AU - What if? (E se...) - Coppie Shounen Ai - One Shot
Rating:
Per Tutte le età
Anteprima:
Serie di drabble con le lettere dell'alfabeto di una mia versione di come sarebbe dovuto finire e continuare la serie; SebXCiel
Conclusa: Sì
Fanfiction pubblicata il 15/08/2010 14:57:42
ABCABCABCABC
AFTER DEATH - DRABBLE
CAPITOLO UNICO
Anima.
Era arrivato il momento. Ciel aveva compiuto la sua vendetta e adesso aspettava che Sebastian gli prendesse l’anima.
S: - Allora, signorino… -
Il maggiordomo infilò una mano dentro la giacca e ne tirò fuori un’ampolla di cristallo con dentro un liquido col rosso sangue e gliela mise davanti.
S: - Adesso faccia un bel respiro e beva questo. -
C: - Cosa? E che centra? Non volevi prenderti la mia anima? -
S: - Si, ma lei ha detto che vuole che sia il più doloroso possibile giusto? Allora beva questo. Fidati di me, Ciel. -
Il ragazzo sussultò un attimo, sorpreso di aver sentito il suo nome fuoriuscire dalle labbra del maggiordomo, ma alla fine prese l’ampolla e bevve il suo contenuto. E, come gli aveva confermato Sebastian, il dolore che sentì fu inumano…
Benvenuto.
A Ciel non era mai piaciuto stare al centro dell’attenzione, e quella situazione non era da meno. In più tutti quegli sguardi curiosi puntati su di lui, uniti a quei vestiti troppo aderenti per i suoi gusti, gli mettevano su un certo nervosismo. Quanto avrebbe voluto avere tra le mani quell’imbroglione, ma non sapeva nemmeno lui se per abbracciarlo o squartarlo pezzo per pezzo! Suddetto imbroglione gli si affiancò con un sorriso a trentadue denti stampato sulla faccia, che lo voltò verso di lui e disse: - Benvenuto tra noi, Ciel. Mio piccolo mezzo - demone e amante. -
Compagnia.
Quel giorno Ciel si era svegliato a causa di alcuni rumori a lui familiari, ma che non aveva mai sentito prima in quella casa. Si alzò dal letto matrimoniale che divideva con Sebastian e uscì dalla stanza per andare al piano di sotto. Il suo stupore fu massimo quando, arrivato giù, vide Tanaka e il trio che venivano sgridati da Sebastian per l’ennesima volta. Appena i quattro videro Ciel, corsero subito da lui per salutarlo, mentre lui li fissava come se fossero stati degli alieni. Fu Sebastian a chiarirgli la situazione, dicendogli: - Ci saranno dei giorni in cui dovrò assentarmi, così ho pensato di raccogliere le anime di Tanaka - san e degli altri e di portarli qui. Svolgeranno le stesse mansioni che faceva prima e ti faranno compagnia in mia assenza, così non ti sentirai solo. -
Demone.
Per l’ennesima volta, riuscì a fare qualche metro per poi cadere in picchiata e venire afferrato da Sebastian prima che potesse scontrarsi col suolo.
C: - Non ci riesco. -
S: - Non essere pessimista, è solo una questione di abitudine. -
C: - Facile parlare per te! Tu ci sei nato con le ali, ma io no! Riesco a mala pena a muoverle, come pretendi che riesca a volare? -
S: - Sono certo che imparerai. D’altronde ogni demone alato che si rispetti sa volare e, anche se solo per metà, tu ora sei un demone alato e, come tale, devi imparare l’arte del volo. Per questo, continueremo a provare finché non ci sarai riuscito. -
Ciel sospirò e capì che essere un demone non era così facile come pensava.
Età.
Ciel si guardò allo specchio leggermente confuso. Era passato un secolo (letteralmente) da quando Sebastian lo aveva portato lì, eppure lui non dimostrava più di sedici anni.
S: - C’è qualche problema Ciel? -
C: - Mi spieghi come mai, dopo tutto questo tempo, sembrò a mala pena un sedicenne? -
S: - I demoni hanno un processo di crescita lento rispetto a quello degli esseri umani. Anche se non credo ci sia molta differenza dalla velocità del processo di crescita che avevi prima. -
Detto questo, uscì dalla stanza appena in tempo per evitare che un comodino si schiantasse contro la sua testa.
Fertilità.
- COSAAAAAAAAAAAA?????????????????????!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! -
I servi, allarmati da quell’urlo, corsero al piano di sopra, soprattutto perché avevano riconosciuto la voce di Ciel in quell’urlo. Da qualche giorno il loro padroncino non stava molto bene, aveva degli attacchi di vomito mattinieri e ogni tanto dei forti giramenti di testa. Temendo il peggio, i quattro si avvicinarono alla porta della camera da letto dei due demoni, trovandola semi - aperta. Non sapendo bene cosa fare, decisero di sbirciare la situazione da lì. Dentro la stanza, si trovavano Ciel, con uno sguardo sconvolto, e Sebastian che pareva al settimo cielo.
C: - N - Non può essere possibile. -
S: - Eppure lo è. Come già sai, per farti diventare un mezzo - demone ti ho fatto bere del sangue di demone. Ciò che mi sono… scordato di dirti è che era sangue di demone femmina, e che questo ha la capacità di rendere fertile, non nel senso comune ma nel senso demoniaco, cioè di fare in modo che il soggetto sia capace di contenere un bambino, chi lo beve. -
C: - Questo significa che io… che io sono… -
S: - Incinto. -
Ci fu un silenzio tombale, sia Ciel che i servi erano troppo scioccati per dire o fare qualcosa. Dopo qualche secondo, i quattro si ripresero, chiusero la porta e scapparono a nascondersi dall’altra parte della casa. Volevano evitare di essere presenti quando Ciel si sarebbe ripreso dallo shock, perché la sua reazione era facile da immaginare. E se faceva paura quando era umano, figuratevi ora che era demone!
Gemelli.
S: - C - Ci deve essere un errore. L’altra volta avevate detto -
Dottore: - Si, lo so, ma vede l’altra volta la femminuccia si era nascosta dietro il maschietto, per questo non l’avevo vista. -
C: - Questo vuol dire che io sono… -
Dottore: - In attesa di due bei gemelli! Congratulazioni! -
Hospital.
F: - Certo che è incredibile. -
B: - Che cosa? Che il signorino sia incinto? In effetti la cosa è un po’ -
F: - Ma no! Io mi riferivo al fatto che i demoni hanno di tutto qui sotto, perfino un ospedale! -
Imbarazzo.
A volte, Ciel pensava ai suoi genitori, a Lizzy e a Soma con nostalgia. Non gli sarebbe dispiaciuto rivederli, ma sapeva che non poteva perché loro si trovavano in paradiso, luogo a lui proibito da quando aveva dieci anni, e che quindi non avrebbe mai più potuto rivederli. Però poi scostava la testa e pensava che forse era meglio così. Anche perché sarebbe stato piuttosto imbarazzante spiegare a tutti loro, e specialmente alla sua fidanzata, come mai si trovava con una pancia grande come quella di una donna al terzo mese di gravidanza.
Libero.
Quando era il cane da guardia della regina, Ciel si era sempre sentito intrappolato, come se fosse stato ancora dentro quella gabbia in cui lo avevano rinchiuso quei maledetti anni fa. Adesso, invece, per quanto quella situazione che si era venuta a creare fosse così surreale e assurda (tutto a causa di Sebastian), si sentiva (sempre a causa del demone) finalmente libero.
Madre.
Ciel guardò infastidito il rosso aggrappato alla gamba del SUO Sebastian, chiedendosi mentalmente come avesse fatto a trovarli.
G: - Sebby, come hai potuto preferire quel marmocchio a me?! In più, lo hai anche reso madre dei tuoi figli! -
Ciel sbuffò irritato. Solo perché li avrebbe partoriti lui, non voleva dire che doveva essere chiamato madre e non padre… o no?
Neonati.
Chiuse e riaprì gli occhi. Si sentiva veramente debole e non credeva di aver mai provato in vita sua qualcosa di vagamente simile allo sforzo che aveva fatto pochi secondi prima. Sentì una mano accarezzargli dolcemente la fronte e una voce dire: - Sei stato bravissimo, Ciel. -
Aprì gli occhi, vedendo prima Sebastian che gli sorrideva (ed era un sorriso vero) e poi i due neonati che dormivano accanto a se. I loro neonati.
Occhi.
I due gemelli crescevano sani e forti sotto la supervisione sia dei genitori che dei servi. Avevano i lineamenti aggraziati di Ciel e i capelli corvini di Sebastian, ma ciò che faceva capire più di qualsiasi altra cosa che erano figli loro, erano senza dubbio gli occhi. Infatti, normalmente erano blu e profondi come quelli di Ciel, ma quando si arrabbiavano diventavano rossi e pericolosi come quelli di Sebastian.
Papà.
- Mamma! -
Ciel chiuse il libro che stava leggendo e si voltò verso i gemelli che correvano verso di lui. Dopo essersi dato mentalmente dello stupido per il fatto di aver lasciato a Sebastian il compito di istruirli, disse loro: - Papà! Dovete chiamarmi papà! -
Quadro.
Sebastian conosceva bene i suoi miceti, e sapeva che se loro non erano ne in giro per casa, ne nel giardino, dovevano essersi infilati nella soffitta, chiamata anche la stanza dei ricordi di Ciel. Era chiamata così, perché lì Sebastian aveva sistemato tutti gli oggetti che erano riusciti a restare integri dall’incendio che aveva distrutto villa Phantomhive per la seconda volta. Entrò nella stanza e si guardò intorno finché non li vide. I gemelli stavano seduti per terra, intenti a fissare un grande quadro davanti a loro.
S: - Rachel, Michael. -
R: - Papà, chi sono questi signori dipinti in questo quadro? -
S: - Sono Lord Vincent Phantomhive e sua moglie Rachel, i genitori di Ciel. -
M: - Quindi sono i nostri nonni? -
S: - (annuisce) -
M/R: - Come mai la mamma non è con loro? -
S: - Probabilmente non era ancora nato quando hanno fatto fare il quadro. -
I gemelli misero su un’aria pensierosa, per poi saltare su insieme: - Facciamoci dipingere un quadro con noi quattro insieme! -
S: - Bella idea. Il problema sarà convincere vostra madre. -
Ricordi.
Quando non aveva niente da fare, Ciel andava nella stanza da letto che divideva con Sebastian e tirava fuori da un cassetto segreto del suo comodino una piccola scatola. All’interno di essa, si trovava l’anello simbolo della famiglia Phantomhive, l’anello maledetto, lo stesso anello che Ciel aveva dato via per poter arrivare a Londra in modo da avere la sua vendetta, e che Sebastian aveva recuperato per portarglielo in dono un paio di secoli fa come regalo di compleanno. In quei momenti di noia, Ciel si rimetteva l’anello al dito e lasciava che i ricordi, sia belli che brutti, affollassero la sua mente.
Servitù.
Il trio e Tanaka erano contenti di poter continuare a stare con Ciel e Sebastian anche nell’aldilà, e nutrivano un affetto sincero nei confronti dei gemelli, affetto che era pienamente ricambiato. Infatti Rachel aveva una grande ammirazione per l’abilità da cecchino di Meilin, almeno quanto quella che Michael provava per le doti da soldato di Bard. Rachel adorava giocare in giardino con Finnian, e Michael sarebbe stato capace di rimanere seduto ad ascoltare i racconti di Tanaka per ore. Chiunque avrebbe potuto chiaramente vedere che la servitù era ormai diventata parte integrante della famiglia Michealis/Phantomhive. O, forse, lo era già dall’inizio…
Torta.
Non era molto grande, ma l’aspetto variava sempre. Ogni volta, la forchetta vi entrava con estrema facilità, per poi uscire fuori portandosi appreso un pezzo, che finiva immancabilmente per essere addentato e goduto con estrema lentezza, e l’azione si ripeteva finché non c’era più niente da addentare. Ogni volta che questo succedeva, i gemelli guardavano la scena incuriositi, chiedendosi come un oggetto simile potesse concentrare totalmente su di se la totale attenzione della loro seria madre. Un giorno Michael, tenendo per mano la sorella, andò da suo padre e gli chiese: - Papà, che cos’è e come si chiama quella cosa che la mamma mangia così spesso e volentieri? -
S: - (sorridendo) E’ una cosa di cui gli umani, vostra madre compresa, vanno totalmente ghiotti. Si chiama torta. -
Umano.
Un giorno Rachel era andata da Ciel, seguita a distanza dal fratello, e aveva chiesto alla madre cosa si provasse ad essere un umano.
C: - Cosa si prova ad essere un umano? Beh, non credo che esista un modo per spiegartelo. Ma forse non è necessario che te le spieghi. -
R: - In che senso? -
C: - Ti svelerò un segreto. Demoni e umani non sono poi così diversi. -
Vacanza.
C: - Sebastian, pretendo una spiegazione! -
S: - Su cosa? -
C: - Sul perché ogni volta che andiamo in vacanza tra gli umani mi devo travestire da donna! -
S: - Ma tesoro, non posso certo prenotare in un albergo per me, mia moglie e i miei bambini e poi presentarmi con i miei bambini e un uomo. -
C: - ……E non potremmo passare le vacanze qui? -
S: - Lo sai che ai gemelli piace andare lì, e poi non sarebbe altrettanto divertente. -
C: - Sei davvero un… -
Zombi.
I gemelli sapevano che la camera da letto dei loro genitori era tabù la notte. Potevano entrarci solo in caso avessero avuto un incubo, e il giorno del loro compleanno, ma non ne avevano mai capito il perché di tutta questa segretezza. Così come non avevano mai capito come mai, quasi tutte le mattine, Sebastian si alzava con un sorriso a trentadue denti mentre Ciel pareva uno zombi.
FINE
Salve a tutti!^^
E' stata la prima volta che ho provato a fare una cosa simile, ma ha me non dispiace com'è venuta!^^
Non so se si nota, ma ogni iniziale della prima parola corrisponde ha una lettera dell'alfabeto (ma ho evitato a posta le lettere straniere perché non sapevo quali parole mettere). Considerate questo mio esperimento come un buon augurio per ferragosto!^^
Arrivederci e grazie per l'attenzione!^^
Fantastica!!!! se devo essere sincera, non me ne sono proprio accorta che ogni iniziale corrisponde ad una lettera dell'alfabeto. cmq un buon augurio per ferragosto bellissimo!!! Ciel in ogni momento è fantastico, come Sebastian, i bambini e ovviamente la servitù!!! ora torno a rileggermela!! è troppo bella!!! =) Buon Ferragosto!!! ^^
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19/08/10 14:46 Siram -Autore- Kyuchan [Fantastica!!!!
se devo essere s...]
bellissimaaaaaaaaaa!!!!!!!! troppo carino ciel "incinto" ! hahahahaha ! 6 sempre geniale siram !*0* grazie, mi ci voleva proprio x tirarmi su il morale ! bacioni e buon ferragosto anke a te ! kisu kisu