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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: One Piece
Titolo Fanfic: CHI SONO?
Genere: Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: umisan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 31/08/2010 17:12:42

Nico Robin si fa delle domande su sè stessa e su quella che è la sua vita ...
 
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- Capitolo 1° -

Chi sono io?
Molte volte me lo sono chiesto. Perché sono stata definita in molti modi, alcuni piacevoli, altri meno. La denominazione più comune però è “pericolo”.
Sono stata una bambina molto sola. Di mia madre sapevo solo che era una donna coraggiosa, ma ignoravo anche come fosse fatta, se l’avevo vista ero proprio piccolissima.
Ho avuto un amico però, un gigante. Il suo nome era Sauro e lo conobbi proprio poco prima che la mia isola venisse distrutta e tutti gli scienziati eliminati.
Anch’io studiavo insieme a loro, si poteva dire che fossero l’unica famiglia che conoscessi. Per questo, quando videro come si stavano mettendo le cose per quelli come noi mi spinsero a dire che non ero una ricercatrice. Io non capii, pensavo che volessero mandarmi via, respingermi anche loro come lo facevano tutti, ma adesso so che volevano solo proteggermi.
Cercate di mettervi nei miei panni. Ero una bambina. Certo non potevo avere più di sette anni, e non capivo il motivo per cui delle persone che fino a poco prima mi avevano curata come una figlia adesso volessero costringermi a rinnegarli. Ma sapevano di essere spacciati, e volevano che io vivessi.
Trascorrevo con Sauro molto tempo da quando lo avevo salvato dandogli dell’acqua, al suo arrivo. Era un gigante, altro cento volte me, ma non mi faceva paura. Sapevo cosa vuol dire essere tenuti a distanza dagli altri, e non volevo che lui provasse la stessa sensazione.
Eravamo due persone sole, semplicemente. Così ci legammo.
Con lui parlavo di tutto. Gli confidai cose che non avevo mai avuto il coraggio di dire a nessuno - anche perché nessuno mi avrebbe ascoltata. Per i miei coetanei - ma non solo - ero solo una bambina scontrosa e strana, che gli faceva paura per via del mio potere che mi consentiva di moltiplicare le mie braccia.
Sauro sapeva cosa stava succedendo. Aveva paura per me più che per sé stesso. Perché ovviamente lui era un gigante che sapeva come difendersi, io invece ero una bimba, poco più alta di una sua mano.
E quello che temeva accadde. Il governo arrivò sulla mia isola e radunò tutti gli scienziati. Io mi precipitai, ma loro insistettero che non ero dei loro, e Sauro, fu lui a salvarmi.
Non mi impedì comunque di assistere al loro sistematico sterminio. Volevo restare con Sauro e con loro, ma lui insistette che andassi via. Disse che aldilà del mare avrei trovato dei veri amici, e che loro mi avrebbero difesa e protetta. Perché al mondo nessuno era solo.
Eppure non mi ero mai sentita più abbandonata a me stessa, quando Sauro venne ucciso e io mi imbarcai per raggiungere la salvezza. Sapevo che era per il mio bene, ma non riuscivo a capire perché ogni cosa che toccavo si distruggeva.
Trascorse molto tempo prima che le parole di Sauro si avverassero. Mi unii ad un’organizzazione, prendendo il nome di Miss Domenica, e mi trovai a fronteggiare Cappello di Paglia e la sua ciurma.
All’epoca erano in sei: Rubber ovviamente, il capitano, lo spadaccino Zoro, il cuoco Sanji, la navigatrice Nami, il pavido Usopp e Chopper, la renna col naso blu.
Eravamo in molti nella nostra organizzazione, e ci chiamavamo come i giorni della settimana - come me - o come i numeri. Mr. One era ovviamente il capo, e tutti gli altri dei sottoposti.
Il mio potere mi rendeva una delle più forti, ma con loro non bastò. Restai colpita da quei ragazzi, in particolare da Rubber, dalla sua forza e la sua tenacia, sebbene fosse un ragazzino, ben più giovane di me. Così decisi di lasciare l’organizzazione e chiesi di unirmi a loro.
Per Rubber ogni nuovo acquisto era una festa, così accettò subito. Lasciai andare il mio pseudonimo e ripresi il mio nome, e con esso me stessa.
I primi tempi non legai molto con loro, limitandomi a farmi trascinare. Passavo molto tempo a leggere, e non davo fastidio a nessuno tranne a Chopper, che era a dir poco terrorizzato da me. Lo spaventava il fatto che mi muovessi senza fare il minimo rumore, e potessi quindi capitargli alle spalle in ogni momento. La qual cosa mi sembrava estremamente divertente, perché invece per gli altri non era così.
Legai moltissimo con Nami, la navigatrice. Era una bella ragazza coi capelli rossi, molto prosperosa e quindi estremamente seducente - e lo sapeva bene. Per me divenne col tempo come una sorella minore.
E gli altri? Erano tutti fantastici con me. In particolare Sanji il cuoco, che a quanto pareva aveva un debole per le belle donne - e modestia a parte io lo ero. Ma siccome fin da subito aveva avuto una bruciante infatuazione per Nami, credo che il mio arrivo lo avesse messo un po’ in crisi.
Potreste pensare che mi fosse molto comodo unirmi a loro, dato che li avevo visti ben più forti di me. Ebbene, è sbagliato. Non mi unii a loro per farmi proteggere, lo avevo sempre fatto da sola. Non avevo bisogno di nessuno.
Ma loro per me diventarono molto più di semplici compagni d’avventura. Una piccola cosa oggi, una domani, e in breve per me avevano fatto così tanto che mi fu impossibile tenerne il conto.
E io per loro? Cercavo sempre di rendermi utile. Impercettibilmente mi muovevo verso di loro, facendo un passo alla volta perché non mi fidavo spesso di qualcuno. L’esperienza me lo aveva sempre sconsigliato.
E in men che non si dica ero un membro onorario della ciurma, inserita in ogni compito e attività. Finalmente avevo trovato degli amici, come mi aveva predetto Sauro.
Ma non ero tranquilla. Ero inseguita e sapevo che anche loro ne sarebbero andati di mezzo, così quando venni catturata dall’ammiraglio della Marina sperai che non venissero a salvarmi. Ero stata ingenua a pensare di potergli sfuggire. Ero solo un peso, per tutti coloro che avevano avuto a che fare con me.
Per anni sono stata convinta che sarebbe stato molto meglio per tutti se non fossi mai nata. Ovunque andavo ero guardata con sospetto, non riuscivo a tenere nessuno al mio fianco, che fosse un genitore o un amico. Ero come il simbolo stesso della distruzione e della sofferenza.
Dunque ero prigioniera della Marina, ma Rubber mi sorprese. Di sicuro così non fu per i suoi compagni, che ormai lo conoscevano a sufficienza per non stupirsi di nulla.
Vennero a salvarmi. Lo fecero davvero. E io li pregai di non rischiare le loro vite per qualcuno che non le valeva nemmeno un minimo - io, ovvio - ma lui non si dimostrò disposto a discutere. Tu sei una nostra compagna, tagliò corto, e noi ti siamo venuti a riprendere. La sua era una semplicissima logica infantile.
Eppure ero sorpresa. In Rubber esisteva un’innocenza che solo i bambini possedevano, e che io da tempo avevo perduto - ammesso che l’avessi mai avuta. Ma in tante circostanze era stato lui il più maturo.
In quell’occasione incontrammo Frankie e la sua ciurma. La nostra nave, la Going Merry, ci salvò ancora una volta, l’ultima. Da troppo tempo navigava con loro, e ormai non poteva più farcela.
Frankie diede un contributo prezioso alla mia liberazione, e più tardi costruì per noi una nave nuova di zecca, dopo che fummo costretti a dare alle fiamme la Going Merry, ormai irrimediabilmente danneggiata. La nuova portava un grosso leone sulla polena al posto della testa sulla quale Rubber amava appollaiarsi, e si chiamò Thousand Sunny. Per noi solo Sunny.
Quando dissi che volevo solo morire Rubber mi rimproverò. Disse che non dovevo dir certe cose, e che ero loro amica. E per questo lui non mi avrebbe permesso di morire. Scegli cosa vuoi fare, mi disse. Se vuoi morire, d’accordo, ti lasceremo e ce ne andremo. Ma tu abbi il coraggio di guardarci e dire “sì, voglio morire”.
Per la prima volta scattò qualcosa dentro di me. Mai nella mia vita avevo pensato che questa potesse avere un senso. Mai mi ero guardata e avevo detto “sì, io merito di vivere”. Lo dissi allora per la prima volta.
Lo gridai, per la precisione. Io voglio vivere! Portatemi con voi!
Rubber annuì soddisfatto, e scattò il piano.
Rischiarono la vita tutti, lui per primo. Ma sconfissero la Flotta dei Sette, mi presero e scappammo, tutti insieme e anche di più, dato che poi Frankie si unì a noi.
Adesso la nostra ciurma conta nove elementi, compresa me. Dopo Frankie, molto tempo dopo, incontrammo uno scheletro di nome Brook, una volta membro di una ciurma di pirati molto forti. Era l’unico superstite.
L’incontro con lui portò all’inizio dell’avventura di Thriller Bark, fra zombie e scienziati pazzi e ombre rubate. Anche la mia fu depredata, insieme con quella di Rubber, Zoro e Sanji. La battaglia fu lunga ed estenuante, e poi Brook chiese di potersi unire a noi.
Anche lui si dimostrò particolarmente sensibile al fascino delle belle donne, tanto da provarci con ogni creatura di sesso femminile incontrassimo, esordendo con un esplicito “si vorrebbe fidanzare con me?”.
Originale, nulla da dire.
Ma era anche un abile spadaccino, nulla da invidiare a Zoro. Amava raccontarci le sue imprese con la sua vecchia ciurma, della quale era rimasto solo lui, e di quanto amassero ballare e cantare. Lui in particolare era un eccellente violinista, e se la cavava bene anche con il pianoforte. A Rubber piaceva perché aveva “un’acconciatura afro”.
Non lo avrei mai creduto, ma finalmente avevo trovato un posto dove stare. Ovviamente non possedevo una casa, come nessuno di noi, e non avevo un posto dove tornare, ma per me la Sunny era entrambe le cose. E nello specifico lo era ogni posto dove fossero i miei amici.
Se sono felice? Lo sono. Professione pirata, con un gruppo di amici fantastici.
Chi sono io?
Sono Nico Robin.
O semplicemente Robin.
 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
ellynana - Voto: 31/08/10 22:36
oddio bellissima ç_ç non ho altro da aggiungere.. mi ha lasciato senza parole.. bellissima!
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