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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Videogiochi
Dalla Serie: Sonic
Titolo Fanfic: SONIC: CHAOS MILLENNIUM (VOL.2)
Genere: Azione, Drammatico, Avventura, Dark
Rating: Per Tutte le età
Autore: knuckster galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 15/12/2010 22:13:45

E' il seguito di Sonic: Chaos Millennium (Vol.1)... o forse no?
 
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FILE #01 - NATI IN UNA CITTà DI GHIACCIO
- Capitolo 1° -

PROLOGO

Il pianeta Mobius è un corpo celeste gemello della Terra, ugualmente collocato nel tempo e nello spazio, ma su di un piano dimensionale differente. Questo mondo presenta le stesse caratteristiche fisiche del suo parallelo, oltre ad essere presenti le stesse specie animali e vegetali. La sostanziale differenza sta nel fatto che qui l’essere umano non ha mai raggiunto uno sviluppo tale da potersi affermare come specie dominante; infatti, su questo pianeta il massimo grado di evoluzione è stato raggiunto dai vari generi animali che sin dalla notte dei tempi ne hanno calpestato i continenti. Hanno pian piano imparato ad ergersi sulle due zampe, a comunicare verbalmente e a colonizzare le terre del loro mondo, impedendo così all’ominide di svilupparsi in modo analogo a quanto è successo sulla Terra. I “mobiani” sono inoltre stati in grado di produrre una tecnologia costantemente all’avanguardia, persino superiore a quella dei terrestri permettendo loro di costruire città e metropoli avanzate. Nonostante questo, non hanno mai oltrepassato il limite oltre il quale il progresso tecnologico avrebbe finito per danneggiare l’ecosistema naturale in cui da sempre vivevano.
L’unico essere umano che si sappia abitare su Mobius è il dottor Ivo Julian Robotnik, detto Eggman, probabilmente arrivato dalla Terra grazie all’unico sistema per mettere in comunicazione i due mondi gemelli, il fenomeno del Chaos Control. Esperto in ingegneria, meccanica e robotica, il dottor Eggman ha tentato per anni con tutte le sue forze di robotizzare ogni essere vivente su quel pianeta in modo da renderlo schiavo di un impero governato da lui stesso. I suoi piani di dominio, tuttavia, sono sempre stati ostacolati da Sonic the hedgehog, un porcospino blu dotato della singolare capacità di correre talmente velocemente da infrangere la barriera del suono. Insieme ad un gruppo di amici, Sonic è sempre riuscito a sventare i diabolici progetti del dottore e a far perdurare la pace e l’armonia che regnava nel suo mondo. La domanda è… siete proprio sicuri di tutto questo?

Attenzione! Prima di proseguire nella lettura si tenga presente che tutti gli eventi narrati da Sonic, the hedgehog a Sonic: Chaos Millennium (Volume uno) non sono mai avvenuti!

FILE #01
NATI IN UNA CITTA’ DI GHIACCIO

La notte era rapidamente calata, stendendo i suoi tenebrosi tentacoli su tutta la metropoli addormentata. Tuttavia, nessuno avrebbe potuto capirlo se non dagli enormi orologi al quarzo che tappezzavano la città, scandendo lugubremente le ore che trascorrevano inesorabili. Il cielo, infatti, era ricoperto da una spessa e fittissima coltre di nubi grigie, che impediva ad un solo raggio di luce lunare di filtrarvi attraverso e di illuminare lo scenario. Lo stesso accadeva di giorno, quando il sole era completamente oscurato e impossibilitato a regalare luce e calore al pianeta che gli orbitava attorno. Sarebbe stato praticamente impossibile distinguere il giorno dalla notte se non fosse stato per la diligente fornitura orologiera di cui disponeva la città. Fredda e buia, gli unici colori che vi si potevano scorgere all’interno erano il nero e il blu delle illuminazioni provenienti da fabbriche, magazzini, grattacieli, laboratori e industrie.
Erano da poco passate le dieci di sera. Per le asfaltate strade umide non circolava una sola anima viva, ognuna di loro rintanata nella propria abitazione per via del coprifuoco che le insegne al neon di cui era tappezzato ogni palazzo ricordavano solerti. Non un solo rumore vibrava nell’aria, se non quello dei motori e degli impianti meccanici che lavoravano incessantemente all’interno dei colossali stabilimenti che fornivano energia, luce e calore alla città. Le ciminiere delle centrali sparse a macchia d’olio nella metropoli producevano incessantemente fumi e gas di scarico che aleggiavano nell’aria per un po’ prima di raggiungere la cappa nuvolosa nel cielo e fondersi insieme a lei.
Qualcosa sembrò muoversi in un vicolo buio che separava un grande grattacielo da un magazzino in disuso. Un rumore di passi sordi rimbombò nell’aria per poi scemare lentamente.
- “Wind Rose” chiama “Iron Fist”! - mormorò piano una voce affannata - Ho raggiunto l’obiettivo, passo! -
Una figura indistinta fece un insicuro passo avanti, ma non appena udì un suono metallico provenire da qualche metro più avanti si irrigidì, immobile come una statua. Un fiotto di luce si stava rapidamente avvicinando e, senza perdere tempo, lo sconosciuto corse nella direzione dalla quale era venuto acquattandosi nell’ombra.
All’imbocco del vicolo si affacciò un robot dalla forma sferoidale che fluttuava a mezz’aria grazie a dei reattori fissati nella parte inferiore della struttura. Con la torcia sulla sua fronte scandagliava incessantemente il vicolo nella speranza di individuare eventuali intrusi. L’essere nascosto nell’oscurità tratteneva il respiro cercando di non essere individuato, appiattito contro il muro quasi come se vi volesse sparire dentro. Dopo pochi minuti di perlustrazione, il robot pensò bene di allontanarsi permettendo alla figura di tirare un sospiro di sollievo e di uscire allo scoperto.
Si trattava di una riccia rosa alta poco più di un metro. Aveva due occhi verdi penetranti che trasmettevano un senso di ansia e di preoccupazione. Gli aculei tipici dei ricci le ricadevano dietro il capo come dei capelli, lunghi fino a metà della schiena e legati in una stretta coda. Indossava una maglietta a maniche lunghe completamente nera e dei pantaloncini scuri e comodi, in modo da poter scivolare più comodamente nell’ombra senza essere individuata. Agganciate alla sua cintura di pelle c’erano due fondine in cui rilucevano sinistre le impugnature di due pistole. Sull’orecchio portava l’auricolare di una ricetrasmittente che si prolungava per terminare in un microfono sospeso a pochi centimetri dalla sua bocca.
Ancora nervosa, la riccia si guardò intorno per assicurarsi di non avere ulteriore compagnia, poi tenne premuto il pulsante rotondo sull’auricolare per aprire la comunicazione.
- “Wind Rose” chiama “Iron Fist”! - ripeté - Mi ricevi, passo? -
- Forte e chiaro! - le rispose una voce dall’altro capo - Hai avuto problemi fino ad ora, passo? -
- Un droide di sicurezza mi ha quasi beccato! A parte questo è filato tutto liscio come l’olio! Ho raggiunto l’obiettivo! Aspetto ulteriori istruzioni, passo! -
- Abbiamo inviato al tuo palmare i codici di accesso che il dottore ha sottratto dalla banca dati! Usali per accedere all’archivio e portare a termine la missione! Il punto di rendez-vous rimane quello stabilito! Fa attenzione, Amy! Passo! -
La ragazza sorrise.
- Finché ci sarete tu e il tuo fucile ad aspettarmi non avrò nulla da temere! Passo e chiudo! -
Amy rilasciò il pulsante ed interruppe la comunicazione. Dal piccolo apparecchio quadrato sul suo polso risuonò un bip intermittente. La riccia ne sollevò il coperchio e, sullo schermo illuminato, lesse una serie di lettere e numeri che scorrevano rapidamente. Senza perdere altro tempo, individuò sulla fiancata del muro lo schermo impolverato di un computer palesemente in disuso e una tastiera scheggiata.
- E adesso vediamo se il dottore ha fatto un buon lavoro! - disse tra sé e sé.
Aprì un vano rettangolare alla base del suo palmare da polso e ne estrasse un paio di sottili cavi neri che srotolò cautamente. Inserì gli spinotti negli appositi incavi del computer e lo schermo si accese all’istante. I colori erano piuttosto sbiaditi, ma si riuscivano comunque a leggere chiaramente le scritte.
- Si parte! - esclamò nuovamente Amy incrociando le dita.
Toccò con l’indice dell’altra mano un comando sul suo dispositivo e questo cominciò ad inviare i dati d’accesso al computer. Attese con impazienza che il procedimento terminasse e quando un segnale verde lampeggiante indicò che l’operazione era andata a buon fine tirò un sospiro di sollievo. Armeggiò per qualche minuto sulla tastiera della macchina, cercando insistentemente qualcosa all’interno di un archivio protetto nel quale era penetrata. Finalmente trovò degli intricati disegni geometrici che avevano tutta l’aria di essere le mappe di qualche edificio.
- Bingo! - disse sorridendo.
Con un altro comando, avviò il processo di scaricamento e tutti i dati che aveva reperito cominciarono a fluire all’interno del suo palmare. Mentre osservava impaziente la barra di stato che indicava l’avanzamento dell’operazione, si guardava intorno con nervosismo. Ci stava mettendo più del previsto e se non si fosse data una mossa rischiava di incappare in un’altra pattuglia di droidi di sicurezza. Quando finalmente la barra ebbe raggiunto il cento percento e il download fu completato, poté disconnettere i cavi, ma non appena li ebbe staccati il monitor si colorò di rosso e un messaggio di errore accompagnò una sirena assordante che scoppiò all’improvviso. Con il cuore in gola, la ragazza imprecò mentre udiva dei passi metallici farsi sempre più prossimi al vicolo. In un baleno, alle due imboccature del condotto si affacciarono due coppie di androidi ostruendo qualunque passaggio. Avevano una colorazione bordò che ricopriva tutto il loro corpo e al posto del braccio destro possedevano un grosso cannone circolare.
Amy estrasse le sue pistole dalla fondina, ma si vide costretta ad immobilizzarsi quando i robot le puntarono contro le loro armi. Impedita in qualunque movimento, osservò con attenzione le mosse dei suoi quattro avversari.
- Gettare le pistole - intimò uno di loro con voce piatta e cacofonica.
In tutta risposta, Amy ricambiò con un sorrisetto arguto prima di obbedire alla richiesta e lasciar andare le armi che cominciarono a cadere al suolo. La frazione di secondo in cui i robot abbassarono di poco i loro cannoni fu loro fatale. Rapida come un gatto, la riccia scivolò al suolo in un’elegante spaccata, afferrando al volo le rivoltelle e puntandone una in ciascuna direzione. Le sue dita si muovevano all’impazzata sui grilletti. Con un fuoco rapido e preciso, sparò contro i quattro persecutori scaricando raffiche di proiettili in punti per loro vitali finché non si accasciarono al suolo, ormai completamente disattivati. Dopodiché non perse tempo e cominciò a correre attraverso la stradina per poi uscire nella via asfaltata principale.
- “Wind Rose” chiama “Iron Fist”! - ripeté per la terza volta schiacciando il pulsante sull’auricolare - Mi ricevi, passo? -
- Fammi indovinare! - rispose la solita voce - Guai in arrivo, vero? Passo! -
- I droidi mi hanno colto in flagrante! - spiegò Amy correndo quanto più velocemente le sue gambe glielo permettessero - Quel maledetto sistema di sicurezza è scattato non appena ho interrotto la connessione! Adesso lui verrà a sapere che siamo entrati nel suo archivio protetto! Passo! -
- L’importante adesso è tirarti fuori di lì! Raggiungi il punto di rendez-vous il prima possibile! Verrò a prenderti a metà strada! Prega solo di non incontrare gli Aracno Tank! Passo! -
- Sai che non sono così fortunata, rosso! - replicò la riccia mentre imboccava un altro stretto vicolo - Passo e chiudo! -
I suoi passi risuonavano rapidi sull’asfalto mentre una nebbia leggera cominciava a levarsi. Accostandosi furtivamente ad ogni parete e impugnando le sue pistole, controllava che la via fosse libera per poter proseguire. La cupa atmosfera notturna le avrebbe dato i brividi se non ci fosse stata così abituata. D’un tratto, mentre stava attraversando di soppiatto la via principale, udì un turbinio proveniente dall’alto farsi sempre più prossimo. Alzò lo sguardo e notò un piccolo squadrone di droidi dello stesso modello di quelli affrontati in precedenza sfrecciare verso di lei. Grazie alle ali triangolari montate sulle spalle e ai reattori ad esse collegati riuscivano a pattugliare la metropoli dall’alto e a planare agilmente.
Con rapidi riflessi, Amy puntò contro di loro le due armi, correndo in modo da non esporsi ad un loro attacco. Sparò una raffica di proiettili che li trapassarono da parte a parte danneggiando i loro sistemi interni e facendoli rovinare al suolo. Le esplosioni dei loro corpi ferrosi attirarono altri robot, non lasciando alla riccia altra alternativa che la fuga. Corse in un altro scorcio lì vicino, con nelle sue orecchie lo sferzare dei laser sparati dai droidi alle sue calcagna. Notò una scaletta metallica che conduceva sul tetto di un edificio e, senza pensarci due volte, ci saltò sopra salendo rapidamente gli scalini. Arrivata in cima riprese la sua corsa frenetica, lanciandosi di tetto in tetto in modo da coprire maggiore terreno. Gli automi volanti però non si davano per vinti e raggiunsero il loro bersaglio. Uno di loro si fiondò addosso ad Amy, facendola finire lunga e distesa a terra. La riccia era impossibilitata a fare fuoco, così optò per un diverso tipo di attacco. Afferrò l’impugnatura della pistola, staccandola dal resto, e la posizionò in linea con la canna per poi riagganciarla con un click. Una lama retrattile spuntò dal foro dell’arma, trasformandola in una lucente spada. Con una stoccata precisa, Amy trapassò il ventre del robot facendogli sprizzare mille scintille e, con un calcio, se lo tolse di dosso per rialzarsi e ricominciare a correre.
I droidi però non intendevano darle un attimo di tregua. Per evitare di essere di nuovo messa al tappeto, agì repentinamente. Con un coraggio da leone, si gettò nel vuoto per piombare sulla schiena di uno dei robot volanti e si aggrappò forte al suo collo. A causa del peso della sua “passeggera” cominciò a piombare sulla strada, sempre più velocemente, e prima che si schiantasse in un’esplosione fragorosa, Amy balzò lontano e finì di nuovo con i piedi per terra. Nonostante avesse il fiato corto, non poteva fermarsi. Proseguì lungo la via, cercando di visualizzare dove si trovasse e capendo che non mancava molto alla destinazione.
Di colpo udì una forte vibrazione provenire dall’isolato successivo e, con orrore, il suo cervello capì immediatamente di cosa si trattava. Dall’angolo di fronte spuntò quella che sembrava una trave metallica nera e lucida, ma non appena lo strano essere proseguì la sua sinistra marcia poté rivelarsi in tutta la sua suggestiva apparenza. Era un grande carro armato a forma di ragno, con otto puntute zampe sferraglianti, un corpo ovoidale e un volto allungato da insetto ricoperto da una cupola di vetro.
- Grandioso! - commentò Amy indietreggiando.
L’Aracno Tank illuminò i suoi occhi in maniera sinistra. Dalla sua bocca rotonda proruppe un getto incendiario che investì l’asfalto sottostante ad altissima temperatura. Amy si tuffò alla sua sinistra per non lasciarsi arrostire dallo zampillo fiammeggiante. Sparò qualche colpo verso la macchina da guerra, ma sapeva benissimo che la sua corazza era troppo spessa per essere perforata dai proiettili. Sentì il tintinnio dei bossoli sull’armatura e li vide rimbalzare al suolo. Altri droidi si stavano rapidamente avvicinando circondando l’avversaria in modo da non lasciarle via di scampo.
Proprio quando credeva di essere spacciata notò un oggetto rotondo che riconobbe essere una granata piovere su una delle zampe dell’Aracno Tank. L’esplosione fu echeggiante. Distrusse completamente l’arto meccanico del robot facendogli perdere l’equilibrio e rovinare per terra con uno schianto pauroso. Amy alzò lo sguardo e notò un’echidna rossa appesa alla fiancata di un palazzo. Riusciva a tenersi ben salda grazie ai chiodi di cui era munito il guanto della mano sinistra. Dopo aver ritratto il braccio col quale aveva lanciato la bomba, si lasciò andare e saltò sull’asfalto per poi raggiungere la riccia.
- Mai stata più felice di vederti, Knuckles! - esclamò Amy sollevata.
Indossava un paio di pantaloni mimetici tenuti stretti da una cintura nera con la fibbia dorata. Il suo petto muscoloso riportava una macchia bianca a forma di mezzaluna ed era avvolto da due cartucciere di pelle. Non ebbe nemmeno tempo di rispondere che vide tre droidi muniti di cannoni avvicinarsi minacciosi. Prese rapidamente dal fodero che portava sulle spalle un lucente fucile a pompa. Prese le mira e premette il grilletto. I colpi tonanti risuonarono nelle orecchie di Amy mentre ricaricava l’arma per poi fare di nuovo fuoco. Con tre spari precisi in punti vitali distrusse i nemici senza battere ciglio.
- Dobbiamo muoverci! - disse con voce profonda afferrando la mano di Amy - Geoffrey ci aspetta nel punto prestabilito! Hai combinato un bel casino! -
- Nessuno mi ha mai parlato del sistema di sicurezza! - si lamentò la riccia correndo a perdifiato - Spero solo che non siano rimaste tracce che indichino a quali dati ho avuto accesso! -
- Se hai fatto bene il tuo lavoro non ci saranno! - concluse l’echidna.
Amy storse il naso. Certe volte davvero non sopportava il suo tono secco e sbrigativo.
Continuarono a fuggire tra i viottoli e le stradine per quella che sembrò un’eternità fino a che non si trovarono in un vicolo cieco dalla pavimentazione sterrata e piena di pozzanghere fangose. Ombreggiato dal muro di mattoni scheggiato che precludeva la via, c’era anche un tombino metallico in un angolo che si sollevò pian piano.
Dal livello sottostante, spuntò una figura nella semioscurità che risalì la scaletta e si avvicinò ai due fuggiaschi. Il suo volto felino e i lunghi sottili baffi che si diramavano dal suo naso nero facevano comprendere che si trattava di una lince, così come la coda rossiccia che sventolava piano. Indossava una giacchetta nera senza maniche, un paio di jeans strappati in più punti e dei pesanti scarponi. Portava inoltre una fluente sciarpa rossa, stretta intorno alla gola, che proseguiva alle sue spalle, sventolante come una seconda coda. La parte più curiosa erano i bracciali che portava ai polsi: rotondi, formati da tanti piccoli cilindri metallici tenuti insieme da una struttura girevole collegata a dei pulsanti circolari sul palmo dei suoi guanti.
- Coraggio, madamigella! - disse la lince con sguardo serio prendendo delicatamente la mano di Amy - Non c’è tempo di indugiare! -
La guidò da perfetto gentiluomo verso il condotto e la aiutò a chinarsi per mettere i piedi sulla scaletta metallica.
- Ehi, Geoffrey! - esordì Knuckles afferrando il suo fucile - Guai in arrivo! -
Dal tetto del palazzo alla loro destra piovvero altri tre droidi di sicurezza. A differenza dei loro colleghi, avevano due grosse lame affilate che gli spuntavano dagli avambracci. Sfregandole l’una con l’altra si stavano avvicinando, ansiosi di adoperarle. Geoffrey si assicurò che Amy fosse sparita all’interno del passaggio per poi tornare indietro a dare manforte all’echidna.
- Facciamo in fretta, compare! - disse la lince - Sei pronto? -
- Quando vuoi! -
Geoffrey ruotò entrambi i polsi di qualche grado e i congegni circolari emisero un click. I suoi bracciali si espansero di poco oltre il suo braccio rivelandosi essere dei singolari mitragliatori. Il soldato chiuse il pugno premendo i pulsanti e i cilindri cominciarono a ruotare vorticosamente. Invece di proiettili, dalle canne cilindriche furono espulsi dei dardi cuneiformi che penetrarono nelle corazze dei droidi per poi esplodere. Knuckles non fu da meno, caricando più volte il suo fidato fucile e sparando all’impazzata. I robot spadaccini tuttavia si rivelarono essere più tenaci del previsto, costringendo i due a dare fondo alle loro munizioni per poter riuscire ad abbatterli. Quando finalmente poterono metterli in ginocchio, indietreggiarono verso il tombino per poi calarsi nella rete fognaria della città.

Accesso all’archivio...
Accesso al file #046...
Oggetto: Progetti droidi di sicurezza
Il Tiranno dispone:
Che i seguenti progetti vengano utilizzati dal Dipartimento Assemblaggio Armi per la creazione di nuovi droidi per la sicurezza della metropoli e dei suoi dintorni.

- S002, nome in codice “Gunn”. Droide semovente munito di fucile al plasma autoricaricabile, truppa fanteria di terra.
- S005, nome in codice “Blade”. Droide semovente munito di lame retrattili in acciaio temperato, truppa fanteria di terra.
- S012, nome in codice “Flygon”. Droide semovente e volante munito di ali in acciaio temperato armate di doppi fucili al plasma, reattori a nucleo atomico, truppa perlustrazione aerea.
- S015, nome in codice “Trapster”. Droide semovente munito di chele in acciaio temperato e generatore autonomo di elettricità, truppa fanteria di terra.
- XS021, nome in codice “Aracno Tank”. Carro armato semovente munito di corazza in diamante, fucili mitragliatori, getto incendiario a lunga gittata, truppa artiglieria da sfondamento.

Responsabile del progetto: Dottor Prower
Così il Tiranno dispone...


La passerella di pietra sulla quale stavano camminando faceva rimbombare i loro passi nel condotto sotterraneo. Alcune lampade al neon montate sull’umida parete emettevano una fioca luce che rischiarava scarsamente l’ambiente carico di un acre odore. Le acque di scolo scorrevano placide sul lato sinistro del percorso, sovrastate da una griglia metallica arrugginita. I tre fuggiaschi avevano riposto le loro armi, stranamente a loro agio in quell’ambiente semi-oscuro e maleodorante. Camminavano da qualche minuto in silenzio, diretti verso una destinazione mai nominata ma che conoscevano istintivamente.
Amy e Geoffrey erano in testa, procedendo spalla a spalla con un’espressione apparentemente rilassata. Non si poteva dire lo stesso per Knuckles, guardingo e attento come non mai, che impugnava il suo fucile indugiando con il dito sul grilletto.
- Spero davvero che la tua missione abbia dato i suoi frutti, madamigella! - disse Geoffrey rompendo il silenzio. La sua voce rimbombò all’interno della fognatura.
- Ti ho detto mille volte di non chiamarmi così! - replicò Amy seccata, ma con un sorriso compiaciuto - Sebbene la tua memoria si rifiuti di accettarlo, ho un nome, sai? -
- Ti chiedo scusa, milady! - riprese la lince piegandosi spontaneamente in un inchino - Ho ricevuto un’educazione molto ferrea riguardo a come trattare una signorina! Specialmente una così graziosa! -
La riccia storse la bocca, ma non poteva nascondere che i modi cavallereschi del suo compagno le facevano piacere.
- Se ti sentisse il grande capo… - intervenne la voce di Knuckles per poi venire soffocata rapidamente.
Si sentì un colpo sordo e un clangore metallico. Amy e Geoffrey si voltarono immediatamente e, con la coda dell’occhio, notarono l’echidna rossa venire trascinata con una forza mostruosa lontano da loro. Si teneva una mano sul collo come se fosse stato afferrato da qualcosa alla gola. Lo strattone fu così potente da portarlo in pochi secondi fuori dal cono di luce dei neon e dalla visuale dei due. Il fucile giaceva per terra.
- Knuckles! - esclamò Amy estraendo le pistole e scattando in avanti per inseguirlo.
Geoffrey la fermò con un braccio, caricando il suo bracciale.
- Che ti prende? - protestò la riccia - Dobbiamo andare a salvarlo! -
- Con cautela, milady! Con cautela! - rispose Geoffrey sospettoso - E’ stato trascinato via! -
- E allora? -
- Chi lo ha catturato si aspetta che andiamo a salvarlo! Odora molto di trappola! Uno stile familiare, devo dire! -
- Ma di che stai parlando? - sbottò Amy stranita.
La calma, a differenza della lince, non era mai stata una sua prerogativa.
- Non vorrei giungere a conclusioni azzardate, ma credo che ci sia una sola persona talmente subdola da rapire qualcuno sotto il naso di altri e usarlo come esca! -
- Sai chi è stato? -
- Può darsi! O forse mi sbaglio totalmente! - riprese Geoffrey enigmaticamente.
- Non perdiamo tempo in indovinelli! - disse Amy - Knuckles potrebbe essere in pericolo! -
- Se ho visto giusto non devi preoccuparti! Chi lo ha rapito vorrà tenerlo in salute quanto basta per farcelo ritrovare e farci cadere nel tranello! Astuto, no? -
- Da come parli sembra quasi che ammiri il rapitore! -
La lince sorrise amaramente.
- Se conoscessi l’intera storia, madamigella, ti renderesti conto dell’assurdità di questa affermazione! Ma adesso non abbiamo tempo! Forse sarebbe meglio se tornassi al Quartier Generale! Gli altri staranno aspettando il tuo rapporto! -
- Niente da fare! - strepitò Amy contrariata - Knuckles ha rischiato la pelle per me là fuori e l’ultima cosa che farò è scappare con la coda tra le gambe rifiutandomi di aiutarlo! -
- Va bene, va bene! - replicò Geoffrey quasi divertito - Almeno riuscirò a tenerti d’occhio più facilmente! -
- Non ho certo bisogno di una balia, Geoffrey Van Marten! - concluse la riccia raccogliendo il fucile del compagno - Anche se si tratta di un veterano pluri-decorato! -
- Le tue parole mi onorano, madamigella! - disse la lince strizzandole l’occhio - Ma ho capito l’antifona! Sai badare a te stessa! -

Accesso all’archivio...
Accesso al file #237...
Recupero delle informazioni corrotte...
Oggetto: Storiografia

... Quello che temevamo è successo alla fine!
Da combattere tre fazioni smembrate dai conflitti interni dovremo fare fronte ad un solo grande nemico, la cui forza pare essere sufficiente ad estinguerci completamente dalla faccia del pianeta.
Un solo grande signore della guerra è sorto dalle ceneri dei suoi rivali e temo per la nostra sorte quando il suo esercito unificato sarà abbastanza grande da imporre la sua volontà in ogni angolo del mondo.
Le speranze che riponevamo nelle loro reciproche rivalità sono state vane. I conflitti che li animavano hanno avuto il solo risultato di fortificare uno dei tre e di renderlo il nostro incubo peggiore.
Non possiamo più continuare con le nostre rapide e brevi incursioni di sabotaggio. Il nostro movimento si deve organizzare come una vera e propria Resistenza se vogliamo avere anche una minima possibilità di sopravvivenza.
E’ una lotta contro il tempo. Dobbiamo radunare forze ed equipaggiamenti sufficienti per difendere il nostro diritto alla libertà prima che sia troppo tardi. Forse il vecchio sistema di estrazione mineraria e le centrali geotermiche in disuso possono essere sfruttate a nostro vantaggio. Abbiamo bisogno di un Quartier Generale in cui raggruppare i nostri alleati e conservare i nostri mezzi, ben difeso e ben nascosto.
Quando il nuovo Tiranno comincerà a stendere le sue avide mani sul cuore del suo futuro impero dovremo già essere pronti ed operativi a combatterlo. Non sono sicuro di essere in grado di unificare tutti i gruppi di Resistenza sotto un unico e solido comando, ma non c’è nessun altro che potrebbe farlo a parte me.
Ci aspetta un periodo buio e molto difficile, ma combatteremo fino alla morte per difendere quello in cui crediamo...

A cura del Colonnello Morrison

Con il lugubre rumore delle gocce d’acqua che cadevano regolarmente sulla fredda pietra, Amy e Geoffrey si addentrarono sempre più in fondo alla rete fognaria, ritornando sui propri passi e poi ancora più indietro. Le loro armi erano caricate e pronte a far fuoco in caso di necessità. Man mano che procedevano, l’aria si faceva più pesante e le acque che scorrevano al di sotto della griglia metallica lungo il passaggio più maleodoranti.
Arrivarono ad una biforcazione della quale entrambi gli stretti passaggi erano immersi nella semioscurità.
- E adesso? - chiese Amy esasperata - Come facciamo a sapere dove l’ha portato? -
Geoffrey non rispose, esaminando bene il luogo. Si dimostrò essere una scelta vincente quando notò un piccolo cilindretto rosso per terra. Era una cartuccia.
- Direttamente dalla cartucciera del nostro rosso amico! - commentò la lince raccogliendola.
- Una coincidenza? -
- Non ho mai creduto alle coincidenze, milady! Il sequestratore vuole chiaramente farsi trovare… sarebbe molto scortese deluderlo! -
- Sai cosa apprezzo di te, soldato? - replicò Amy ironicamente - Non perdi mai il tuo senso dell’umorismo! -
Geoffrey le rispose con un sorriso amichevole prima di metterla in guardia: - Occhi aperti! -
Proseguirono sempre più in fondo, guardinghi fino all’estremo. Si stavano infiltrando in un canale di scolo che aveva la funzione di separare le acque più nocive delle altre e di smaltirle. L’odore sempre più pungente ne era testimone. Rinvennero altre cartucce lasciate come palese segnale, quasi spudorato.
- Come è possibile che lo abbia trascinato così in fretta fino a qui? - si domandò Amy con le lacrime agli occhi per il tanfo.
- Molto veloce! - rispose laconicamente Geoffrey - E molto furba! -
- Furba? - ripeté la riccia incuriosita - Pensi sia una lei? -
La lince non rispose. Aveva uno sguardo serio e concentrato.
Arrivarono di fronte ad una grata di ferro ormai corrosa dalla ruggine e semi-staccata dall’intelaiatura. Non dovettero sforzarsi molto per rimuoverla e per arrampicarsi nel passaggio rettangolare di cui fungeva da copertura. Sbucarono in una camera quadrata di medie dimensioni che probabilmente era un serbatoio in disuso. Delle condutture logorate si diramavano dalle pareti ricoperte di muschio e condensa a causa dell’umidità. Una grossa cisterna con la valvola semidistrutta era adagiata in un angolo.
Quello che però attirò la loro attenzione era Knuckles, strettamente fasciato da quello che sembrava un filo di nylon ripetutamente arrotolato intorno al suo ventre e appeso al soffitto. Della corda dello stesso materiale gli avvolgeva la bocca impedendogli di parlare. Sembrava svenuto perché non si muoveva né cercava di liberarsi.
Amy fece per andare a liberarlo, ma per la seconda volta Geoffrey la fermò con un braccio.
- E’ appeso ad una ragnatela! - disse con un tono serio che diede i brividi alla riccia - Non avevo dubbi! Il suo stile è inconfondibile! -
- Ma che bravo, Geoffrey Van Marten! - risuonò una voce squillante sopra di loro - Mi converrà cambiare mestiere con un segugio così acuto come te sulle mie tracce! -
Una figura piombò giù dal soffitto atterrando elegantemente di fronte a loro. Era una donna ragno, alta ed emaciata, vestita completamente di nero, con pantaloni attillati, giubbotto di pelle dalla zip richiusa e scarpe con i tacchi alti. Aveva un volto pallido e allungato, occhi leggermente a mandorla e una fascia viola che le teneva sollevati i corti capelli rossicci. Otto zampe da aracnide le spuntavano da entrambe le braccia, quattro su ciascuna.
- Da dove spunta questa? - esordì Amy puntandole contro le pistole.
- Mia cara, ti presento Widow Cybil the spider! - esclamò Geoffrey con voce atona - Cacciatrice di taglie ed esperta assassina! -
- Sono lusingata che ti ricordi di me, sergente Van Marten! - disse la donna sorridendo - Ne è passato di tempo! Eppure sono ancora nei tuoi pensieri! E’ una cosa che fa molto piacere ad una ragazza come me! -
- Conosci questa strega? - chiese Amy sbigottita senza perderla di vista.
- L’ho incontrata per la prima volta durante la guerra! Fu assoldata dalla fazione avversaria! Riuscì ad uccidere da sola ogni soldato della mia squadra d’assalto, lasciando in vita solo me e consegnandomi al nemico! Mi torturò personalmente per un suo macabro piacere ogni giorno fino alla fine del conflitto quando fui liberato! -
Amy era sbalordita. Le parole che Geoffrey stava pronunciando fluivano dalla sua bocca con estrema naturalezza, anche se si trattava chiaramente di ricordi molto dolorosi. Avrebbe avuto lo stesso tono se avesse raccontato una barzelletta.
- Non puoi negare che ci siamo divertiti in quell’umida cella, sergente! - replicò Cybil - Certe volte mi mancano ancora le tue urla strazianti! -
Il ragno stava cercando di provocare la lince, anche se non stava ottenendo l’effetto sperato. Geoffrey era incredibilmente rilassato, grazie ai nervi d’acciaio che aveva imparato a sviluppare.
- Che cosa ci fai di nuovo da queste parti? - le chiese tranquillamente - Non dirmi che stai lavorando per il Tiranno! Cosa ti ha promesso in cambio dei tuoi servigi? -
- Per una volta, micione, non sto lavorando per soldi! E’ meglio essere il braccio destro del diavolo che mettersi sul suo cammino! Finché avrà bisogno di me sarò in una botte di ferro! E comunque ormai il suo dominio e la sua avanzata sono inarrestabili! Neanche voi patetici omuncoli della Resistenza potrete più fermarlo! I vostri ridicoli sforzi si riveleranno essere vani, per cui è meglio arrendersi adesso e affrontare il vostro destino! -
- Non mi dire! - replicò Geoffrey ironicamente - La letale avventuriera ragno è finita ad ingrossare le fila del Tiranno ed ha appeso il coltello al chiodo! Mai e poi mai avrei pensato che saresti diventata una subalterna! -
La rapidità di Cybil non era da sottovalutare, come si accorsero immediatamente dopo quelle parole. Fece scattare le braccia in avanti e due fili di ragnatela schizzarono fuori dai suoi polsi per poi appiccicarsi al metallo delle pistole di Amy. Con un fluido gesto, gliele strappò di mano per poi slanciarsi verso di lei e colpirla con un calcio in pieno volto. Geoffrey non stette con le mani in mano e puntò i bracciali contro l’avversaria. Nel secondo che intercorse tra la sua mira e la pressione del pulsante, la vedova nera balzò agilmente dietro di lui e gli calciò la schiena facendolo capitombolare al suolo.
- Libera Knuckles, milady! - disse la lince dopo essersi rimessa in piedi - Io mi occupo della nostra amica! -
Amy non se lo fece ripetere due volte. Si tuffò sull’umido pavimento e, con una capriola perfetta, agguantò una delle sue pistole. Facendo scattare il meccanismo interno, fuoriuscì la lama retrattile con la quale tranciò di netto la tela che teneva Knuckles immobilizzato col risultato di farlo cadere al suolo.
- Svegliati, rosso! - esclamò Amy togliendogli la ragnatela dalla bocca e schiaffeggiandolo per fargli riprendere i sensi - Non è il momento di fare un pisolino! -
Nel frattempo, Geoffrey aveva ingaggiato una lotta a suon di calci e pugni con la sua avversaria, la cui stupefacente velocità non poteva fare altro che mettere il sergente in difficoltà. Utilizzando la sua ragnatela come un rampino, poteva appendersi al soffitto e darsi lo slancio per sfuggire agli attacchi più potenti del nemico. La sua tattica di battaglia consisteva esclusivamente in movimenti scattanti, in modo da sottrarsi ai colpi ostili, e ad attacchi ripetuti in punti strategici. Era sfuggente quanto un anguilla, il che rendeva la sua pericolosità ben lungi dall’essere sottovalutata. La sua capacità di arrampicarsi lungo i muri, da perfetto aracnide, non rendeva la lotta più semplice per Geoffrey. La lince tuttavia, grazie alla sua impareggiabile tattica strategica e alla conoscenza dell’avversaria, faceva in modo di non essere sopraffatto e di mantenere lo scontro in perfetto equilibrio.
- Sei sempre stato tremendamente cocciuto, Van Marten! - esclamò Cybil visibilmente seccata - Non sai mai quando è il momento buono per gettare la spugna! -
- Per perdere l’occasione di fare quattro salti con una donzella come te? - replicò Geoffrey sagacemente.
Con la coda dell’occhio vide Amy e Knuckles di nuovo in carreggiata e pronti all’azione.
- Mi perdonerai, Cybil! - riprese tirando fuori dalla tasca una strana capsula azzurra - Ma abbiamo questioni più importanti di cui occuparci! Porta al tuo boss i saluti di Geoffrey Van Marten! Hasta la vista! -
Senza aggiungere altro, gettò al suolo il bossolo che si infranse con un leggero crack. Immediatamente una fitta cortina fumogena si sprigionò dal suo interno, riempiendo interamente la camera quadrata e oscurando la vista. Cybil si coprì gli occhi, imprecando per quella mossa a sorpresa, mentre il fumo la avvolgeva completamente. Il suo grido di rabbia non avrebbe potuto essere più frustrato quando scoprì che i suoi obiettivi si erano dileguati lasciandola con un palmo di naso.

Accesso all’archivio...
Accesso al file #077
Scheda Personale: Agente “Wind Rose”
“Mi chiamo Amy Rose.
Il mio ruolo all’interno della Resistenza è quello di Agente Scelto.
Sono ormai parecchi anni che ricopro questo incarico, così tanti che riesco a malapena a ricordare quali erano le mie competenze quando ho cominciato. Presumo che le mie mansioni fossero state quelle di qualunque altro novellino che si ritrova per la prima volta a far parte di un movimento così grande e importante come il nostro. Un solo ricordo dei primi tempi è rimasto impresso nella mia mente come se fosse stato marchiato a fuoco: volevo combattere. Solitamente i civili senza particolari capacità combattive o troppo terrorizzati all’idea di impugnare un’arma venivano assegnati ad incarichi di tipo manutentivo, ma io ero fermamente decisa ad occuparmi di qualcosa che mi portasse là fuori, in prima linea per affrontare il nostro peggiore incubo.
Il mio carattere battagliero ha sempre creato molti problemi ai miei genitori, troppo deboli e smidollati per impugnare la lancia in favore dei propri diritti e di quello in cui credevano. Ero poco più di una ragazzina quando la Tirannide ebbe inizio, quando i tre eserciti che avevano trasformato il nostro mondo in una landa desolata si fusero in un unico grande impero, quando i droidi di sicurezza si sparsero a macchia d’olio in ogni vicolo e in ogni strada della città a sbandierare il vessillo del loro padrone, quando il Tiranno prese il potere.
La morte e la distruzione che le guerre civili degli anni precedenti avevano portato nella nostra città avevano segnato profondamente gli animi di tutti gli abitanti. L’unico modo per porre fine a tutto quanto era riunire tutte le fazioni avversarie sotto un unico nome, un nome che poi sarebbe tristemente diventato sinonimo di schiavitù. Una subdola e disarmante schiavitù.
Quando il Tiranno si presentò come l’artefice della grande unione e il responsabile della fine di ogni conflitto, i miei genitori, come tanti altri attorno a noi, lo acclamarono a gran voce, prevedendo un futuro fatto di ordine, di pace e di giustizia. Come tutti gli stolti che non riescono a vedere oltre ciò che osservano con gli occhi, ne rimasero convinti anche quando il Tiranno esercitò il suo viscido potere per drogare le menti di tutti i suoi sudditi, spingendoli veramente a credere che una fredda e crudele dittatura fosse la migliore forma di governo. Per i miei genitori non c’era niente di male nella soppressione della libertà di opinione, dato che il mondo doveva essere come voleva l’Alto Sovrano (il nome con cui il Tiranno è conosciuto alle masse), senza ammettere repliche. La mia famiglia era del tutto all’oscuro dei brutali metodi di repressione con i quali il Tiranno ha sempre imposto il suo volere assoluto contro quelli che osavano esprimere un’idea che contrastava con la sua utopia di metallo.
Ho vissuto la mia adolescenza nel clima di ghiaccio di questa dittatura di ferro, sentendo ribollire nel mio stomaco tutto l’odio e la frustrazione per il mondo in cui ero costretta a vivere. Mi sentivo le braccia legate, mi sentivo la bocca sigillata, avvertivo che c’era qualcosa dentro di me che scalpitava per venire fuori, ma non avrei potuto fare niente finché la parola “libero” sarebbe stato sinonimo di “sovversivo”.
Comunicare le mie inquietudini ai miei genitori fu il più grande sbaglio della mia vita. Le loro menti erano state così plagiate dalle continue parole dell’Alto Sovrano che ai loro occhi ero diventata una pericolosa terrorista, una minaccia per la pace duratura del nostro governo.
Furono proprio loro a tradirmi. Furono loro a fornire il mio nome quando i droidi di sicurezza stavano cercando i responsabili di alcuni atti di vandalismo tra le strade. Non avevo potuto nascondere in nessun modo le prove della mia piccola ronda notturna anti-tirannide.
Io e alcuni dei miei compagni avevamo imbrattato i muri della città con dei murales dal messaggio molto chiaro… un messaggio che ci sarebbe costato molto caro! Quando i droidi furono chiamati in casa dai miei genitori perché fossi arrestata e rieducata con l’accusa di vandalismo aggravato, non potevo credere a quello che mi stava succedendo. Tradita dalla mia stessa famiglia, o almeno da quella che consideravo essere la mia famiglia.
Fu durante il mio trasferimento nelle prigioni che venni in contato con la Resistenza. Un manipolo di agenti attaccò il furgone che mi stava trascinando verso il mio destino e fui per la prima volta nella mia vita veramente libera. Entrare nel Quartier Generale della Resistenza fu per me la valvola di sfogo per la rabbia che ero sempre stata costretta a covare dentro di me.
Mi fu immediatamente chiaro quale doveva essere il mio ruolo, quale parte dovevo giocare all’interno del movimento. Mi proposi come Soldato Semplice, una recluta come tutte le altre. Non mi importava quanto sarebbe stato duro l’addestramento, sentivo pulsare dentro di me il desiderio di fare qualcosa per rovesciare quella dittatura che mi aveva sottratto persino l’affetto della mia famiglia.
Fu l’ex-sergente Geoffrey Van Marten ad insegnarmi tutto quello che so. Si prese cura di una novellina come me come avrebbe fatto un padre con sua figlia. In breve tempo mi feci strada nei ranghi della Resistenza fino a diventare uno dei migliori Agenti Scelti che avessero a disposizione.
La mia vita sotto la Tirannide è stata un susseguirsi continuo di dolore, di rabbia e di tradimento.
Nella Resistenza ho trovato tutto quello che mi mancava: ho trovato uno scopo alla mia esistenza, ho trovato degli amici fidati, ho trovato l’amore di un marito, ho trovato il dono di una figlia… ho trovato tutto quello che il Tiranno ha sempre cercato di negarci: la vita vera!
Questa è la mia storia…”
 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (1 voto, 2 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 2 commenti
Rif.Capitolo: 11
lollydoremi97 - Voto:
24/08/11 20:30
stupenda fiction complimenti all'inizio ero preoccupata ed un pò arrabiata per il fatto che sonic fosse diventato cativo ma andando avanti ho capito il perchè comunque ho intenzione di darti il massimo cioè 5 stelle,perchè e il racconto più bello che abbia mai visto ma la parte che mi è piaciuta di più era l'ultimo capitolo QUANTO SONO CARINIIII SONIC E AMY INSIEMEEEE >.< AAAAA >O< CHE CARINIIIII W SONIC W AMY I LOVE SONIC E AMY=SONICxAmy=SONAMY ;D :D ^-^ ^///^
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sonsierey 15/12/10 22:29
Ecco, vale la domanda del volume uno. Come mai questo riassunto?
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