sono solista e silenzioso.
Non mi piace nessuno, e a nessuno io piaccio. Non mi faccio problemi nel pensarlo, perchè io sono così.
Quando poi vedo quell'idiota, mi fa saltare i nervi. Privo di ogni contegno. Quello che pensa dice.
Crede di essere un genio, ma non sa assolutamente niente del basket.
Io voglio andare in America, e batterò tutte le matricole dell'intera prefettura, dell'intero Giappone, se sarà necessario.
è domenica e sono in palestra ormai già da un paio di ore.. gioco da solo, mi alleno e riprendo i fondamentali. Non mi manca nulla, ne in attacco ne in difesa. So fare tutto, ma meglio di qualsiasi altra cosa, so andare a canestro. Voglio vincere qualsiasi partita, qualsiasi amichevole, qualsiasi allenamento. Niente e nessuno mi impedirà di realizzare il mio sogno... niente e nessuno...

"Ma guarda un pò... chi si vede..."
Solo la voce mi da la conferma del rosso davanti alla porta della palestra. Lo guardo e ritorno ad allenarmi
"è inutile che ti alleni, non arriverai mai ai livelli del genio"
"Idiota"
"Ehi! Rukawa! Vogliamo sfidarci?"
Sempre così va a finire.
"Non ho voglia di perdere tempo con te! Ho altro da fare!" rispondo in tono superiore
Lo vedo con la coda dell'occhio avvicinarsi, con lo sguardo puntato dritto addosso a me. Mi giro e i miei occhi piccoli e blu lo trafiggono.
Lui non esita a tirarmi un pugno nello stomaco, ed io d'altro canto attutisco il colpo. Mi rialzo e mi pulisco la bocca dalla quale usciva un pò di sangue. Vorrei poter dire che non adoro fare a pugni con lui... Non ho altro metodo per sfogarmi, perchè il mio carattere non mi permette di parlare e di sfogarmi come meglio mi pare. Il mio corpo reagisce e si sfoga solo attraverso la violenza e il basket.
Di colpo sferro un attacco al quale il mio avversario non può resistere. Da quel colpo uscì fuori tutta la rabbia che tenevo dentro. Mai avevo avuto il coraggio di abbandonarmi ad essa.
Forse saremmo andati avanti così per mezz'ora... affaticati e ansimanti non ci staccavamo neanche un secondo gli occhi di dosso, sapendo benissimo che il primo che l'avrebbe fatto avrebbe veramente rischiato. Ma ormai mi ero stancato di questa cosa e senza dire nulla mi scrollai di dosso la fatica e mi avviai verso gli spogliatoi.
"Dove vai stupida volpe?! Non abbiamo ancora finito io e te!"
Lo sentii avanzare verso di me, ma senza girarmi continuai a camminare verso gli spogliatoi.
Poi di colpo udì un suono sordo, quasi come un tonfo. Mi voltai di scatto, e il mio viso già bianco come porcellana, divenne quasi trasparente dalla paura.
Hanamici era caduto a terra, apparentemente privo di conoscenza, mentre sotto di lui si allargava una pozzanghera di sangue... Probabilmente dovevo aver colpito duro.
Mi precipitai verso di lui, cercando dapprima di capire dove mettere una mano per cercare di scrollarlo.
"Hanamici! Hanamici!" Lo chiamai ripetutamente
Nulla. Forse era veramente grave la situazione. Decisi di chiamare subito l'ambulanza. In meno di 2 minuti arrivò, lo caricarono sulla barella e mentre richiudevano lo sportellone dietro di lui e accendevano le sirene erano già partiti verso l'ospedale.
Io rimasi lì in palestra, mentre il rumore delle sirene si allontanava sempre di più e il mio sguardo era fisso sul sangue sparso in palestra. Decisi di pulire prima che arrivasse qualcuno a domandare. Presi un panno e iniziai a pulire in modo grossolano.
Fece buio prima che me ne rendessi conto. Dopo aver pulito rimasi un pò di tempo sdraiato sul pavimento della palestra cercando di capire perchè fossi diventato così menefreghista degli altri. Non trovai risposta quindi decisi di alzarmi. Mi avviai verso gli spogliatoi, mi cambiai e decisi di tornare a casa. Spensi la luce della palestra dietro di me e chiusi la porta. Domani era un nuovo giorno.
Mentre tornavo a casa pensavo ancora alla vicenda con Hanamici e senza rendermene conto presi la strada verso l'ospedale. Volevo sapere come stava. Mai avrei creduto di conciarlo così. Chiesi alla prima infermiera e mi diede le indicazioni per arrivare sino alla stanza della testa rossa.
Non sapevo se dormiva, ma l'infermiera era stata abbastanza loquace nel dirmi che il ragazzo si era rimesso e stava bene.
Non bussai neanche, entrai nel buio della stanza e lo vidi tranquillo che guardava fuori dalla finestra, non stava dormendo, ma alla mia entrata neanche si girò a guardarmi.
"Adesso chi glielo dice al gori di questa faccenda" disse lui cercando di non voltarsi a guardarmi
"Perchè?"
"Domani si accorgerà che non sono agli allenamenti. Dovrò stare in aspedale per un paio di giorni"
Mi avvicinai al suo letto chiudendo la porta dietro di me. Era buio nella stanza, e l'unica luce che entrava erano dei lampioni fuori.
"Io non credevo..."
"Ci sei andato pesante amico, nessuno mi aveva messo K.O. prima d'ora. Un genio come me..."
Alla parola genio mi saltò fuori un nervo sulla fronte che pulsava, l'avrei aggredito ancora se avesse continuato a parlar così.
"...beh almeno hai sfogato la rabbia che avevi dentro." disse lui non curandosi del fatto che aveva fatto centro.
La mia mano, contro la mia volontà, si avvicinò alla sua e come per chiedere scusa, gliela strinsi forte. Non capivo il perchè di quel gesto... ma in cambio lui fece la stessa cosa.
Rimasi un pò a contemplare il suo viso e in quella penombra tutto si focalizzò in un altro aspetto. Quello che da sempre pensavo di lui, prese forma diversa.
Mi avvicinai al suo volto, e forzando un pò la presa lo feci girare verso di me. I nostri aliti si incrociarono e i nostri occhi splendevano nel buio.
"Non mi devi più sfidare, hai capito?" gli dissi in un soffio
Lui impavido teneva gli occhi fissi su di me
"Cerca di non metterti in mostra troppo, stupido mentecatto"
Quella cosa mi dava molto fastidio di lui. Era uno sbruffone e non aveva alcuna paura di dimostrarlo. D'altro canto siamo molto simili io e lui. Simili ma opposti.
è cafone, esaltato, un genio, come diceva lui. Io sono esibizionista, mi credo forte e faccio di tutto per esserlo ancora di più. In simbiosi abbiamo la capacità di non tirarci indietro alle sfide.
Mi resi improvvisamente conto che senza di lui la squadra non avrebbe fatto molto, e che io senza di lui sarei rimasto una bellissima maschera, ma senza carattere. Lui era il mio sfogo, una persona capace di darmi talmente sui nervi, da permettere a me stesso di capire cosa non andava. Era il mio opposto.
Senza pensarci molto, strinsi in un pugno la mano che non teneva il volto del rosso, e avvicinai il mio viso al suo. Chiusi gli occhi, mentre le mie labbra posavano un bacio casto e puro alle sue.
D'impatto il volto inespressivo di Hanamici mi fece credere di aver fatto un errore. Non avrei dovuto. Il silenzio che era caduto nella stanza non prometteva nulla di buono. Gli occhi fissi di Hanamici ritornarono a guardarmi. Aveva il viso in fiamme. Distolse lo sguardo, quasi fosse quello a creargli più imbarazzo.
Io lasciai la presa della sua mano, ma lui con forza la strinse di più. Mi fece quasi male quel gesto. Cosa voleva dire? Ah, che idiota.
Rimasi al suo fianco in silenzio, mentre tutti e due guardavamo fuori un punto impreciso. Hanamici si girò, mentre sembrava che il suo bollore sulle guance non fosse diminuito. Forse continuava a pensarci. Distolsi lo sguardo da fuori e lo rivolsi completamente a lui. In un gesto rapido, che neanche me ne accorsi, con la mano mi tirò verso di lui e mi baciò rapidamente.
"Volevo farlo io, per sapere cosa si provava..." mi disse imbarazzato
Non avevo il coraggio di rispondergli, ma lo baciai ancora, e stavolta con più vigore. Nulla sembrava voler far passare il tempo. Quando ero entrato da quella porta il tempo si era fermato, lasciando me e Hanamici in un mondo parallelo, dove oltre a noi non esisteva nessuno.
Lo lasciai dicendogli che era tardi e che domani avrei giustificato io l'incidente ad Akagi. Aggiunsi anche che sarei passato domani dopo gli allenamenti. Ora non siamo più "il mentecatto" e "l'idiota". Ora eravamo Kaede e Hanamici. Una sola cosa e una sola persona... Fino a quel giorno.

Mentre credevo che ormai il mio sogno di andare in America si fosse accostato per Hanamici, l'occasione venne fulminea. Un allenatore del N.B.A. aveva contattato il sig. Anzai chiedendogli di una matricola che giocava proprio nella sua squadra. Quando me lo disse non volevo crederci. Tutto quello che avevo sperato, che avevo sognato, lo avevo davanti agli occhi. L'emozione di un attimo, e tutto si trasformava in realtà.
Ma qualcosa mi fece tornare con i piedi per terra...
Hanamici...
Lui che ormai era parte integrante della mia vita, diveniva un problema, con l'occasione che mi si presentava.
Lo avrei portato con me. Lo avrei portato in America e gli avrei insegnato tutto quello che sapevo, così insieme avremmo scalato la vetta del successo.
"Non puoi portarlo con te."
Una voce mi fece distogliere dai miei pensieri.
"Cosa?"
Anzai mi guardava "Non puoi portarlo con te."
Sembrava quasi che mi leggesse nella testa
"Perchè no?"
"Perchè hanno chiamato te e non lui. Soffrirà già per questo, se lo porti con te, rischieresti. Magari tu farai strada e lui no. Non ha ancora capito l'importanza dei fondamentali, e crede che sia un genio. è molto migliorato ma non abbastanza per far parte del mondo dell'America."
Rimasi scioccato, come quando disse a me che avrei dovuto aspettare, che sarei dovuto diventare il miglior giocatore della prefettura, prima di andare in America.
"Devi decidere per te stesso Rukawa, per l'occasione che hai davanti, per il tuo futuro. Nient altro."
Anzai mi lasciò da solo nel dubbio se realizzare il mio sogno o se spezzare il cuore di una persona alla quale tenevo.

Decisi senza pensarci troppo, senza realizzare. E senza dire niente a nessuno. Presi le mie cose e le misi in una valigia. Andai a Tokyo e presi il primo volo, solo andata, per l'America. Lasciai tutto dietro di me, senza dare spiegazioni. Non avevo il coraggio di salutare Hanamici, perchè oltre a spezzare il suo cuore, avrei ucciso anche me stesso. Volevo realizzare il mio sogno più di ogni altra cosa. Non mi guardai mai indietro, anche perchè dietro avrei visto solo lui.. l'unico che avrebbe potuto distogliere la mia mente dall'occasione che mi si era presentata. Lasciai tutto per iniziare la mia nuova vita.

"Rukawa non c'è?" Chiese Mitsui in palestra durante gli allenamenti
Hanamici che era appena rientrato dopo l'ospedale, guardò Anzai in attesa di una risposta
"No, Rukawa ha fatto la sua scelta..." disse Anzai
Hanamici non capì esattamente quello di cui parlava di sig. Anzai, ma poteva solo immaginare la scelta che aveva fatto Kaede.
La scelta di diventare un campione di basket...
E un giorno lo avrebbe seguito...


FINE

 
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