RICORDO LA FAMIGLIA AUDITORE
- Capitolo 1° -
Beh ad una settimana dall'uscita del nuovo assassin's creed, mi ritrovo a scrivere questa fic sui ricordi di Ezio XD spero vi piaccia, l'ho scritta giusto così...XD
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Sul letto con la lama nascosta poggiata sul comodino accanto a qualche altra arma che tengo sempre vicino.
La sera è un momento che mi fa pensare al passato e cerco sempre di opprimere i ricordi con il sonno, il presente è gia abbastanza difficile con tutto ciò che ho per la mente, ed è troppo doloroso ricordare la mia adolescenza.
Ma ora, con mente insonne, proprio come tante altre volte è successo, sono costretto a subire i miei stessi ricordi che mi scorrono davanti agli occhi senza tregua. Tante di queste notti ho passato, ma più il tempo passa e maggiori sono i ricordi, maggiore è il dolore.
Maledetto è il mio destino, porto morte ai miei nemici e ai miei cari. L'ultimo che l'ha potuto constatare è stato il povero zio Mario, ucciso davanti ai miei occhi da quel tiranno di un Borgia.
L'unico Auditore uomo rimasto sono io, l'unico che porta avanti la famiglia, e ora anche capo degli assassini.
La vendetta l'avevo abbandonata dopo anni dalla morte di mio padre e dei miei fratelli, sostituendola col senso di giustizia. Eliminare l'ordine templare è sempre stata la priorità, ma l'ho affrontata in modi diversi. Ora, con l'ennesima perdita, il senso di vendetta surclassa quello di giustizia, e benchè debba di dovere assassinare Cesare Borgia, proverò un immenso piacere nell'ucciderlo con la mia lama.
Porto la testa fra le mani e ripenso a mio padre, che ora avrà compagnia di suo fratello. Rideranno al loro incontro e guarderanno ciò che farò per loro con fierezza perchè vendetta sarà portata a termine.
Anche io ho un fratello con cui ridere e scherzare, ed uno a cui dare il buon esempio...prima o poi li raggiungerò.
Federico, fratello maggiore che mi ha sempre preceduto sulla strada delle ragazzate, lui quello che mi ha sempre aiutato nelle guerre tra famiglie, lui quello che era con me quando andammo dal dottore per medicare la cicatrice che ancor oggi porto sul labbro, lui quello che ho visto morire dopo aver resistito e scalciato.
Petruccio, il piccolo della famiglia, il preferito della mia povera madre, colui che raccoglieva sempre piume, quello innocente e non ancor messo a conoscenza di tutto ciò che facevamo io e Federico. Noi i suoi fratelli che presto l'avrebbero portato con loro, facendolo diventare un perfetto Auditore. Il dolore maggiore è stato vedere come tanta innocenza sia stata eliminata senza pietà.
Se a quest'ora fossero stati vivi, mi sarebbero stati accanto, avrebbero combattuto la battaglia contro l'ordine Templare.
Federico sarebbe stato sempre piu forte di me, e chissà Petruccio, ormai diventato uomo, quali potenzialità avrebbe espresso, magari sarebbe stato migliore di me e Federico messi insieme.
Giovanni, nostro padre, se solo lui fosse qui saprebbe cosa dirmi, cosa consigliarmi. Avrei fatto tesoro dei suoi consigli, e sarei stato rispettoso dell'assassino che era, di ciò che mi ha tramandato, insegnato.
Vorrei dirgli quanti progressi ho fatto da quando ero un semplice diciassettenne, quanti templari ho eliminato, quanto mi sto prodigando per la causa, che ora sono il capo della fratellanza e che sono conosciuto, rispettato e soprattutto temuto.
Ma sicuramente anche se non posso esaudire il desiderio di parlargli, anche se non posso sentire le sue fiere parole, lui mi osserva, si compiace di me.
"Insieme per la vittoria", cosi mi ripeteva zio Mario, e io arriverò alla vittoria. Che l'ordine Templare temi il nome degli Auditore.
Risponderò ancora una volta "INSIEME".
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