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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: CHE SUCCEDE?
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Yaoi
Autore: war galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 21/05/2002 10:41:22 (ultimo inserimento: 28/05/02)

e` yaoi!!! ru x hana!! se vi piace il genere... divertitevi!
 
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- Capitolo 1° -




CHE SUCCEDE?


Il sole che tramontava accendeva i colori della città. Era una bella giornata, calda e serena. Le ombre della notte non avevano ancora iniziato ad allungarsi. L'erba sotto di lui era fresca e profumata. L'acqua del ruscello scorreva placidamente verso il mare e il treno era appena passato, sopra al ponte di cemento.
Le lacrime che avevano rigato il volto del ragazzo si erano ormai asciugate completamente. I suoi occhi color del caffè erano ancora assorti, remoti, distanti. Non sapeva da quanto tempo era seduto lì. Non sapeva come stava quell'uomo. Il suo coach, che improvvisamente si era accasciato a terra, sul parquet della palestra. Proprio com'era successo a suo padre tempo prima... Da allora continuava a vivere nel passato, tormentandosi nel ricordo, nel rimpianto e nel senso di colpa. Aveva sempre sperato in un perdono che non era mai giunto.
Ripensò alle facce degli altri. Quella del Gorilla, quella di Kogure il quattrocchi, quella di Ayako... Le sole che aveva visto a fuoco perché poi le lacrime erano sfuggite al suo controllo e lui era scappato via.
Angoscia, dolore, collera e rabbia ma anche ansia e preoccupazione e mille altre emozioni aggrovigliate intorno al suo cuore, emozioni in conflitto fra loro, emozioni che non riusciva a separare e ad analizzare, a cui non sapeva dare un nome. Si rese conto che nemmeno voleva capire quello che gli si agitava dentro. Si passò una mano sulla cortissima zazzera rossa. Pensare che tutti credevano fosse una tinta, perché lui era uno yankee. (traduzione: teppista scolastico coi capelli tinti.)
Ma che ne sapevano gli altri di lui? Era stato bravissimo a nascondersi dietro una maschera di spavalderia e di arroganza.
" Ehi, idiota! Che ci fai lì?"
La voce e l'insulto erano inequivocabilmente quelli di Kaede Rukawa. Il suo rivale, sia in amore sia sul campo da gioco. Il suo aguzzino. Sapeva bene che quel ragazzo era un fuoriclasse. Migliore di lui, che giocava a basket da poco tempo e che neppure conosceva tutte le regole e le malizie. Si galvanizzava e si esaltava definendosi il TENSAI ma sapeva che in realtà lui aveva ragione ed era solo un pivello. La cosa gli rodeva.
Era solo colpa di quello stronzo se stava in palestra ad allenarsi e aveva visto quello che aveva visto! Era colpa sua se stava così di merda! Era colpa sua! Solo sua! E adesso lo stava a sbeffeggiare dall'alto della sua bicicletta!
" Maledetto! Vai ad ammazzarti! Annegati nel fiume o finisci sotto ad un camion!" ringhiò Sakuragi. Ma la sua voce non era quella di sempre. Mancava la grinta e la rabbia che di solito metteva nei suoi insulti.
Rukawa scese dalla bicicletta e la lasciò riversa sul ciglio della strada. S' avvicinò al rossino e lo fissò a lungo, in silenzio. Era la prima volta che vedeva quell'esaltato tranquillo. Non gli sembrava nemmeno la stessa persona. Quegli occhi scuri erano sempre ardenti di determinazione e di sfida. Le sue parole erano sferzanti e sebbene lui fingesse di ignorarle e non si scomponesse mai, Hanamichi era una persona che lo stimolava e lo spronava a dimostrare che era lui il migliore. Sapeva di giocare un basket di livello superiore ma non era uno sciocco o un cieco. Sakuragi aveva enormi potenzialità e una rapida capacità di apprendimento. In pochi mesi aveva raggiunto un livello di gioco che superava tutte le matricole della squadra, tranne lui, e che gli permetteva di far parte dei cinque titolari. Era persino più in gamba di Kogure, indubbiamente più carismatico e trascinatore ma soprattutto poteva ancora migliorare! Eppure adesso stava seduto a terra, con le spalle curve, gli occhi spenti e remoti, la bocca con quella piega triste e malinconica. * Che hai, Sakuragi? Non è da te questo comportamento* pensò il ragazzo dai capelli neri.
Rukawa si sedette al fianco del demoralizzato Hanamichi, spiò la sua reazione di sottecchi, aspettandosi uno scoppio d'ira o di disapprovazione che non vennero.
"Dato che ti ho trovato qui mi risparmio i soldi e il disturbo di telefonarti a casa. Il signor Anzai è fuori pericolo." Gli annunciò gelido il suo eterno rivale. Non era preparato alla reazione dell'altro ragazzo. Fulmineo Hanamichi gli aveva afferrato le spalle con forza e lo aveva scosso. "Che hai detto?" "Toglimi le mani di dosso, mentecatto!" "Che hai detto, bastardo?" "Ho detto che il coach sta bene!" ripetè Rukawa seccato. "Dubitavi forse che quella vecchia baldracca si riprendesse?" ringhiò il rossino, ma nei suoi occhi il sollievo era evidentissimo. Rukawa non riuscì a fare a meno di stuzzicarlo. "Scemo, eri tu quello che aveva dei dubbi!" e mai si sarebbe aspettato quella reazione da Hanamichi. Gli occhi scuri si riempirono di lacrime che traboccarono sulle guance. Le mani del ragazzo che ancora gli stringevano le spalle lo tirarono più vicino. La testa rossa si appoggiò alla sua spalla e lo udì singhiozzare. Le parole giunsero spezzate e soffocate alle sue orecchie.
*In quel modo hai rischiato di perdere tuo padre, tu non hai potuto aiutarlo. Ecco perché eri così... Così sconvolto... Mi dispiace...* erano questi i pensieri di Kaede ma non una parola raggiunse le sue labbra. Solo la sua mano si staccò da terra e si appoggiò sulla spalla tremante dell'altro ragazzo. Non poteva dire di capirlo. Lui aveva un carattere diverso. Lui non manifestava mai le sue emozioni, lui non era sensibile a niente. Lui era sempre stato solo con se stesso. Lui non aveva qualcuno a cui tenesse o amici. Non gli servivano. I suoi sentimenti erano solo una seccatura e lui li aveva gettati alle spalle già da tempo. Poi si rese conto che non era affatto vero!
Rukawa rimase qualche tempo interdetto. Lui. L'iceberg per antonomasia s'infiammava alle provocazioni di quel ragazzo che ora piangeva come un vitello sulla sua spalla. Lui dava il meglio di se alle provocazioni fatte dal tensai... Non vedeva l'ora di giocare per umiliarlo e provocarlo. Provava un segreto piacere quando lo fregava con uno spin, o quando riusciva a fare un dunk o ancora quando era tanto fortunato da piazzare un buzzer beater... Anche adesso, provava qualcosa per lui. Si era fermato e lo aveva raggiunto quando lo aveva visto tanto abbattuto, fermo sull'argine del fiume, col sole che tramontava alle sue spalle. Gli ultimi rossi raggi accendevano quei riflessi sulla sua figura e lo facevano sembrare un diavolo buttato fuori dalle fiamme dell'Inferno. Un demone rosso fuoco tanto triste. Era stata quella tristezza, tanto profonda e tanto evidente ad attirarlo nella sua direzione. Era stato quel velato sospetto, quell'attimo appena di incertezza... Il dubbio che il suo do' hao non si riprendesse... Che cambiasse o che addirittura abbandonasse il basket... Che sciocco era stato a pensare una cosa simile!
Lo stomaco di Sakuragi protestò con veemenza ed il ragazzo sollevò di scatto la testa e si allontanò. "Se lo dici a qualcuno ti ammazzo!" brecciò strofinandosi il viso nella manica della giacca per cancellare i residui delle sue lacrime. "Ho una reputazione da difendere, cosa credi?" brontolò Kaede. "Ecco, appunto! Io sono il migliore e solo quando ti avrò costretto ad ammetterlo sul campo da gioco forse prenderò in considerazione l'idea di... Bha! E' talmente assurda che non riesco nemmeno a dirla quella parola! Nemmeno fra mille anni e nemmeno se me lo chiedi in ginocchio sarò amico tuo! Stronzo!" si accese Hanamichi. Rukawa si profuse in un ghigno degno di un killer.
"E non ridere, baka kitsune bastardo! Se non ti ho preso a calci nel culo è stato solo perché... Perché ho avuto pena di te! E perché ero confuso..." "Mmmh " " E non fare quella faccia!" ringhiò il rossino.
Rukawa non disse altro. Raggiunse la sua bicicletta e la raddrizzò. Montò in sella e imprecò. La ruota anteriore era completamente a terra. Buca. Hanamichi lo aveva raggiunto e saltellandogli attorno canticchiava "Sfigato! Sfigato! Sfigato!" Kaede gli tirò in faccia il pallone da basket. "Taci do' hao! Hai rotto!" "Come osi fare questo al grande tensai!?! Sei per caso ubriaco, animale?!?" "Tsk" ma il giovane notò il sorriso gentile sul viso dell'altro ragazzo dai capelli rossi. "Rukawa, dannato, hai ancora le gambe, no?" sfottè incamminandosi lungo il ciglio della strada. Rassegnato il giovane iniziò a spingere la bicicletta seguendo le orme del suo rivale. "Non seguirmi! " sbraitò ad un tratto Hanamichi. "E chi segue te? Casa mia è da quella parte!" "Allora mangia la mia polvere!" disse lui trionfante. "Idiota!" Sakuragi si voltò di nuovo. "Rukawa... Quando hai mangiato l'ultima volta? " "A pranzo" disse lui continuando a spingere la sua bici. "Io abito qui dietro. Se ti accontenti della zuppa di miso e del pollo al curry potresti... Cenare con me... Sono solo a casa. Mia madre ha il turno di notte." Rukawa fu colto di sorpresa e la risposta non salì prontamente alle labbra, bloccandosi in gola. Nessuno mai lo aveva invitato a casa sua. "Come non detto!" si seccò quello strano tipo non del tutto registrato. "Accetto" disse il ragazzo che pareva avercela col mondo.
La casa di Hanamichi era piccola e arredata con gusto. Kaede non telefonò a casa per avvisare del ritardo. Tanto a casa sua non c'era nessuno. Se qualcuno avesse saputo che lui mangiava a casa di qualcuno avrebbe pensato si trattasse di uno scherzo. Mentre osservava il suo ospite mangiare si chiese se anche nell'intimità di un letto Sakuragi si comportava a quel modo. Lui afferrava le cose, le divorava con avidità, come se tutto fosse in precario equilibrio e potesse sparire da un momento all'altro.
Dopo cena i due si trasferirono sul divano e accesero la tv. Non c'era nulla di interessante, gli stupidi quiz a premi, dei cartoni animati demenziali, un programma di musica sul quale Hanamichi si soffermò. "Che musica di merda!" provocò Kaede. Non ci fu risposta. Un po' preoccupato il giovane si avvicinò a Sakuragi che teneva il braccio sullo schienale e la testa reclinata sulla spalla e stava dormendo. Le sue labbra erano rosee. Carnose come quelle di una ragazza. Erano socchiuse dolcemente. Invitanti... Prima ancora di realizzare quello che stava facendo Rukawa teneva la sua bocca premuta contro quella dell'altro ragazzo. Era dolce come se la aspettava. Arrendevole, completamente in sua balia, profondamente avvolto dalle spire del sonno. Se solo avesse provato a farlo di giorno o con lui cosciente la cosa sarebbe degenerata in rissa... Ma era da quando lo aveva visto solo su quel prato, che desiderava farlo. Adesso poteva smettere di mentire al mondo. Adesso era come se fosse solo... Il braccio di Hanamichi gli circondò le spalle e l'altra mano gli trattenne la nuca. "Sei un vigliacco! Ti approfitti di me durante il sonno!" gli sussurrò all'orecchio poi proseguì. "Se fai una cosa, se decidi di farla allora vai fino in fondo! " poi le labbra del rossino coprirono quelle di Kaede in un bacio avido e affamato. Le lingue duellarono per stabilire un predominio, le labbra erano roventi e morbidissime ma imperiose; toccò a Kaede soccombere. I ragazzi si staccarono solo quando i polmoni fecero loro male per la mancanza di ossigeno. "Per tutti gli inferni!" sbottò Sakuragi in preda ad una violenta emozione. "Cosa stiamo facendo?" chiese Rukawa più a se stesso che a qualcuno di preciso. "Kaede... E' meglio se te ne vai a casa... Prima... Prima che facciamo qualcosa di sconsiderato e di cui avremmo a pentircene... Siamo sconvolti per quello che è successo al nonno Anzai, non c'è altra... Spiegazione... Plausibile..." Rukawa si alzò dal divano e si avviò verso la porta d'ingresso. Si infilò le scarpe e prima di andarsene disse "La passione non è mai plausibile."

Solo nel suo letto Hanamichi continuava a tormentarsi le labbra con le dita. Il ricordo di quel bacio, il sapore che ancora sentiva in bocca lo eccitavano e elettrizzavano. Si rassegnò a non poter dormire. Spalancò la finestra e respirò a lungo la frizzante aria della notte. Come avrebbe dovuto comportarsi? Cos' avrebbe fatto quando i loro sguardi si sarebbero incrociati? Gli altri si sarebbero accorti di qualcosa? Ce lo aveva scritto in faccia? Poteva mentire... Si, avrebbe mentito e fatto finta di niente... Si persuase che era la cosa migliore da fare... O almeno lo sperava!

Nel suo letto Kaede continuava a rigirarsi. Lui, che dormiva praticamente ovunque: sul banco di scuola, in bicicletta, sul terrazzo della scuola... Adesso era preda di violente emozioni, come se i suoi sentimenti, tanto a lungo repressi e sopiti si fossero scatenati all'improvviso, come un temporale estivo. A quella pulsione illogica e irrazionale. Quello che lo sconvolgeva non era tanto il fatto di desiderare un uomo ma... Quell'uomo! Quel pazzo, esaltato, megalomane, stupido, completamente deficiente... Eppure adorabile. Vivo! Così vivo che lo faceva sentire tanto diverso... Attraverso i suoi occhi aveva iniziato a vedere di nuovo il mondo che lo circondava. Persino gli allenamenti per migliorarsi e per dimostrare la sua classe erano divertenti. Akagi-Gorilla- polso di ferro aveva parecchio da fare per tenergli testa. Quello era pazzo come un cavallo. Anche sul campo da gioco era imprevedibile, come quando gli aveva passato la palla... Poi aveva passato la mezz'ora successiva a strapparsi i capelli dalla testa e a sbraitare assurdità.
Adesso che aveva baciato Hanamichi sarebbe riuscito a guardarlo con gli occhi di sempre? Che domanda scema, degna di quella sottospecie di scimmia, certo che no! Ma lui sapeva fingere molto bene, era un maestro in quello! Non aveva dubbi sul fatto di poter ingannare tutti. Tutti tranne se stesso. Tutti tranne quell'esaltato... Sorrise al soffitto. Domani...Lo avrebbe rivisto... Domani... Ci avrebbe pensato... Forse...


FINE.

 
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