ERRARE è PENSARE - Capitolo 1° -
Cerco un luogo di pace, lontano, dove la mia anima errante possa trovare ristoro. Cerco rifugio dalla consapevolezza che ferisce, la coscienza che si fa strada in me bruciando come una ferita aperta, che stilla gocce amare. Mi riposerò all’ombra di un salice e il vento leggero mi porterà conforto. Discorrerò con lui sulla natura della vita, senza però trovare risposta, così come la vita, eterna prova, pone quesiti privi di soluzioni. E berrò l’acqua limpida di un piccolo rivo; il mio volto smunto si specchierà nel bianco diamante che le mie lacrime tingeranno di nero. Proverò a prendere sonno all’imbrunire, ora degli incubi che non danno pace. Sognerò i tuoi occhi, i vostri occhi vuoti, e le gocce di rugiada sui volti pallidi invecchiati nel giro di un istante. Ci proverò, ma so che ogni tentativo sarà vano: al mio risveglio sarà tutto come prima, ed il senso di vuoto causato dalla tua scomparsa mi seguirà come un fantasma, invisibile ma opprimente. Non mi resterà che rivolgermi alla luna lontana, chiedendole “perché”. Ma ella, come ogni notte di tormento, resterà muta. Ed io mi fermerò ad ammirare i suoi raggi lunari, saziandomi della sua infinita saggezza.
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