CAPITOLO1
- Capitolo 1° -
Le due amiche si guardarono ancora una volta, sapevano bene che quello che stavano per fare era una cazzata, ma era più forte di ogni forza di volontà. Dovevano almeno tentare.. almeno provare!
“Sei pronta?” disse la mora alla bionda molto meno convinta di lei in quello che stavano per fare.
La bionda sospirò “Ok sono pronta!” e guardò l’amica mentre prendeva il cellulare e componeva un numero che non avrebbero mai pensato di avere in vita loro, e tanto meno di doverlo chiamare.
“Squilla” disse la mora alla bionda con lo sguardo ansioso.
“Metti il viva voce Marika!” disse la bionda che a malapena si reggeva in piedi.
Marika mise il viva voce, il telefono squillava veramente ma nessuno rispondeva, ad ogni squillo la speranza delle due amiche di sentire quella voce diminuiva. Dopo qualche altro squillo rispose la segreteria telefonica.
“Te l’avevo detto che non avrebbe funzionato, così era troppo facile.” Puntualizzò la bionda.
“Uhm, lasciamo perdere tutto che è meglio, magari questo numero non è neanche loro, ma di chi sa chi.” Marika si alzò dal letto sconsolata per poggiare il suo cellulare sulla scrivania.
“Mietta, vieni andiamo di la.” Disse poi rivolgendosi alla bionda.
“Ok.” Rispose semplicemente quest’ultima, seguendola.
Qualche ora dopo le due amiche tornarono nella stanza e Marika prese il cellulare.
Il display segnava due chiamate senza risposta.
“E chi è che rompe le scatole adesso?” domandò infastidita. Quando il telefono rivelò il numero delle chiamate perse il suo cuore perse un battito e automaticamente la mora si lasciò cadere sul letto, le gambe non la reggevano più.
“Che c’è?” si preoccupò Mietta, la mora senza proferire parola le passò il cellulare.
Lesse il numero delle chiamate e si sentì mancare.
“Ok, calmati Marì questo non vuol dire che siano loro,il proprietario del numero ha trovato la chiamata e ci ha richiamate ok?” disse poco convinta delle sue stesse parole, in fondo ci sperava anche lei.
“Io provo a richiamare!” la mora le prese il telefono dalle mani e ricompose quel numero e attese di nuovo.
Una voce rispose, la sua voce, la sua splendida voce. Era lui, non si erano sbagliate. Era lui!
“Hallo?” disse semplicemente quella voce soave.
Rimasero zitte il cuore fermo, il sangue immobile nelle loro vene.
“Wir bist du?” chiese allora quella voce.
“Ehm….” Non riuscivano a parlare, e poi anche volendo Mietta non avrebbe mai potuto, non sapeva il tedesco, mentre la sua amica si.
“Ich… ich bin… Marika” la mora non ce la fece più e chiuse la telefonata.
“Ma sei pazza perché hai chiuso?” le disse con il cuore in gola.
“Ti sembra una cosa normale per il mio sistema nervoso stare al telefono con Bill Kaulitz???” urlò.
“Shh!” la sua amica le mise una mano sulla bocca. Tremavano tutte e due. Come era possibile che fosse così facile rintracciare i Tokio Hotel, o per meglio dire i gemelli Kaulitz. Era impossibile, eppure loro ce l’avevano appena fatta. Il punto era che non avevano il coraggio di stare li a parlare con loro, ed avevano sprecato l’unica possibilità che avevano di conoscerli almeno per telefono.
Decisero di non pensarci più e di mettere da parte quell’episodio.
I giorni passavano e nessuna delle due ne aveva fatta parola con nessuno. Ora erano di nuovo a casa della mora a guardare un film, quando il suo telefono squillò.
Numero sconosciuto.
“Pronto?” rispose Marika. Nessuna risposta solo delle risate. Una risata che era inconfondibile. La sua risata.
“Hallo?” chiese di nuovo. Ma niente non si degnavano di rispondere, ridevano e basta. Ecco come i gemelli Kaulitz occupavano il loro tempo libero, distruggendo il sistema nervoso delle loro fan.
Marika innervosita chiuse la chiamata. Gettò il telefono a terra.
“Erano loro, hai sentito vero?” chiese all’amica, non per avere una conferma che fossero davvero loro, ma giusto per sapere che non stava impazzendo.
“Si, erano loro.” sorrise. Era contenta, i gemelli avevano preso a giocare con loro. Bene.
Riprese il telefono dell’amica da terra e mandò un sms con l’aiuto della sua amica in tedesco a quel dannato numero.
Se hai le palle rispondi, non nasconderti dietro un anonimo! Lo inviò a quel numero. Attesero. Dopo qualche minuto ecco di nuovo la chiamata.
“Hallo?” ripose Marika
“Hallo.” Disse serio chi stava dall’altra parte.
“[Possiamo parlare in inglese?]” domandò Marika in tedesco, in modo da far capire anche alla sua amica.
“[Si certo. Chi sei?]” chiese la voce che sembrava essere quell’allegra di Bill.
“[Io mi chiamo Marika, e qui con me, c’è la mia amica Mietta]” e il cuore della bionda perse un altro battito.
“[Marika e Mietta… uhmm di dove siete?]” domandò poi sempre con voce gentile.
“[Italiane.]”
“[Ohhhhhh, io adoro le fan italiane, siete così carine!]” e dovettero sedersi per non cadere a terra.
“[Eh già…]” rispose la mora non sapendo cos’altro poter dire.
“[Avete messanger?]” chiese una seconda voce, più profonda e sensuale della prima, alla mora il telefono scivolò dalle mani. La bionda lo prese prima che toccasse terra e prese a parlare, la sua amica nel frattempo aveva le lacrime agli occhi e le mani tremanti, la sua voce, la voce dell’amore della sua vita.
“[Ehm si, perché?]” chiese la bionda.
“[Dammi la mail, vi aggiungo, facciamo una video chiamata.]” le due amiche si guardarono. Comprendendo che quella non poteva più essere realtà, ma solo un sogno, un sogno che al loro risveglio le avrebbe fatte stare male.
La bionda diede la sua mail.
“[Bene, fra cinque minuti entriamo a dopo.]” disse secco Tom e poi chiuse la comunicazione.
Le due amiche senza dire una parola si fiondarono al computer, aprendo messanger e aspettando. Aspettando cosa? Neanche loro lo sapevano, ma ci speravano con tutto il cuore.
Il suono di un nuovo messaggio, erano loro.
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