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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: I'M LOST
Genere: Sentimentale, Drammatico, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Autore: darkpain galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 08/12/2010 18:12:07 (ultimo inserimento: 17/10/11)

I migliori amici di Juny,i gemelli Carsen,sono i ragazzi più belli della scuola.Vi sembra la ragazza più fortunata della Terra?Leggete la sua storia
 
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COME TUTTO EBBE INIZIO
- Capitolo 1° -

PROLOGO

Mi chiamo Juny e sono una ragazza di sedici anni. Vivo in una semplice casa, con mia madre Karen e mio fratello Ryan. Frequento il liceo della mia città, dove non sono esattamente ben vista, soprattutto in questi ultimi mesi, dopo un drammatico avvenimento che oltre ad aver sconvolto l’esistenza della mia intera famiglia, mi ha reso come mi ripete sempre mio fratello “un’antipatica scontrosa”. Un'altra causa del mio status sociale al liceo è la profonda amicizia che mi lega ai gemelli Carsen, i due ragazzi più belli e popolari di tutto l’istituto. Daniel, è calmo e pacato, riflette sempre su quello che deve fare, ma soprattutto è molto determinato e ambizioso, se si prefigge un obbiettivo deve raggiungerlo a tutti i costi, per questo è riuscito a diventare il campione di football della scuola, ma ha anche un difettuccio… è un don Giovanni irrecuperabile. Duncan invece è di tutt’altra pasta. È irresponsabile, sgraziato e a volte anche un po’ scontroso. Mostra difficilmente i suoi sentimenti e le sue emozioni. Inoltre è anche maledettamente orgoglioso, e per quanto ti possa voler bene, gli è difficile mostrare il lato debole di sé. Ha anche dei pregi… beh… al momento mi sfuggono di mente.. ma no, in realtà Duncan ha un animo nobile, solo che preferisce agire in modo discreto e silenzioso, tranne quando gli saltano i nervi, in quel caso, c’è poco da fare, agisce d’istinto e sarebbe capace di qualsiasi cosa. (forse sto un po’ esagerando! Voi non prendetemi alla lettera). Comunque è senza dubbio un idiota!
In ogni caso, la differenza più evidente tra i due gemelli è che Daniel adora essere popolare e anzi approfitta di questo fatto per conquistare fanciulle, Duncan invece, è come infastidito da tutte quelle attenzioni e lo dà anche parecchio a vedere, e purtroppo per lui questo fatto non fa altro che donargli maggiore fascino agli occhi delle ragazze che finiscono per vederlo come una sorta di ‘poeta maledetto’.
Ah, dimenticavo, ho anche una migliore amica, ma su di lei ho un bel po’ di cose non troppo piacevoli da ricordare. Quando la conobbi era da poco successo quel fatto spiacevole nella mia famiglia ed essere “un’antipatica scontrosa” non rendeva esattamente le cose facili..


-COME TUTTO EBBE INIZIO-

Quando avevo cinque anni i miei genitori decisero di trasferirsi in un luogo più tranquillo, così scelsero una piccola città.
La nostra casa, aveva il giardinetto confinante con quello di un’altra famiglia, i Carsen, che avevano due figli gemelli, Daniel e Duncan.
Nonostante la vicinanza delle nostre case, non avevo mai parlato con loro a causa della mia timidezza.
Un pomeriggio mentre giocavo in giardino vidi due paia di occhi identici che mi spiavano attraverso le aste legnose della staccionata. Quella stessa notte ebbi gli incubi. Sognai quegli occhi che mi fissavano attraverso le tendine della mia camera.
La mattina dopo lo dissi a Ryan, il mio fratellone che all’ora aveva sette anni, come i due bambini. Appena gli raccontai tutto non tardò a sorprendere i gemelli con gli occhi puntati sul nostro giardino, o su di me più precisamente. Ryan non potè resistere e gli urlò contro che se si fossero anche solo avvicinati a me li avrebbe conciati per le feste. Così io finalmente con il cuore in pace, ripresi a giocare in giardino senza più preoccupazioni.
Quel pomeriggio, la mamma era andata con il papà a fare compere al centro commerciale e io e mio fratello eravamo stati affidati a Margie, una ragazza di quindici anni figlia di un collega di mio padre, che veniva assunta come babysitter nelle case di tutto il quartiere. Margie non era esattamente una ragazza ‘responsabile’, anzi non lo era per niente. Diceva sempre ai miei che ci saremo divertiti un sacco a giocare con lei. Tutte balle, appena i miei uscivano, piazzava me in giardino e affibbiava a mio fratello un gameboy, con quale i nostri genitori ci avevano sempre vietato di giocare, comprando così il suo silenzio. Cosa faceva lei nel frattempo? Guardava una stupida telenovela alla tv, e dopo quella mezz’oretta decideva di chiamare a casa di tutti gli amici che aveva, dicendo poi ai miei che era Ryan a chiamare a numeri sconosciuti senza che lei potesse fermarlo –cosa vuole, sono solo dei bambini, bisogna che sfoghino la proprio immaginazione!- diceva sempre tutta assorta e convinta a mia madre, e lei, che leggeva molti libri di pedagogia e cose varie (lo fa tutt’ora solo che legge libri del tipo ‘problemi adolescenziali: come avere un buon rapporto con i giovani in pubertà) rimaneva incantata da quella ragazza abbindolatrice.
Così, come stavo dicendo, quel pomeriggio Margie mi relegò in giardino. Io però mi ero stancata della solita routine, e così decisi di posare i miei pupazzi con i quali giocavo sempre, e di costeggiare la mia banalissima staccionata in legno dipinto di bianco, fino a quando non raggiunsi il basso cancelletto sempre in legno massiccio, allora mi allungai sulle esili gambine e tirai la maniglia quel tanto che bastava per aprirlo, tanto i miei credevano che noi passassimo i nostri pomeriggi con la divertentissima Margie, perché preoccuparsi che noi potessimo uscire da soli? Fatto sta che ritrovatami al di fuori della mia accogliente dimora mi incamminai verso il vialetto soleggiato, e passando davanti alla porta dei Carsen udii una voce –pssst- mi chiamava, mi avvicinai di più e vidi le due paia di occhi che quella notte avevano tormentato i miei incubi che mi spiavano attraverso la staccionata che dava sul vialetto –non dovresti uscire sai?- mi stava dicendo il bambino a cui appartenevano gli occhi sulla sinistra di fronte a me –torna indietro!- mi disse l’altro. Al che io mi arrabbiai molto: ma come, mio fratello Ryan non era stato abbastanza convincente???
Non volevo avere altri incubi quella notte. Dimentica della mia timidezza gli lanciai lo sguardo più arrabbiato che potei –piantatela!- gli urlai contro –non vi deve importare di quello che faccio!- ma a dispetto del mio atteggiamento da ‘dura’ iniziai a piangere, quegli occhi mi spaventavano troppo. Lo trovate stupido? Beh, provate voi a guardare attraverso gli occhi di una bimba di cinque anni e vedere due paia di occhi che la fissano sospesi nell’aria e resi tenebrosi dalle varie ombre create dalle assi di legno e dalle varie piante che le attraversavano!
-perché piangi?- mi chiese uno dei due
Io non risposi, continuando a singhiozzare, mi portai le mani agli occhi, non volevo più vedere!
-ehi non fare così!- disse l’altro. Dopo pochi istanti non sentendo più alcun rumore o commento mi decisi coraggiosamente a spostare le mani. Mi accorsi con profonda sorpresa che gli occhi erano scomparsi. E improvvisamente sentii una mano che si posava sulla mia spalla. Urlai girandomi di scatto. Mi ritrovai due bambini completamente identici davanti, che mi sorridevano. –scusaci se ti abbiamo spaventata- disse uno dei due con gli occhi azzurri che lampeggiavano –comunque io sono Daniel- aggiunse sorridendo-e questo è il mio gemello Duncan- quest’ultimo mi fece un cenno con la testa –io invece sono Juny- mi presentai.
–andiamo al parco, vieni con noi?- chiese uno dei gemelli -si- risposi ancora con le ultime lacrime appese alle ciglia. Strizzai gli occhi e anche loro si lasciarono cadere sulle mie guance delicate, le assaggiai con la lingua e sorrisi al leggero sapore salato. Mi piaceva molto farlo.
Seguii i bambini alla volta del parco che si trovava a pochi isolati dalle nostre case.
Appena arrivati mi misi a giocare nel piccolo parchetto di sabbia. Avevo trovato una bellissima pietra cangiante a terra sulla strada per arrivare al parco.
Nel frattempo Daniel e Duncan erano sullo scivolo. Così io mi adoperai con tutta la mia fantasia a creare una storia con la mia bellissima pietra. Immaginai che fosse una pietra dei desideri, e che con un semplice gesto della mano potessero comparire dal nulla tutte le cose che volevo. Feci un semplice gesto, e comparve accanto a me un piccolo e buffo folletto.
Non appena cominciai a parlare con lui, arrivò un bambino che mi strappò dalle mani la preziosissima pietra facendo svanire nel nulla il folletto. –questa è mia!- esclamai irritata
–non più adesso!- dibatté quello. Lo riconobbi, era George il bambino di otto anni che abitava nella casa di fronte alla mia e che alla festa di benvenuto che avevano organizzato per noi, aveva letteralmente immerso il viso nella torta al cioccolato preparata da sua madre.
-ridammela!- dissi stringendo i denti.
–cosa sta succedendo qui?- chiese Duncan rivolgendo uno sguardo assassino al bambino presuntuoso (li riconoscevo dalla magliettina diversa)
Daniel lo affiancò e si rivolse a me preoccupato –tutto bene?-
-no! Ha preso la mia pietra!- esclamai con le lacrime che cominciavano a gonfiarmi gli occhi.
-ridagliela subito!- intimò Daniel
–no!- ribattè Gorge. Duncan non gli diede neanche il tempo di finire che gli era saltato addosso. –ma cosa fai a mio figlio?!- chiese una donna avvicinandosi ai due litiganti –ma voi siete i gemelli Carsen, lo dirò a vostra madre statene certi- aggiunse poi separando i bambini. –vieni George torniamo a casa!- e si trascinò dietro il bambino.
-ma…- cominciai credendo che lui avesse ancora la mia pietra, ma mi zittii subito visto che Duncan me la rese con un gran sorriso che io ricambiai.
Qualche minuto dopo i miei tornarono a casa e non avendomi trovata si preoccuparono moltissimo, e quando la madre di George si presentò a casa loro con un’aria scandalizzata e raccontò loro cosa era successo, i miei non si fecero alcun problema nel lasciarla con un palmo di naso per correre al parco. Quando mi trovarono con i due gemelli, ci riportarono a casa. Mio fratello mi raccontò che questa volta mamma non si era lasciata raggirare dalle balle di Margie e l’aveva licenziata su due piedi.
Nonostante l’insolita giornata, mi ero divertita, finalmente ci eravamo liberati di quella deficiente di Margie, inoltre avevo riavuto la mia preziosissima pietra cangiante e cosa più importante avevo trovato due nuovi amici: cominciai a sentirmi un po’ meno sola. Una cosa era certa, adesso non avrei mai più avuto paura di quegli occhi che mi spiavano.





 
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