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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: InuYasha
Titolo Fanfic: *VIOLA E ZENZERO*
Genere: Romantico, Comico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: niobe88 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 21/12/2010 07:54:11

Ora che siamo vicini, noto che Babbo Natale ha una voce abbastanza giovane. E che è anche magrino. Ma vista la qualità del posto, non me ne stupisco.
 
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UNICO
- Capitolo 1° -





Viola&Zenzero







.: 21 dicembre :.











Di solito è la pausa pranzo il mio sacro momento di relax: a volte sono così stanca da comprare un panino al volo e non fermarmi neanche nella mensa, per paura di rischiare la figuraccia di sbattere la fronte contro il piatto e mettermi a russare affogando nella purè davanti a tutti i miei colleghi.
In queste occasioni mi rifugio in ufficio, o se il capo è nei paraggi sfido il freddo del terrazzo sul tetto e passo la mia unica ora di pausa a cercare di rintracciare la babysitter –difficile, in realtà: Kaede ha ottantadue anni, è più sorda di una campana, e c’è una probabilità su qualche milione che riesca a sentire il telefono mentre contemporaneamente guarda soap dal mio televisore.
Ultimamente invece, non mi prendo neanche la briga di andare a procurarmi il pranzo o di nascondermi sotto la scrivania mentre chiamo a casa: è da almeno una settimana che all’una precisa esco fuori, percorro due o tre metri di marciapiede, attraverso la strada, faccio la fila per il carrello con una moneta di fortuna in mano e mi infilo in questa specie di mercatino delle pulci che si fa chiamare 'Centro Commerciale'.

In realtà non ci ero mai entrata prima, nonostante fosse così vicino all’ufficio: lo shopping è pur sempre un lusso che posso permettermi giusto ogni morte di vescovo, e i miei giorni di vacanza sono così rari che se anche solo pensassi di avvicinarmi al quartiere in cui lavoro ne andrebbe davvero della mia sanità mentale.
Ayumi però mi ha riferito che qui fanno degli sconti davvero eccezionali, e siccome il natale si avvicina mentre invece lo stipendio e la tredicesima sembrano farsi sempre più lontani, ho provato a darci un’occhiata, e ho finito col farlo tutti i giorni.
Ormai conosco questo posto a memoria: se giro a sinistra trovo il negozio di libri, a destra quello di musica e proprio affianco quello di giocattoli, in fondo abiti da sposa e all’ultimo piano (sia lodato, o senza mensa morivo di fame) il McDonald.
Persino il babbo natale al piano terra, quando mi avvicino alla fila di bambini che vogliono sedersi sulle sue ginocchia, alza lo sguardo verso di me e sembra sorridere da sotto la barba finta, come per dirmi: “Sei di nuovo qui?”.

…ma perché a natale si devono fare i regali?!
E’ un’usanza che ormai non sopporto.



"Mamma!
Kazuma inchioda le scarpe sul pavimento e mi tira la manica del cappotto.
"Mamma! Ci voglio andare anch’io! Ci andiamo?"
"Dopo amore, te lo prometto. Prima compriamo qualcosa per la nonna."

Kazuma annuisce, senza guardarmi: anche quando m'inginocchio per abbassargli il cappellino e sfregare un fazzoletto sul suo naso gocciolante si sforza di non distogliere lo sguardo dagli addobbi e dalle luci colorate dell’albero di natale.
Non è un granché, a parer mio, che ne ho visti di molto più grandi e con decorazioni decisamente più graziose di quelle semplici palline di plastica viola.
Ma mio figlio non sembra del mio stesso parere, e non gli toglie gli occhi di dosso fino a quando gli faccio notare che abbiamo raggiunto le scale mobili e lo prendo in braccio per aiutarlo a salire –a quelle non può proprio resistere, qualunque sia il periodo dell’anno.
Alla fine, anche se finalmente sono arrivate le mie ferie natalizie, non ho potuto fare a meno di tornare qui, visto che avevo già adocchiato qualcosa di economico e abbastanza carino per essere scambiato per un regalo decente senza fare troppe brutte figure.

Per mia madre, per esempio, avevo pensato a un grembiule nuovo: non ricordo d’averla vista una volta dentro casa senza uno sopra i vestiti mentre cucina o lava il pavimento (inutile dire da chi non ho preso la mia totale sbadataggine nelle faccende domestiche), e l’ultima volta che sono andata a trovarla il suo mi è sembrato piuttosto vecchiotto ormai. Qui ne avevo visto uno esposto in vetrina, con quadretti gialli e bianchi e una graziosa margherita cucita sul petto, e penso che possa anche piacerle.
Ma non sono sicura che vada bene come regalo di natale, o che non possa preferire qualcosa che non abbia a che fare con la cucina o le pulizie.

Finisco col lasciare quello per ultimo, e di pensare prima al regalo per Kaede (un cestino con vino e dolci dentro) e per Eri (un braccialetto carino: non credo si accorgerà che è praticamente roba da bancarelle).
Per Sango non so che inventarmi, se sarebbe meglio optare per un libro, o degli orecchini, o un frullatore che lei adorerebbe solo perché ci sono i gattini disegnati sopra. Per Sota avevo pensato a una cravatta, ma quelle che ci sono qui lasciano molto a desiderare.


Alla fine cedo alle suppliche di Kazuma e lo porto al piano di sotto per vedere Babbo Natale.
Nel frattempo che facciamo la fila potrei decidere cosa cucinare per pranzo, o pensare agli ultimi acquisti da fare prima che i negozi chiudano.

Alcuni dei bambini davanti a noi si agitano tantissimo, e qualche genitore mi sembra in difficoltà a tenerli a bada.
Mio figlio, invece, è stranamente calmo, mi stringe la mano con la sua minuscola e continua a guardarsi le scarpe.
È una cosa insolita: di solito è così vivace che probabilmente, se non fossi sua madre, invece che di un bimbo di quattro anni lo scambierei per un robot dalle pile inesauribili.
Quando poi comincia a dondolare la testa come sta facendo adesso, significa che c’è un pensiero che lo preoccupa.

"Amore" mi abbasso verso di lui e lo guardo negli occhi, e nel farlo mi sembra di rivedere mio fratello quando aveva la sua età. "Cosa c’è? Non vuoi più vedere Babbo Natale?"
Kazuma annuisce. "Sì però ieri in un cartone dicevano che se dici un desiderio a voce alta poi non si avvera!".
Lo guardo corrugare le sopraciglia. "Se dico quello che voglio a Babbo Natale, poi non me lo porta più?"
"Be’…"

Le persone dietro di noi mi costringono a rimettermi in piedi per andare più avanti quando una bambina ha appena finito il suo turno.
"…tesoro… sicuramente qualunque cosa chiederai lui farà di tutto per portartela"
"Sicura?"
"Massì."
"Ma però nel cartone…"
"Non si dice “Ma però”!".

Mi chiedo cosa Kazuma possa desiderare tanto da non volermi dire di cosa si tratta.
In cuor mio spero che sia una pista per macchinine o la pistola ad acqua che mi aveva chiesto tempo fa (per prendere quella poi ho anche litigato con una vecchietta perché era l’ultima rimasta sullo scaffale), o qualche altra cosa che ho già nascosto nell’armadio o che comunque si possa trovare e comprare facilmente.

Nel frattempo resto in silenzio anch’io, e più ci avviciniamo a questo finto Babbo Natale più noto una cosa che, nei giorni in cui sono venuta qui durante la pausa pranzo, mi era proprio sfuggito: forse per le luci, o perché ero sempre di corsa e sempre concentrata sui miei piedi per evitare di cadere nei tacchi alti davanti a tutti, però solo ora mi accorgo che il suo costume non è rosso, ma dello stesso colore delle decorazioni appese sull’albero dietro di lui.

Viola.
E’ un Babbo Natale Viola!

Istintivamente, mi viene da storcere il naso: non che non mi piaccia, ma quel colore mi suona particolarmente di falso.
Noto che anche qualche bambino non è molto convinto da quel vestito, e lo sta fissando con profondo stupore o sospetto.

Mi volto verso Kazuma, ma lui non sembra notare nulla di sbagliato.
Forse perché non crede possibile l’esistenza di un Babbo Natale impostore –un po’ come non pare neanche immaginare che in realtà sia io a mettergli i regali sotto l’albero.
Meglio così, comunque.

Alla fine arriva il nostro turno, e mentre un ragazzino si intrattiene ancora sulla sua gamba, noto che Kazuma ha gli occhi carichi di emozione.
Lo incoraggio ad andare avanti spingendolo leggermente dalla schiena, e mi viene da sorridere nel vederlo lasciarsi sollevare senza far storie.

"Ohohoh!"
Ora che siamo vicini, noto che Babbo Natale ha una voce abbastanza giovane.
E che è anche magrino.
Ma vista la qualità di questo posto non credo ci sia da aspettarsi di meglio.

"Ciao, giovanotto!"
"…ciao."
"Perché quella faccia triste? Come ti chiami?"

Kazuma, con voce sempre meno spaventata, pronuncia il suo nome e cognome (Hi.gu.ra.sci!), gli mostra la sua età alzando quattro dita –due per mano- e assicura che per quest’anno è stato un bambino bravo e buono.

"Molto bene, Kazuma. Dimmi, cosa vorresti per natale?"

Come ha fatto con me, mio figlio non dice niente, e si guarda le scarpe.
Ha le orecchie rosse e la testa stretta nelle spalle.

"Che succede? Non vuoi nulla?"
"Io ho sentito dire che se dici a voce alta cosa vuoi poi non ce l’hai più!" ripete.

Qualcuno dietro di me sbuffa impaziente, e mi trattengo dal girarmi per vedere chi è stato.


Babbo Natale Viola sembra un po’ sorpreso da quella risposta.
"Ecco… Ma sai… non vale per i desideri di natale."
"Davvero?"
"Sì, anzi: più forte mi dici cosa vuoi, se sei stato buono più certamente riuscirò a portartelo."

Mio figlio sgrana gli occhi, e sembra valutare seriamente la proposta.
"Te lo posso dire?"
"Ma certo. Dimmi, su, ad alta voce: che cosa ti piacerebbe?"

Lo osservo mordersi le labbra, alzare la testa e il suo sguardo farsi terribilmente deciso.

"ALLORA…!"
Urla, letteralmente, e lo fa così forte che qualche passante si volta per vedere cosa sta succedendo.
"Voglio che la mia mamma trova un fidanzato che le da il suo numero di telefono perché non ce l’ha mai avuto!"


….

….

Oh.
Kami.
Sama!


Nel momento in cui pronuncia la parola “mamma”, Kazuma indica con l’indice nella mia direzione, e io non posso nemmeno far finta di essere la zia o la sorella maggiore o magari una pazza estranea senza figli che l’ha appena rapito ai suoi veri genitori per portarselo a casa.

Non so come, riesco a non far cadere le buste a terra, mentre sento una valanga di sguardi puntarsi saldamente su di me e le gambe tremarmi dall’imbarazzo.
Qualcuno alle mie spalle comincia a ridacchiare.

Kami.
Kami.
KamiKamiKamiKamiKamiKamiiiii!!

Perché questo inutile albero di natale non mi cade in testa e mi fa sprofondare a mille metri sottoterra?!


Babbo Natale Viola pare stupefatto, ma è l’ultimo dei miei problemi: il primo, ora come ora, è recuperare Kazuma e scappare via da qui il più in fretta possibile.
"Così lei non è sola e io avrò un papà come gli altri dell’asilo che non mi lascia mai da solo con la signora Kaede, perché lei non sa giocare." spiega lui, sempre urlando, prima di fermarsi e recuperare fiato: vorrei avvicinarmi per tappargli la bocca o almeno supplicarlo di abbassare la voce, ma non riesco a muovere un muscolo.

Fissa l’uomo in attesa di una risposta, e io nel frattempo sento il restate dei presenti che continua a fissare me.
Non ne sono certa, ma visto il caldo che sento salire sulle guance immagino d’aver appena raggiunto dei livelli di rossore inimmaginabili.

"Un.. coff… fidanzato, mh?"
"Sì! E gli devono piacere i biscotti come alla mamma! E poi deve essere tipo il signor Taisho! Se è tipo il mio maestro allora non lo voglio."



…Taisho?
Taisho?!
Inuyasha Taisho?!

Il tipo insopportabile del piano di sopra che ogni volta che ci incrociamo sulle scale mi guarda e mi saluta come se fossi una crepa della parete?!

Come fa mio figlio a voler avere un qualche rapporto con lui?


Al Babbo Natale Viola sta per cadere il cappello dalla testa, ma riesce a fermarlo in tempo: sembra non sapere bene che cosa dire.
"O… ok, Kazuma… però è un desiderio difficile, e devi continuare a fare il buono se vuoi che si realizzi davvero. Lo farai?"
"mmmmh…. Va bene."
"…. E hai altre cose che desideri? Un giocattolo?"
"Dei pattini, ma quelli facili perché sono piccolo e faccio capitomboli brutti come fa la mamma con quelli dei grandi."


Una donnina riccioluta si avvicina con una macchina fotografica, e dopo aver fatto loro la foto si rivolge a me sventolandola e me la porge con un sorriso cortese.
Io la afferro e ringrazio appena, aspetto che mio figlio scenda dalle ginocchia dell’uomo e che torni da me per prendergli la mano e dileguarmi velocemente.

Faccio giusto in tempo per sentire qualcuno che mi urla “Ehi mamma, il mio numero lo vuoi?”, prima di lasciarmi alle spalle le porte scorrevoli dell’ingresso e cercare la macchina con lo sguardo.


I restati regali di natale li farò da un’altra parte.
Magari agli antipodi.













.: 24 dicembre :.








"Mamma, stanno suonato alla porta."
"Cosa?!".

Accidenti a quest’acqua così rilassante: devo essermi addormentata in piedi come una cretina!
Chiudo il rubinetto, mi copro con un asciugamano ed esco fuori dalla doccia per controllare l’ora dal cellulare.
Le venti e cinque.
Kami Sama!

"Kazuma, amore" mio figlio è ancora all’ingresso del bagno, con addosso il suo vecchio e minuscolo maglione dei Power Rangers che non sono ancora riuscita a portare al mercatino per la beneficenza –deve essersi tolto la felpa e messo quella cosa mentre mi lavavo: ma se crede che col freddo che fa lo porterò al cenone conciato così si sbaglia di grosso.

"Vai ad aprire agli zii e falli accomodare. E digli che io sono quasi pronta. E chiudi la porta!" lo riprendo quando vedo che se ne sta per andare lasciandomi mezza nuda bella in vista dal corridoio.

Mi tolgo l’asciugamano e traffico con i vestiti alla ricerca della biancheria intima, fregandomene del fatto che sono ancora completamente fradicia e che col riscaldamento quasi partito rischio di prendere un malanno.
Miroku e Sango sanno perfettamente che sono una ritardataria nata, e ogni volta non perdono l’occasione di prendermi in giro.

Lei è la mia migliore amica dai tempi delle elementari, ed è stata la persona più vicina a me quando ho detto al padre di Kazuma che ero rimasta incinta e lui mi ha piantata nel giro di quattro o cinque secondi.
Miroku è il suo dolce, strambo ed eterno fidanzato, un bambino troppo cresciuto che io e Sango abbiamo dovuto prendere spesso a schiaffi per tenere a freno le sue mani troppo lunghe. Si sposeranno a maggio, e non vedo l’ora di andare a scegliere con lei l’abito da sposa.
Ci hanno invitato a cena a casa loro, e avevano detto che sarebbero passati a prenderci per le otto: ergo, sono in ritardo catastrofico!


Sento Kazuma strillare contento e ridere ad alta voce: immagino Miroku prenderlo in braccio e fargli fare l’aeroplano sopra la sua testa.


Mi immergo in una maglietta a maniche lunghe e passo al maglione, poi ai jeans: nel momento in cui sto per infilarli e maledico la stoffa che si sta attaccando alle gambe umide, la suoneria del cellulare mi fa sobbalzare dallo spavento.
Mi giro, ma siccome sono un disastro e ho i pantaloni infilati solo per metà perdo l’equilibrio e inciampo sul pavimento.
Sbuffo, mi alzo da terra e afferro il telefonino.
Sul display c’è scritto il nickname che Sango usa quando entra su msn: Kirara-Kawaii.

"Pronto?! Accidenti, sto arrivando! Ma c’era bisogno di chiamare qui? Mi hai fatto pure cadere!"
"Non sarebbe la prima volta."

La sento ridere, e di riflesso rido anch’io.
E’ incredibile l’effetto che la mia amica ha su di me.

"E poi scusa tanto se voglio avvertirti che stiamo per arrivare. Dieci minuti al massimo. Dovresti essere contenta di non essere la ritardataria della situazione per una benedetta volta."
Sbuffa.

Io inarco un sopraciglio, abbottonandomi i jeans con la mano libera.
"Eh? …che cavolo blateri? Non siete già qui?"
"…ci vedi in giro per casa tua a cercare del cibo da sgraffignare, tesoro?"
"Ma Kazuma stava…"


Mi blocco di scatto, come se avessi appena ingoiato un sasso.
Credo che Sango abbia detto qualcos’altro, ma non ne sono sicura.

Chiudo la chiamata, mi tuffo fuori dal bagno e mi guardo attorno cercando di ricordarmi dove diavolo si trova l’ingresso di casa mia.
La porta è spalancata, e sta entrando aria gelida.
"Kazuma?!"


Mi metto a correre e per poco non scivolo sul tappeto, ignoro la caviglia che ha cominciato a pulsare e faccio un altro scatto in avanti.
"KAZ-!!"

"Mamma!"

Mio figlio è vicino alle scale, sbuffa nuvolette di vapore e il suo viso rosso a causa del freddo sembra diventato il ritratto della felicità.
Il piede mi fa male e devo aggrapparmi allo stipite della porta per non cadere.

"Mamma! Mamma! Guarda, è arrivato Babbo Natale!"


...

...


Alt!

Che ha appena detto mio figlio?
E' arrivato Babbochecosa?!



L’uomo sui gradini distoglie lo sguardo, e io credo di essere sul punto di cadere come un sacco di patate.


Babbo Natale c’è davvero, è davanti a me e ha un pacchetto rosso stretto nella mano.
Babbo Natale, questo qui, ha addosso un costume viola.


"Ha detto che siccome non abbiamo camino ha bussato alla porta, e che ha parlato col signor Taisho e che è molto simpatico e intelligente ma non sa se può essere il tuo fidanzato, ma che però mi ha portato i pattini per i piccoli che gli ho chiesto al supermercato! Ha detto che ci sono le renne sul tetto ma che non le posso vedere perché…"

"Kazuma, vai dentro."

Continuo a fissare Babbo Natale Viola, e sento crescere dentro una rabbia cieca a braccetto con un terrore tale da farmi tremare le ginocchia.

Chi è questo qui?
Come sapeva dove abitiamo?
Ci ha seguito? Mio figlio ha detto cose strane sul fatto che dovessi avere un fidanzato e lui ha frainteso le sue parole?

E’ pazzo? È pericoloso?

Non lo so’, ma non voglio che Kazuma resti con lui un secondo di più.


Mi osserva dal basso con sorpresa, ma non ricambio il suo sguardo. "Ma mamma…?!"
"Subito! Vai a toglierti quel maglione e rimettiti quello di prima. Non farmelo ripetere."


Noto che mentre entra, trascinando i piedi come fossero pacchi pesantissimi, ha un regalo avvolto con carta celeste stretto tra le braccia, ma non importa: di quello me ne occuperò dopo.
Quando chiudo la porta, e comincio a rabbrividire dal freddo, l’uomo fa un passo verso di me, e d’istinto io indietreggio.


"Ka-"
"TU!"

Alzo un dito e glielo punto contro la barba finta, cercando di rendere il mio sguardo il più minaccioso possibile –e pare funzionare, perché il suo si fa più spaventato: questo mi aiuta molto a non svenire dalla paura.
"Non so chi tu sia, ma giuro che se non te ne vai entro due secondi mi metto a urlare così forte da far accorrere tutti i coinquilini e farti passare tutti i tuoi prossimi natali in galera! E sappi che qui abita Hiroyuki Aoyama, il campione di pesi massimi, e ci metterebbe giusto uno schiocco di dita a ridurti a gelatina!"

Hiroyuki Aoyama è quello della porta accanto, ha novantacinque anni, sta in una sedia a rotelle e probabilmente a quest’ora è già in via di decomposizione, ma questo non c’è bisogno che lui lo sappia.

L’uomo non si muove e non dice nulla, rimane immobile alternando il suo sguardo dal mio volto al dito che gli sto ancora puntando addosso.
I suoi occhi si induriscono d’un tratto, e la cosa, sebbene cerchi di non darlo a vedere, non mi piace per niente.

"…ah. Bene, magnifico! Vuoi urlare?!"

La sua voce non è più forzata, e la posso sentire per come realmente è: giovane, calda, infuriata.
Fa un passo in avanti e stringe il pugno libero, probabilmente ignorando ogni mia minaccia sul chiedere aiuto a qualcuno.

"Fallo allora, che aspetti, tanto con la voce da racchia che ti ritrovi spaccheresti tutte le finestre del quartiere! E scusa tanto se volevo fare una cosa carina per quel povero moccioso che si ritrova te per madre, stupida donna informe!"


Stupida donna informe.


…c’e qualcuno che mi ha chiamato allo stesso modo, tempo fa.

Credo sia stato quando proprio qui mi si sono rotte le buste della spesa e spiaccicate le uova su tutto il pavimento, e io ci ho messo troppo tempo per entrare in casa e procurarmi uno straccio prima che passasse qualcuno e notasse il disastro.


….

….

Oh,
Santi,
Kami.

Kami-Sama!!

"…I- In…?"

Mi attacco alla maniglia della porta, o rischio di cadere sul serio.

Babbo Natale Viola si allontana, sbuffa come per smaltire la rabbia, afferra la barba e la abbassa sotto il mento con un gesto secco della mano.


La prima volta che ho visto Inuyasha Taisho, con gli scatoloni in mano mentre cercava di raggiungere il suo nuovo appartamento, ho pensato che fosse bello.
Ho pensato che avesse un bel sedere mentre lo osservavo salire le scale.
Ho pensato, quando lui si è accorto della mia presenza, che quello sguardo rivolto a me fosse di apprezzamento, che saremo potuti andare d’accordo e che col sole in faccia sembrava davvero un angelo.

E se all’epoca non avrei mai pensato che in realtà fosse un odiosissimo demonio di vicino, ora non avrei mai pensato…
questo!


Sgrano gli occhi e sento la gola farsi secca nella mia totale incapacità di dire qualcosa.

Lui invece sbuffa di nuovo, stringe le spalle, senza mai guardarmi.
"Scusa tanto se faccio il Babbo Natale" borbotta, grattandosi la guancia arrossata e poi incrociando le braccia come fa di solito. "Tsk! Non vedo poi perché dovrebbe importarti!"


…importarmi?
Importarmi?!

Per quel che mi riguarda uno come Inuyasha Taisho potrebbe lavorare come agente della CIA quanto come barbone ubriaco all’angolo della strada.

Ma, oddio…
Doveva proprio essere quel Babbo Natale al quale mio figlio ha urlato nelle orecchie che starebbe benissimo come mio fidanzato?


Oh
Santissimi
Kami!!

Che avrà pensato? Ha frainteso? È per questo che è venuto qui?!

Vorrei dire qualcosa, ma non so cosa.
Aspetto che parli lui, ma tace, come me: finiamo col rimanere in silenzio per non so quanto tempo.
Io con la mano sulla maniglia, lui con le braccia incrociate e il viso rivolto in un’altra direzione.

Mi mordo il labbro. "Ch-che… volevi… ec-ecco…"
Calma Kagome.
Respira.
Un’altra volta: così.
Quello del piano di sopra fa Babbo Natale: e quindi?
Ha ragione lui, la cosa non ti deve importare.

Respira e rispondi.
"Perché sei venuto? …v-voglio dire, perché... vestito così...?!"
"mmh!"
Lui abbassa il capo, e i capelli della frangia gli nascondono parte del volto. "Fhè! Pensavo non gli avresti mai comprato quegli stupidi pattini e l’ho fatto io. Nulla di che, non devi fraintendere! È solo che non avevo niente da fare."

Il suo sguardo si inchioda al mio d'un tratto, sembra sfidarmi a dire qualcosa di sbagliato a riguardo: è la stessa occhiata irritante che mi rivolge ogni volta che ci incontriamo per caso e sputa fuori uno dei suoi insulti –solo con me: con gli altri del palazzo non è tanto antipatico, non li rivolge neppure la parola, e spesso me ne sono chiesta il motivo senza mai arrivare a una risposta.
Fa un altro passo verso di me, e me lo ritrovo davanti così all’improvviso che non riesco a trattenere un sussulto.
Lo guardo dal basso della mia statura, e il suo odore -di un qualcosa che ora non mi viene in mente- mi arriva dritto al naso come un pugno, lasciandomi senza fiato.

Inuyasha si toglie il berretto color prugna e con un movimento veloce me lo infila in testa fin sotto alle orecchie e alle sopraciglia.
"Ahi!"
"Hai i capelli fradici. Ti ammalerai. E dato che hai i piedi scalzi vedi di rientrare subito, stupida."


…no, ora basta.
Basta!
Questa è l’ultima goccia!

Schiaffeggio le sue mani per allontanarle dalla mia testa, e ricambio lo sguardo con tutta la furia di cui sono capace.
"Non sono affari tuoi, Inuyasha!"

Urlo, urlo più di prima, urlo più di quanto abbia fatto Kazuma al centro commerciale solo qualche giorno fa, lo faccio con tutta la rabbia e la frustrazione che sento esplodere del petto ora che il mio idiota e odioso vicino di casa ha detto la sua stupida parola di troppo.
"Se ti sei mascherato per prendermi in giro o rivolgermi insulti allora hai sbagliato persona! Hai problemi? Mi hai preso per un antistress? Be’, ho una notizia per te: se sei odioso e non piaci a nessuno non è certo per colpa mia!"

Lui sgrana gli occhi. E mentre io provo a riprendere fiato sembra concedersi qualche secondo per assimilare appieno ogni mia parola.
"Ch-?! Stupida!"

Si fa più vicino, così vicino che il mio maglione sfiora il suo petto, e che riesco a vedere i miei occhi nei suoi, e che il suo odore diventa tanto forte da farmi girare alla testa.
Comincia a parlare sempre più forte, come se non fossi davanti a lui ma dall’altra parte di un campo da gioco.

"Mi sono vestito così perché mi andava! Kazuma mi piace e siccome non è illegale fare regali a natale ho voluto dargliene uno! E sull’essere odioso con te tu non hai capito un accidente di niente!"
"A no?!"
Non mi farò mettere i piedi in testa un'altra volta. Non ora che ho la possibilità di mandare a qul paese il mio vicino una volta per tutte. E mi avvicino, per quanto ancora sia possibile: la rabbia riesce persino a farmi ignorare quanto sia caldo il suo fiato sulla mia faccia "E allora coraggio, Taisho, perché non mi illumini?"
"Non c’è nulla da spiegare, Kagome!"
"Ah! Scusa tanto se non capisco!"
"Tu scusa tanto se sei stupenda e mi viene da trattarti così perché sono un idiota!"
"E tu scusa tanto se lo penso anch’io di te ma non ti trat-!"


A impedirmi di continuare è il T-T-Tic! che sento provenire alla mia destra, così inaspettato da farmi sussultare:
La luce della lampada sulla parete comincia a tremolare, e poi si spegne, lasciandoci al buio quasi totale del corridoio.
Io e Inuyasha smettiamo subito di urlare, e io quasi non respiro più.

Restiamo in silenzio cercando di abituarci all’oscurità, di riuscire a distinguere almeno i nostri contorni.


Cerco di tranquillizzarmi, di calmare la rabbia e di tornare a pensare a mente fredda. Mi ripeto mentalmente il discorso appena fatto mentre provo al contempo a riprendere un po' di fiato.





….oh…

…Kami…

…Sama!


Credo che avrò bisogno di un cuore nuovo, perché quello che ho già sta per esplodere.

Che ha appena detto lui?
Che ho appena detto io?!
...stupenda.
Stupenda.
Inuyasha ha detto...!
No, no Kagome!, avrai capito male, sicuramente hai sentito male: forse... forse ha detto stupida, sì. Sicuramente.
E come gli ho risposto io?
E come faccio a concentrarmi se sento il respiro di Inuyasha tanto vicino al mio orecchio?!
...calma, calmiamoci, Kagome: inspira.
Espira.
Provo anche a parlare, a pronunciare una qualunque stupida parola, ma è come se la lingua mi fosse diventata di spugna.


"…che hai detto?"

La voce di Inuyasha mi fa sussultare contro la porta.
Lentamente, lo vedo muoversi nel buio, e ancor più lentamente sento le sue labbra sfiorarmi i capelli della frangia.

Oh.Miei.Kami!

Sto per morire? Sono già morta?
In che angolo di nirvana mi trovo?


"Kagome…"
E lo fa piano, come se stesse per accarezzare un animale feroce pronto a mordergli la mano, come se fossi fatta di vetro e avesse paura di rompermi con un solo sospiro troppo forte:
Piano, mi sfiora la fronte, con quella bocca che sembra fatta di lava.
Chiudo gli occhi.
Sento il suo respiro sul viso, e istintivamente alzo le labbra per cercare le sue, senza trovarle.

Dov’è?

Dov’è l’Inuyasha odioso che mi augura il buongiorno dicendo che con i capelli che ho farei meglio a cucirmi lo zerbino sulla testa?
Dov’è il freddo?
Dov’è tutto il resto?


"…dillo ancora"
Mi sfiora la guancia con la sua.
La peluria leggera della barba sembra voler tagliarmi la pelle.
Sospiro.
Kami-Sama benedetti!

"Dio... ti prego, ti prego Kagome, dimmelo ancora!"
Oddio, no...
Non quella voce, non proprio dentro l'orecchio!
Non...
Non...

Cavolo, Kagome Higurashi, che accidenti stai facendo?!
E' Inuyasha Taisho, dannazione!
Scaccialo via, picchialo, digli qualcosa!
"P-p..." Pezzo di idiota, levati di mezzo o ti prendo a schiaffi almeno fino al prossimo natale!. Perfetto: diglielo.
Diglielo, Kagome!

"p…prima… tu..."
Ultimo neurone, Sayonara: è stato un piacere, arrivederci e a presto.


Sento Inuyasha mugulare, quasi frustato, e sembra si stia trattenendo.
Lo fa sempre dentro l'orecchio, uccidendomi.
"Stupenda."

...ok, non c’è più dubbio: sono morta.
Credevo impossibile che Hiroyuki Aoyama avrebbe vissuto più a lungo di me, ma ormai non me ne importa niente.


Inuyasha si rilassa, come se si fosse appena tolto un enorme peso dalle spalle. Sento le sue labbra sul mio collo distendersi in un sorriso, e giuro che darei qualunque cosa per poterlo vedere in questo momento.

"Stupenda." ripete, facendomi tremare.
"Stupenda, stupenda, stupenda! Oddio, Kagome, non sai da quanto…"


La porta si apre, e siccome ho la schiena poggiata sul legno, il piede fuori uso e un senso dell’equilibrio praticamente inesistente, cado all’indietro e quasi sbatto la testa sul pavimento.
Kazuma si scosta appena in tempo e mi guarda preoccupato.
"Mamma!"
"S… sto bene" mi rimetto seduta come posso, e meccanicamente mi accarezzo una guancia bollente. "Cosa c’è tesoro?"
Mi mostra il telefono che ha in mano. "Zia Sango è arrivata e ha detto che vuole che scendiamo" si volta verso l’ingresso, e il suo sorriso si raddoppia in meno di mezzo secondo. "Babbo Natale! Grazie per i pattini!"

Anche se si è già rimesso la barba finta, riesco a vedere benissimo quanto sia diventato rosso il viso di Inuyasha.
"Nulla, Kazuma… ora devo andare"
"Devi portare i regali agli altri bambini?"
"Già."

Inuyasha si abbassa e gli da una piccola pacca in testa, dicendogli di fare il bravo così sarebbe tornato anche l'anno prossimo: poi guarda me, ancora mezzo stesa a terra come una perfetta stupida.
Povero il mio cuoricino...

Abbassa gli occhi verso il pavimento, e lo vedo farsi ancora più rosso mentre mi porge il pacchetto che aveva in mano tutto il tempo.
"...Buon natale."
"…grazie…"

Mi viene un’improvvisa voglia di sfiorargli le mani, ma le mie tremano così tanto che a malapena riesco a prendere il regalo senza farlo cadere.


Kazuma rimane fermo sulla soglia e lo guarda salire le scale -verso il tetto, dove ha lasciato la slitta, secondo lui-, salutandolo vivacemente con la mano e saltellando sul posto felice come una pasqua.
Non smette fino a quando non gli dico di rientrare e di chiudere la porta: mi chiede se può aprire lui il mio regalo, e io glielo porgo cercando di mettere ordine in quel subbuglio di pensieri che mi sta facendo vorticare la testa in tutte le direzioni immaginabili.


Penso a Inuyasha che mi da della stupida e a Inuyasha che ha fatto il Babbo Natale per mio figlio.
Penso a quanto stessi male a ogni offesa che mi faceva, a quanto mi dispiacesse, mi importasse.
Penso a Inuyasha arrabbiato e che mi da della stupida perché ha paura che prenda la febbre.

Ancora seduta sul pavimento, tolgo il berretto dai capelli bagnati e lo stringo tra le mani.

Miei Kami!
Ho assolutamente bisogno di Sango: devo costringerla a chiudersi in una stanza con me e raccontarle tutto quanto!

Cerco di mettermi in piedi, ignorando la caviglia bruciante e la testa ancora in via di restaurazione.
Poi l'odore di Inuyasha riempie improvvisamente tutto l'appartamento, e io, come una cretina, alzo la testa e mi guardo attorno per cercarlo.


"Zenzero!"

"…eh?"

Kazuma, sorridendo da un orecchio all’altro, mi mostra la scatola che ha appena aperto, e quasi me la sbatte contro il naso.
"Ho detto a Babbo Natale che ti piacciono i biscotti e lui te li ha portati! Sono allo zenzero, vero mamma?"

...biscotti?
Certo, io adoro i biscotti:
al cioccolato, alla pasta frolla, alle mandorle, con la crema in mezzo, coi canditi o con lo zucchero a velo sopra... vivrei solamente di biscotti appena sfornati.

Guardo mio figlio e poi l’interno della scatola, e respiro ancora il suo profumo, lo stesso che aveva Inuyasha questa sera.
Zenzero.
Deve averli cucinati lui.

Stringo ancora di più il berretto viola, affondando le unghie nella stoffa, e poi sorrido anch’io.
Improvvisamente l'usanza di scambiarsi regali non mi dispiace più di tanto.

Su ogni biscotto allo zenzero, con colorati granelli di zucchero, c'è scritto il suo numero di telefono.

















*Fin







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...che dire... un'idiozia delle mie °-°, stavolta però in versione natalizia.
Buone feste a tutti quanti =D



 
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