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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: SOMEWHERE OVER THE RAINBOW
Genere: Sentimentale, Drammatico
Rating: Per Tutte le età
Autore: sakura-yamato galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 25/09/2010 23:01:47


 
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- Capitolo 1° -

Somewhere Over the Rainbow.

[What a Wonderful World.]


Ricordo i fiori, e il loro profumo. I colori ed il frastuono delle risate. Ricordo i pianti degl\\\'altri bambini quando cadevano e si sbucciavano un ginocchio, e le loro madri che con un sorriso li soccorrevano.
Ricordo avevamo il permesso d\\\'essere bambini. Era nostro diritto avere paura del buio. Così come era bello immaginare che i nostri papà e le nostre mamme fossero dei supereroi, loro ci avrebbero salvati. Sempre.
Però i fiori finirono, arrivarono il buio e la pioggia, che anche se non cadeva sembrava bagnare il terreno in ogni istante.
Arrivò la paura di non essere perfetti, ma questo io non lo capivo. Sapevo solo che era sbagliato. Ma non sapevo cosa di preciso. Non sapevo perchè persone vestite con la divisa dicevano cose come \\\'sporchi ebrei\\\' e \\\'scarti umani\\\'.
Ricordo l\\\'altalena su cui passavo intere giornate. La mia mamma che mi spingeva e il mio fratellino che rideva seduto buono buono a terra, che aspettava il suo turno. Il profumo di mia madre era di Lavanda, di pulito. Di panni appena stesi all\\\'aria ad asciugare. Era di carne bruciacchiata, perchè si dimenticava d\\\'abbassare il fuoco quando arrostiva le bistecche.
Ogni volta che l\\\'altalena tornava verso di lei il suo odore impregnava le mie narici, e i suoi capelli scuri e lunghi accompagnavano il movimento.
Era così bella, forse troppo per non creare imbarazzo anche con le altre donne, che la guardavano con disprezzo. Ma lei aveva noi, aveva il suo sorriso e non le importava altro.
A volte, quando la notte mi svegliavo per andare al bagno, passando davanti alla cucina la vedevo seduta con il capo chino. A volte piangeva. Tremava. Ed io sapevo perchè. Sentivo gli sforzi di pronunciare il nome di mio padre, mentre lo guardava negl\\\'occhi di una foto. E la immaginavo stringere la cornice di legno così forte da rendere bianche le prime falangi delle dita, e così forte da farsi male. Ma non le importava, e probabilmente neanche ci faceva caso. Era bella anche in quei momenti, quando i capelli le cadevano davanti al volto e giù lungo la schiena. Quando le lacrime le bagnavano le goti, e gl\\\'occhi le bruciavano.
Ma ero ancora troppo piccola per comprendere quel dolore. Un dolore solo suo, che mi spaventava perchè le cancellava il sorriso. E avevo paura se ne andasse.
Quel dolore la invitava così spesso a seguirlo che le mattine successive era stremata. Le portavo una margherita, per non farla andare via da me e da mio fratello. Lui era troppo fragile, e dipendeva da me. Se la mamma se ne fosse andata sarebbe stato perchè le mie margherite non le piacevano più, e mio fratello non avrebbe più potuto giocare con lei.
Mentre spingeva l\\\'altalena, mia madre cantava. Era una melodia dolce, e per me profumava come mille rose. A volte sbagliava una nota facendo degl\\\'acuti, ma quando succedeva non si fermava. Mio fratello cercava invano di seguire il ritmo per cantare con lei, venendo spesso distratto o da una farfalla rossa e gialla lì vicino, o dal verso di un uccello.
Una volta si mise in ginocchio, alla nostra altezza -Quando sarete grandi, il mondo sarà più bello...-. Ci passò dolcemente una mano fra i capelli. Mio fratello era troppo indaffarato a seguire il movimento delle foglie che cadevano dagl\\\'alberi, per notare che il sorriso si mamma non era suo. Quel sorriso così triste, non le apparteneva. Io mi alzai dall\\\'altalena e le andai davanti a pochi centimentri, così da lasciare che David mi rubasse il posto, felice di non dover più aspettare il suo turno. Mia madre non si alzò in piedi, Rimase ferma tendendomi le mani, ma non gliele presi. Mi limitai a poggiare i miei indici ai lati della sua bocca, allungandone la forma.
-Sorridi mamma...-
Ma lei non lo fece. Mi abbracciò, forte, come se volesse entrarmi dentro. E in quel momento pensai che voleva solo nascondersi un po\\\'. Ed essere protetta, solo per un po\\\'. Ma io ero piccola, e le mie braccia non riuscivano a stringerla bene, e il mio corpo non poteva nasconderla del tutto.
D\\\'un tratto sentii mio fratello vicino. Anche lui abbracciava mamma, e la stringeva ad occhi chiusi. Li chiusi anche io.
Ora il mondo, forse, la vedeva un po\\\' meno.
I singhiozzi di mia madre si sentivano appena, li tratteneva il più possibile, e mi bagnava la spalla con le lacrime. -Perchè piangi, mamma?-, David si accosto maggiormente a lei, cercando di guardarla in volto, ma lei mi strinse ancora, cercando di nascondersi ancora di più. E non rispose.
-Non sta piangendo, non preoccuparti-. Sapevo non mi aveva creduto, ma non chiese altro.
Quando c\\\'èra mio padre, lei rideva sempre. Lo amava più di ogni altra cosa. Allora era tutto diverso... Ricordo che quando sbocciava la prima rosa in giardino, papà la portava in casa e s\\\'inginocchiava davanti a mamma porgendogliela. Era tutto così bello... Ma poi cominciò la guerra, l\\\'odio, il sangue. E mio padre era troppo orgoglioso per sottomettersi. Troppo orgoglioso per accettare a priori il male.
Scappammo. Io, mamma e David, ancora troppo piccolo per camminare. Andammo da degl\\\'amici di famiglia, che abitavano vicino alla Francia. Mio padre invece rimase con un altro gruppo di uomini: Partigiani. Loro volevano ribellarsi, e ribellarsi per degl\\\'ideali.
E gl\\\'ideali non si cancellano, mai. Ci lasciò con la promessa di riabbracciarci presto, in un mondo più onesto, più giusto. Ma chissà se almeno lui credeva alle proprie parole, se credeva davvero che il mondo avrebbe cancellato tutto come fumo al vento. Mia madre forse avrebbe voluto chiederglielo, ma se quello era il motivo per cui lui lottava, che diritto aveva lei di distruggerlo? Lo amava, e non sopportava l\\\'idea di perderlo, ma lei confronto al suo credo era solo una misera donna, che per quanto importante nella vita di quell\\\'uomo, contava ben poco...
Era un giorno freddo, questo lo ricordo. Ricevemmo una telefonata, e dal silenzio di mia madre capii che per lei, la guerra era iniziata in quel preciso istante. Mio padre era morto lasciando i suoi ideali a qualcun\\\'altro, e il mondo non risentì della sua morte, non se ne accorse neanche. Mia madre crollò, nonostante se lo aspettasse. Lasciò che il dolore la portasse al punto di non ritorno, costringendola a guardare in basso.
Pensava sempre a me e a mio fratello, ma non c\\\'èra un attimo in cui non volesse affogare.
Eppure noi eravamo lì, e la guardavamo gridare davanti alla croce di nostro padre ogni domenica. Lì dove c\\\'èra la croce non c\\\'èra il suo corpo sotto terra. Non sapevamo neanche se un corpo c\\\'èra ancora. Ma la sua anima era lì, e a volte, quando il vento era più forte, immaginavo papà stesse gridando con la mamma. E Dio solo sa quanto gridavano.
Avevo sette anni quando il mondo, il mio mondo, crollò completamente.

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Non sono sicura di aggiungere altri capitoli, vedrò poi.
 
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