NON PUò ESSERE VERO - Capitolo 1° -
Il dottore gli lanciò un’occhiata ansiosa. -Sei sicuro che lo vuoi fare? E il bambino annuì. -Sì. È ora di finirla con questa storia. Non voglio più farla soffrire. Allora l’uomo annuì. -D’accordo. Se sei sicuro.
Era una mattina come tante a casa di Goro, e come al solito arrivò la posta che l’investigatore scese pigramente a prendere. Una lettera era indirizzata a sua figlia, così non l’aprì e invece la posò sul tavolo.
Nel pomeriggio Ran tornò da scuola come al solito, appena in tempo per rispondere alla telefonata di Conan, che l’avvertiva non sarebbe tornato subito ma avrebbe fatto un giro coi ragazzi. Lei disse che andava bene.
Posò il telefono. -Questo non è onesto, lo sai. -Lo so. Ma non mi va di essere lì mentre apre la lettera. -Allora quando tornerai dovrai essere molto convincente. -Cercherò di esserlo- era sempre tremendamente triste -L’ho fatto mille volte.
-È arrivata posta per te- disse Goro -È lì, sul tavolo. -Per me? E da chi? -Non so. Non c’è scritto. Lei posò la cartella e prese la busta. La girò ma non c’era scritto nulla, a parte il suo nome e indirizzo. Cercò di vedere in controluce, ma nulla da fare. Curiosa, la aprì. Lesse e divenne pallida, dovette sedersi. - … Papà … -Che succede? Goro si voltò e la vide, bianca in viso. Di solito non si preoccupava, ma qualcosa gli disse che era il caso di mettersi in allarme. -Cosa succede, Ran? Cosa dice quella lettera? Lei gliela porse. -Leggi. Suo padre la prese e aggrottò la fronte. Ma non ebbe tempo di fare nulla perché adesso la cosa più importante era confortare Ran.
Conan era davanti alla porta. Aveva sempre lo zaino in spalla, ma esitò prima di aprire. Cosa avrebbe trovato? Di certo non un’atmosfera allegra. Lui però doveva essere lo stesso di sempre, per non creare sospetti - anche se dubitava che Ran ci avrebbe fatto caso. Fece un enorme sospiro e aprì. -Sono tornato! Sì, il tono andava bene. Ma anche lui un po’ si spaventò, anche se l’aveva immaginato, dal silenzio. - … Ehi, c’è nessuno? Goro venne fuori dalla stanza di Ran, il viso tirato e pallido. -Fa silenzio. Ran sta dormendo. Questo lo spaventò. Si era forse sentita male? -Dormendo? Perché? Sta male? -Bè, bene no di certo. Entrò e chiuse la porta. -Cosa succede? Non capisco. -Figliolo … Goro non gli aveva mai parlato come a un figlio, ma adesso gli aveva posato le mani sulle spalle e sembrava molto serio. -Ascolta, sei abbastanza grande per capire. Tu conoscevi Shinichi. -Io … bè, non di persona. Ma perché? Cosa è successo? -È arrivata una lettera questa mattina, e … - gliela mise in mano -Bè, leggi. Conan non ne aveva bisogno, ma lesse. Poi guardò Goro. - … E Ran? Come sta? Come l’ha presa? -Ho avuto davvero paura che si sentisse male. Ma poi ha cominciato a piangere, non riuscivo a calmarla. Ho dovuto darle un tranquillante. Per questo ora dorme. -La posso vedere? -Sì, ma non svegliarla. |
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