- Capitolo 1° -
Il tempo corre, corre e non aspetta. Lascia indietro chiunque, nessun favoritismo. Brutale, sordo ad ogni preghiera. Lo si maledice, se ne parla con rimpianto. Un nemico? Forse, il tempo non è indulgente e non si fa scrupoli. Deborah si agita fra le coltri del letto, angosciata. La pelle madida di sudore aderisce al vecchio maglione infeltrito. Rantola e stringe a sè il cuscino spartano. Il tempo non aspetta, maledizione. L'esame si avvicina, i libri che giacciono da giorni sulla scrivania sembrano accusarla. Persino nel sonno è tormentata dal tarlo del rimorso. Le pagine danzano sotto i suoi occhi atterriti. << Andrea..? >> piagnucola con voce assonnata. Niente da fare, a quanto pare non è rincasata come aveva promesso. Non invidia il suo stile di vita disordinato. Sembra scambiare la notte con il giorno. Le avrebbe fatto comodo la sua vicinanza all'interruttore. Si sforza di tirarsi su, spingendo sui gomiti. Si guarda intorno stordita, respirando a fondo. Gli incubi continuano a perseguitarla. Nel silenzio della stanza rieccheggia l'infausto presagio. Ridondante, sinistro. "Non c'è più tempo ormai". << Non è vero. >> si rassicura poco convinta. Delle chiavi tintinnano nell'ingresso. Passi cauti, attutiti. Un fruscio avverte Deborah dell'arrivo di Andrea, che avanza sicura nel buio. La borsa viene deposta sul divano, come di consueto. Andrea si accomoda sulla sponda del letto e si spoglia meccanicamente. Deborah stringe a sè le coperte e non proferisce parola, si finge addormentata rivolgendole la schiena. Tra loro vige un tacito accordo stipulato da tempo. Mai interferire nelle decisioni dell'altra, mai invadere la sfera privata e azzardare paternali. Deborah trova più comodo fingere di adeguarsi ai suoi ritmi senza replicare.
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