- Capitolo 1° -
Sono Shiho Miyano. Ma anche Ai Haibara.
Ultimamente non c’è differenza fra queste due persone, perché i due nomi diversi riconducono tutti ad un’unica persona. Io.
Ho venticinque anni, o almeno li avevo, ma al momento ne ho a occhio e croce dieci. Ed è vero, che certe divagazioni possono indurre in errore o confusione. Io stessa a volte mi confondo.
Insomma, provate a mettervi nei miei panni. Oggi siete una stimata dottoressa che lavora per l’Organizzazione, e domani siete una bambina delle elementari. Non è facile un simile passaggio.
È facile pensare invece che io mi sia condannata da sola. Non so quanto si sappia dell’Organizzazione, ma chiunque potrebbe dire che ho sbagliato io, ad accettare di lavorare per loro.
Bè, ovvio che nessuno fa niente per niente. I soldi sono l’unico motivo per cui si inizia a lavorare, quando ho cominciato a farmi un nome ho avuto mole richieste, e quella era la più allettante. Ecco tutto.
È naturale che se avessi saputo come andava a finire non avrei fatto questa scelta, ma è troppo facile dirlo quando le cose sono già successe. Io non ho saputo tenere la bocca chiusa. E loro mi hanno punito.
Comunque, sono qui. Vi lascio immaginare quello che è successo. Ero una bambina, quindi dovevo per prima cosa iscrivermi a scuola, ma sempre dopo essermi inventata un’identità fittizia.
Così ho deciso per il nome più facile, Ai, amore. Come vedete non c’è stata una volontà romantica o cose del genere, semplicemente è stato il primo nome che mi è venuto in mente. Ai e poi? Haibara.
Dunque, sono tornata alle elementari. Per me non è stato facile né bello. Ma vi immaginate, una venticinquenne con diplomi e cose varie alle spalle, costretta a tornare in mezzo a bambini che hanno la metà dei miei anni?
Comunque, così è andata. Sapevo che sarei rimasta sola, anche se di certo i bambini non erano gli stessi di quando lo ero anch’io. Il caso, o il destino, però ha voluto altrimenti.
Il primo è stato lui, Conan … o forse dovrei dire Shinichi, Shinichi Kudo. Anche lui aveva avuto un’esperienza come la mia, sebbene avesse dieci anni meno di me, e questo già lo sapevo prima di incontrarlo. Poi non è stato difficile localizzarlo in mezzo ai marmocchi, e scoprire che si nascondeva sotto il nome di Conan Edogawa.
Credo che non si sia fidato subito di me. Ma è durata poco comunque, in lui mi ha sorpreso soprattutto la solarità, che - anche se io non lo conosco come Shinichi - doveva avere già innata.
Sì, è un personaggio particolare. Si era avvicinato, o forse non aveva avuto altra scelta, a tre ragazzini che amavano giocare a fare i detective, e in breve mi ci sono trovata dentro anch’io.
Okay, non sono qui per raccontare balle. In fondo, anche se all’inizio ero infastidita, mi sono affezionata a loro. Ayumi è dolcissima e anche i ragazzi sono simpatici, e Mitsuiko è in piena cotta per me - cosa per la quale mi fa la maggiore compassione. E Conan, invece? Il folletto con gli occhiali?
Per me sarebbe piccolo comunque, anche se fossimo ancora noi stessi. Comunque non ho faticato a capire il perché l’Organizzazione desiderasse toglierselo di torno. Era intelligente e possedeva un acume che non era solo superiore a quello di un bambino di dieci anni - troppo facile! - ma anche ai suoi sedici anni. Riusciva a risolvere i casi più disparati con una velocità sorprendente. Notava particolari a cui la maggior parte della gente non fa caso.
Se sono affezionata anche a lui? Ma sì, lo dico. Sarebbe stato impossibile il contrario, anche perché in lui ho trovato una comprensione che non sarebbe stata possibile nemmeno in una persona adulta. Non so se sia perché anche lui è nella stessa situazione - e anzi messo anche peggio, con la sua Ran - ma molte volte è riuscito a consolarmi e a capirmi anche quando io di essere consolata e capita non avevo la minima voglia.
Credo davvero sia un buon ragazzo, e mi dispiace solo che quando torneremo a essere noi stessi, Shinichi e Shiho - ma abbiamo anche la stessa iniziale - l’uno per l’altra scompariremo, e per la massima sicurezza saremo costretti a fingere di non esserci mai conosciuti.
Sì, mi dispiacerà molto perderlo, perché in fondo è l’unico amico che io abbia mai avuto, e a conti fatti l’unica cosa positiva di tutto questo enorme pasticcio che ci ha travolti.
Come potete vedere la mia apparente durezza è solo una maschera. Ovviamente non posso avere l’innocenza di un bambino perché io non lo sono più da un pezzo. Ma Conan mi ha insegnato anche questo, a prendere la vita con maggiore leggerezza. Anche la sua situazione è difficile, anzi forse più della mia, ma lui non si perde mai d’animo, affronta ogni giorno così come viene e sempre col sorriso, una cosa che io da tempo ho dimenticato.
Spero invece che lui non mi dimenticherà. Troppo spesso si è comportato come un vero amico con me, anche i primi tempi quando non facevo che respingerlo. Forse è meglio se non ci conosciamo come Shiho e Shinichi. Non perché io tema di apprezzarlo di meno, ma perché al contrario ho paura che sia il contrario. Preferisco dunque che il mio piccolo amico ricordi Ai così com’era, coi suoi bronci ma anche con i suoi commenti, che è poi l’unica che ha conosciuto.
Ed è l’unica cosa di me che io possa lasciargli. Per il resto grazie di tutto, piccolo Conan.
Shiho
Ai
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