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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Pokémon
Titolo Fanfic: BIG TOON
Genere: Azione, Avventura, Fantasy, Soprannaturale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: AU
Autore: toysoldier galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 21/09/2010 11:03:15 (ultimo inserimento: 05/11/10)


 
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L'INIZIO DEGLI INIZI
- Capitolo 1° -

La dolce nazione di Kanto. Bagnata dall'oceano a settentrione, oriente e meridione, a occidente è circondata dalla Catena Argentea. Nel cuore della regione troviamo la Pianura Blu che da il nome anche alla sede Lega Pokèmon: L’altopiano Blu. La Lega Pokèmon è la meta che ogni allenatore di pokèmon ambisce, dopo aver sfidato otto capo palestra, e ricevuto da ognuno di essi una medaglia, l’allenatore sfida i famigerati Superquattro e infine il Campione in carica. Se riesce a battere il Campione diventerà lui Campione fino a quando non verrà sconfitto. Lunghe battaglie caratterizzate dalla lealtà e dall’onore degli allenatori.
Ma Kanto non è solo terra di battaglie emozionanti e travolgenti. A Kanto ci sono anche persone che non vogliono raggiungere la fama, il successo, vogliono vivere tranquillamente la loro vita ed è per questo che si insediano in grandi metropoli come la tecnologica Zafferanopoli, la stravagante Azzurropoli o la rilassante Celestopoli.
Poco più a nord di Celestopoli, c’erano dei campi verdi immacolati, dove spesso si vedevano giocare fra di loro pikachu, rattata e ponyta. I campi erano attraversati da una strada non molto trafficata, percorrendola tutta si raggiunge la villa Miramare. Ma questa non è l’unica villa che si trova a nord di Celestopoli. Ce n’è un’altra, senza un nome sede di un doloroso ma dovuto addio.

Il ragazzo e l'orso bruno si abbracciarono quasi commossi.
“Mi mancherai tantissimo” - Disse il primo
“Anche tu. Miraccomando, non dimenticarti ciò che ti ho insegnato. Sii prudente e attento”rispose con una voce incrinata l'orso
“Stai attento anche tu, e salutami Lino”
“Sarà fatto”.

Il ragazzo prese dalla tasca una scatoletta grigia di plastica, la aprì e prese dal suo interno la capsula numero 18. Schiacciò il pulsante sopra di essa e la lanciò a circa tre metri d distanza e apparve una macchina, un monovolume, di colore viola. Salì a bordo, accese il motore, girò la testa all'indietro per controllare che Lino l’avesse caricata di tutto il necessario, poi abbassò il finestrino.

“Ciao Sandro” disse il ragazzo
“Ciao Diego”

E la macchina partì.

Diego era un ragazzo alto 1.75, con i capelli a spazzola neri, occhi castani un fisico atletico, leggermente muscoloso. Aveva da poco compiuto diciannove anni, era molto estroverso, sicuro di sé ed era uno stregone. Tutti nella sua famiglia lo erano. Faceva parte di una delle famiglie più facoltose del Regno Magico, fino a quando, per un motivo non chiaro, lui e la sua famiglia sono stati spediti in varie parti del mondo e impossibilitati nel tornare in quello che era il loro mondo. Il padre e la madre di Diego avevano passato diversi anni per trovare i suoi fratelli tramutati in animali ma fino a quel momento riuscirono esclusivamente a ritrovare Sandro e Lino, il primo tramutato in un grosso orso bruno, il secondo in un grosso topo nero. I due istruirono il giovane ragazzo e gli fecero da tutori quando i due genitori furono richiamati nel mondo magico il giorno del diciottesimo compleanno del giovane. Da allora non fecero più ritorno. Da quel giorno Diego ereditò la presidenza della Capsule Corporation, l'azienda che i genitori aprirono quando vennero a sapere di esser stati rinnegati dal Regno Magico che ebbe uno strepitoso successo. Si occupava di creare oggetti di qualsiasi tipo che si potevano rinchiudere in semplici e pratiche capsule. Per esempio case, aerei, moto, macchine ma anche oggetti più piccoli come computer, phon etc.
Il viaggio di Diego durò circa due ore e mezza e arrivò ad Azzurropoli e si fermò vicino casa sua. Prese tutti i bagagli e caricandoseli sulle spalle, sulla testa il più che poteva salì le scale in legno che servivano per raggiungere la casa situata nel centro di un enorme albero. Una grossa a casa a diversi piani da cui si aveva un'ottima visuale dell'intera città.
Diego era stato diverse volte in quella casa e se la ricordava benissimo. Addirittura aveva ben impresso in mente l'odore di fragola che i piattini al centro dei tavoli emanavano. Quando aprì la porta però lo spettacolo che gli si presentò davanti non fu proprio quello che si aspettava: nessun mobile, nessun quadro, nessun tappeto. Solo finestre sbarrate all'interno, un pavimento impolverato. Le pareti non avevano più quel candido colore pastello ma erano annerite, come se fossero state esposte per molti anni a livelli di inquinamento enormi.
Diego fece più viaggi per poter portare le pesanti valigie nella sua nuova abitazione, quando finì chiuse la macchina nella capsula, tornò nella sua casa, chiuse la pesante porta e si sdraiò per terra sfinito per la fatica e ancora incredulo per lo spettacolo che aveva visto.
“Non posso credere che mamma e papà abbiano lasciato in queste condizioni questa casa” pensava fra sé e sé fino a quando la sua attenzione non fu attirata da un fogliettino attaccato con un chiodo al soffitto.
Si alzò in piedi pulendosi come meglio poteva e iniziò a saltare per tentare di prenderlo ma senza alcun successo, fu così che sbuffò e agitando l'indice destro fece staccare il foglio dal soffitto e lo prese fra le mani. Emanava un forte odore di fragola e se lo passò vicino al naso per odorarlo meglio. Si sedette con le gambe incrociate e iniziò a leggerlo nella mente:

“Caro Diego,
se leggi questa lettera vuole dire che hai diciannove anni, hai lasciato la villa e ti sei trasferito ad Azzurropoli proprio come avevamo ordinato a Sandro. Bene, dopo anni di estenuanti, difficili, quasi impossibili ricerche abbiamo ritrovato i tuoi fratelli scomparsi. Prezzemolo, Coccolino, Bea e Beo. Troverai la macchina che li riporterà indietro in cantina, smontata all'interno di alcuni scatolini. Capirai tutto quando arriverai giù e comunque attaccato ad uno scatolone c'è una lettera, non ti puoi sbagliare.”

Diego rilesse per tre volte incredulo la lettera. L’impero economico della famiglia era nelle sue mani. Una cosa inimmaginabile per lui. Ma capì che al momento c’era una cosa più urgente da fare: riportare a casa i suoi fratelli. Piegò la lettera come meglio poteva, se la mise in tasca, si alzò da terra e andò verso il corridoio che aveva sulla sinistra. Aprì la porta e iniziò a scendere nel tronco di quell’albero. Scendeva in tranquillità gli scalini fino a quando non vide più niente. Schioccò le dita e sul suo dito indice apparve una fiamma blu che forniva luce a sufficienza per vedere dove stava andando.
Dopo sei rampe di scale si trovò in un corridoio. C’erano due porte: una a destra e una a sinistra. La porta di sinistra era congelata, non ci si poteva avvicinare. Si ricordò le innumerevoli prediche dei suoi genitori sull’aprire quella porta, non voleva correre nemmeno in questo momento qualche rischio e perciò aprì la porta di destra con la mano sinistra. Entrò nella stanza e cercò il pulsante “clic” e tutti i lampadari si acceserò. Diego spense la fiamma sul suo dito con un soffio, poi iniziò ad osservare la stanza.
C’erano numero scaffali di ferro occupati da numerosi scatoloni. Anche il pavimento color marroncino chiaro era occupati da un sacco di scatoloni messi in ordine sparso. Tranne alcuni, messi a forma circolare e al loro centro c’era un altro scatolone con la lettera attaccata sopra con dello scotch.
Si avvicinò con passi decisi e aprì la lettera

“Dunque. Come scritto in precedenza, negli scatoloni qui a torno troverai l'Evocatore. Le istruzioni per montarlo sono dentro questa scatola, ma con uno schiocco di dita il gioco è fatto. Una volta montato metti la macchina sotto il buco sul soffitto in alto a sinistra per evitare grossi danni alla casa. Fatto questo puoi cominciare ad evocare i tuoi fratelli. Coccolino è situato in Antartide, Prezzemolo è invece collocato al di fuori della nostra galassia, nel Mondo dei Draghi. Bea e Beo, evocali separatamente, sono situati nel Pakistan settentrionale.
Bene, è arrivato il momento di lasciarci. Ricorda tutto ciò che ti abbiamo insegnato e bada ai tuoi fratelli. Sappiamo che non ci deluderai

Mamma e Papà”

Diego rimase con gli occhi fissi sul foglio di carta. Un senso di malinconia lo pervase e iniziò a fare grandi respiri profondi chiudendo gli occhi. Si alzò tirando su con il naso e iniziò ad aprire le scatole versando con noncuranza il contenuto sul pavimento e poi schioccò le dita.
I pezzi di ferro, legno e gomma si alzarono in aria e iniziarono a roteare incastonandosi l'uno nell'altro. Roteavano sempre più velocemente emanando scintille e una incantevole luce viola. Poi lentamente la roteazione finì, le scintille così come la luce scomparvero e l'Evocatore era apparso sul pavimento davanti a Diego.
Si mise una mano sotto il mento con l'indice sulla bocca e cominciò ad osservare la macchina.
“Bah. Secondo me se la sposto crolla, non mi pare molto stabile” e in effetti la macchina non dava l'impressione di esser molto resistente. Era formata da una bacinella di rame che appoggiava a terra grazie a tre piedini. Da questa bacinella partivano cinque pistoni di ferro verso l'alto uniti da un cerchio di rame. Inoltre c'erano un sacco di fili elettrici che finivano tutti nel piccolo monitor collegato ad uno dei pali. Diego si avvicinò e con una lieve pressione tentò di smuovere la macchina che ondeggiò fortemente. “o la va o la spacca” disse. Con una piccola rincorsa incominciò a spingere l'Evocatore dove era situato la voragine. Quando si fermò corse dal lato opposto del misterioso strumento per evitarne la caduta. Una volta che si accertò della stabilità si recò al piccolo computer. Affianco al monitor c'era un tasto lungo rosso. Lo schiacciò e lo schermo si illuminò di blu e delle scritte gialle apparvero:

“Nome:
Locazione: “

Compilò i dati che i genitori avevano lasciato di Coccolino e una volta ripremuto il tasto rosso la macchina cominciò a tremare. Uno strano liquido verde apparve al suo interno che cominciò a bollire, più bolliva più la macchina tremava finchè l'intero liquido non si alzò al cielo come una colonna. Tutto questo durò tre secondi circa dopodichè rapidamente il liquidò scomparve e all'interno del macchinario non apparve un orsetto bianco con un papion blu.
Coccolino iniziò a guardarsi attorno e poi cominciò a fissare intensamente Diego.

Diego: “Beh? Non mi ringrazi? Nemmeno un ciao?” disse con un sorriso beffardo
Coccolino: “N-non ci posso credere. Diego!”
Ah ah, in persona!
Oh mio dio!
E con un lungo salto si abbracciò al ragazzo.

Coccolino: “Ma quanti anni sono passati?”
Umh, boh. Dipende quanti anni avevamo quando è successo tutto...
Dunque… Prezzemolo aveva due anni, tu quattro, io sei, Bea e Beo ne avevano dieci
Ohoh se c'è una cosa che non mi sono dimenticato che ti riguarda è la tua precisione.
La precisione è tutto nella vita. Approposito, dove sono tutti gli altri?
Ancora sparsi per l'universo. Tranne Lino e Sandro che sono nella villa che abbiamo a nord di Celestopoli.
Quindi mancano Prezzemolo e Bea e Beo?
Esatto.

Diego si avvicinò nuovamente allo schermo, inserì i dati di Prezzemolo e come era successo prima una grossa colonna di liquido misterioso si alzò al cielo e quando finì al suo posto c'era un draghetto verde, con del pelo rosso sulla testa e tre macchie circolari che si ingrandivano sempre di più sul busto. Giallo era anche il suo muso, le piccole alette e le scaglie triangolari che aveva sulla coda.

Anche lui si guardò attorno ma non convinto chiuse gli occhi, iniziò a contare ad alta voce fino a tre e poi aprì l'occhio destro controllando dov'era.

Coccolino: “Yuhuuu, Prezzemolo! Terra chiama Prezzemolo!”
All'udire la voce del piccolo orsetto polare il draghetto chiuse gli occhi e se li coprì con le due zampe anteriori.
Diego: “Prezzemolo cosa stai facendo? Dai, esci dalla macchina”
Prezzemolo: “Quindi... quindi non sto sognando?” disse con la sua voce stridula
Coccolino: “No, sei a casa, sulla Terra”
Lentamente lasciò scivolare dal viso e aprì gli occhi.
Prezzemolo: “Quindi, finalmente ci siamo?” disse singhiozzando e si lasciò andare in un enorme pianto.
Coccolino: “Ma che?” e si avvicinò tentanto di consolarlo.

Diego nel frattempo inserì i dati di Beo e l'orso apparve nella bacinella. Era anche lui un orso bruno ma il suo pelo, in confronto a quello di Sandro, era molto più chiaro; vestiva poi una salopette blu con puntini bianchi e un cappellino con la visiera dello stesso colore con la stessa trama.

Beo: “Ma bene bene bene, ho capito tutto quando ho iniziato a vedere il fascio vedere.”

L'orso uscì dalla bacinella, si aggiustò i vestiti e andò da Diego stringendoli la mano e mettendoli una mano sulla spalla destra.

Diego: “Bentornato a casa” disse sorridendo
Senti. Non vorrei sembrare freddo, ingrato o chissà che altro ma ti converrebbe portare a casa subito Bea, prima che vada fuori di testa.
Il ragazzo sbarrò gli occhi e andò subito ad inserire i dati di Bea, che dopo il solito processo apparve nella macchina. L'orsa aveva il pelo dello stesso colore del suo gemello ma vestiva un lungo vestito rosa e teneva un fiochetto dello stesso colore vicino all'orecchio sinistro.

Bea: “Finalmente! Ce l'avete fatta a riportarmi indietro. Mi chiedevo quanto tempo volevate ancora” e usc' dal macchinario pulendosi accuratamente il vestito.
Beo: “Ci abbiamo messo a malapena cinque minuti Bea” disse allibito
Bea: “Sisi okok, vuoi sempre avere ragione tu... Ma... Ma voi siete...”
Prezzemolo: “i tuoi fratelli? Sì siamo noi” disse ancora fra le lacrime.
L'orsa si precipitò immediatamente verso il piccolo drago unendosi anche lei nel tentativo di Coccolino di farlo smettere.
Fu così che i cinque fratelli si riunirono inconsapevoli delle avventure che li avrebbero coinvolti.
 
Continua nel capitolo:


 
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